2 febbraio 2014

La crisi del commercio fabrianese e i monopoli immobiliari

La crisi del commercio è uno dei segnali più emblematici del crollo che aleggia su Fabriano, perchè un negozio che chiude è un'insegna che si spegne e un pezzo di socialità e di consumo che si estingue. Inoltre c'è da dire che la crisi della distribuzione è anche sintomatica di fattori macroeconomici, perchè attraverso di essa è possibile rilevare e quantificare la caduta del caduta del potere d'acquisto e dell'indice di fiducia delle famiglie. Quella a cui assistiamo a Fabriano è, quindi, una vera e propria morìa di esercizi commerciali che, inevitabilmente, produrrà disoccupazione aggiuntiva e senza ammortizzatori sociali, stimolerà la formazione di nuovi monopoli e una sproporzione tra domanda e offerta che spingerà in alto i prezzi come se si sguazzasse nell'oro invece che nella merda. Si tratta di un fenomeno che trova le punte più radicali nel centro storico dove la chiusura dei negozi si moltiplica e assume la forma di un contagio quasi quotidiano. La crisi del commercio è tutta sul lato delle entrate, una caduta progressiva degli incassi che rende insostenibili costi fissi di struttura che è necessario sostenere per poter garantire la continuità operativa. Tra i costi più pesanti e incisivi c'è sicuramente l'affitto dei locali che i commercianti devono pagare per poter operare in centro storico. Su questo elemento influiscono diversi fattori a partire da un sistema non regolato di accumulazione patrimoniale che ha prodotto pochi monopoli immobiliari che, non essendo soggetti al benefico e fondamentale meccanismo della concorrenza, hanno surriscaldato i valori d'affitto a prescindere da qualsiasi relazione sensata e sostenibile con la realtà dell'economia della città e del territorio. Ed è per questo che ciò che sembrava ingiusto ma sostenibile negli anni della polpa corposa e nutriente, diventa una corda al collo che si stringe e soffoca in un momento in cui si cerca di sopravvivere raschiando direttamente l'osso. Ovviamente, al di là del giudizio socialmente ed economicamente negativo sulla formazione di certi monopoli immobiliari, nessun sistema di governance amministrativa, tanto meno quello locale, può imporre formule di gestione e valori calmierati degli affitti, perchè si tratta di ambiti che rientrano nel quadro inviolabile della proprietà privata, ma è quasi lapalissiano affermare che talune formule di egoismo proprietario fungono da catalizzatori e da acceleratori della crisi del commercio locale. In realtà la gestione degli affitti in centro storico esprime non solo una concezione brutalmente metalmezzadra dell'egoismo - per cui ci sono proprietari così irrazionalmente antieconomici da preferire di non affittare piuttosto che portare i valori a livelli di mercato compatibili con lo scenario economico locale -, ma anche una visione nostalgica del passato, che impedisce di fare i conti con una crisi della città che non è  passeggera e transitoria ma definitiva e strutturale. Un monopolista immobiliare, capace di esprimere un minimo di lungimiranza, dovrebbe comprendere che un centro storico spogliato di attività commerciali non mette solo in crisi un tessuto sociale, ma determina, in parallelo, anche un crollo della patrimonializzazione degli immobili di cui vanta la proprietà  Invece, in questa città di ex gradassi, si persevera nel rifiuto di quella che è una vera linea di salvezza quando la liquidità scarseggia: pochi soldi ma maledetti e subito, perchè guadagnare di meno è sempre meglio che non guadagnare per niente. Ma purtroppo questa città, oltre alle lavatrici, è stata anche levatrice di un esercito di teste di legno - per non dire di peggio - convinti di essere i più intelligenti del mazzo solo perchè erano stati capaci di cumulare vani invece che scampoli di intelligenza. Oggi chi ama questa città non può che soffrire di fronte a un centro storico che è stato teatro della nostra socialità ed è ridotto a scheletro. Un degrado che non deriva solo dal destino ma anche dall'ottusità e dal "braccio corto" di certi proprietari. E alla fine viene pure da provare un certo piacere di fronte alle chiusure di chi è convinto che bisogna tutelare il valore teorico dei muri e dimentica che l'argilla non si mangia e la mortadella si compra tirando fuori dalle tasche gli euro e non certo mattoni con la filigrana.
    

8 commenti:

  1. L'assessore al commercio che dice?

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  2. chiuderanno tutti oramai il declino è inesorabile tante famiglie andranno via da Fabriano nei prossimi mesi

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  3. Sarò brusco....

    con tuo disappunto e quello di opposti comunisti, non penso ci possa essere un monopolio immobiliare in un Comune con più contribuenti per la 2 casa+commerciali, che per l'abitazione principale!!!
    10.312vs11.807
    http://www.tesoro.it/primo-piano/documenti/IMU_per_comune_contribuenti.pdf


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  4. Non e'solo al centro che chiudono,purtroppo............ Questo deve far capire che qui ancora c'e' gente che fa i cavoli suoi,anche avendo proprieta' sfitte,grazie al quel sitema di amicizie e amici degli amici.Meditate gente. COn stima!

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  5. Certo che con la botta della tares e delle altre imposto del comune, una bella spinta alla chiusura tini e immacolata riscossione una bella spinta alla chiusura la hanno data. Ma tanto loro i soldi li prendono e li spendono fuori.
    F.t. Tex

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  6. bisogna lasciare i locali sfitti, non credete che questa gente se ne freghi. sono talmente attaccati ai soldi che solo a tenerli liberi non dormono di notte

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  7. Ma arriva crocetti la qualunque è il nuovo staff che affiancherà il direttivo del Pd...questo è il cambiamento! Per il segretario del Pd la politica si deve reinventare....poro pupo!!! Ke tristezza

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    1. CROCETTILAQUALUNQUE, A LAVORARE DEVI ANDARE. ALTRO CHE POLITICA

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