15 marzo 2014

Artigiani di lotta e barricata

Il sistema di organizzazioni, di categorie e di micropoteri che ha consentito al centrosinistra fabrianese di governare ininterrottamente per venti anni si sta lentamente sfaldando. Ed è in questo quadro di evidentissime disarticolazioni che va collocato sempre più radicale e profondo manifestato dalla CNA, l'organizzazione degli artigiani tradizionalmente vicina alla sinistra politica. Gli artigiani "rossi" sono passati all'opposizione, con un'accelerazione di riposizionamenti che rilascia la sensazione forte di una rottura improvvisa e forse definitiva. La CNA ha probabilmente compreso che la giunta Sagramola finirà per utilizzare la Tasi come strumento per affondare nuovamente il coltello nei fianchi delle categorie produttive e che la finzione del bilancio partecipativo è soltanto funzionale all'impacchettamento, in guanto di velluto, dell'ennesimo salasso fiscale. E fa impressione, oltre a suscitare una certa curiosità, ascoltare le parole forti e inaspettatamente liberali del Presidente Cucco, che denuncia i valori sempre più tracimanti della spesa sociale - ormai fuori controllo e orientata a un assistenzialismo di semplice sussistenza - correlandone il trend alla penuria di risorse dedicate alle attività artigianali, commerciali e produttive, le uniche su cui sia possibile fondare una prospettiva di ripresa economica del nostro territorio. Sarà quindi interessante monitorare un elemento di potenziale innovazione e cioè se la posizione "rompighiaccio" assunta dalla CNA alimenterà o meno un raccordo con le altre associazioni di categoria. Viviamo, infatti, una fase della vita cittadina in cui c'è bisogno di un "effetto sciame" stimolato, innanzitutto, swul versante delle categorie produttive. Fino ad ora il rapporto tra la Giunta e le categorie è stato segnato, prevalentemente, da un sistema di relazioni in cui si concertavano briciole e contentini microcorporativi frutto di una visione negoziale ristretta a pochi benefici per singolo settore piuttosto che a una lettura generale e d'insieme dei problemi territoriali. Il baratro imminente dell'economia e della società fabrianese reclama, invece, un grande e immediato sforzo di aggregazione, l'istituzione di un "Forum delle categorie" capace di esprimere un punto di vista unitario degli artigiani, dei commercianti, degli agricoltori e dell'industria. Il sistema delle piccole patrie e delle contrattazioni corporative  ha bisogno, per restare in vita, di molte risorse e di elargizioni e sprechi a pioggia. Oggi viviamo il tempo della penuria, delle risorse scarse e dell'economia come scienza triste, in cui il governo delle comunità necessità di masse critiche e aggregazioni e non di mille luci accese a intermittenza che non danno alcun chiarore allo scenario. A meno che non si voglia continuare a credere alle favole, agli asini che volano e alle concertazioni del sabato pomeriggio su zone franche urbane che possono emozionare soltanto quel che resta del pecorume metalmezzadro. Ed è qualcosa di più di un rischio. E' una possibilità destinata a sconfinare nella certezza.
    

9 commenti:

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  3. Caro Gian Pietro,
    a nome dei nostri associati debbo rimarcare che la CNA è da tempo immemorabile un'associazione ormai unanimemente riconosciuta come un'associazione libera di artigiani e di piccole e micro imprese che non ha punti di riferimento politici e che cura liberamente gli interessi dei suoi associati. Forse tra i nostri imprenditori sono più quelli che nell'ultima tornata elettorale hanno votato per Grillo o più probabilmente non sono andati a votare tanto è alta la sfiducia verso la politica. C'è una motivata diffidenza, una difficoltà verso ciò che è pubblico, verso la politica, verso chi amministra, verso la società dell'un per cento dei salvati contro il novantanove per cento dei sommersi, dello strapotere delle banche, dei tutelati e dei garantiti; questa è la rappresentazione di un disagio profondo fatto di un diniego silenzioso e rancoroso di chi non ce la fa più, di chi sta pagando i maggiori costi sociali ed economici della crisi, di chi vede distrutto il suo progetto di vita.
    Da quando sono presidente del sodalizio fabrianese ho sempre tenuto un atteggiamento equidistante dalla politica e dai partiti, non per vezzo, ma per una forte onestà intellettuale che il ruolo che sto ricoprendo merita e mi impone cercando di organizzare e motivare al meglio le esigenze che provengono dal mondo delle imprese e soltanto da quello.
    La CNA in questi anni s'è prodigata a tenere insieme i cocci di un sistema produttivo in disfacimento; lo abbiamo fatto cercando di dare una voce alle aziende dell'indotto dell'Antonio Merloni Spa dimenticate anche dalla Magistratura e vessate dalle insensate revocatorie, siamo stati i primi a criticare l'Accordo di Programma, visto da più parti come la panacea di tutti i mali e a criticare la condotta, a dir poco incomprensibile, dei Commissari Governativi. Abbiamo cercato, come abbiamo potuto e saputo fare, di dare una mano alle nostre aziende in difficoltà e l'abbiamo fatto il più delle volte in assoluta solitudine.
    La critica all'operato pubblico che pensa di risolvere la crisi della nostra città con metodi a dir poco inadeguati mi conferma che non s'è capito fino in fondo la natura della crisi che stiamo vivendo.
    Siamo nel pieno di una metamorfosi e la crisi ci pone interrogativi di sistema, esige risposte radicali, impone cambiamenti che sappiano rinnovare il patto sociale che è alla base della nostra società.
    Non si può più surrogare la crisi mettendoci delle patch, delle pezze, non si può rattoppare un sistema in dissoluzione ma bisogna avere il coraggio di chiudere con il passato e fare discontinuità e laddove interviene una discontinuità di sistema si impone un nuovo paradigma, una nuova rappresentazione di questo territorio, avere una nuova visione collettiva e ripensarne il DNA economico e sociale. In questo la politica, soprattutto quella amministrativa, deve segnare la strada e superare una volta per tutte lo stato di afasico sbalordimento in cui sembra piombata. Dobbiamo cambiare rotta essere consapevoli che o si cambia o si muore, ed agire di conseguenza. Questa consapevolezza noi l'abbiamo acquisita nel rapporto giornaliero con le nostre imprese che sono costrette, loro malgrado, ad un rinnovamento continuo e costante pena il fallimento. (SEGUE sul prossimo POST)

