Ho molte ragioni personali e
affettive – su cui non mi soffermo – per avere a cuore il destino della
stazione ferroviaria di Fabriano, oltre a quel dosaggio minimo di campanilismo
che spinge a considerare insostenibile qualsiasi razionalizzazione delle strutture
di servizio che comporti una quota minima di sacrificio aggiuntivo. Ma i
sentimenti e gli istinti naturali non possono imporsi sulla scena come filtri
prevalenti del giudizio politico perché quando avviene questo slittamento di
pesi si finisce per assumere un atteggiamento che, nel mondo anglosassone,
viene inquadrato attraverso l’acronimo Nimby; un acronimo che sta per Not In
My Back Yard, ovvero “non
nel mio cortile”. In genere la forma mentis del Nimby tende a coagularsi e a
scatenarsi contro gli impianti di produzione energetica, che vanno sempre
benissimo e sono sempre necessari ma solo se vengono istallati altrove, ossia
non nel mio cortile ma in quello degli altri. Sulla questione della difesa
dell’Officina di riparazione dei treni di Fabriano si sta rapidamente scadendo in
una sorta di Nimby al contrario, ossia nella difesa a oltranza del nostro
impianto di manutenzione del materiale rotabile. Il problema è che le
motivazioni fornite dalle forze politiche e sociali, che si fanno paladine di
una difesa a tutto tondo, non sfiorano neanche in lontananza il tema cruciale dell’utilità
dell’impianto, ossia se il suo mantenimento sia coerente o meno con le
strategie industriali e con le
concezioni manutentive di Trenitalia. Farsi una domanda di utilità e di
comprensioni delle ragioni economiche dell’azienda è invece un elemento chiave
per formulare una strategia di difesa efficace e per capire quali possono
essere i termini di un negoziato triangolare tra le istituzioni, le parti
sociali e l’azienda. Ovviamente un negoziato proficuo e dotato di senso è tale
se le parti possono trovare un accordo reciprocamente vantaggioso. E’ quindi un
errore clamoroso quello commesso dall’amministrazione comunale di Fabriano quando
si ostina a muoversi - come un moscone
rinchiuso nell’abitacolo di un’auto parcheggiata al sole – inquadrando la
difesa dell’Officina nel puro e semplice contesto della crisi occupazionale del
territorio. Si tratta di un errore perché in questo modo invece di alimentare
un negoziato fondato sui problemi ci si sposta su un tentativo di transazione
incentrato sui principi che, di solito, non consente alla controparte più
debole di portare a casa un qualche straccio di risultato. E’ quindi più che mai necessario rispondere a
una domanda: sono in grado Giancarlone e il Gallo Peppino di elaborare una
proposta di mantenimento dell’Officina che possa essere ritenuta discutibile e
conveniente dall’azienda? Il punto è solo e soltanto questo. E per capire
qualcosa in più sarebbe sufficiente dare uno sguardo al Bilancio 2012 di
Trenitalia e alla relativa nota integrativa. Dal documento si evince che sul
tema delle manutenzioni la strategia di Trenitalia è quella di concentrare le
attività, creando grandi sedi di manutenzione che consentano di fare economie
di scala e di razionalizzare le attività. La strategia di Trenitalia –
sicuramente approvata dal Ministero dell’Economia che è azionista unico del
gruppo Ferrovie dello Stato – non sembra quindi molto allineata e coperta
rispetto all’indignazione congiunta di Sagramola, Galli e sindacati che invece
di piangere sulla spalla di Spacca – sottoscrittore di un contratto di servizio
regionale - dovrebbero chiamare
direttamente in causa l’azionista, nella persona del compagno Ministro Poletti.
Anche perché tenere in piedi l’Officina per fare la manutenzione delle macchine
diesel fa subito pensare a un impianto dedicato alla manutenzione di materiale
rotabile impiegato nelle linee interne, ossia in quei rami secchi di cui
ciascuno di noi immagina e vede il declino e il destino. Sagramola e Galli,
insomma, prima di fare subire la seduzione del comunicato stampa dovrebbero
studiare un pochino di più perché lo studio rende più forti e credibili pure la
demagogia e il populismo.
15 aprile 2014
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Simonè hai ritrovato energia! Se vede che magni le bistecche ultimamente
RispondiEliminaCaro Simonaiss ho letto una notizia molto interessante : LE ELEMOSINE CONFISCATE "EMBARGO SU MATELICA"
RispondiEliminaLa confisca delle elemosine agli accattoni accende la polemica. Il sindaco di Gagliole annuncia "ritorsioni" contro Matelica. La nuova norma sulla sicurezza inserita nel regolamento di polizia urbana, che prevede non la multa ma la confisca immediata dell’elemosina ai mendicanti, che si trovano davanti ai negozi, al centro commerciale o in prossimità dei luoghi di culto, sta sollevando un polverone di polemiche. Sul piede di guerra, infatti, il sindaco di Gagliole, Mauro Riccioni, che accusa l’assessore alla sicurezza e vice sindaco, matelicese Mauro Canil di aver dato vita a un “provvedimento scandaloso e offensivo della dignità dei mendicanti”. Riccioni annuncia anche di voler bloccare le convenzioni in atto con Matelica se l'atto non verrà revocato. (Il Corriere Adriatico)
Ecco non ti sembra una buona via per impedire il degrado sociale e urbano in vista anche dell'estate e dei milioni di turisti che arriveranno a visitare Fabriano?
Ma turisti de che ? Io sto a Favria da quanno so nato e de turisti non l'ho mai visti. Nemmeno so come so fatti.
EliminaMauro Canil ti Stimo, sta gente a rotto i coglioni non se ne puo piú de sta gente.
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