L'operazione Quadrilatero è nata sotto una cattiva
stella perché è stata concepita per svolgere una
funzione compensativa rispetto alla crisi del territorio e non di
supporto a un ciclo economico espansivo. Quando la grande opera viaria ha preso
forma e sostanza i buoi erano già scappati dalla stalla e il modello della
piccola impresa distrettuale umbro marchigiana aveva cominciato la sua
inarrestabile fase discendente. Non a caso all'apertura dei cantieri furono
diversi i soggetti pubblici e privati locali che reclamarono una sorta di
"imponibile di manodopera" con cui compensare
lo shock occupazionale della Ardo e la feroce mietitura dell'indotto.
Diversamente da quel che ci si aspettava l'avvio dei lavori non ha, invece,
prodotto alcuna ricaduta economica sul territorio e anche questa
promessa mancata ha trasmesso alla popolazione la sensazione di un'opera
costosissima, inutile e a pesantissimo impatto ambientale. Già, perché sfondare
l'Appennino per sostenere un'economia che tira e
produce occupazione ci può stare ma riempirci di gallerie per
impiegare venti minuti in meno per andare a Perugia alla festa del cioccolato i
coglioni un pochino li fa girare. Così come avvelena il sangue guardare le foto
ricordo di esimi politici locali, lestissimi nell'indossare il caschetto giallo
da cantiere per farsi immortalare sotto una galleria in presunta fase di
completamento. Fatto sta che i lavori sono andati avanti lentamente e a
singhiozzo, ma comunque in modo tale da tracciare una netta linea di
demarcazione tra il prima e il dopo: se l'opera non si conclude saremo di
fronte a un'incompiuta di altissimo sfregio e quindi occorre fare il possibile
per completare l'opera. Ferme restando la sostanziale inutilità economica e le
chiarissime finalità elettoralistiche. Ma quel che sconvolge è
la superficialità delle istituzioni: nella scelta delle società a cui
vengono affidati i lavori, nella colpevole sottovalutazione dei
rischi connessi alla loro sottocapitalizzazione, nel fatto che
la collettività paghi interamente un'opera e poi
gli ammortizzatori sociali a cui l'impresa a cui l'opera
è affidata fa ricorso a tutela dei suoi lavoratori. Da questo punto
di vista va chiarito che la cassa integrazione per i lavoratori di Impresa Spa
non rappresenta una garanzia di ripresa dei lavori ma soltanto un salvagente
collettivo per gli addetti ai cantieri. La ripresa dei lavori dipenderà dal
destino societario ed operativo dell'impresa, dalla moral suasion che
saranno capaci di esercitare i diversi stakeholders coinvolti, dal ruolo
dell'Anas nella scelta di una impresa sostitutiva e dalla forza con cui la
politica - Regione, comuni coinvolti e parlamentari del territorio -
deciderà di premere sui decisori. A questo punto è necessaria un'azione corale
e di sistema e la volontà di remare tutti nella stessa direzione per toglierci
tutti assieme questo dente del giudizio che rischia trasformare le nostre terre
in un deposito di ferraglia arrugginita, di sbancamenti abbandonati, di colonne
di cemento armato e di grandi pietre divelte. E a quel punto non potremo
nemmeno più affermare che, quanto meno, abbiamo ancora un bel territorio da
valorizzare.
21 maggio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
territorio sventrato è mezzo salvato....
RispondiEliminati sei dimenticato che Impresa Spa è già il soggetto che ha "salvato" l'appalto quando è andata in crisi la BTP; comunque, già 3 anni e rotti fa, si sapeva(a quanto pare) che sarebbe subentrata questa azienda e che non era certo molto più florida degli altri.
RispondiEliminasecondo me, sarebbe bene cominciare a lavorare di fantasia e trovare una collocazione turistica per gallerie e viadotti...una sorta di archeologia alla rovescia.
il valico appenninico, a me, farebbe risparmiare almeno 5 minuti per arrivare al "lavoro"(ammesso e non concesso che ce l'abbia ancora), che sommati agli altri 5-10 del tratto Serra S.Quirico - Fabriano, arriverebbero quasi ad un quarto d'ora su 45-50 attuali...e ti pare poco?!?!? :-D
la ricaduta economica sul territorio, per il momento, è solo in negativo...staremo a vedere; l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, non è altro che un modo per ritardare i lavori e non mi pare ci sia da rallegrarsene troppo....se non per i lavoratori coinvolti.
____________
G.R.
Non sono d'accordo con il reputare la Quadrilatero un opera inutile, tanto meno nel ritenere il declino del manifatturiero inarrestabile. Le infrastrutture sono necessarie, l'impatto ambientale tollerabile considerato che parliamo della realizzazione di "un ampliamento" e non di un nuovo tracciato. Il nostro è un territorio molto bello ma è il risultato di due millenni di azione antropica, il nostro ambiente siamo noi stessi ed anche se pensiamo ad attività collaterali come il turismo l'infrastruttura è necessaria. Certo allo stato attuale per rilanciare il manifatturiero in Italia o si abbattono i salari del 40% o si esce dall'Euro e si torna competitivi stampando moneta e con un poco di inflazione. Le due cose, specie la prima, sembrano irrealizzabili. Ma facciamo l'ipotesi che ci sia una terza via, in questo caso vogliamo farci trovare impreparati?
RispondiEliminaIo non sono contrario alle infrastrutture. Ho paura dell'incompiuta che sarebbe la più letale tra le azioni di antropizzazione del paesaggio
RispondiEliminafarebbe il paio con la pedemontana...però, almeno questa, ha diverse gallerie aperte!!!!
Elimina_________________
G.R.
Diciamola tutta la colpa è dell'assesore alle Infrastruttre che era dei DS! ha sbagliato a fare il Bando!Non Generaliziamo le colpe ci sono e si sà anche a chi darle! MA NESSUNO FIATA
RispondiEliminase tu sai fiata nelle sedi opportune, altrimenti taci. Basta solo con i moniti
Elimina