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  4. (SEGUE dal POST precedente)
    Quello che invece vedo è una sorta di debolezza della politica che continua a riproporre un sistema che si rigenera sempre e soltanto sui vecchi modelli, su processi e rituali interni del tutto autoreferenziali; se la crisi è una metamorfosi invece di un ammutolito silenzio necessita del racconto della nostra mutazione.
    Penso che il nostro territorio debba diventare uno spazio pensato, e non soltanto abitato, discusso e praticato prima di farne la parola chiave dell'azione politica. Un'azione politica responsabile comincia proprio dalla necessità di riconnettere due sistemi, quello politico-istituzionale e quello socio-economico, al fine di coltivarne la crescita in un confronto continuo e tradurre le istanze locali e particolari in un progetto generale. Lo scollamento tra questi due sistemi è alla base della incapacità della politica di capire e di raccontare il presente e i suoi cambiamenti, di farsi progetto collettivo, di pensare strategicamente, di comprendere le richieste che provengono dal territorio e da questa separazione nasce la sua delegittimazione in un momento in cui, per effetto della globalizzazione, le persone, i cittadini, appaiono sempre più spaesati e soli.
    Per quanto riguarda i rapporti con i nostri “cugini”, mi riferisco a Confcommercio e Confartigianato, stiamo sempre di più cercando di operare insieme in modo sinergico, certo non sono tutte rose e fiori, ma posso dire, con un certa soddisfazione, che qui a Fabriano il “Patto delle 3 C”, è dove funziona meglio su scala provinciale.
    Non mi piace che tu mi definisca “inaspettatamente liberale” io preferirei “sinceramente libertario”, ma non si può avere tutto dalla vita.
    Cordialmente.
    Mauro Cucco

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  5. LE FRASI STORICHE DELLA SETTIMANA 5 (fino al 14 MARZO)
    Siamo messi peggio di Terni, altro che come Terni. 11MAR
    credo che fabriano finirà per essere una ex città e diventerà un ameno paesino di montagna da duemila/tremila abitanti- 11 MAR
    ANCHE TU COME GLI ALTRI. DIMETTITI 14 MAR ANONIMO! ma chi ti credi di essere?! 14 MAR
    oramai l'organizzazione del PD regionale è salva: CrocettiLaqualunque ne sarà il responsabile....chissà se gli faranno ordinare i tavoli con le sedie...penso! 14 MAR Anche il nuovo segretario regionale del PD Marche non capisce nulla. IO NON VOTERO' PER IL PD E DI CONSEGUENZA PER SPACCA 14 MAR

    Sempre meno città creativa. Penso che bisognerà fare le"frasi storiche del mese".
    sri D.

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    1. La prima e' mia, torno in classifica dopo due settimane a secco.

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  6. http://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/cronaca/2014/03/15/1039653-fabriano-zona-franca-urbana.shtml

    la fucksia ha le sue beghe, il distacco di mpm da fabriano sta assumendo proporzioni imbarazzanti, la dichiarazione della terzoni sembra molto indicativa di come verosimilmente andrà a finire la storia.
    la giunta non sa più a cosa aggrapparsi...capisco i tornaconti politici e la pubblicità gratis nel partecipare ad eventi simili ma per me sarebbe meglio lasciarla sola quando spaccia baracconate per interventi di chissà quale importanza o necessità...

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    1. Iniziativa portata avanti da Paglialunga...meglio stendere un enorme velo pietoso !!!

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  7. Li iniziative di paglialunga dovrebbero essere boiccottate...punto...ma il sindaco senza palle quanno lo manna a casa?????

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