21 maggio 2013

Seppur controvoglia ci tocca tifare Quadrilatero



L'operazione Quadrilatero è nata sotto una cattiva stella perché è stata concepita per svolgere una funzione compensativa rispetto alla crisi del territorio e non di supporto a un ciclo economico espansivo. Quando la grande opera viaria ha preso forma e sostanza i buoi erano già scappati dalla stalla e il modello della piccola impresa distrettuale umbro marchigiana aveva cominciato la sua inarrestabile fase discendente. Non a caso all'apertura dei cantieri furono diversi i soggetti pubblici e privati locali che reclamarono una sorta di "imponibile di manodopera" con cui compensare lo shock occupazionale della Ardo e la feroce mietitura dell'indotto. Diversamente da quel che ci si aspettava l'avvio dei lavori non ha, invece, prodotto alcuna ricaduta economica sul territorio e anche questa promessa mancata ha trasmesso alla popolazione la sensazione di un'opera costosissima, inutile e a pesantissimo impatto ambientale. Già, perché sfondare l'Appennino per sostenere un'economia che tira e produce occupazione ci può stare ma riempirci di gallerie per impiegare venti minuti in meno per andare a Perugia alla festa del cioccolato i coglioni un pochino li fa girare. Così come avvelena il sangue guardare le foto ricordo di esimi politici locali, lestissimi nell'indossare il caschetto giallo da cantiere per farsi immortalare sotto una galleria in presunta fase di completamento. Fatto sta che i lavori sono andati avanti lentamente e a singhiozzo, ma comunque in modo tale da tracciare una netta linea di demarcazione tra il prima e il dopo: se l'opera non si conclude saremo di fronte a un'incompiuta di altissimo sfregio e quindi occorre fare il possibile per completare l'opera. Ferme restando la sostanziale inutilità economica e le chiarissime finalità elettoralistiche. Ma quel che sconvolge è la superficialità delle istituzioni: nella scelta delle società a cui vengono affidati i lavori, nella colpevole sottovalutazione dei rischi connessi alla loro sottocapitalizzazione, nel fatto che la collettività paghi interamente un'opera e poi gli ammortizzatori sociali a cui l'impresa a cui l'opera è affidata fa ricorso a tutela dei suoi lavoratori. Da questo punto di vista va chiarito che la cassa integrazione per i lavoratori di Impresa Spa non rappresenta una garanzia di ripresa dei lavori ma soltanto un salvagente collettivo per gli addetti ai cantieri. La ripresa dei lavori dipenderà dal destino societario ed operativo dell'impresa, dalla moral suasion che saranno capaci di esercitare i diversi stakeholders coinvolti, dal ruolo dell'Anas nella scelta di una impresa sostitutiva e dalla forza con cui la politica - Regione, comuni coinvolti e parlamentari del territorio - deciderà di premere sui decisori. A questo punto è necessaria un'azione corale e di sistema e la volontà di remare tutti nella stessa direzione per toglierci tutti assieme questo dente del giudizio che rischia trasformare le nostre terre in un deposito di ferraglia arrugginita, di sbancamenti abbandonati, di colonne di cemento armato e di grandi pietre divelte. E a quel punto non potremo nemmeno più affermare che, quanto meno, abbiamo ancora un bel territorio da valorizzare.
    

7 commenti:

  1. territorio sventrato è mezzo salvato....

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  2. ti sei dimenticato che Impresa Spa è già il soggetto che ha "salvato" l'appalto quando è andata in crisi la BTP; comunque, già 3 anni e rotti fa, si sapeva(a quanto pare) che sarebbe subentrata questa azienda e che non era certo molto più florida degli altri.

    secondo me, sarebbe bene cominciare a lavorare di fantasia e trovare una collocazione turistica per gallerie e viadotti...una sorta di archeologia alla rovescia.

    il valico appenninico, a me, farebbe risparmiare almeno 5 minuti per arrivare al "lavoro"(ammesso e non concesso che ce l'abbia ancora), che sommati agli altri 5-10 del tratto Serra S.Quirico - Fabriano, arriverebbero quasi ad un quarto d'ora su 45-50 attuali...e ti pare poco?!?!? :-D

    la ricaduta economica sul territorio, per il momento, è solo in negativo...staremo a vedere; l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, non è altro che un modo per ritardare i lavori e non mi pare ci sia da rallegrarsene troppo....se non per i lavoratori coinvolti.
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    G.R.

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  3. Non sono d'accordo con il reputare la Quadrilatero un opera inutile, tanto meno nel ritenere il declino del manifatturiero inarrestabile. Le infrastrutture sono necessarie, l'impatto ambientale tollerabile considerato che parliamo della realizzazione di "un ampliamento" e non di un nuovo tracciato. Il nostro è un territorio molto bello ma è il risultato di due millenni di azione antropica, il nostro ambiente siamo noi stessi ed anche se pensiamo ad attività collaterali come il turismo l'infrastruttura è necessaria. Certo allo stato attuale per rilanciare il manifatturiero in Italia o si abbattono i salari del 40% o si esce dall'Euro e si torna competitivi stampando moneta e con un poco di inflazione. Le due cose, specie la prima, sembrano irrealizzabili. Ma facciamo l'ipotesi che ci sia una terza via, in questo caso vogliamo farci trovare impreparati?

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  4. Io non sono contrario alle infrastrutture. Ho paura dell'incompiuta che sarebbe la più letale tra le azioni di antropizzazione del paesaggio

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    1. farebbe il paio con la pedemontana...però, almeno questa, ha diverse gallerie aperte!!!!
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      G.R.

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  5. Diciamola tutta la colpa è dell'assesore alle Infrastruttre che era dei DS! ha sbagliato a fare il Bando!Non Generaliziamo le colpe ci sono e si sà anche a chi darle! MA NESSUNO FIATA

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    1. se tu sai fiata nelle sedi opportune, altrimenti taci. Basta solo con i moniti

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