14 maggio 2014

Su Ardo-JP il sindacato cambia musica?


 
Seppure con con la lentezza di un bradipo arrampicato sta maturando nel mondo sindacale del nostro territorio la consapevolezza che non è più sostenibile, sul caso Ardo, un’azione finalizzata soltanto a garantire l’erogazione della cassa integrazione e a cronicizzarne il ricorso e l'utilizzo. Negli ultimi anni le organizzazioni dei lavoratori, in parte costrette anche dalla complessità delle circostanze, hanno sistematicamente operato per favorire un’equivalenza culturale e mediatica tra diritto al lavoro e cassa integrazione. Ma tale equazione non solo non regge dal punto di vista della sostenibilità economica e sociale, ma ha pure determinato una profonda e irrecuperabile frattura in termini di consenso, alimentando progressivamente l’estraneità e l’insofferenza dei fabrianesi non direttamente coinvolti nella crisi Ardo e nella questione JP. Ora, se il sindacato si accontenta di tutelare soltanto i suoi iscritti può anche permettersi il lusso di trascurare la questione del consenso esterno, ma se vuole proporsi sulla scena con ambizioni di rappresentanza generale non può fare a meno di riflettere sugli errori strategici commessi negli ultimi anni e quale rischio rottura del patto di solidarietà comporti la difesa ideologica di ammortizzatori sociali lunghissimi e non universali, riservati soltanto ai dipendenti delle grandi imprese in crisi e lentamente e informalmente trasformati in salario di cittadinanza. Affermare che il decreto di proroga della cassa integrazione rappresenta “un segnale di continuità del progetto industriale” significa, appunto, riproporre di nuovo l’assioma che punta all’equivalenza tra ammortizzatori sociali e diritto al lavoro. Ma va anche detto che certi riflessi condizionati, frutto di comportamenti consolidati e di scelte reiterate e pluriennali, non si cancellano in pochi istanti e con un improvviso colpo di spugna. Da questo punto di vista è quindi segnale in controtendenza che le organizzazioni dei lavoratori sostengano che non si può continuare con la “fabbrica della cassa integrazione”, perché ciò significa che, nella granitica visione sindacale, si sta facendo largo un embrione di realtà, un frammento di universo che non va sopravvalutato ma che sul lungo periodo potrebbe anche determinare un'inversione di tendenza. Ed è sintomatico che il focus sindacale cerchi di spostarsi, seppur millimetricamente, sull’Accordo di Programma e sulla necessità di semplificare l’accesso alle sue risorse, per agevolare investimenti reali e interventi imprenditoriali. Il cambio di registro che comincia a delinearsi nelle posizioni del sindacato è ancora troppo tenue e incerto per approdare a posizioni nette sul declino di fatto dell’esperienza JP e sull’inutilità dell’Accordo di Programma, perché ciò significherebbe smentire anni di posizioni, di comunicati e di mobilitazioni. Ma questa è l’unica strada possibile perchè senza lavoro vero non c’è salario, non ci sono diritti, non esiste rappresentanza e il sindacato riduce la sua mission a quella di un centro servizi, che può andare bene come funzione collaterale ma non certo come asset prevalente del proprio agire. C’è una verità amara di cui molti mormorano e cioè che paradossalmente la sentenza di secondo grado ha dato “una svegliata a tutti” e ha definitivamente infranto l’illusione che si potesse vivere di cassa integrazione infinita. I 32 milioni di euro dell’Accordo di Programma sono un tesoretto utile per fornire il capitale necessario ad avviare una esperienza d’impresa basata sulla collaborazione dei lavoratori ex Ardo, una sorta di public company cooperativa. CGIL, CISL e UIL se vogliono uscire dal guado hanno il dovere di lavorare anche su questa possibilità ma per farlo avrebbero bisogno di figure interne non condizionate dagli errori degli ultimi. Il Ministro del Lavoro proviene dal mondo della grande cooperazione emiliana e potrebbe rappresentare un interlocutore attento. Se non ora quando?
    

8 commenti:

  1. Simonetti ti apprezzo perchè per essendo sempre molto critico nei confronti del sindacato sai anche cogliere e riconoscerne i cambiamenti

    RispondiElimina
  2. Sono amico del sindacato per cultura ma proprio per questo non posso che essere leale e severo. Non aiuti nessuno senza dire la verità

    RispondiElimina
  3. quando in un articolo ho letto " “un segnale di continuità del progetto industriale” riferito a dichiarazioni sindacali, mi è venuta la pelle d'oca e subito dopo 2 domande, la prima è stata al seguente, come un sindacato può gioire del riconoscimento della cig definendolo " “un segnale di continuità del progetto industriale”? la seconda : ma il progetto industriale dove è? perche' se il progetto industriale della J&P si limitava a garantire la cassa integrazione ai dipendenti riassunti e mai impiegati è un piano industriale che non da' un grande futuro all'industria stessa.
    poi subito dopo ho riflettuto su una contraddizione " come fa la cassa integrazione essere ritenuta un progetto industriale? una volta , e quì mi pare l'inizio di una favola, " tanto tanto tempo fa " i sindacati erano preposti alla salvaguardia del lavoro principalmente e dei lavoratori a ruota, oggi si sono limitati a fare il passacarte, avvallando ogni proposta della controparte , accettando il declassamento delle persone da operai a ombre improduttive , se non di malumori incrociati, stando alla finestra fino ad oggi , che a causa o per fortuna, in conseguenza di una sentenza il loro castello costruito sul nulla è prossimo a crollare? e ora un timido riverbero di memoria li ha fatti ricredere su tutto ilo piano operato fino a questo momento? mha !!! sono perplesso e da ex sindacalista sconvolto dal modus operandi fin quì espresso!! Simonetti fa riferimento all'Accordo di Programma , e la scappata di Renzi in visita a Senigallia in occasione dell'alluvione della settimana scorsa , in cui ha dichiarato che gli aiuti per l'emergenza si sarebbero messi a disposizione attingendo dai fondi dell' Accordo di Programma !!!!! mi fa pensare male anche sulla fine che faranno detti fondi!! che fino ad oggi l'accordo di programma sia stato un fallimento è certo, ma bisogna considerare che non c'erano le elezioni regionali alle porte , e come prassi questi fondi vengono tenuti volutamente in naftalina fino al momento della campagna elettorale, per poi inondare di progetti e soldoni il territorio rivendicandone l'operato!!! ma quì siamo nel campo delle malizie politiche!!! Muratori Davide

    RispondiElimina
  4. il problema, caro Simonetti, è che per prendere i soldi dell'accordo di programma bisogna avere almeno un'idea di cosa produrre. Se per trent'anni hanno assemblato pezzi di ferro per fare elettrodomestici che altri producono oggi alla metà del costo...campa cavallo. Però abbiamo la città creativa, in che cosa non è chiaro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma tu che cosa fai di così più nobile?

      Elimina
  5. Saremo pure operai che hanno assemblato "pezzi di ferro"ma non saremo mai imbecilli come te.Allora dall'alto della tua sapienza illuminaci... tu che da come scrivi hai fatto ben altro che assemblare" pezzi di ferro".Ma forse tu hai assemblato pezzi di caxxo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La critica a mio avviso deve essere rivolta ai gran capi e non agli operai che non c'entrano nulla, anzi son quelli che hanno pagato colpe non loro. Ed i miei strali vanno anche ai sindacati che non hanno mai raccontato le cose come stavano.

      Elimina
    2. pezzi di caxxo come te dovrebbero imparare innanzitutto l'educazione. Ma quando non si è capaci di fare altro che insultare...

      Elimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone