Il Consiglio di Stato ha provveduto a reintegrare Giancarlo Bonafoni nel civico consesso di Fabriano, bocciando il pronunciamento del TAR che, in prima istanza, aveva accolto il ricorso della Lista Paoletti, sulla ripartizione dei seggi - tra maggioranza e minoranza - successiva alle elezioni comunali dell'anno scorso. Voci di piazza e di corridoio sostengono, in punta di diritto, che non sia finita qui. Pare, infatti, che una sentenza della Corte di Cassazione su alcuni tecnicismi relativi alle modalità di ricorso, potrebbe condurre a un nuovo procedimento amministrativo che, alla fine dell'iter, disarcionerebbe nuovamente Bonafoni, restituendo lo scranno perduto all'uscente Mastro Sandrone Romani. In attesa di nuovi eventi proviamo a bloccare a ieri la sequenza di fotogrammi che ha scandito questa interminabile "saga del riparto". E il fermo immagine che se ne trae narra di una seduta del Consiglio Comunale in cui il rientro di Bonafoni non si è svolto con un pacifico e sorridente "ribenvenuto a bordo" ma è stato segnato e accompagnato da un furioso sfogo del rientrante, una coda polemica - per ora al netto di conseguenze politiche - che consente di misurare il livello di decadenza raggiunto dai meccanismi di solidarietà e coesione politica al tempo dei rottamatori, dei Fonzarelli, dei gerontofobi e del neofascismo di chi valuta le persone in base al dato anagrafico. Bonafoni ha, infatti, annunciato l'intenzione di lasciare il gruppo del PD per dare vita a un gruppo autonomo. Uno strappo generato dalla solitudine politica e dalla sensazione di essere stato abbandonato dal suo partito che lo ha mollato al suo destino ritenendolo più un peso che una risorsa. Certo, Bonafoni incarna una concezione politica d'altri tempi, ancorata a una visione da Nonno Libero - col crine innaturalmente scuro e gli occhi tagliati lunghi come un Tutankhamon senza Piramide e senza Sfinge - che mal si concilia con i sempre incombenti leaderismi estetici. Ma se i partiti fossero ancora una cosa semiseria, un atto di accusa di questa risma avrebbe dovuto suscitare, nel Pd, un dibattito al limite dello psicodramma. Invece, come mi ha raccontato un peso massimo del partito democratico, avvezzo alla confidenza discreta, tutto si risolverà senza spargimenti di sangue perché Bonafoni è un buono e di certo non creerà problemi alla navigazione sempre più insensata e perigliosa dei Pirati dei Caraibi Sagramola & Tini. Ma quel che più deprime è la totale leggerezza con cui viene affrontato e archiviato il dissenso, a maggiore ragione se a farse interprete è un onesto dinosauro come Giancarlo Bonafoni. Stiamo parlando, infatti, di un prodotto dignitoso della democristianeria fabrianese, di un ferroviere bianco - infarcito di spirito dopolavorista - che è sopravvissuto alla pressione egemonica della rotaia rossa, a quel nucleo storico di ferrovieri comunisti di cui io stesso, in quanto togliattiano non moralista, fui politicamente vittima all'inizio degli anni novanta. L'elemento curioso del caso Bonafoni è che quanto non riuscì alla sinistra ferroviaria sia giunto a compimento, come in un contrappasso dantesco, grazie all'indifferenza mannara dei suoi sodali democristiani e renziani, che hanno cinicamente deciso di archiviare la pratica contando sull'indole rumorosa ma pacioccona di Bonafoni, sulla sua tendenza non vendicativa e sul fatto che velleità e risentimenti si affievoliranno rapidamente come un fuoco fatuo. A ulteriore dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che essere democristiani non è una scelta politica ma l'effetto di un'inspiegabile perversione di natura da cui l'istinto e il fato mi hanno reso miracolosamente immune. E nonostante la lontananza antropologica mi auguro di cuore che a Giancarlo il Pennellone subentri un Bonafoni Furioso che, con spirito ariostesco, faccia come l'Orlando che "venne in furore e matto d'uom che si saggio era stimato prima".
PS: E' uscita la sentenza del Tribunale di Ancona sulla vendita della Ardo al gruppo Porcarelli ma non se ne conoscono ancora i contenuti.
PS: E' uscita la sentenza del Tribunale di Ancona sulla vendita della Ardo al gruppo Porcarelli ma non se ne conoscono ancora i contenuti.
La locomotiva, come una cosa viva,
RispondiEliminalanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia,
lanciata a bomba contro l' ingiustizia!
Grandioso! Voglio il gruppo Marxisti per Bonafoni su facebook
RispondiEliminaGrazie per la pagina, c'avevo le lacrime...
Eliminapur con certe differenze tra il livello nazionale e il livello locale, io vedo generalmente un sistema che ha miseramente e clamorosamente fallito...e nonostante tutto ancora si prodiga a fornirci il pietoso spettacolo dei litigi per le poltrone!
RispondiEliminaio non vedo questa distinzione tra vecchio e nuovo, perché c'è ancora solo il vecchio!
e per vecchio non intendo la patetica e sterile retorica dei "giovani rottamatori" vs "dinosauri della politica"...
dov'è nuovo renzi? è un po' più giovane anagraficamente ma quale sarebbe la sua portata innovativa? boh io non la vedo...
anche l'accostamento col mitico fonzie, oltre che comico, è veramente ridicolo...per simboleggiare il "giovanilismo" di renzi viene utilizzata una figura che rappresentava i giovani in una serie tv degli anni '70-'80 che metteva in scena la vita degli anni '50-'60!
questi si stanno ancora spartendo le poltrone, ne' più ne' meno della dc degli anni ruggenti mentre il mondo, la vita reale, va avanti con le sue aberrazioni sempre più estreme ed evidenti!
il divario ricchi-poveri aumenta sempre più, la vita viene precarizzata non a causa di crisi varie (altra retorica deleteria) ma per dinamiche strutturali del sistema, e se l'incertezza del futuro attanaglia un po' tutti (anche i pensionati non se la passano bene), chi ha dai 55 anni in giù ormai da tempo convive con l'unica certezza che è quella della totale incertezza!
solo ad accennare i vari dilemmi della modernità non basterebbero decine e decine di post, commenti, dibattiti, discussioni...e questi che fanno? i ricorsi e i controricorsi per garantirsi una poltrona...poi tutti cadono dalle nuvole perché la gente non va più a votare, perché qualcuno in piazza spacca vetrine e brucia camionette delle fdo, o più in generale perché un sacco di gente (non solo i giovanissimi) si allontana sempre più dalle istituzioni...
Giusta osservazione, parliamo di due mondi. Quello reale e quello che vivono i politicanti completamente dissociati dalla quotidianità.
EliminaUNA POLTRONA MERCOLEDI' A FABRIANO DOPO LA SENTENZA SALTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaSaltasse tutta la Giunta!!!
EliminaAnche Bonafoni ha una visione legata alle passioni personali per cui nonostante non ci sia un euro in cassa, continua a menarla con il museo della locomotiva, mentre dovrebbe impegnarsi per garantire prospettive concretamente spendibili per Fabriano. Come consigliere rappresenta tutti non solo i buoni e bravi ferrovieri.
RispondiEliminacon l'addio di Bonafoni ci sarà anche l'addio alle penne con il pomodoro in piazza a fine campagna elettorale?
RispondiEliminaLa pignatta per le penne, condite coll'arrabbiata renziana, stavolta Bonafoni la coce sulla testa degli ex compari del PD, ormai rottamati da un destino cinico e baro.
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