Alla fine è stata aperta la
procedura per la mobilità per tutti i dipendenti della Cotton Club a cui, da
qualche mese, non viene più versato lo stipendio. Una scelta probabilmente
dettata dal timore di un fallimento dell’azienda che, nonostante il trattamento
prioritario riconosciuto ai lavoratori dalla normativa, comporterebbe un
imprevedibile dilazionamento dei tempi di riscossione degli stipendi arretrati.
Ma una mobilità pressoché totalitaria dei dipendenti significa anche un’altra
cosa e cioè che la vicenda industriale e produttiva della Cotton Club si chiude
definitivamente. Per anni Cotton Club è stata un vanto dell’industria locale,
un’alternativa “leggera” al distretto metalmeccanico, il frutto più avanzato e
compiuto di un’abilità produttiva di lungo corso che affondava le radici agli
inizi degli anni sessanta quando la famiglia Frigola fondò la Eurobust che
ebbe almeno tre lustri di successo prima di chiudere i battenti nel 1985, e
contava, nel momento di massimo splendore, 300 dipendenti diretti e una
settantina di indiretti per una produzione attestata intorno ai 2 milioni di
pezzi. Quella cultura produttiva, polverizzata dal fallimento della società,
fecondò altre esperienze di manifattura locale tra cui la Cotton Club fu quella
di maggiore successo, al punto che a metà degli anni novanta era ritenuta
un’azienda capace di competere con realtà di grande prestigio come La Perla.
Oggi al di là del destino della Cotton Club e dei suoi lavoratori assistiamo
impotenti alla consunzione di una cinquantennale cultura produttiva. E le
culture produttive, di fondo, non sono altro che sistemi di competenze che si
tramandano di generazione in generazione. E quando questo flusso di eredità e
di trasmissione si interrompe traumaticamente la sapienza cumulata nel tempo si
disperde in mille rivoli e cessa di esistere. E a quel punto non esiste una
cellula racchiusa nell'ambra che consenta di ricostruire, come in un Jurassik Park della manifattura, quelle abilità che hanno smesso di fertilizzare il lavoro. La fine della Cotton Club, insomma, non è
soltanto un ulteriore tassello della deindustrializzazione del nostro
territorio, ma anche una grave perdita sul versante della cultura produttiva,
una contrazione di know how che mette a repentaglio una lunga vicenda di
lavoro, di imprenditoria e di storia materiale della nostra gente.
23 maggio 2013
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Ho l'impressione che la politica della delocalizzazione abbia solo rimandato un inevitabile appuntamento con il destino. Per rilanciare il manifatturiero non servono le "grandi idee" ma una politica che tagli con l'accetta la spesa improduttiva (qua vanno chiuse le Regioni altro che storie) e una rivoluzione culturale dei sindacati anchilosati sulla difesa degli ammortizzatori sociali quanto incapaci di proposte per il lavoro. Gli imprenditori? Loro fanno i conti e chi non li fa fallisce. Torneranno quando converrà perché saremo tornati competitivi.
RispondiEliminaQua si difende un ente come la Comunità Montana, pensa tu se è possibile chiudere le Regioni !!!
EliminaCondivido l'analisi di Ballelli.
Eliminal'attuale trend delle delocalizzazioni vede le principali multinazionali manufatturiere spostarsi dalla cina verso realtà "più convenienti",come i paesi del sudest asiatico (vietnam, indonesia, filippine...), prossima destinazione: africa!
Eliminaevidentemente retribuire i lavoratori con 2 dollari all'ora, senza contributi, sanità e protezioni ambientali non conviene più!
in effetti ci sono anche le aziende che stanno tornando in occidente, ma parliamo delle aziende che possono far leva su tecnologie avanzate che permettono di abbassare i costi di produzione riducendo il numero di lavoratori...tecnologie costose, soprattutto alla luce dei tagli alla ricerca che si fanno in italia.
hai voglia a tagliare e a decrescere prima di tornare ad essere produttivamente competitivi...
Io devo cospargermi il capo di cenere. Ho creduto alle regioni e al federalismo. oggi mi rendo conto di aver sostenuto una terrificante moltiplicazione di centri di spesa. E dal federalismo sono arrivato al municipalismo. Tanto per aggrapparmi a un qualche concetto.....per il resto credo che la politica degli ammortizzatori sociali lunghi abbia bruciato il residuo di competenze professionali che era rimasto. Ma su questo non c'è consapevolezza. tanto meno sindacale
RispondiEliminaLa città del fare perde un altro pezzo. E tutti a guardare. Bene così.
