Dopo un lungo silenzio estivo il Presidente e
Amministratore Delegato di Indesit Milani è tornato a parlare del Piano di
Ristrutturazione aziendale, con una densa intervista rilasciata ieri al
Corriere della Sera. E lo ha fatto confermando, per filo e per segno, tutti i
principali capisaldi dell’operazione rilancio su cui è stato imbastito il duro
confronto tra azienda e sindacati a partire dai primi giorni del mese di
giugno. Ma l’intervista contiene anche qualche elemento di novità – per la
verità più nominale che di sostanza – estremamente utile per comprendere il
clima negoziale che si sta determinando e per svelare, di riflesso, anche
l’attuale livello di tensione tra le parti in causa. Per prima cosa Milani, con
navigato acume, cala una prima briscola destabilizzante, tutto incentrato su un
essenziale simbolismo nominale: eliminare dal palcoscenico negoziale la parola
“esuberi”; una parola che è stata non solo il detonatore della protesta, ma
anche l’anello forte di un lessico identitario su cui sono stati costruiti la
mobilitazione e il consenso dei lavoratori. Ma privare la controparte di una
parola chiave a cosa serve se a non a disorientarne l’approccio e la risposta?
E non è un caso che subito dopo, con una sequenza logica davvero stringente,
Milani abbia calato l’asso di bastoni, chiedendo esplicitamente al sindacato di
condividere la trasformazione della cassa integrazione in contratti di
solidarietà. Il contratto di solidarietà è il più insidioso degli istituti
contrattuali: innanzitutto perché tocca antiche corde sentimentali del
sindacalismo, quelle connesse all'illusione storica del “lavorare meno,
lavorare tutti”. E già questo invito – con richiamo inconscio alle magnifiche
sorti e progressive di una gloriosa stagione del rivendicazionismo operaio –
incarna una certa “potenza di seduzione” che il Presidente di Indesit utilizza
con maestria. Come ha scritto Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano l’8 giugno
2013, il contratto di solidarietà presenta anche alcuni vantaggi indiscutibili:
“Lo Stato risparmia su cassa integrazione o sussidio di disoccupazione, si
risparmia ai predestinati il trauma della perdita del lavoro, si evita il
problema delle discriminazioni e ingiustizie varie al momento della
compilazione delle liste di chi resta e di chi parte.” L’azienda, dal canto
suo, taglia una parte del costo del lavoro e scarica sul sistema pubblico
l’onere di compensare direttamente la quota di remunerazione diminuita da
questo meccanismo contrattuale. Ma l’operazione di sparigliamento congegnata da
Milani ha un obiettivo più ambizioso, di cui i contratti di solidarietà si
connotano, essenzialmente, come primo gancio: costruire una compartecipazione
del sindacato al disegno di ristrutturazione dell’azienda. Ovviamente non nella
forma tedesca di una cogestione, ma di un consenso meramente consultivo,
seppure in grado di rasserenare e pacificare i lavoratori della Indesit. L’esca
del Presidente è di origine previsionale e riguarda la possibilità che il 2015
rappresenti un anno di svolta positiva per il mercato degli elettrodomestici e
che – alla luce di questa ipotesi – alla fine del percorso sia possibile far
rientrare tutti i lavoratori soggetti ai contratti di solidarietà. Si tratta,
sicuramente, di una “giocata” meditata e pianificata in ogni singolo dettaglio
mediatico, con l’obiettivo di indurre in tentazione non solo il sindacato ma
innanzitutto e prevalentemente i lavoratori, legittimamente indotti a leggere
l’apertura come una possibilità e uno spiraglio. Il problema è che
sottoscrivere un eventuale accordo, legando i contratti di solidarietà a una
previsione di mercato, ossia a variabili non direttamente governabili dai
sottoscrittori, significa “fare a fidarsi” in quanto – rispetto ai trend
settoriali – esiste un’asimmetria informativa irrisolvibile tra management
dell’azienda e rappresentanti dei lavoratori. Questo fatto renderebbe, quindi,
l’accordo sul rientro degli esuberi inseriti nei contratti di solidarietà
sostanzialmente inesigibile. E sappiamo bene come l’esigibilità bilaterale
degli accordi sia, unanimemente, ritenuta un fondamento irrinunciabile di
relazioni industriali avanzate e moderne. In conclusione c’è da aggiungere
un’altra cosa e cioè che leggendo l’intervista di Milani si ha un certo sentore
di ottimismo, di obiettivo quasi raggiunto e di accordo sindacale
sostanzialmente a portata di mano. Insomma, un top manager che indossa le vesti
seducenti e attrattive del diavoletto tentatore e continua a giocare col
sindacato al gioco del gatto e del topo.
9 settembre 2013
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svegliaaa!!! (cit.)
RispondiEliminaMi sa che Milani, con questa intervista, ha messo nero su bianco i contenuti dell'accordo coi sindacati
EliminaGRAZIE SPACCA
RispondiEliminahttp://www.corriereadriatico.it/attualita/elettrodomestici_marche_ok_alle_linee_del_progetto_janus_275/notizie/323852.shtml
Credo che siamo agli ultimi giri...
RispondiElimina