La Confartigianato ha lanciato l’ennesimo
allarme sulla ininterrotta morìa di imprese artigiane nel territorio di
Fabriano e il Messaggero ha rilanciato la questione proponendo ai propri
lettori le cifre durissime della disoccupazione in città. Vale la pena
ripeterlo: stiamo parlando di un tasso di disoccupazione che coinvolge il 22%
della popolazione in età da lavoro e che è tuttora edulcorato, nella sua
dimensione quantitativa, da situazioni in bilico come quella della JP. Inutile
nascondere la realtà dei fatti: viviamo in condizioni occupazionali da profondo
Sud, con la differenza che rispetto a molte regioni meridionali non godiamo del
palliativo dei finanziamenti a pioggia e di quella propensione alla sopravvivenza
che è un requisito di psicologia collettiva fondamentale per restare a galla.
Purtroppo il combinato disposto di una classe politica apparsa sulla scena
senza militanza di base e senza tirocinio personale, di un sistema informativo
felice di rincorrere eventucci e sciocchezzuole e di una comunità depauperata d’orgoglio
e di energia ha generato un cortocircuito che spinge inesorabilmente verso l’implosione.
La crisi sta colpendo, senza soluzione di continuità, tutto il Paese ma è
impressionante come, in un quinquennio, questa città e questo territorio siano
passati da uno stile di benessere e di occupazione quasi scandinavo a una
mistura di negatività infinite quasi di sapore greco, dissolvendo senza colpo
ferire circa un miliardo di euro di fatturato riconducibile a una consolidata
produzione industriale. Ed è altrettanto incredibile, e per certi versi pure antropologicamente
inspiegabile, come alla velocità e ella violenza dell’implosione abbia
corrisposto un livello di reazione incomparabile con la portata della deflagrazione.
Paradossalmente era possibile fare di necessità virtù, trasformando la
profondità della crisi in un fattore critico di successo, come lo fu in passato
il modello dell’industrializzazione senza fratture e della piena occupazione. Fabriano
sintetizza, infatti, in modo straordinario la crisi dell’Italia, le sue fragili
ma persistenti illusioni di crescita infinita e la sua realtà presente,
costellata di umiliazioni produttive e di pezze al culo. Avremmo dovuto farci
simbolo e brand di questo strazio nazionale, per diventare una sorta di
laboratorio sociale ed economico di una ipotesi di ricostruzione in cui
convogliare attenzione, energie mediatiche e risorse produttive esterne. Invece
si è preferito fingere che c’era ancora abbastanza grasso per indossare il
vestito della festa e nascondere la realtà staccando a singhiozzo qualche
assegno di cassa integrazione lunga. Ci sono nel Paese imprese, neanche troppo
grandi o importanti, che hanno ristrutturato o chiuso i battenti e i lavoratori
coinvolti hanno fatto i numeri per accendere un riflettore, attrarre l’attenzione
dei media e ingigantire il peso della loro rabbia. A Fabriano è sparito un
gigante da 500 milioni di euro di fatturato e quasi non ce ne siamo accorti,
svanito come un peto nello spazio, coi lavoratori che evitavano di sfilare in
centro storico per non disturbare i commercianti. E la politica locale che ha
fatto? Ha creato un clima di aggregazione e di mobilitazione? No, la politica
locale ha abborracciato quattro rotatorie inutili per facilitare la mobilità di
una comunità che gira in macchina per ammazzare il tempo, uno spizzico di voucher
in città e un bella foraggiata di lavoretti nelle frazioni perché alla fine
quel che conta sono sempre quelle migliaia di votarelli. E per concludere la
farsa ospitiamo in città una fiction, appena cacciata da Modena perché costa un
botto e non porta un fico secco di ritorno economico. Ironia della sorte si
intitola “Che Dio ce la mandi buona”, ma è solo un titolo di contrappasso dato
che nessuno, oramai, gira più lo sguardo da queste parti. Nel primo film di
Nanni Moretti, Ecce Bombo del 1978, c’è una scena che si svolge in un bar.
