La San Vincenzo de'Paoli, a
seguito della rissa della scorsa settimana, ha deciso di chiudere per un mese
il proprio Punto di Ascolto, mentre resta operativo e funzionante il
dormitorio. Una scelta che si allinea a quella compiuta, lo scorso fine
settimana, dal Supermercato dei Poveri, i cui gestori avevano optato per una
chiusura di due giorni come risposta ad atteggiamenti di intolleranza e di
maleducazione verificatisi nei giorni precedenti. Di certo nessuno si attarderà
a sottilizzare sul simbolismo di certe decisioni, ma è davvero inedito e, per
certi versi, impressionante prendere atto che il Punto di Ascolto di un’associazione
cattolica gestita da laici ha deciso unilateralmente una interruzione dell’ascolto.
E la sorpresa prescinde, ovviamente, dalla solidità delle ragioni che hanno
convinto il vertice della San Vincenzo de’Paoli a compiere una scelta così
discutibile e radicale. Ascoltare significa, infatti, prestare un’attenzione
costante e non certo porgere l’orecchio a corrente alternata e un Punto d’Ascolto,
se vuole continuare a denominarsi così, non può chiudere i battenti o
pianificare interruzioni per la semplice ragione che i bisogni più impellenti e
le situazioni più difficili non conoscono orari di apertura e chiusure, siano
esse edificanti o dimostrative. La povertà e il disagio sono materiale
incandescente, roba feroce e disgustosa come la definiva il medico e scrittore francese
Louis Ferdinand Celine. Lo stesso che scrisse parole durissime e scarne su come
i desideri dei poveri fossero mediamente puniti con la prigione. Chi vuole fare
volontariato coi i poveri e tra i poveri deve essere consapevole che il disagio
genera, inevitabilmente, un clima di tensione e alimenta una meteorologia burrascosa
di cui l’esplodere di risse e di atti di violenza fisica sono tra i possibili effetti
collaterali. Rimarcare, come fanno i vertici della san Vincenzo de’Paoli, che
in venti anni non ci sono mai state violenze significa rimpiangere l’età dell’oro
e ignorare le terribili novità del presente. Se in venti anni i vertici della
San Vincenzo non hanno mai assistito a violenze è perché a Fabriano non
esisteva la povertà come fenomeno sociale – frutto di un 50% di popolazione
inattiva - ma soltanto come espressione di isolatissimi casi individuali,
facilmente risolvibili attraverso classici sistemi di assistenza e rodate
pratiche di compassione. Chiudere il Punto di Ascolto per protestare contro forme
di violenza che derivano da un mix di disagio, povertà e rifiuto dell’integrazione
significa estraniarsi proprio da quella realtà dolorosa e magmatica che si dice
di voler affrontare e gestire. Trattare con i poveri non è un pranzo di gala.
Di questo dovrebbero farsene una ragione i gestori del market sociale e chi
dormitori e punti di ascolto. Ed è esattamente su questo snodo che un certo
volontariato tende a mostrare i propri limiti di consapevolezza e di cultura,
con una dirigenza che guarda al presente ma con lo sguardo e le categorie del
passato. Se il volontariato sociale vuole svolgere un ruolo propulsivo deve professionalizzare
il proprio agire e aggiornare il proprio punto di vista sociologico. Non è
sufficiente rifarsi ideologicamente al dettato di Papa Francesco che invita a
lavorare nelle periferie esistenziali, perché per farlo serve non solo un nuovo
apostolato ma anche un diverso modo di leggere la povertà, il disagio e l’assistenza.
Un’associazione come la San Vincenzo de Paoli che “non si occupa solo di pagare
le bollette e fornire pacchi di alimentari, ma cerca di capire le cause delle
povertà e di combatterle” non può pensare che chiudere per un mese il Centro d’Ascolto
sia una riposta adeguata, perché non sarà certo una serrata simbolica ed edificante
ad arrotondare “i cocci aguzzi di bottiglia” di certe esistenze border line. E lo dico con il rispetto
che si deve a chi dedica parte del proprio tempo agli altri.
9 aprile 2014
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Ennesimo smacco alla gente in difficolta,' in questa citta' assente e distratta.Con stima!
RispondiEliminaSo ragazzi......