RispondiEliminaGiusto pensare ad un municipalismo e tagliare ogni organo intemedio con lo Stato Centrale. Magari invertendo la riscossione delle tasse: riscuotono i Comuni per poi devolvere quanto di competenza allo Stato Centrale. Il cittadino può controllare meglio i propri soldi come vengono spesi nella comunità locale.
RispondiEliminaIl municipalismo potrà diventare fecondo solo quando gli amministratore pubblici (sindaco in primis) saranno scelti in base alle reali competenze e non in funzione dei giochi di partito. Quindi prima di tutto un pò di autocritica a noi elettori non farebbe male.
EliminaBravo
EliminaFabriano città di pecore, ma le lavoratrici incazzate in piazza voi le avete viste?
RispondiEliminaMai, solo per le Cartiere qualche decennio fà.
Eliminase non le avete viste fino ad ora una ragione ci sarà.... come il fatto che non è mai uscito un articolo sui gg da 3 anni a questa parte.... concordo sul fatto che di pecore ce ne sono ma nella stessa misura ce ne sono anche tante altre "incazzate" che scenderebbero in piazza sia per manifestare sia per altro... ma quando c'è conflittualità tra le parti è meglio cercare di ragionare e trovare una soluzione più congrua per tutti, cosa che non credo accadrà per cui se ne sentirà parlare... e comunque voglio far notare che in questo articolo ci sono delle inesattezze e la cotton club per ora è ancora in fase produttiva....
Eliminaspero proprio che la mia inesattezza sia grande e grossa...e che la fase produttiva non sia soltanto la solita parvenza.
Eliminaprima di sputare sentenze si dovrebbe essere al corrente di come stanno realmente le cose
Eliminanon voleva essere una critica la mia... assolutamente non la pensavo... solo che al momento la cosa reale è quella.... anche io sono convinta che alla fine possa essere solo una parvenza per tenere a bada 72 persone. di cui ci sono un buon numero che vorrebbero far rispettare i propri diritti con dignità e lottare e conoscendo la situazione sono consapevoli che un prossimo futuro non ci sarà ma ci sono altre persone che hanno paura di esporsi perchè pensano di poter essere tra i "fortunati" che rimarranno .. ho scritto tra virgolette perchè se continua così non credo che non percepire retribuzioni da mesi e senza più cassa integrazione che è stata chiusa in anticipo per un uso fatto male negli anni ci si possa ritenere fortunati... scusatemi dello sfogo ma questa è una brutta faccenda sia per chi è attualmente/saltuariamente dentro e chi è già fuori da tempo, è come se stiamo vivendo una violenza psicologica da tempo... il brutto è che come noi anche tante altre persone si trovano in queste situazioni di perdita di lavoro, speriamo di ritrovare a breve perchè è dura da mandare avanti quando le spese ci sobbarcano.... di nuovo chiedo scusa per lo sfogo
Eliminala sentenza sputata era riferita all'anonimo che parla di fabriano città di pecore ecc...
Eliminaassolutamente non scusarti....da come parli e da quel che dici hai diritto infinito di parola
EliminaScusa avevo frainteso...e ho cancellato il messaggio..pardon...
Eliminasiamo in un paese democratico e di mio sano principio rispetto la facoltà di parola il pensiero altrui solo che in giro di voci se ne sentono tante e anche contrastanti per giunta che spesso non rispecchiano a verità. ..
EliminaVedo che sopra ci sono altri commenti, forse questo prova che non proprio tutti sono delle pecore... quello che mi dispiace dire che comunque a Fabriano regna molto l'omertà ......
minkia sig. tenente!
Eliminaa volte scendendo in piazza non si risolvono i problemi.... giorni fà avevo accennato che sicuramente si sarebbe sentito parlare spesso della cotton club.... quale miglior cosa far scendere in piazza la verità... ha voluto la guerra facendo pubblicare bei articoli non del tutto veritieri e con tanto di servizio al tg..
Eliminae cosa ha ricevuto? una smentita clamorosa e tutta la verità che la gente deve sapere ... la miglior arma non sono le manifestazioni ma i mass media che viaggiano velocissimi e molto più "efficaci" della caciara di un gruppo di persone che si e no viene notata al momento e poi tutti si dimenticano non sapendo il vero motivo del perchè quelle persone son lì.....
condividete quanto sostengo?
le maestranze parlavano di aver raggiunto un accordo.. quando già si sapeva che si finiva ad un mancato accordo.. ed ecco che lo scorso lunedì esce un articolo che parla da se sulle condizioni per un mancato accordo, e cioè quanto l'azienda proponeva per una buona uscita ... qualcuno pensa ancora di beffarsi di noi fino all'ultimo ma si sbaglia di grosso, abbiamo una dignità e la rispetteremo non ci piegheremo di fronte a quanto poteva essere un vero e proprio ricatto...
