L’anima profonda di Fabriano e il suo genius loci risiedono , da sempre, in uno spazio preciso della città: tra i vicoli del Piano e quelli del Borgo. Di questa localizzazione che si fa atmosfera raccontano dettagli e sensazioni il vernacolo poetico di Peppe Terenzi e le rime argute dell’Anonimo Borghigiano. E circola ancora in città una sorta di epopea – seppure smarrita - di quella Fabriano di vecchine sedute avanti all’uscio all’opre femminili intente, cariche di ruvida saggezza e di innata predisposizione al conversare pettegolo. Per qualche decennio la Città dei Vicoli è stata messa ai margini e relegata nello spazio asfittico della memoria e della nostalgia. Dominavano la scena l’espansione irrisolta di Via Aldo Moro, l’orrore periferico di Santa Maria e le lottizzazioni demenziali del Borgo e di Santa Croce, funzionali ai deliri orientali di chi immaginava una città di 40 mila anime. Oggi che la festa è finita e che si è riusciti nel miracolo della più spettacolare svalutazione immobiliare per eccesso di offerta, la Città dei Vicoli può davvero ritornare al centro della scena. Anche perché le circostanze e la crisi stanno imponendo un cambio di paradigma profondo nella concezione stessa della ricchezza personale e del benessere collettivo. I vicoli del Piano somigliano a una medina, confinata tra Piazza Partigiani, Via Berti e Piazza Quintino Sella: intrecci e incroci di stradine strette, a traffico limitatissimo, dove si incontrano più facilmente gatti che anime vive. In prossimità di uno dei vicoli c’è pure una piazzetta, uno slargo con un albero in mezzo, una panchina in pietra come quelle del Giardino Pubblico e due posti per parcheggio auto, giusto per confermare l’innata vocazione al brutto di gran parte della nostra gente. Tra il 2009 e il 2010 ho vissuto tra i vicoli dei Vicoli del Piano, all’ultimo piano di una vecchia casa, con spettacolare vista sui tetti e skyline segnata dal campanile di Santa Lucia. E’ un bellissimo frammento di città ma privo di attenzione e di cura: le case senza ristrutturazione, qualche balconcino brutto e abusivo, le facciate scrostate. Come fosse un piccolo ghetto, una zona al netto di motivazioni collettive e di pubblici interessi. In questo giorni, grazie alla riapertura di un tratto del Giano, i temi dell’urbanistica sono tornati a circolare nel dibattito tra i cittadini. La Fabriano del domani, se non vorrà condannarsi a essere scenario di sola archeologia industriale, non potrà ignorare i suoi vicoli, continuando a considerarli itinerari minori ma invece parte integrante della nuova conformazione urbanistica. Si parla spesso, e purtroppo anche con retorica contrizione, di abbandono del centro storico, di iniziative di valorizzazione e di ipotesi di rilancio. Ma per dare vita al centro storico bisogna fare una cosa semplice: accorgersi che esiste, attraversarlo, viverlo e fare quel che consigliava Marcel Proust, ossia guardare le cose con altri occhi. I Vicoli del Piano, ma non solo loro, sono un cardine fondamentale di questo modo “altro” di guardare la città. Quando ero bambino ricordo che i vicoli erano considerati lo spazio e la dimora dei meno abbienti perchè il benessere crescente spingeva fuori dalle mura, verso la casa con giardino e le panoramiche della Serraloggia e della Spina. Oggi, come talvolta accade, si torna al punto di partenza, ai vicoli del Piano, del Borgo e di San Biagio. Se fossimo in un film lo titoleremmo “ritorno al futuro” perché, come sempre, il futuro ha radici antiche.
Oggi sul magazine on line La Cosa Blu un mio intervento su perchè Renzi non mi convince ma continuo a sostenerlo http://www.lacosablu.it/il-gioco-di-renzi/)
NON devi andare tanto in la' con gli anni,non solo quando eri bambino,fino a 10/12 anni fa ancora era considerato dimora per i mieno ambbienti,gente che come me veniva da "fuori",con muffe nascoste alla meno peggio da imbiancate grossolane e pavimenti da rischio infortunio.Bisogna far rivivere il centro storico con l'aiuto delle istituzioni locali,del comune,aiutando chi con sacrificio vorrebbe comprare e ristrutturare angoli caratteristici di questa citta'. Con stima!
RispondiEliminaSimonetti, imperdonabile dimenticanza!!!
RispondiEliminaNon Ti sei ricordato di annoverare tra i poeti in vernacolo locali Pietro Girolametti che scrisse proprio sui Vicoli del Borgo.
Ecco il testo:
Sci, de sti vicoli io so nnamorato
me piace più del Corzo e der Viale,
sarà perchè qui 'n mezzo ce so nato
e ciò diviso 'l bene 'nzieme ar male.
Le cose qui è 'mpregnate de ricordi
e 'ncora poi sentì da 'gni finestra
le madri ch'urla ai fii, che fa da sordi,
d'artonnasse ch'è cotta la minestra.
Qui 'l fornaro, co'l fabbro e 'l calzolaro
è 'n artefice e 'nzieme 'n perzonaggio,
'n omo semprice, forze 'n po somaro,
che la vita ha 'ffrontato co' coraggio.
E' 'n pezzitto de monno riservato
a'n popolo puro e genuino,
senz'artificio arcuno e 'bbituato
a chiamà pane el pane e vino el vino.
Pe' noi munelli, tutti i vicoletti
era più de 'n castello cor giardino,
pe' gioca a beccalossi o coi sassetti,
barattolo francese o nasconnino.
Spesso me pija voja d'arvedelli,
ce pròo sempre 'sto richiamo strano:
come doésse artornà quei tempi velli
quanno tutti se dacéa 'na mano.
Nei vicoli del centro storico di questa citta' ho scelto di viverci, nonostante le difficoltà'. Qui c'e' il cuore pulsante di Fabriano, qui si vive la citta'. I rumori, le persone che parlano tornando a casa anche a tarda ora, magari alla fine di uno spettacolo al teatro, la banda che suona a Santa Cecilia, il 25 aprile, alla festa degli artigiani, i campanili, il silenzio dei giardini "provati" e la solidarietà' tra vicini. Un sorriso a tutti i vicini, anche di vicolo, non si nega mai. Ma certo che stanno facendo di tutto per cacciarci: multe per divieti di sosta a go go, raccolta differenziata da schifo, sporco in ogni dove, illuminazione scarsa...... e chi più' ne ha più' ne metta.......! Ma Fabriano e' qui e qui resto!
RispondiEliminaIl centro storico si va desertificando a causa delle scelte senza senso di questa amministrazione.
Eliminabuongiorno, leggo tutti i giorni 'sto blog, ultimamente vedo pochi commenti e direi anche una certa stanchezza negli articoli. forse il problema è che per scrivere tutti i giorni, o si hanno le notizie, oppure si deve raschiare il barile. mi dispiace, sono un po' deluso
RispondiEliminala stanchezza degli articoli forse un po' c'è. Ne ho scritti quasi 700 in due anni e credo che un calo di tensione possa esserci. Per il resto ci sono momenti più densi e altri più blandi. Non capisco la delusione ma la rispetto e ne terrò conto
RispondiEliminase uno non ha niente da scrivere, non scrive...così vale per l'autore, come per gli ospiti del blog.
RispondiElimina______________
G.R.