8 novembre 2012

Crisi Ardo: teatri e teatrini

I quotidiani di oggi, aggiungendo curiosità a sorpresa, raccontano di quel che sta accadendo ai cancelli Ardo, a seguito della vendita silente di alcuni macchinari da parte di J&P Industries. Non essendo avvezzi al conflitto sociale accade che quando la protesta operaia oltrepassa il limite naturale del mormorìo, tendiamo a reagire con lo stesso stupore del passante che si trovi innanzi a un uomo adulto, nudo e con una borsa a tracolla, alla fermata dell'autobus. Gli operai fabrianesi che bloccano i Tir, senza saperlo producono un ossimoro, raffigurano una pennellata inedita, offrono la prova cromatica di una fiammata sostanzialmente estranea all'humus delle nostre genti. Ed  è proprio in questa estraneità che risiede il fascinoso colpo d'occhio di una classe operaia altrimenti rinchiusa nel perimetro stretto della sua identità collaborativa e sovente collaborazionista. Ma come sempre accade l'emozione dura poco e alla tavolozza impressionista subentrano forme estetiche e politiche che costringono il "verosimile" immaginato a farsi rimpiazzare da un "vero" ripulito d'ogni romanticismo sociale. Non si vogliono sminuire i ruoli e le funzioni di nessuno ma il sopraggiungere, ai cancelli Ardo, di Sagramola e di qualche assessore - per interloquire con le parti, calmare gli animi, farsi garanti e fare i fighi socialmente sensibili al cospetto della stampa - credo abbiano dato alla piccola lotta operaia un non so che di teatrale e di rurale. Un palcoscenico in cui tutti recitano una parte. E la recita è sempre la condizione di clima necessaria per siglare accordi fittizi. Recitano gli operai che, con fare fiabesco, si svegliano dal sonno e scoprono d'essere stati presi per il naso. Recita il Sindaco che, con sprezzo d'ogni logica e un contorsionismo da Circo Togni, va a dire che la protesta dà forza al Piano industriale JP in cui lui è il primo a credere. Recita il sindacato che s'indigna per non essere stato avvisato, senza riconoscere di contare quanto il due di coppe quando è briscola bastoni. Non per malizia altrui ma per deliberata subalternità. E' questo quadro generale che rende involontariamente comica la convocazione dei sindacati al cospetto di Gei Pi per comunicazioni urgenti. Una comicità di cui non si può essere complici. Auspicare un esito piuttosto che un altro significa,infatti, distinguere e vedere nel pascoscenico un indizio di verità che si sovrappone alla recita, sollevandola dal gorgo della finzione. Ma il teatro è teatro. E non è mai a teatro ma solo nella vita che ci si può attendere il colpo di scena. Per qualche ora abbiamo vissuto il romanticismo della lotta sociale. Poi ci ha pensato Sagramola a sostituire il pittorico col fotografico, l'immaginazione col verismo, la poesia con la prosa. E al posto del pennello è comparsa una macchinetta digitale. Sintomo che è proprio vero - parafrasando una canzone di Renzo Arbore di tanti anni fa - che la vita è tutto un click.
    

13 commenti:

  1. ma chi stiamo a prendere in giro ?
    un piccolo fornitore che compra l'azienda del suo ciente ? dopo i pseudocompratori in tempo di elezioni ???
    e vi scandalizzate se vende i macchinari ?
    ma 1+1 no?
    un capitolo già scritto da chi rimane come sempre dietro le quinte come ogni bravo sceneggiatore,
    E bravi i favrianesi che si indegnano ad ogni peto, la merda deve ancora arrivare, e perdonatemi se scrivo merda.

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  2. condivido pienamente.....parola per parola

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  3. mi segno l'ultima frase sopra..... ha un non so chè di filosofico antico.... e rende proprio bene l'idea.

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  4. A parte "dopo i pseudocompratori in tempo di elezioni ???",
    io invece non condivido niente.
    Ho più fiducia nella JP che nei sindacati ed istituzioni messi insieme e moltiplicati per 10....
    Il resto dipende dal mercato, che diciamolo, di questi tempi è una brutta bestia!

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    1. Sono d'accordo che sindacati e le istituzioni di questi tempi non godano di grande fiducia da parte dei cittadini. E sono anche d'accordo sulle difficoltà del mercato. Ma quando utilizzi i primi per raggiungere un obiettivo di espansione come minimo ti aspetti qualcosa di buono. In momenti di mercato in contrazione/recessione è difficilissimo ma è anche vero che punti di forza e di debolezza continuano ad esistere nel mercato e nei competitors, tutto dipende se li sai analizzare e utilizzare come opportunità. Questo fà la differenza.

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  5. Di teatri, di gioco e delle parti, di protagonismi, di leggere tra le righe, del non detto ma in realtà detto ne ho visti tanti in questi quattro anni. Sono stato criticato, preso in giro, a volte ho fatto cose sapendo che avevano solo un valore simbolico, ho fatto anche cose che non condividevo completamente ma avevo uno scopo, a volte sono stato più narrazione che sostanza, mi sono reso conto dei difetti dei sindacati (plurale, perché le differenze sono importanti)..
    Ho preso delle delusioni? si, certo, ho avuto soddisfazioni? non tante ma belle. Ho conosciuto belle persone, alcune purtroppo non ci sono più. Però penso di aver fatto la cosa giusta se l'alternativa era rimanere a casa a vedere pomeriggio 5 mentre la casa bruciava.

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  6. Sagramola non ci prendere per il .... pure tu! Come fai a dire che credi nel piano industriale di JP quando l'azienda fu venduta bollita e decotta, nella stagione che vede lo sprofondo dell'industria italiana? Conosci qualcosa che noi non conosciamo? Leggi giornali che noi non leggiamo? Oppure sei un grande ottimista?Se questa e' l'ipotesi vincente ... dobbiamo star qui a sperare che Porcarelli faccia il miracolo?

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  7. Scusate ieri ragionavo su un fatto, se io compero e dico voglio produrre elettrodomestici d'elite..cosa me ne facico di machcinari che producono 1000 lavatrici al giorno se io ne vorrei produrre 500 al mese ? ( la cifra è come esempio ) Se io compero la fabbrica che fa la punto ma voglio poi costruire una TESLA ( auto eletrica ad alte prestazioni ) mi devo vendere i macchinari e poi comprarne altri ... sbaglio ??
    CS

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    1. Se io voglio produrre 500 lavatrici al mese, cosa me ne faccio di capannoni enormi, comprati a prezzo di realizzo, ci coltivo le patate dentro? Non difenda l'indifendibile ...

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    2. Siamo nell'era della comunicazione, se davvero Porcarelli aveva bisogno di vendere i macchinari per ristrutturare la produzione, bastava spedire qualche mail e avvisare i rappresentanti dei lavoratori, qui si sente solo puzza di bruciato e commenti come i tuoi, CS, hanno la coda di paglia.

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    3. Mha cosa di Paglia ? la mia è un'analisi non è detto che sia la realtà. E poi da quando in un azienda si deve avvertire il sindacato ? se io ho una gioielleria e vendo i mobili mica lo dico alle commesse !!

      cs

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    4. beh, se l'operazione che fai, la fai sotto i riflettori, allo slogan "più lavoro per tutti", penso che un minimo, da render conto, ce l'avresti...

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  8. Sagramola ora come se lo gioca il fatto delle 5.000 ore di lavori per i disoccupati? Moltiplica per 100?

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