1 luglio 2014

Multiservizi - Ancona Ambiente: la padella e la brace dello statalismo perenne




ARCIONI ACCENDE UN FARO SU MULTISERVIZI
Bisogna dare atto al consigliere comunale grillino Arcioni di essere uno dei pochi a tenere accesa una luce su Multiservizi, Ancona Ambiente e, in generale, su quel vasto arcipelago di società partecipate e municipalizzate con cui i cittadini devono fare i conti per poter accedere a servizi essenziali e universali come l’acqua e lo smaltimento dei rifiuti.

ANCONA AMBIENTE IN MULTISERVIZI?
Pare che nel giro di qualche settimana Multiservizi acquisirà Ancona Ambiente creando una grande società pubblica in grado di gestire acqua, rifiuti, luce e gas. A prima vista questa operazione potrebbe apparire come un tentativo di accorpamento e di razionalizzazione - finalizzato a incrementare l’efficienza dei servizi e a favorire i cittadini utenti – ma In realtà siamo di fronte alla costruzione di un monopolio pubblico, con ambizioni dimensionali sempre più estese e sempre più staccate da quelle relazioni di prossimità coi cittadini che dovrebbero ispirare il concetto stesso di servizio pubblico locale.

I RISCHI DEL CAPITALISMO MUNICIPALE
Ma questa operazione va collocata nel contesto più ampio  delle municipalizzate, di quel “capitalismo municipale”, come lo ha suggestivamente definito un rapporto del 2012 dell’IRPA (Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione),  basato su un sistema in cuila maggior parte di tali società non è al servizio della comunità, ma della stessa amministrazione. Soltanto una quota minoritaria, infatti, gestisce servizi pubblici locali. Le modalità di affidamento di questi ultimi, a loro volta, favoriscono indebitamente le società a partecipazione pubblica. Lo confermano i dati relativi ai pareri resi dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato sugli affidamenti in house. In questo modo i cittadini finiscono per pagare due volte un prezzo ingiusto: come contribuenti, sopportano il costo di imprese spesso inefficienti e in perdita; come consumatori, sono costretti a rivolgersi a gestori individuati per la contiguità al potere pubblico invece che per la capacità di offrire prestazioni migliori a condizioni più vantaggiose” (http://www.irpa.eu/pubblicazioni-irpa/rapporti-irpa/rapporto-irpa-n-12012-il-capitalismo-municipale/).

I COSTI DEL CAPITALISMO MUNICIPALE
Ma per capire meglio di quale business stiamo parlando sono sufficienti alcune cifre riportati da Sergio Rame in un articolo apparso sul quotidiano Il Giornale il 29 marzo 2014: “l'impero delle municipalizzate ogni anno brucia 12,8 miliardi di euro distribuendo appalti e stipendi e generando un vortice negativo che ingrossa a dismisura il debito. I numeri parlano chiaro. E sono allarmanti. Tra Regioni, Comuni, Province e Comunità montane l'Italia mantiene settemila partecipate che stipendiano 300mila dipendenti, fatturano 43 miliardi di euro e ne investono 115 miliardi. Un grande spreco, pubblico e politico, che dà da mangiare a 16mila amministratori, 12mila componenti degli organi di controllo e circa tremila dirigenti. Un vero esercito che porta più voti che guadagni.”(http://www.ilgiornale.it/news/interni/limpero-municipalizzare-che-costa-13-miliardi-lanno-1005961.html).

DALLA PADELLA ALLA BRACE
Il fatto che Multiservizi acquisisca Ancona Ambiente non cambia, quindi, in meglio la condizione dei cittadini, che saranno costretti ad adattarsi ai capricci di uno stato monopolista autorizzato, attraverso il gioco degli incrementi tariffari, a scaricare sui cittadini il delta negativo delle sue inefficienze societarie, dimensionali e organizzative. Già, perché stiamo parlando di società a capitale pubblico ma organizzate e gestite secondo criteri privatistici, ossia mostruosità anfibie in grado di esprimere il peggio dello spirito pubblico e di quello privato. Se lo smaltimento dei rifiuti passerà davvero da Ancona Ambiente a Multiservizi per i cittadini sarà come passare dalla padella alla brace: stessi problemi e stessa inefficienza, ma probabilmente a maggior costo, perchè nel mondo pubblico le acquisizioni non si fanno mai per fusione ma per sommatoria di personale e di strutture, e finisce sempre che il risparmio sui costi generali viene allegramente consumato attraverso mille altri rivoli e diavolerie.

CONDANNATI ALLO STATALISMO PERENNE
Il consigliere Arcioni è preoccupato che questo accorpamento attorno a Multiservi costituisca l’azione propedeutica che prelude a una vendita ai privati. Ci sarebbe invece da preoccuparsi d’altro, perchè questa operazione è solo l’ennesima conferma di uno “statalismo perenne” che alimenta se stesso in cambio dei consensi che è i grado di regalare alla politica. Privatizzando davvero alcuni servizi universali, la politica perderebbe poteri e controllo che sono, invece, fondamentali per costruire il consenso. Ora, se non sbaglio, un fabrianese, socio dell’assessore all’ambiente, fa parte del consiglio di amministrazione della Multiservizi su diretta indicazione del Sindaco. Sarà chiamato dal primo cittadino a riferire in materia davanti a quegli organi elettivi che incarnano la sovranità della nostra comunità? The answer, my friend, in blowing in the wind. E a me già viene da ridere.
    

7 commenti:

  1. il simonetti nemico dello statalismo è sempre un piacere!

