23 maggio 2014

Perchè domenica non voto e sono contento


Mi dichiaro senza diplomazie e senza paramenti: sono un elettore di mezzo ma non di centro, una genìa vezzeggiatissima nei sistemi maggioritari perchè oscillando sigilliamo vittorie e sconfitte, uno dei molti ma non troppi avvezzi al vagabondaggio elettorale inteso come movente primario, perchè prima vengono le mie idee, i miei capricci e i miei tiraggi di culo e solo in seconda istanza la ricerca del soggetto più adatto a darne una rappresentazione politica non banale e non scontata. Di fatto - anche in ragione di questo sanissimo ed eccentrico vagare, che taluni superficialmente biasimano come riprova di visione ondivaga - ho smesso di votare sempre allo stesso modo nel 1996 perchè l'appartenenza è sempre e comunque liberticida, e sinceramente non me ne sono mai pentito, perchè investire in un unico contenitore di emozioni politiche è tentazione che non può tentare chi ha conosciuto il tempo delle ideologie, coi suoi richiami pesantissimi e suoi grigi rituali. Le elezioni, infatti, servono per scegliere una formula di governo, per giudicare una compagine in carica o rinnovare parlamenti pletorici come quelli sovranazionali. Per questo l'utilità del voto e del non voto è mutevole e cambia in base alle situazioni, al contesto, agli interessi, agli opportunismi e agli scenari che di volta in volta si vanno a determinare. Inoltre il votare, e si mettano l'anima in pace i milioni di concittadini sedotti dall'apriscatola, non serve per cambiare il mondo, dato che la palingenesi è un'aulica fregnaccia che alla nostra età risulta non solo anagraficamente ottusa ma pure un tantino ridicola e pacchiana. Eppure, come tanti cittadini ed elettori, non sono mai riuscito ad essere totalmente pragmatico e laico nelle mie scelte politiche e spesso ho votato sull'onda di timori, furori e paure, di quel budellame di istinti che è parte integrante dell'inganno politico ed elettorale. Ogni volta reattivo e vigile innanzi al medesimo eco scoglionante: vada per il voto utile, si scelga il meno peggio, attenti a Berlusconi, attenti a Grillo, attenti ai fascisti, attenti ai comunisti, arrivano i nostri, cambieremo il mondo, vinco io, vinci tu, vinciamo noi. Un repertorio che si ripete e scavalla come un'onda e infinitamente concorre a replicare la rumorosa e stancante gara in cui si gioca soltanto a chi piscia più lontano. Fin quando arriva il giorno della nausea abissale e decidi d'essere sordo a ogni appello e indifferente alle parole manomesse e smerciate come opportunità e mondo nuovo. E d’incanto ti liberi dalla reclusione del senso di colpa, da quell'atavico civismo che vuole ogni buon cittadino alle urne col vestito della festa; ti emancipi dal raggiro illiberale secondo il quale "chi non vota non può lamentarsi", come se la sovranità popolare fosse vincolata e non invece assoluta e indivisibile, e ti rendi conto che l’astensionismo non è la morta gora dei pavidi e degli ignavi ma la zona franca di un'antica e prezzoliniana "congregazione degli apoti". Apoti in quanto gente che non la beve, che preferisce ammutinare per sottrarsi al ”tumulto delle forze in gioco per chiarire le idee, per far risaltare i valori, per salvare sopra le lotte, un patrimonio ideale, perché possa tornare a dare frutti nei tempi futuri” (Giuseppe Prezzolini). Sono sincero: ci sono mille ragioni per votare e altrettante per non farlo. Stavolta evito le urne perché non posso digerire una sinistra ridotta al vestito vermiglio del Ministro Boschi e alle battute del suo principale; diserto perchè non posso consegnare l'illusione liberale a una destra di Dudù e tutù, di vestali, amazzoni, assistenti ed ereditiere; passo la mano perchè non amo gli invasati coi capelli grigi e i guru coi ricciolini, osannati da un alveare di militanti che sconfinano nel sacerdozio politico e tanto manichei quanto gli antichi cristiani prima del Concilio di Nicea: mi piacciono gli alberghi a cinque stelle, molto meno le forze politiche che si danno il voto da sole. Il problema, secondo il mio modestissimo sentire, è che la malattia del sistema è purulenta e cronica ma la medicina, seppur scintillante e piazzaiola, è infernale e ansiogena quanto il male che pretende di sradicare. E così, verdianamente, tendo a pensare che “questa o quella per me pari sono”. Senza essere il Duca di Mantova nel Rigoletto, ma soltanto un cittadino appartato di questa povera patria. Buone elezioni a tutti!
    

9 commenti:

  1. Giampy.. personalmente sono molto affine a te, ma sto giro voterò per un semplice motivo, voglio che i grillini scoperchino la pentola europa finora rimasta una cosa che nn saprei definire, per il futuro valuterò, per domenica voterò M5Stars...

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    1. condivido sulla necessità di scoperchiare l' europa, ma visto quello che hanno dimostrato i grillini di saper fare, ovvero solo proclami, credo sia un errore sperare in loro!

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  2. io la butto là: astensione al 40%

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    1. Chi non ha la cassa integrazione non ha motivi per andare a votare.

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  3. astensione oltre il 55% ...se basta.
    Condivido gran parte del tuo ragionamento, ma non ce la faccio nemmeno a pensarlo per scherzo, di non votare...forse è un principio che mi porterà a sbagliare, ma preferisco sentirmi in colpa (se dovessi sbagliare) piuttosto che crogiolarmi nella leggerezza della facile giustificazione "perlomeno non l'ho votati io".
    ________________
    G.R.

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  4. Domani vedremo chi sarà il primo partito a Favria

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  5. Adesso cari Grillini andate a casa voi dimettetevi tutti.

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  6. Ora cari grillini dimettetevi e andate a casa voi.............

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    1. Questo lo decide Grillo, non tu.

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