16 aprile 2014

Il mito dei "rami secchi" e la politica sognante



Se ne avete la possibilità provate a leggere ‘”L’Italia in seconda classe”, un libro del giornalista e scrittore Paolo Rumiz che ha percorso l’Italia per linee ferroviarie interne, attraverso quella che ha suggestivamente denominato la Transiberiana italiana. E’ un libro sulle ferrovie e sull’Italia quello di Rumiz, una traversata romantica tra le fibre più profonde del Belpaese, il resoconto letterario di un’esperienza al tempo stesso rocambolesca e sentimentale. Diversi anni fa – credo attorno al 1987 - lo scrittore Paolo Volponi, sostenuto dal partito comunista di cui fu anche parlamentare indipendente, fu artefice di una splendida battaglia di retroguardia per il rilancio della linea ferroviaria Fabriano – Sant’Arcangelo di Romagna, la cosiddetta Subappenninica pensata e costruita per tronchi e mai interamente completata, anche per via della crisi vuiolenta e improvvisa che coinvolse l'area mineraria di Cabernardi e Bellisio Solfare. Ovviamente e giustamente la battaglia di Paolo Volponi rimase lettera morta per una semplice ragione di buonsenso e cioè, per dirla sempre con Rumiz, che srotolare nella Penisola un gomitolo di strade ferrate lungo come l’Asia costa molto, troppo, sia in termini economici che come sollecito al risorgere dei mille campanilismi che infestano il Paese. Chi ha vissuto e partecipato politicamente a quell’epoca sa bene che il confronto sulle linee ferroviarie interne fu una partita che divise nettamente il campo tra modernizzatori, convinti che i romanticismi debbano fare i conti con la pecunia, e sognatori assolutamente certi che il “bello” possa sopravvivere senza una sana combinazione di ricavi e costi. La battaglia, ovviamente, la vinsero i modernizzatori e le linee interne furono sostanzialmente archiviate, anche in ragione della loro comprovata natura di rami secchi, ossia di aree di attività ferroviaria senza prospettive minime di redditività. E’ quindi sorprendente, e per certi versi anche anacronistico, apprendere che l’assessore Galli ritiene oggetto di contrattazione con Trenitalia addirittura il destino delle linee interne – Fabriano/ Civitanova e Fabriano/Pergola -, la cui sopravvivenza è garantita soltanto dal pregiudizio tutto italiano che – sanità a parte perchè il ragionamento è più complesso – si possano gestire servizi pubblici in sistematica perdita economica. Pare invece che la comunità politica fabrianese abbia fatto della riapertura dell’androne della stazione ferroviaria, della valorizzazione delle linee interne e della difesa dell’officina riparazioni un vero e proprio avamposto simbolico di resistenza economica e sociale. E in molti hanno anche notato come sul tema si registri pure una sintomatica e interessante convergenza tra maggioranza e Movimento 5 Stelle, con quest’ultimo in prima linea – anche attraverso appositi convegni - nella difesa di tutto ciò che richiama e riporta in auge elementi di “decrescita felice” e di buone relazioni con la Giunta, come già si è potuto appurare con la questione dei voucher lavorativi e con l’approccio quasi intenerito dei grillini in occasione della mozione di censura nei confronti dell’assessore ai lavori pubblici. Ma lasciando sullo sfondo la politica e seguendo un puro e semplice istinto, credo che l'aver scelto la “questione ferroviaria” come frontiera avanzata e simbolica di tutela del territorio già preluda a una sicura sconfitta. Ma nonostante questo è sempre più forte l’impressione che questa amministrazione, pur di conquistare un minimo di rilievo mediatico, non faccia altro che correre a “cercar la bella morte”. Per poter lucrare dalla lotta bellissima e perdente un filo di consenso e qualche decina di voti in più. E allora si salga tutti, felici e sorridenti, in carrozza! Ciuf Ciuf!
    

13 commenti:

  1. ottima analisi di chi come te sa leggere la politica! un m5 stelle sempre più accondiscente con Sagramola e la sua maggioranza....

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  2. alla fine è tutti amici!!!

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  3. Semi tutti de Favriano. Se fa la voce grossa poi tutti a porchetta e pennette al sugo