RispondiEliminami permetto ancora una volta di esprimere un mio giudizio personale, la San Vincenzo De Paoli fino ad oggi ha operato senza problemi per 20 anni in una forma di ovattata discrezione che l'ha messa al riparo maggiormente da situazioni eclatanti come quelle degli ultimi giorni, secondariamente , seppur in contatto con le altre associazioni, si è sempre mossa in forma individuale scegliendo i criteri di valutazione delle necessità più appropriati alle proprie possibilità, in luoghi molto meno al centro dell'attenzione e defilati dal contesto del centro storico , se non per il centro di accoglienza , oggi si trova proiettata in una dimensione non sua, costretta a confrontarsi con altri soggetti, che magari non hanno la stessa esperienza caritatevole della S.V.d.P. ma molto più inclini al bussines e all'attenzione mediatica , " Il Tulipano" e comunque più soggetta ai capricci di questa amministrazione. il fatto che ora chiudano , e mi pare strana la tempistica , il Punto di Ascolto , la ritengo una cosa grave, il motivo lo ha descritto fin troppo bene il nostro ospite di blog, mi pare che dietro ci sia un disegnatore che pur di perseguire i suoi scopi non si cura di stare distruggendo quello che in 20 anni queste associazioni volontarie Onlus " vere " sono state capaci di costruire, e il tutto per coprire un fallimento totale, che è il Social Market, voluto buttare allo sbaraglio con altre finalità che non quelle di portare sostegno ai Bisognosi, Chiedo a Simonetti di non utilizzare più il termine Social market dei " Poveri " , ma molto più probabilmente per la necessità di ripulirsi dopo la barzelletta della tares da parte di amministratori amebici nei pensieri. il mio consiglio, personale , ma non del tutto, è chiudere il social market, prendersi un periodo di riorganizzazione , e riaprire con finalità certe , magari un promotore ben più competente in queste materie che non "Il Tulipano", e un'organizzazione degli interventi meno improvvisata , e per inciso il contingentare gli ingressi , senza regolarne i criteri , allungare i tempi di permanenza all'interno del social market, vanno nella direzione esattamente opposta ad una calmificazione degli spiriti, io continuo a fare peccato e pensare male, ma nascosto dietro a tutte queste mosse ci leggo solo la ricerca di una scappatoia da una situazione che è scappata di mano, senza per latro addossarsi le colpe!!!! Muratori Davide
RispondiEliminaSiamo abituati alla povertà ovattata di una provincia florida fino all'altro ieri. Con le provincie speriamo se ne vada anche questa visione bucolica del mondo. La povertà vera può essere terribile, è fame, depressione, morte psichica, malattia, disperazione, illegalità, crimine. Chi non ha le palle per combattere queste nuove espressioni del disagio riconosca i suoi limiti e si faccia da parte. Sono finiti i tempi in cui ci si lavava la coscienza aiutando un finto povero che generalmente era quello che non aveva voglia di lavorare e vivacchiava di beneficenza. La povertà vera è ben diversa e abbisogna di ben altre professionalità.
RispondiEliminami spiace vedere che pochissima gente sente il dovere di intervenire su questo post, certo non è coinvolta al Fondazione , certo non è il museo della carta che perde pezzi , certo non è leggero come argomento, però immagino che la gente un'idea propria se la sia fatta, immagino che idee da condividere per cercare di modificare lo stato delle cose le abbiano più di una persona, immagino che se volessimo veramente cercare di cambiare questa città, modificarne il modo di pensare di agire, non sempre solo al traino di un somaro, ma mettendosi davanti al carro a trainare , lo si potrebbe fare, e queste pagine offrono uno strumento valido per provarci, visto che permettono l'anonimato , permettono di salvare quella che in questa città sembra essere la cosa più cara da conservare, la propria faccia , su queste pagine si può intervenire , attaccare , criticare e animatamente discutere protetti , purtroppo, dall'anonimato, la povertà, ma io preferisco definirlo momentaneo bisogno di aiuto , è una situazione che questa città non ha provato in un recente passato, ma che di questa città si è impadronita nonostante quello che si vuole fare vedere, il benessere vero o recitato, è passato tra l'indifferenza di chi si sforza di convincersi che nulla è cambiato, e tra la negazione di quelli che ancora oggi non ne vengono sfiorati, dobbiamo cominciare a convincerci che se non interveniamo noi cittadini direttamente per cercare di ripristinare un minimo di dignità, non possiamo aspettarcelo da chi con un'amministrazione balorda e inconcludente ,e con estrema superficialità tocca argomenti di una delicatezza unica , come la salvaguardia della dignità dei propri concittadini, creando situazioni di ghettizzazione e malessere che poi sfociano nel fatti di questi giorni, mi spiace che tanta gente che legge questi post dimostri cotanta indifferenza questa volta, questa volta che non si può attaccare , o cercare di farlo, il padrone di casa , questa volta che non si può additare , a torto o a ragione , chi , come me e i miei compagni/amici si espongono per denunciare, questa volta che servirebbe un dialogo costruttivo per rimediare a una situazione vergognosa. M.D.
RispondiEliminaineccepibile gps, questa vicenda è vergognosa!
RispondiEliminaquesti in 20 anni non avevano mai visto una rissa? be' credo che associazioni di volontari (operanti in ambiti disagiati) così snob non si sono mai viste nella storia...