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  2. E' interessante notare come la differenza di visioni riporti comunque il discorso al denominatore comune degli svantaggi per il cittadino. Pur avendo un'idea diversa dello statalismo da quella esposta ritengo anche io che il "capitalismo municipale" sia uno strumento alquanto discutibile nella gestione dei servizi, per diversi ordini di motivi:

    - le aziende municipalizzate, in quanto aziende, creano profitto su servizi essenziali che di fatto vengono venduti a prezzi più alti. Il processo di privatizzazione dei servizi in Italia non ha infatti permesso una riduzione dei costi, anzi le bollette sono aumentate anche del 50% negli ultimi 10 anni. Se è vero che questo in parte è dovuto alla mancanza di una libera concorrenza in questo settore, credo che sia fondamentale considerare come il privato tenda ad aumentare la propria remunerazione a danno del cittadino.

    - le implicazioni politiche di questo sistema di gestioni erano evidenti prima e lo sono in maggior misura ora. I cda di queste aziende costituiscono delle vere e proprie "poltrone" per politici usciti di scena o speranzosi di rientrare. Intanto ad ogni seduta del cda vengono elargiti gettoni sostanziosi pagati con soldi pubblici ad amministratori il più delle volte inadeguati. Questo rappresenta un chiaro esempio di come i partiti inseriscano persone a loro affini in questo meccanismo, basti guardare chi rappresenta oggi Fabriano nel cda Multiservizi e tutte le polemiche che questo ha scatenato.

    - una gestione di questo tipo presuppone la mercificazione di servizi essenziali. Da questo punto di vista quelli che possono essere considerati beni comuni, come l'acqua, vengono di fatto privati della loro valenza collettiva e venduti. Non stupisce allora che non vengano rispettate convenzioni internazionali che stabiliscono una quota minima di servizio gratuito a cui tutti possano accedere. Parlando sempre di acqua le utenze vengono staccate e non si garantisce quella quota minima (credo dai 30 ai 60 litri giornalieri) essenziale per la dignità e l'igiene umana.

    - la creazione di accorpamenti come quello a cui stiamo andando incontro spesso è il primo passo verso la vendita a multinazionali o gestori di servizi più grandi. Questo forse risulta l'aspetto più inquietante poichè è da diverso tempo che si vocifera in questa direzione e l'avanzamento di Hera verso le Marche sembra cosa oramai avvenuta. Il problema centrale è che Hera è una "cooperativa" operante già in Emilia Romagna e in alcuni comuni marchigiani, che maschera meccanismi di sfruttamento del lavoro sotto la facciata cooperativistica. Ho pagato per anni le bollette a questi signori a Bologna ed i costi sono assolutamente più elevati.

    - vi è inoltre un altro aspetto critico dal mio punto di vista, ovvero la mancanza di partecipazione dei cittadini a queste scelte. Di fatto tali decisioni vengono prese senza il consulto della cittadinanza, che tuttavia si ritroverà a pagare servizi molto più salati.

    (continua)

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  3. Per quanto mi riguarda credo che la creazione di servizi municipalizzati debba intendersi come un'azione fatta dal settore pubblico a vantaggio del cittadino, senza la creazione di profitto. Questo perchè in realtà il privato in questi ambiti, anche in regime di libera concorrenza, non garantisce né servizi migliori né servizi a costi meno elevati. Se per quanto riguarda l'acqua l'esito referendario non è stato assolutamente rispettato, penso che sia necessario oggi dibattere su quali servizi debbano intendersi come essenziali (e quindi comuni) alla vita della persona e quali no. Credo che tali servizi essenziali vadano gestiti da un pubblico in grado di evitare svantaggi per il cittadino, mentre gli altri possono anche essere gestiti da privati in grado di arrecare vantaggi in termini di costi del servizio. Ad esempio la liberalizzazione della telefonia ha portato vantaggi in termini di costi, la privatizzazione del servizio idrico assolutamente no. Allo stesso modo luce e gas non sembrano altrettanto vantaggiosi, se non nella misura in cui esistono tariffe indirizzate a certe tipologie di consumi.

    Probabilmente il problema non è lo statalismo in sé, ma le distorsioni che tanto un sistema di gestione pubblico quanto un sistema di gestione privato subiscono in questo paese. Da una parte i "carrozzoni", dall'altra gli speculatori.....francamente tra i due non saprei scegliere. Il problema diviene allora culturale e ritengo che decisioni così centrali per gli aspetti dell'economia casalinga vadano prese attraverso il consulto della popolazioe. Allo stesso tempo vi è un'esigenza di porre fine alle nomine politiche nei cda, dato che disincentivano tanto l'efficienza quanto la democrazia, con buona pace della meritocrazia che imporrebbe figure professionali adeguate a certi ruoli.

    A questo paese forse manca un'espressione politica che si interroghi sul concetto di bene comune e agisca di conseguenza, senza alimentare le proprie schiere con i soldi della collettività e a danno di essa.

    Nico Bazzoli

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  4. Evviva il PD

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    1. Evviva Crocettilaqualunque insieme ai suoi amici del PD

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  5. ma i nostri politici facenti parte del consiglio di amministrazione dell'Aato 2 ancona (autorità di controllo per servizi idrici integrat) possono intervenire in merito o anche loro sono dello stesso stampo di quelli delle municipalizzater?

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  6. E' inutile discutere, il popolo è bue, perché passa il suo tempo libero a guardare la tv controllata da ricchi e potenti signori; e quindi non ragiona con la sua testa, e vota sempre allo stesso modo; e i politici, più stanno al potere, più si ingrassano; basta guardarli...infatti è noto che tale categoria è interessata essenzialmente al denaro per sè e al proprio benessere, e ben poco, o per nulla, al bene comune; io aspetto pregando il grande e santo castigo che verrà dal Cielo, e poi molto cambierà; vedrete...

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