Mi dichiaro senza diplomazie e senza paramenti: sono un elettore di mezzo ma non di centro, una genìa vezzeggiatissima nei sistemi maggioritari perchè oscillando sigilliamo vittorie e sconfitte, uno dei molti ma non troppi avvezzi al vagabondaggio elettorale inteso come movente primario, perchè prima
vengono le mie idee, i miei capricci e i miei tiraggi di culo e solo in seconda istanza la ricerca del soggetto più adatto a darne una rappresentazione politica non banale e non scontata. Di fatto - anche in ragione di questo sanissimo ed eccentrico vagare, che taluni superficialmente biasimano come riprova di visione ondivaga - ho smesso di votare sempre allo stesso modo nel 1996 perchè l'appartenenza è sempre e comunque liberticida, e sinceramente
non me ne sono mai pentito, perchè investire in un unico contenitore di emozioni politiche è tentazione che non può tentare chi ha conosciuto il tempo delle ideologie, coi suoi richiami pesantissimi e suoi grigi rituali. Le elezioni, infatti, servono per scegliere una
formula di governo, per giudicare una compagine in carica o rinnovare parlamenti pletorici come quelli sovranazionali. Per questo l'utilità del voto e del non voto è mutevole e cambia in base alle situazioni, al contesto, agli interessi, agli opportunismi e agli scenari che di volta in volta si vanno a determinare. Inoltre il votare, e si mettano l'anima in pace i milioni di concittadini sedotti dall'apriscatola, non serve per cambiare il mondo, dato che la palingenesi è un'aulica fregnaccia che alla nostra età
risulta non solo anagraficamente ottusa ma pure un tantino ridicola e pacchiana. Eppure, come tanti cittadini ed elettori, non sono
mai riuscito ad essere totalmente pragmatico e laico nelle
mie scelte politiche e spesso ho votato sull'onda di timori, furori e paure, di quel
budellame di istinti che è parte integrante dell'inganno politico ed elettorale. Ogni volta reattivo e vigile innanzi al medesimo eco scoglionante: vada per il voto utile, si scelga il
meno peggio, attenti a Berlusconi, attenti a Grillo, attenti ai fascisti,
attenti ai comunisti, arrivano i nostri, cambieremo il mondo, vinco io, vinci tu, vinciamo noi. Un repertorio che
si ripete e scavalla come un'onda e infinitamente concorre a replicare la
rumorosa e stancante gara in cui si gioca soltanto a chi piscia più lontano. Fin quando arriva il giorno della nausea abissale e decidi d'essere sordo a ogni appello e indifferente alle parole manomesse e smerciate come opportunità e mondo nuovo. E d’incanto
ti liberi dalla reclusione del senso di colpa, da quell'atavico civismo che vuole ogni buon cittadino alle urne col vestito della festa; ti
emancipi dal raggiro illiberale secondo il quale "chi non vota non può lamentarsi", come se la
sovranità popolare fosse vincolata e non invece assoluta e indivisibile, e ti
rendi conto che l’astensionismo non è la morta gora dei pavidi e degli ignavi
ma la zona franca di un'antica e prezzoliniana "congregazione degli apoti". Apoti in quanto gente che non la beve, che preferisce ammutinare per sottrarsi al
”tumulto delle forze in gioco per chiarire le idee, per far risaltare i valori,
per salvare sopra le lotte, un patrimonio ideale, perché possa tornare a dare
frutti nei tempi futuri” (Giuseppe Prezzolini). Sono sincero: ci sono mille ragioni per votare e altrettante per non farlo. Stavolta evito le urne perché non posso digerire una sinistra
ridotta al vestito vermiglio del Ministro Boschi e alle battute del suo principale; diserto perchè non posso consegnare l'illusione liberale a una destra di Dudù e tutù, di vestali, amazzoni, assistenti ed ereditiere; passo la mano perchè non amo gli invasati coi capelli grigi e i guru coi ricciolini, osannati da un alveare di militanti che sconfinano nel sacerdozio politico e tanto manichei quanto gli antichi cristiani prima del Concilio di Nicea: mi piacciono gli alberghi a cinque stelle, molto meno le forze politiche che si danno il voto da sole. Il problema, secondo il mio modestissimo sentire, è che la
malattia del sistema è purulenta e cronica ma la medicina, seppur scintillante e piazzaiola, è infernale e ansiogena quanto il male che pretende di sradicare.
E così, verdianamente, tendo a pensare che “questa o quella per me pari sono”. Senza essere il Duca di Mantova nel Rigoletto, ma soltanto un cittadino appartato di questa povera patria. Buone elezioni a tutti!
23 maggio 2014
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Giampy.. personalmente sono molto affine a te, ma sto giro voterò per un semplice motivo, voglio che i grillini scoperchino la pentola europa finora rimasta una cosa che nn saprei definire, per il futuro valuterò, per domenica voterò M5Stars...
RispondiEliminacondivido sulla necessità di scoperchiare l' europa, ma visto quello che hanno dimostrato i grillini di saper fare, ovvero solo proclami, credo sia un errore sperare in loro!
Eliminaio la butto là: astensione al 40%
RispondiEliminaChi non ha la cassa integrazione non ha motivi per andare a votare.
Eliminaastensione oltre il 55% ...se basta.
RispondiEliminaCondivido gran parte del tuo ragionamento, ma non ce la faccio nemmeno a pensarlo per scherzo, di non votare...forse è un principio che mi porterà a sbagliare, ma preferisco sentirmi in colpa (se dovessi sbagliare) piuttosto che crogiolarmi nella leggerezza della facile giustificazione "perlomeno non l'ho votati io".
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G.R.
Domani vedremo chi sarà il primo partito a Favria
RispondiEliminaAdesso cari Grillini andate a casa voi dimettetevi tutti.
RispondiEliminaOra cari grillini dimettetevi e andate a casa voi.............
RispondiEliminaQuesto lo decide Grillo, non tu.
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