Eliminaera un'eccellenza, era...
RispondiEliminatanto per essere disfattisti fino in fondo, facciamo una scommessa sul prossimo "tonfo"???
RispondiElimina_______________
G.R.
indesit
RispondiEliminaacqua...acqua...
EliminaSe non è indesit,speriamo ma non ci credo,le cartiere vanno benino....a chi stai pensando?dacci un indizio.
EliminaLa rivenderanno per due soldi a Porcarelli.
RispondiEliminama quale tonfo Indesit...non esageriamo
RispondiEliminae per quel che è emerso, la Cotton va fuori mercato per incapacità a reggere la competizione della fascia alta di mercato, i cinesi non c'entrano
RispondiEliminauno dei maggiori pilastri della competizione è il saper mantenere " la qualità del prodotto" oltre al servizio clienti e tutto il resto... a livelli alti di mercato la qualità del made in italy è molto importante.... ma se pensi di risparmiare proprio sulla qualità che oltretutto vuoi far passare interamente come made in italy, il tonfo prima o poi è assicurato.
EliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaBasta vedere il sito web aziendale per farsi prendere dallo sgomento ...
EliminaHo cancellato un commento perchè alludeva a questioni totalmente estranee allo spirito del post. Si parla di crisi aziendale e non di cose che non hanno legame con la Cotton Club
Eliminacazzo, ma hai cancellato il mio post?? non avevo mai subito questa onta. e il tutto perchè ho detto che la crisi mette a nudo i difetti e l'incapacità del management (in questo caso del titolare della ditta???).
Eliminache peccato, nei prossimi post sarò più allineato. promesso.
No, ti ho cancellato perchè c'era un riferimento a interessi extraziendali del titolare della Cotton Club. E sai a cosa mi riferisco. Non mi sembtava molto consono alla problematica... ;)
EliminaNella moda non si vive solo di cultura produttiva, le variabili che determinano il successo o meno di un'azienda sono numerose, spesso basta uno stilista sbagliato o una campagna non incisiva ad avviare una spirale negativa, per non parlare del miraggio dei negozi monomarca per i quali ci vogliono le spalle molto larghe per tenerli in piedi.
RispondiEliminaSe poi ci spostiamo sul terreno della cultura produttiva, vogliamo raccontare delle buone, brave e belle griffe che hanno così tanta cultura produttiva da andare a produrre nelle fabbriche - lager orientali?
Non è semplice competere contro certi esempi del made in italy se hai un minimo di etica industriale e sociale verso i lavoratori. Secondo l’articolo 24 del codice doganale europeo (Reg. EEC 2913/1992), un prodotto che è stato realizzato in due o più paesi è considerato comunque originario del paese in cui l’ultima trasformazione o lavoro sostanziale ha avuto luogo. Di quale cultura produttiva parliamo allora?
Il fallimento di un'azienda non può esser attribuito ad una collezione o due non andate proprio bene, guardiamo in faccia la realtà....
RispondiEliminaSon tutti bravi a far gli imprenditori quando và tutto bene, poi però nei momenti di crisi si vede chi è veramente un imprenditore (con tanto di cappello) e chi no! Chi ha la testa per ragionare con la realtà dei fatti e chi vive invece in un mondo tutto suo con le sue convinzioni e poi si rivela tutto un bleff e scarica il proprio fallimento sugli altri .....
so' tutti imprenditori coi soldi degli altri! (cit.)
Eliminache sgomento ti prende guardando il sito?
RispondiEliminacosa pretendi di vedere? cosa c'e' di sbagliato?
facile lanciare il sasso e nascondere la mano....
Qui si lamentano tutti, ma siamo sicuri che a Fabriano siamo ancora capaci di lavorare bene? Ci imprenditori che non hanno mai visto al di là del proprio orticello, attività commerciali con prezzi fuori mercato, giornalisti (vedi sopra) che non sono neanche capaci di scrivere un articolo con chiarezza seza consultare le fonti : non è vero che in mobilita ci sono tutti i dipendenti ma solo una parte!
RispondiEliminaSiamo sicuri che tutti i lavoratori remano dalla parte giusta? O qualcuno per ripicche personali spera proprio nel fallimento senza pensare ai posti di lavoro che si perderanno?
