Milani sta applicando alla
negoziazione dei tagli e degli esuberi in Indesit una personale ed efficace
matematica, fondata sulla proprietà commutativa dell’addizione: cambiando
l’ordine degli addendi la somma non cambia. Già, perché è la somma il vero
focus decisionale del top manager, ossia il saldo finale invariato dei costi tagliati e
delle efficienze conseguite. Milani, da questo punto di vista, ha un vantaggio
situazionale rispetto alle organizzazioni sindacali e cioè una sostanziale
indifferenza alle ragioni dei territori coinvolti e alle oscillazioni di
consenso, anche politico, che si determinano. La mission professionale di un
manager è, infatti, quella di migliorare la redditività degli investimenti e la
remunerazione degli azionisti e non di agire secondo dettami e imperativi di
natura morale e politica. Può non piacere agli idealisti e alle anime belle, ma
si tratta di un realismo assolutamente necessario se si vogliono sostenere
posizioni critiche rispetto alle scelte del vertice Indesit. Milani, con la sua
proposta di rimodulazione più formale che di sostanza, del Piano di
Salvaguardia, ha colto tempestivamente un’opportunità: rimescolare le carte della
produzione quanto basta per alimentare un embrione di divisione tra i
lavoratori di Fabriano e le maestranze di Teverola, scaricando sul sindacato
l’onere di un inedito fronte di divisione orizzontale della forza lavoro. La
risposta del sindacato, alla nuova fase “aritmetica” di Milani, è stata
sostanzialmente negativa perché le modifiche del piano sono ritenute, e non a torto,
insufficienti e di facciata. E non è di secondo piano che su questa linea, abbandonando una proverbiale neautralità, si
sia attestato anche il Ministero dello Sviluppo Economico, per bocca del sottosegretario piddino De Vincenzi.
C’è però un sostanziale problema di tenuta di uno schema paritario di confronto, perché opporre
un rifiuto senza stabilire dove vada collocata l’asticella che separa l’ok dal
niet, significa recitare la parte dei terminali passivi e far sì che a dare le carte e a fare il banco sia sempre l'azienda, che
sulla base della proprietà commutativa dell’addizione può muoversi tra diverse
alternative di scelta rilanciando senza difficoltà e sempre a parità di saldo. Per queste ragioni l’unica
via di uscita, negozialmente creativa, sarebbe stata quella di un sindacato
capace di mettere sul tavolo una proposta organica di ristrutturazione
aziendale, incentrata non sul primato secco della redditività aziendale ma su una competitività compatibile con livelli occupazionali socialmente sostenibili e senza rischi di macelleria messicana. Per fare questo salto
di qualità è improrogabile dare un’ impronta confederale – e non
quindi territoriale e di categoria - al confronto con Indesitr, perché solo a quel livello è possibile disporre di competenze industriali e di ristrutturazione aziendale
adeguate alla produzione di un piano alternativo di matrice davvero lavorista e
sindacale. Quel che sfugge alla comprensione degli osservatori e dei cittadini
è il perché di questa oggettiva latitanza della confederazioni rispetto a un negoziato che riguarda la sorte italiana di un’azienda come la Indesit, leader di un mercato che rappresenta,
tuttora, uno degli anelli forti di un Made in Italy sicuramente indebolito dalla globalizzazione
e dalla crisi ma ancora decisivo per il futuro della nazione.
25 settembre 2013
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Tyger! Tyger! burning bright
RispondiEliminaIn the forests of the night,
What immortal hand or eye
Could frame thy fearful symmetry?
shenker for you:
EliminaBello il finale...spot pro Indesit? "la sorte italiana di un’azienda come la Indesit, leader di un mercato che rappresenta, tuttora, uno degli anelli forti di un Made in Italy sicuramente indebolito dalla globalizzazione e dalla crisi ma ancora decisivo per il futuro della nazione." Ma de chi stai a parlà de finmeccanica? Chiudono dai è inutile menare il can per l'aia.................
RispondiEliminaE poi...Made in Italy o in Polonia?
RispondiEliminaNon mi pare che in questo blog si sia mai stati teneri verso Indesit....che una chiusa diventi spot mi sembra improbabile. Se poi vogliamo fingere che Indesit sia una "robetta" facciamolo pure ma non dimentichiamo che per i fabrianesi è stata un vanto finoi a qualche settimana fa
RispondiEliminaTotalmente d'accordo
RispondiEliminaE' calato il sipario, Fabriano sarà come non l'avrete mai vissuta ne vista.
RispondiEliminaSIMONETTI, NONOSTANTE LE TUE GUFATE STAI TRANQUILLO CHE PURTROPPO PER TE E PER QUEI QUATTRO DEBOSCIATI E MENTECATTI CHE CI SPERANO, COMPRESI I TUOI EX COMPAGNII MELANO NON CHIUDE...
RispondiEliminaQuando uno non e' neanche capace di leggere non ci si può fare nulla....si chiama analfabetismo di ritorno ed e' una brutta bestia
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