3 febbraio 2014

Sei di Fabriano se....

 
E' successo tutto in poche ore. Nella vulcanica mente di Don Andrea Simone, giovane parroco di Melano, matura un'idea giocosa: aprire su Facebook una pagina dedicata alla sua città di origine - Putignano - invitando i concittadini a descriverla attraverso un semplice e suggestivo richiamo di ricordi e di aneddoti personali. Il successo è immediato e a Don Andrea viene in mente di replicare l'operazione su Fabriano, per sciogliere con un sorriso le molte tensioni che attraversano la nostra città e rimbalzano quotidianamente anche nei social network. La pagina si intitola "Sei di Fabriano se..." e, in poche ore, viene letteralmente invasa di concittadini entusiasti che chiedono l'iscrizione e partecipano al gioco, postando centinaia e centinaia di ricordi, ripresi e rilanciati da altri concittadini attraverso una condivisione che si diffonde e si amplia in forma magmatica, anarchica e virale. Il gruppo spumeggia di una trasversalità generazionale, sociale e di genere che si ricompone spontaneamente in una trama unitaria, in un disegno in cui l'elemento unificante è costituito dalla memoria di una fabrianesità vissuta con una nota di allegra e sorridente nostalgia. Un'esperienza che si fa rapidamente deposito traboccante di spunti, aneddoti, persone, memorie e rimandi che fanno di questo spazio virtuale il luogo d'innesco - del tutto inatteso e imprevisto - di un desiderio di socialità che, fino ad ora, non aveva trovato nè formule nè veicoli mobilitanti ed efficaci. E' come se un pezzo di città si fosse di colpo risvegliata e spogliata di antiche remore, di quel richiamo primordiale a rinserrarsi in cerchie ristrette e controllate, di quella vocazione arcaica che la spingeva a coltivare una verticalità di relazioni che, lentamente, ha trasformato Fabriano in uno spazio chiuso e popolato da una comunità selvatica e scontrosa. In poche ore l'idea semplice e originale di Don Andrea Simone è diventata un brand, il marchio di una socialità possibile e in cerca di nuove sponde. E la forza di questo marchio non risiede solo in un bagno di momentanea nostalgia o in uno sguardo all'indietro velato di ricordi, ma in un vero e proprio ritorno al futuro: riappropriarsi di questa città che sta perdendo l'anima, che soffre, che si sente, si vede e si riconosce povera ma forse ancora bella. Ed è per questo che a Don Andrea spetta un compito immediato e quasi  pastorale: essere il garante del marchio, il cerimoniere partecipe ma neutrale - in quanto concittadino d'adozione e vocazione - di un esperimento che potrebbe e dovrebbe anche uscire dalla pura e semplice dimensione virtuale. Essere garante significa evitare che qualcuno provi a metterci il cappello, a privatizzare un ribollire d'emozioni che è e deve restare patrimonio di tutti i fabrianesi. Ha raccontato uno studioso americano che, nelle notti d'estate, quando si accende una lucciola dopo qualche istante la quantità di lucciole che si accendono aumenta e poi aumenta ancora come guidate da un richiamo di natura, fin quando cominciano ad accendersi e spegnersi all'unisono, come fossero interpreti di una danza coordinata e istintiva. Su questa pagina si sono improvvisamente accesi tanti piccoli frammenti di memoria cittadina e sarebbe davvero un peccato spegnerli di colpo e tutti insieme, replicando ancora la cronica incapacità dei fabrianesi di fare squadra e di pensare all'unisono. Per una volta sarebbe bello che fossimo capaci di tirare senza sentirci obbligati a cogliere a e domandarci con disdegno chi ci guadagna e chi ci perde.
    

6 commenti:

  1. Perche' il fabrianese ce l'ha l'anima, basta che non je tocchi i SORRRRRDI! G.

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  2. Sei favrianese se te ricordi GPS co li capelli lunghi che chiacchierava co la Melandri a Roma quando ancora non era "famosa"

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  3. Sei favrianese se nonostante lo stai pjando nel c...o, ancora voti per li stessi che te se stanno incu....o

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  4. Sei favrianese se, nel 1975, quando facevi tappa andavi ad ascoltare la musica e a fumare nel locale sotto al cinema Giano

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  5. La Marinelli e Notari hanno già nascosto il cappello al prete !!!

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  6. Se annavi a gioca' da rigoletto sotto l'arco,

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