Comuni, comunanze e voucher...quarta puntata

Ritocco di Fabrizio Moscè

Abbiamo concluso la terza puntata del nostro racconto su comuni, comunanze e voucher con qualche cenno di visura camerale dedicato al Consorzio Monte Maggio Monte Nero, ossia al soggetto a cui il Comune ha affidato lavori di piccola manutenzione, nelle frazioni cittadine, per un ammontare di 120 mila euro nel 2013. Un consorzio che, nel mese di marzo 2014, risulta come impresa inattiva e che presenta un atto di costituzione che risale al mese di luglio del 1995. Da questo punto di vista c’è un ulteriore particolare degno di nota e cioè che la visura riporta anche la durata decennale del consorzio con relativa data di scadenza: 31 dicembre 2005. La domanda è d’obbligo: stiamo parlando di un soggetto consortile tuttora esistente o di una realtà che risulta inattiva per ragioni legate alla sua durata decennale, ovvero alla sua scadenza? Come al solito ci limitiamo a porre le domande, senza la pretesa di fornire risposte che dovrebbero, invece, provenire dalla viva voce dei soggetti coinvolti. Ma state certi che voci e risposte non giungeranno! E adesso ricorriamo a una figura retorica, la cosiddetta analessi, meglio conosciuta come flashback cinematografico. Quindi accantoniamo per un istante il punto di approdo a cui siamo giunti e torniamo indietro, rispetto alla nostra cronologia, per raccontare quanto accadde prima che tutto l’ambaradan dei voucher fosse intuito e svelato, quanto meno nelle sue linee generali. E’ il 27 marzo 2014 e si tiene una riunione del Consiglio Comunale. Il presidente del civico consesso, Giuseppe Pariano, alle 18.20 cede la parola al consigliere Urbani, incaricato di illustrare l’interpellanza relativa ai voucher 2013, depositata nel mese di gennaio e sottoscritta soltanto dai consiglieri dell’NCD. Gli eletti del partito di Angelino Alfano, in quel frangente, non sono al corrente di dettagli specifici, ma vogliono capire quale relazione intercorra tra il residuo non utilizzato del Fondo di Solidarietà, istituito nel 2009, e i voucher lavorativi erogati nel 2013. Il verbale consiliare dà conto degli interrogativi di Urbani e delle risposte di Sagramola. Il ragionamento del primo cittadino è così imbarazzato e balbettante da risultare emblematico e meritevole di approfondita lettura tra pagina 10 e pagina 17, perché sintetizza appieno il bizantinismo congenito della politica e la sua cronica e irriformabile combinazione di incastri e di connubi (http://www.piazzalta.it/download/Trascrizione__27_03_2014DEF.pdf ). Urbani si interroga sulla destinazione d’uso del residuo del vecchio Fondo di Solidarietà e ne ripercorre la storia: un tesoretto di 375 mila euro destinato per il 70% alla solidarietà e per il 30% allo sviluppo economico. Le risorse del Fondo vengono erogate attraverso un duplice bando ma avanza una cifra niente male, qualcosa che si aggira attorno ai 100 mila euro. Un residuo che viene rimpallato da un bilancio all’altro e da un anno all’altro, cambiando forma e destinazione come si addice a una metamorfosi kafkiana. Urbani sente odore di lepre sulle risorse destinate ai voucher 2013 e conclude annunciando propositi di approfondimento e desideri di verifiche più mirate e puntuali per dipanare l’intricata matassa. E piazza una domanda decisiva: chi sono i beneficiari in carne ed ossa dell’operazione voucher 2013? Ed è qui che si colloca l’intervento rivelatore di Sagramola, che mette in luce la “procedura divergente” scelta per la gestione dei voucher lavorativi. Di fatto, come vedremo, il Sindaco si mette in trappola senza che nessuno lo strattoni, perché è lui a mettere nello stesso sacco le risorse destinate a Fabriano e quelle riservate alle frazioni. E denomina indistintamente il tutto come “voucher”, anche se nelle frazioni ammette candidamente di aver optato per l'affidamento diretto del servizio di pulizia e di piccola manutenzione. La replica del Sindaco si concentra su alcune affermazioni e fissa, involontariamente, i punti chiave della vicenda. Li riportiamo per sommissimi capi: 

• Aver trovato, dopo l’insediamento, un residuo di 104 mila euro riconducibile al vecchio Fondo di Solidarietà 

• Averne deciso un utilizzo fifty-fifty: metà per voucher lavorativi e metà per lo sviluppo 

• Essersi accorto che la metà del residuo non era sufficiente per finanziare i voucher e quindi ricorrere a un cambio di criterio, destinando 70 mila euro ai voucher e 34 mila euro allo sviluppo 

• Aver registrato un importo complessivo per i voucher 2013 di 92.407 euro di cui 6.200 per la città e 86.207 per le frazioni 

• Aver formalizzato che i lavoratori impiegati in città sono stati 35 come da bando pubblico (vedere prima puntata del racconto su questo blog) per 175 giornate lavorative mentre nelle frazioni sono stati 21 lavoratori per 1435 giornate lavorative.

A conclusione di questo ragionamento rivelatorio di un metodo non univoco – che non dimentichiamolo finisce per innescare tutto quel sistema di annotazioni e curiosità che ha occupato le nostre prime tre puntate – arriva la postilla del primo cittadino che spinge politicamente la mosca al naso: l’amministrazione comunale può fornire i nominativi dei 35 lavoratori occasionali impiegati in città e remunerati attraverso voucher (anche se l’accesso agli atti viene garantito solo dopo che il Nuovo Centro Destra richiede motivazione scritta del primo diniego opposto in via orale e informale), ma non può fare altrettanto sui 21 nominativi impiegati nelle frazioni perché avendo affidato l’appalto al Consorzio Monte Nero Monte Maggio solo tale soggetto è titolato a rilasciare indicazioni sui lavoratori coinvolti. Il che risulta del tutto inaccettabile perché la tracciabilità integrale dei flussi di denaro pubblico è un valore fondante del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione e perché la tracciabilità è intimamente connessa al tema della rendicontazione, ossia al diritto degli eletti e dei cittadini di conoscere l’identità di chi è stato incaricato di svolgere i lavori, in quali giornate e orari, con quali mansioni e con quali risultati oggettivi e documentabili. Ed è proprio l’opacità delle risposte e dell’approccio a stimolare l’insoddisfazione dell’NCD e la curiosità di alcuni osservatori indipendenti come i Bicarbonati. Come naturale lo scontro in atto stimola l’azione di manine e manone che orientano, indirizzano e suggeriscono. Alla fine l’NCD presenta nuove interpellanze ed è a quel punto che dal cilindro esce fuori il coniglio capace di assicurare il colpo di scena. Ma per conoscere il sim sala bin è buona cosa attendere e poi leggere la quinta puntata.