10 aprile 2014

Resistere non serve a niente: il cimitero delle insegne e l'illusione dei festivi aperti


 



I commercianti del contro storico hanno deciso di tenere aperti i loro negozi anche la Domenica delle Palme e il 25 aprile. Secondo il Corriere Adriatico – che sarebbe assolutamente capace di trasformare l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei in una notte di splendidi e festosi fuochi d’artificio – è un modo scoppiettante per rilanciare il centro storico e per apprezzare plessi artistici ed angoli remoti. In realtà questa apertura forzatissima non è altro che un comprensibile gesto di speranza, il tentativo di scongiurare la desertificazione cittadina immaginando l’inimmaginabile, ossia che le vetrine illuminate possano attirare da sole - come in un richiamo della foresta - grappoli di consumatori allegri e desiderosi di shopping. Se fossi un commerciante probabilmente ragionerei nello stesso modo, perché senza un filo di ottimismo non si fa impresa e tanto meno si pratica commercio redditizio. Il problema è che la predisposizione al consumo è legata a molti e diversi fattori: il reddito disponibile, il clima di fiducia, l’articolazione dell’offerta, l’attrattività degli spazi. E c’è da dire che su tutti questi versanti siamo assolutamente da bollino rosso: ci sono sempre meno soldi da spendere e siamo sempre più scoglionati. Ragion per cui chi deve fare acquisti, se non ha già rinunciato a monte a quel minimo di compiacimento e di soddisfazione che si ricava dall'acquisizione dall’inutile, prende la macchina e fa un salto a Rimini alle Befane, un gigantesco centro commerciale in grado di soddisfare qualsiasi bisogno merceologico e di intrattenimento. Oppure, più mestamente, trascorre un pomeriggio “pizza e cinema” nel modestissimo e deprimente centro commerciale Il Gentile di Fabriano.  Oppure, meglio ancora, si opta per un bel pomeriggio all’aria aperta ed esente da compere. Questo trend, che tutti abbiamo sotto gli occhi, si radicalizza in occasione delle “feste di precetto” come la Domenica delle Palme o in giornate di commemorazione civica come il 25 aprile. Se non ho capito male la speranza dei commercianti del centro storico è tutta focalizzata sul 25 aprile, che quest’anno - cadendo di venerdì - tende a illudere circa la mole dei flussi e dei riflussi turistici locali. Il Presidente della Confcommercio Bartolozzi, da questo punto di vista, è stato molto chiaro: tempo permettendo arriveranno in città parecchi turisti pronti a far visita alle bellezze artistiche e a lasciare euro nelle esangui casse dei negozi del centro storico. Ce lo auguriamo di cuore. Per i commercianti e per una città oramai costretta a sgranare un doloroso e ininterrotto rosario di delusioni. Ma nell’incrociare le dita, e quindi rompendo la vocazione autoctona al gufaggio, non possiamo non percepire, nel mesto tentativo di riscossa del commercio del centro storico, un antico sapore crepuscolare, l’amica di Nonna Speranza, le “figure sognanti in perplessità, il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto, il cùcu dell’ore che canta, le sedie parate a damasco chermisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta!”. Quel che lascia sfiatati e senza parole è, ancora una volta, il rapporto totalmente asimmetrico tra la gravità della malattia e il placebo della cura, tra la crisi drammatica dell’imprenditoria locale – industriale e commerciale – e le risposte strategiche che vengono fornite dai soggetti coinvolti. Corso della Repubblica è una via ridotta a cimitero delle insegne. Per questo tenere aperto nei giorni festivi è sicuramente un gesto di resistenza. Ma riprendendo il titolo di un libro di Walter Siti, resistere non serve a niente. E’ tempo di altro. Di molto altro.
    

7 commenti:

  1. Da oscar:
    "Secondo il Corriere Adriatico – che sarebbe assolutamente capace di trasformare l’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei in una notte di splendidi e festosi fuochi d’artificio"

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  2. possono aprire pure di notte ,ma se non ci passa nessuno e' perfettamente inutile.
    sia la domenica che il 25 aprile l'80%dei residenti e' a senigallia.
    il restante al centro commerciale .
    dovrebbe venire gente da fuori,ma non ho mai sentito gente che dicesse mi faccio una "scampagnata "per fabriano.mai.
    comunque si apprezza la buona volonta' dei commercianti!

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    1. Esatto, poi io se dovessi spendere 10 €, non li spendo certo a Favrià.

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    2. Il Favrianese appena può se la svigna fuori é rinomata la cosa

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  3. Un Simonetti davvero in forma. Meno politica e più società.

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  4. Quindi se non c'è da preoccuparsi Perché non c'è soluzione quindi crepiamo col cuore in pace! Quale è il ben altro da fare?

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