Michele, il protagonista, grida contro il proprietario: “Bianchi e
neri sono tutti uguali? Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?” Il
proprietario lo caccia dal locale e Michele rilancia: “Te lo meriti Alberto
Sordi!”. Ecco, è il caso di dirlo: ce la meritiamo questa politica locale e
questa situazione del menga.
20 maggio 2014
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"...coi lavoratori che evitavano di sfilare in centro storico per non disturbare i commercianti. E la politica locale che ha fatto? Ha creato un clima di aggregazione e di mobilitazione? No, la politica locale ha abborracciato quattro rotatorie inutili per facilitare la mobilità di una comunità che gira in macchina per ammazzare il tempo..."
RispondiEliminaIncornicio e sottoscrivo
"viviamo in condizioni occupazionali da profondo Sud, con la differenza che rispetto a molte regioni meridionali non godiamo del palliativo dei finanziamenti a pioggia"
RispondiEliminaNe più ne meno siamo come loro, qui c'è gente che non lavora da 10 anni e prende lo stipendio tutti i mesi! sono pochi 800/900€? c'è chi prende gli stessi soldi e si alza tutti i giorni a lavorare per 8/9 ore!
Tutti si lamentano, ma nessuno fa niente, dateci lavoro! Fatevelo dare dai Merloni che avete sempre votato e dai Sindaci Democristiano che si sono alternati in questi anni.
Il turismo non si inventa, ci vogliono competenze, idee, che sono proprio quello che non abbiamo.
Abbiamo il salame di Fabriano famoso in tutta Italia e non riusciamo nemmeno a venderlo fuori regione perché l'unico laboratorio con le carte in regola è sotto fallimento, e comunque non avremmo nemmeno i maiali per produrlo in quantità.
Nel 2014 il comune si è accorto che con le Grotte di Frasassi ci si può fare i soldi, quando si dice con il treno della breccia....
Ben vengano le Fiction che portino visibilità alla città, ma poi per cosa, per trovare una città deserta con un centro semivuoto?
Quoto ed incornicio anche io
EliminaFabriano città sicura. Come dicevano quelli dell'idv 4 anni or sono.
Eliminahttp://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/provincia/2014/05/20/1067894-fabriano-tentato-omicidio-mazze.shtml
RispondiEliminaChe delirio e poi mi dicevano che ero pessimista...
RispondiEliminaPrepariamoci ad essere il bronx della provincia. 1 su 4 e' senza lavoro, che cosa ci dobbiamo aspettare? Altro che fiction con la suora investigatrice, qui tra un po' ci sarà il presidio dell'esercito come a Scampia. Grazie Spacca, grazie Sagramola, grazie assessori !!!
EliminaNon amo il sindaco di fabriano in modo particolare ma la sua apparizione oggi all'assemblea della JP mi ha fatto molto riflettere.Il suo impegno e' stato percepito da tutti i lavoratori presenti e l'applauso al suo intervento e'stato chiarifichiatore.Ha preso atto del fatto he nonostante il ministero abbia dato il via libera all'erogazione della cassa integrazione ferma da gennaio l'inps ha bloccato l'erogazione stessa per pura formalita'.Ha promesso che si attivera' presso il prefetto e il ministro Poletti.E non e' nenche in campagna elettorale ...............finalmente posso dire : bravo sindaco!!!!!Stavolta ci ha messo la faccia e non era di circostanza ma da vero primo cittadino.La riconoscenza di tutti i lavoratori della JP che si trovano in una situazione davvero paradossale che lui ha capito e che sta cercando di risolvere , i dipendenti JP lo ringraziano fortemente!
RispondiEliminaCos'è questo, un comunicato sindacAle?
EliminaBasta poco che,che ce vo?!
EliminaSimonetti alla prossima assemblea della JP ci devi essere anche tu a sostenerci !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! La causa e' giusta.
RispondiEliminaMa quanto ci vuole per l'approvazioneeeeeeeeeeeeeeeeeeee !!!!!
RispondiEliminaIl personale presso il comune di Fabriano costa più di 7.000.000 €.
RispondiEliminaSenza parole.
ridurre il personale comunale subito i cittadini non devono pagare i loro stipendi von altre tasse ingiuste
RispondiEliminahttp://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2014/05/21/news/la-tasi-si-paghera-entro-il-21-luglio-1.9271260
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