27 aprile 2013

Fabriano e la sindrome belga

In questi giorni mi è venuto un dubbio atroce: di aver nobilitato la scaletta del pollaio politico facendone una scala santa, un condominio decente, un'agorà d'intelletti poveri ma umanamente tollerabili. Ho sbagliato e per questo mi sento in dovere di abiurare e di chiedere scusa. La politica a Fabriano non esiste perchè era soltanto esecuzione di ordini familiari e dinastici, secondo il modello feudale dei vassalli, dei valvassori e dei capetti Ardo. Ora che si è estinta la dinastia sono finiti gli ordini si è conclusa la parabola dell'esecuzione politica. C'è solo un gruppo ristretto che amministra il fallimento con le movenze disorientate del cane senza padrone, come se questa fosse una transizione tra le tante e non il terribile cambio di paradigma con cui evitiamo di fare i conti. C'è una sensazione diffusa di consunzione, di fine corsa, di ultima marea che lascia a riva un'unica e povera brama: durare, ricercando un titolo sui giornali come fosse una marchetta ricoperta d'oro, immaginandosi tra i nastri da tagliare e tra gli sguardi ancora fiduciosi e subalterni del concittadino che - siccome n'se sa mai -  riverisce un potere diroccato e gotico sperando di essersi ben posizionato per quando arriverà un'altra età dell'oro, delle mance e delle lavatrici. Rivendico con orgoglio di non aver mai ceduto alle semplificazioni del populismo e alla finzione, protratta nel tempo e senza un grano di vergogna, del cittadino in sella grazie all'imposizione di mani grilline. Ma è terrificante prendere atto che in questa città i partiti che dovrebbero garantire la tenuta del sistema e un recupero di dignità del territorio - ossia il PD e il PDL - sono corpi senza testa, sigle senza vita e finzioni disorganizzate. Il PD di Fabriano è da quasi dieci mesi senza un segretario, sostituito da una direzione collegiale che equivale all'annientamento di ogni potere e di ogni decisione che non sia quella imposta da un'amministrazione che risponde solo a se stessa e non certo alle forze politiche, che la sostengono senza il diritto di una parola, di un dissenso o di un ragionamento. Speculare e uguale è la situazione in casa PDL. Ballelli ha rassegnato le dimissioni dopo le elezioni politiche ma non si è registrata neanche una presa d'atto, un interrogativo, una discussione o la volontà di riprendere le fila di un'azione politica in un centrodestra tuttora diviso in due gruppi consiliari che non hanno ragione di esistere e che stanno facendo delle istituzioni un eterno campo di battaglia di personalismi e ripicche. Un conflitto incomprensibile che ha infestato la vita politica, allontanando tanti fabrianesi dall'idea stessa di un sostegno e di un impegno diretto nel centrodestra. E' un rassegnarsi bipartisan alla sindrome belga, l'idea di una città divisa tra fiamminghi e valloni in cui la cosa migliore da fare è il non fare, il delegare la sopravvivenza collettiva alle poche energie vitali che restano a disposizione, l'illusione che ci si rialza senza decidere e senza pagare il dazio delle responsabilità. Nessuno è così sciocco da pensare o da supporre che la nomina del segretario politico del PD o del PDL possa cambiare il segno di una città che inizia a fare i conti con la povertà e con la fame. Ma sarebbe già tanto per smettere di sentirci belgi riconoscendo che siamo italiani e fabrianesi: due bestie in un corpo solo.
    

4 commenti:

  1. pare quasi che c'hanno paura de fa' 'na figuraccia...chissà!?!?
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    G.R.

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  2. Buon giorno Gian Pietro ben tornato a Fabriano!
    Marcello

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  3. chi saranno i nuovi segretari del PD E PDL si sà qualcosa? ci sono dei rumors?

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  4. caro amico mio tu ragioni come i politici di una volta, oggi è tutto cambiato, per questo motivo ho lasciato perdere la politica.
    Donna Armanda

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