30 novembre 2012

Non ci resta che piangere

La tempistica delle cose è un elemento centrale della dinamica politica. Anche quando sembra che gli accadimenti siano puramente casuali, si scorge sempre l'ombra di una volontà o di un disegno. E questi sono giorni di geroglifici e segnali di fumo. Al limite dell'escalation simbolica. Prima le primarie del Pd, con quello strano risultato a favore di Renzi, in una realtà cittadina di democratici sicuramente famelici ma geneticamente estranei alle onde d'urto del nuovismo e del cambiamento; poi l'ormai sicuro avvento del bambinello montezemoliano, che giunge non certo per portare la buona novella al sagramolismo ma per disarticolarne e affossarne le ambizioni. Ed oggi, tanto per concludere in bellezza il colpo su colpo della settimana che si chiude, l'annuncio dell'elezione di Guido Papiri alla Presidenza della Fondazione Carifac. Trattasi di nomina ampiamente prevista e già in data 8 luglio mi era capitato di commentare il ritorno di Papiri, raccontando il Pierrot di Belvedere tutto intento a passeggiare rimirando, con sicura speme di rispescaggio, le ampie finestre della sede della Fondazione Carifac.  Oggi l'annunciato miracolo dell'eternità che perpetua se stessa si è compiuto: il Pierrot di Belvedere è diventato l'Arlecchino pensoso di Picasso. E la santissima nomina alla Fondazione, guarda caso, avviene proprio mentre si fanno più incalzanti e fondati i sospetti di scissione del PD e le ipotesi di un nuovo gattopardismo centrista, aggregato attorno all'Italia dei carini. Papiri incarna, infatti, quasi plasticamente, il riserbo e la discrezione che servono quando ci sono grandi lavori in corso. E, da questo punto di vista, il curriculum di Papiri costituisce una garanzia per tutti i soggetti coinvolti nel gigantesco magheggio che si profila all'orizzonte: in primis, scissionisti montezemoliani del Pd e uddiccini preoccupati per la tenuta della golden share sulla maggioranza. In natura non esiste, infatti, disegno politico che possa fare a meno di una cassaforte, di un bastione finanziario, di una cattedrale economica in grado di ammorbidire, acquisire e orientare il consenso. Si possono spendere mille parole sul declino della Fondazione e sul profondo taglio di unghie che tale istituto ha subito a seguito dell'acquisizione della Carifac da parte di Veneto Banca. Ma altrettante è possibile pronunciarne per sottolineare il ruolo residuale ma tuttora importante e centrale che la Fondazione ricopre nelle dinamiche economiche e politiche locali. I giornali di oggi raccontano di un Papiri eletto con 17 voti sui 18 possibili. Ciò può significare due cose diversissime, un po' come il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno: che un grande elettore ha disobbedito alle unanimi indicazioni del sistema dando concretezza a una forma di curioso e solitario eroismo; oppure che il disegno centrista, di cui Papiri è parte integrante, ottiene il gradimento della quasi unanimità di ciò che resta della classe dirigente locale. Al cospetto dell'escalation politico finanziaria - a cui abbiamo assistito in questi giorni - spicca, come un controcanto opaco e malconcio, l'operazione Credito Cooperativo, che rischia di diventare la ridotta valtellinese di Peppe Mingarelli e degli ex Ds sempre più in caduta libera. Non ci resta che attendere l'esito del ballottaggio di domenica e l'ultimo valzer delle primarie in chiave faVrianese. Non ci resta che piangere.
    

7 commenti:

  1. ....O che la certezza fosse tale da suggerire a Papiri l'eleganza del proprio voto in bianco.

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    1. Ovvio non poteva mica prendere 18 voti su 18

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  2. :) anche questa è una chiave di lettura...

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  3. Cambiare tutto perchè nulla cambi ci stà proprio a fagiolo.

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  4. 非常に興味深い、面白い!

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  5. Profondo come il mare?

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  6. io penso che ovviamente papiri sia il vecchio e non solo anagraficamente anche se dotato nel di una lucidità e di una razionalità impressionante. Queste manovre sicuramente vanno lette nel modo che hai fatto tu giampietro, ma è il problema è che adesso il mondo al di fuori delle finestre che danno sul corso è molto cambiato e penso proprio che i grillini già saranno il sintomo di una deflagrazione epocale con cui fare i conti e come epocale è il cambiamento e la crisi che ci sta intorno e sotto certi aspetti per un cinico ma nell'animo vecchio rivoluzionario come il sottoscritto sono contento e aspetto che questa situazione che sotto il cielo offre una grande confusione, come diceva mao produrrà un risultato eccellente e ci sarà sicuramente da divertirsi!!!!!
    La spada dell'Islam
    Giuseppe Gagliano

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