Ieri ad Arcevia è stato commemorato il 69° anniversario
dell’eccidio di Monte Sant’Angelo quando una rappresaglia condotta da almeno
duemila soldati tedeschi - armati fino
ai denti - provocò la morte di 70 persone tra civili e partigiani, compresa una
bambina di 6 anni. L’eccidio di Arcevia è uno dei tanti episodi di cui è
costellata la storia della Resistenza e del Movimento di Liberazione. Una
vicenda complessa e drammatica su cui si possono avere opinioni e sensibilità
diverse, talvolta contrastanti, e magari anche un approccio revisionista che
punta a rileggere gli eventi in maniera più laica e distaccata, cercando di
comprendere le forze in campo e le dinamiche ideali e militari di una guerra
civile che divise nel profondo il popolo italiano. Ma quale che sia il punto di
vista storico e politico in cui ci si riconosce c’è un fatto incontrovertibile
e cioè che la Resistenza rappresenta la patria morale dello Stato democratico e
repubblicano e che è quindi compito delle istituzioni agevolare la memoria storica,
il ricordo e la commemorazione di quel lungo biennio della storia italiana. Di
tutti le istituzioni: quelle centrali, come quelle locali e territoriali.
Apprendere, quindi, dai giornali di stamattina che alla manifestazione di
Arcevia – in cui lo Stato era rappresentato al massimo livello istituzionale
dal Presidente della Camera Laura Boldrini – non era presente il gonfalone del
Comune di Fabriano è una di quelle cose per le quali si prova un profondo senso
di disagio. E il retrogusto amaro nasce dalla certezza della totale buonafede
dell’amministrazione, ossia di una vera e propria dimenticanza generale, di un “mannaggia
ci siamo scordati” più figlio del disorientamento ideale della sinistra
fabrianese che governa la città che di una malizia politica che, quanto meno, avrebbe
avuto il merito di una sua deplorevole chiarezza. Ha scritto giustamente uno
storico non ostile al movimento partigiano che occorre evitare di
monumentalizzare la Resistenza attraverso la sua cerimonializzazione perché questo
approccio ne svuota le radici ideali e l’impeto combattentistico e fondativo. E’
una posizione che, credo, possano condividere tutti i democratici. Ma quel che
non si può accettare è che Fabriano, comune capofila del territorio, non sia
stata simbolicamente presente col suo Gonfalone in una di quelle montagne dove
ha trovato concretezza il sogno popolare della democrazia e della libertà. E auspichiamo
sinceramente che il Sindaco Sagramola possa tempestivamente trovare il coraggio
politico di chiedere scusa agli arceviesi, ai fabrianesi e alle organizzazioni
partigiane.
6 maggio 2013
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La forma,in casi come questi, è sostanza.
RispondiEliminadal resto del carlino: "Ad accoglierla [laura boldrini], c’erano i sindaci con i Gonfaloni dei Comuni della vallata, parlamentari, gente comune e soprattutto i bambini delle scuole".
RispondiEliminac'era pure la laura...un giro si poteva pure fare...
Buona questa!!!
Eliminae poteva andarci con la macchina in comodato!!!!
RispondiElimina___________________
G.R.
che tristezza...........
RispondiEliminaDonna Armanda
ma noi ce l'abbiamo ancora un gonfalone??
RispondiEliminaQuelli di Arcevia non votano per le comunali di Fabriano.
RispondiEliminaCon stima M.llo Badoglio