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  4. quasi tutti, io personalmente voglio analizzare nei contenuti economici la linea Fabriano Pergola, utilizzata giornalmente da non più di 20 persone, allora il trenino dei sogni costa circa 6000 € al giorno, il servizio eseguito con il pullman circa 130/150 € , considerando che i locomotori sono diesel, non ci si può neppure attaccare all'animo ecologista, discorso diverso per la Fabriano Civitanova , un po più commerciale ma essendo più lunga è molto più costosa , quindi un servizio in perdita secca , diciamo che fatta con un pullman costa circa 340/460€ giorno, l'intera tratta Civitanova Fabriano Urbino, al di la dei costi di realizzazione della tratta tra Pergola e appunto Urbino che al momento non esiste se non su alcuni disegni storici,quale contributo potrebbe portare a Fabriano? nessuno... e allora tutti quei milioni di € non sarebbe il caso di destinarli ad un servizio di riqualificazione delle strade completando le grandi arterie e magari collegando finalmente con un'infrastruttura veloce le 2 coste Italiane? e in questo caso quali ricadute positive potrebbero presentarsi per Fabriano e il comprensorio? affidando una buona promozione ad un manager e non ad un ingegnere edile, si potrebbero avere ricadute turistiche di sicuro interesse nel breve medio termine.. il resto è pura e semplice propaganda.Muratori Davide

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    1. 20 persone le linea le fa in una settimana.

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    2. no 20 persone le fa al mattino con gli studenti e la sera con gli operai.. te lo assicuro visto che lo'ho fatta per 5 mesi col pullman di Vitali !!!! M.D.

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  5. Sono molto combattuto, per anni insieme ad Evasio Menghi abbiamo sostenuto che quella linea, il passaggio e Nord Ovest, avrebbe dato una segno tangibile allo sviluppo dell'entroterra. Si diceva allora che anche per chi voleva da Roma andare nel nord ovest, sarebbe stato utile e razionale non arrivare ad Ancona ma, giunti a Fabriano, tagliare verso il settentrione d'Italia. Forse se la linea si ferma a Pergola non vi è giustificazione, ma raccordarla con la romagna? Allora forse ha un senso.

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  6. Si può fare Milano Ancona in poco più di tre ore.....queste linee non hanno più senso.

    Samuele

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    1. Infatti Miliani ce la sta a manna' la gente da Favria' a Milano

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  7. Fa bene, l'immagine di una multinazionale non può essere legata a Fabriano. La sede centrale a Fabriano è anacronistica.

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  8. Sig. Simonetti, lei arriva a conclusioni tipiche del Renzusconi moderno, ovvero l'importante è tagliare quando una cosa non è più produttiva. Ma le è mai sorto il dubbio del perchè certe linee interne sono state abbandonate a se stesse ??? Tre corse al giorno con materiale rotabile risalenti ai primi anni '70 non è che invoglino molto i passeggeri, tempi di percorrenza più simili alle diligenze del far-west che ad una normale ferrovia. Vogliamo aggiungere il business in Italia che regola il trasporto su gomma, autolinee comprese. Con tutte queste premesse, mi sembra logico che scaturisse in lei il pensiero comune liberista e liberale degno più di una M. Thatcher degli anni '80 che di un blogger moderno che guarda avanti nei tempi. A volte, sinceramente, vi riesce ma spesso sembra prendere il sopravvento in lei, quel non sò che di Reganiano della prima ora. Come se anche lei fosse uscito dalla penna di un R.L. Stevenson qualsiasi. Mi permetta di darle un consiglio per le prossime vacanze estive. Visiti la ValVenosta in Trentino Alto Adige e si goda il panorama dal treno che la attraversa, traendo le sue conclusioni dopo avere visto il servizio offerto dalle ferrovie della Val Venosta. Gli suggerisco qualora impossibilitato di farsi un giro virtuale in questo sito http://www.ferroviavalvenosta.it/it/554.asp in cui sicuramente prenderà spunti interessanti. Mi permetta un ultima considerazione, sulla lungimiranza dei Dirigenti delle Ferrovie dello Stato ed in particolare su quelli della regione Marche voglio stendere un velo di ghisa dopo aver notato il numero di treni che fermano alla stazione di Castelferretti. Stazione che si trova esattamente ad una distanza di 150 mt. dall'unico aeroporto della nostra regione: il Raffaelo Sanzio di Falconara (AN). Riuscendo a produrre un duplice danno; alla loro azienda ed al già disastrato e moribondo aeroporto delle Marche.

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    1. La Valvenosta non ha lo stesso paesaggio di Favria'. Per fortuna.

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  9. Gentile anonimo la ringrazio per avermi dato del thatcheriano perchè è definizione che mi onora e non mi offende. E se la consola il prevedibile riferimento a Renzi e Berlusconi non posso farci nulla. Resta il fatto che fin quando si pensa che il trasporto ferroviario non sia altro che un servizio sociale da offrire a prezzi abbordabili e secondo al logica di una stazione ferroviaria in ogni campanile di strada non se ne farà mai molta. Non conosco la Val Venosta ma conosco la Val Vigezzo in piemonte attraversata dalla centovalli che fa Locarno-Domodossola. E' meravigliosa perchè meraviglioso il tracciato e il paesaggio alpino. E per cortesia non paragoniamola alla Fabriano - sassoferrato - pergola perchè sostenendo tesi del genere si cade nel ridicolo.

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