RispondiEliminaci sono già azioni fallimentari in corso che sono stati bloccati momentaneamente, come tutti sanno e hanno comunque letto dai giornali, con un concordato e vi assicuro che non sono venute da parte dei dipendenti... per cui come la mettiamo?in questo caso vogliamo ancora credere alla storiella di cappuccetto Rosso (azienda) e il lupo cattivo (dipendenti ribelli)?
EliminaE dimmi qual è per te la parte giusta, quella di andare a casa accettando 1200 euro LORDI e sottolineo LORDI quando ci sono diverse mensilità non riscosse in ballo?
RispondiEliminaProposta inaccettabile quella dei 1200 lordi
Eliminase si sapesse tutto il contesto delle condizioni e il vero perchè, più che inaccettabile si definirebbe del tutto indecente.
Eliminae del tfr in ballo che non hanno intenzione di versare non ne parliamo? bah lasciamo perdere tanto prima o poi tutti in nodi verranno al pettine ....
EliminaQui non si tratta di sicuro di ripicche personali, anche se all'interno c'è a chi fà comodo raccontare questa storiella e chi ha fatto di tutto per creare una crepa (mal riuscita però) tra i dipendenti... Le problematiche sono ben altre e solo chi è all'interno da anni in questa azienda lo sà... c'è chi continua a fare come i struzzi e nascondere la testa sotto la terra.... e chi invece incomincia ad esser stanco di una situazione abbozzata per anni in cui si sperava e credeva fervamente che la situazione potesse migliorare.. ci si è sempre rimboccati tutti le maniche e ci si è dati sempre tutti da fare anche a costo zero e come sono incominciati ad esser trattati? beh ve lo dico... facendoli sentire come se stessero rubando lo stipendio... da quando la situazione è diventata insostenibile ( e non parlo degli ultimi mesi),per i dipendenti c'erano solo doveri e niente diritti, sono stati sempre l'ultima del carro cosa che in altre realtà (e per legge) in genere si è la prima... Prima di giudicare o dare sbagliate sentenze occorre ascoltare tutte le campane... è vero ora c'è chi vuol fare passare tutti coloro che andranno via come i cattivi della situazione attribuendo ad essi la colpa del fallimento di un'azienda..... il commento fatto da qualcuno che leggo qui sopra dovrebbe far pensare molto prima di sparlare...è vero ciò che dice!!! qui c'è la problematica di diverse mensilità non pagate, di una cassa integrazione interrotta a forza dall'Inps quasi 3 mesi fà e sì è scoperti da ogni grazia di dio senza la volontà di far rientrare anche in modo alterno i lavoratori e comunque di non retribuire alcun euro spettante.... e queste sono solo alcuni degli infiniti problemi che ci sono e nessuno sà.... certo che stà di fatto che ci sono un gran numero di persone non accettano il fatto di essere dei ruffiani e riportini per ingraziarsi chi di dovere perchè comunque non c'è un futuro certo anche per loro, anche se vivamente mi auguro che ci possa essere... e comunque non ci si abbassa a perdere l'onestà la dignità e l'amor proprio sapendo che comunque la parola fine potrebbe essere una questione di tempo... c'è chi direbbe che con la dignità non si mangia.. è vero ma penso che come dice il detto meglio mangiar pane e cipolla e camminare a testa alta che camminare a testa bassa per la vergogna o altro e ingrossarsi le "saccoccie"... però è anche vero che nel mondo non tutti la pensiamo alla stessa maniera...
RispondiEliminaLo schifo più grande della Cotton Club è mettere i dipendenti gli uni contro gli altri in modo da uscirne con le mani pulite...... veramente uno schifo che mai nessuno si sognerebbe!!
RispondiEliminaesatto...ma questo è solo un punto dei tanti punti.. se si raccontasse tutto, chi ascolta penserebbe che l'interlocutore vive su un altro pianeta.... e certe cose una persona neanche se le sognerebbe.
RispondiEliminaCommentando queste frasi dell'articolo:
RispondiEliminaOggi al di là del destino della Cotton Club e dei suoi lavoratori assistiamo impotenti alla consunzione di una cinquantennale cultura produttiva. E le culture produttive, di fondo, non sono altro che sistemi di competenze che si tramandano di generazione in generazione.
Non vedo la cinquantennale esperienza visto che la Cotton Club nasce nel 1981 ed ad oggi sono solo 32 anni ed inoltre la suddetta società non ha niente a che fare con l' Eurobust ed inoltre se si vuol parlare della deindustrializzazione del territorio non significa perdita di know how ma caso mai di diversa impostazione produttiva visto che sono presenti ed attive altre realtà sempre in abito corsetteria e abbigliamento intimo donna e lingerie