Sul market sociale leggete e poi incazzatevi

 

Sul market sociale - dopo le strombazzate iniziali e inaugurali, con la dirigente dei servizi finanziari direttamente comandata al solenne taglio del nastro - è caduto un assordante silenzio. Questo blog, come sempre in direzione ostinata e contraria, ha cominciato a martellare di domande sul tema già verso la fine dello scorso anno; quesiti riproposti giusto qualche qualche giorno fa, ma di nuovo accompagnati dal silenzio dell'assessore Saitta e dell'intera amministrazione comunale. Sinceramente la cosa non ci ha sorpreso. Anzi ci saremmo sinceramente meravigliati del contrario, dato che questa è una Giunta che amoreggia con gli spazi chiusi e coltiva affinità elettive con gli androni ammuffiti e le cantine impolverate. E allora ho provato a solcare il silenzio non innocente ricercando qualche fonte, perché vale sempre il principio giornalistico secondo il quale se dopo aver bussato nessuno risponde si attende giusto un pochino e poi, educatamente, si prende a spallate la porta chiusa. Gira che ti rigira, edopo tanto cercare, mi è caduto l'occhio sul progetto del Comune di Fabriano relativo al Market Sociale, che ha ottenuto 82.000 € di finanziamento dal Fondo UNRAA del Ministero dell’Interno. Come già ricordato nel post del 28 dicembre scorso, il suddetto finanziamento non va considerato nella sua generica totalità ma opportunamente spacchettato, perché esso prevede che ben 46.mila degli 82 mila euro di valore siano di cofinanziamento, ossia riconducibili alla regola per cui un donatore non copre l'intero costo del progetto, ma domanda al richiedente o ad altri partner di garantirne una quota attraverso fonti proprie. Di fatto, quindi, il Comune deve reperire 41 mila euro a cui si sommano 5 mila euro di cofinanziamento assegnati alla cooperativa il Tulipano, che risulta essere l'unico partner del progetto. Il prospetto del budget ci rivela, inoltre, anche un altro elemento interessante per la valutazione dell'efficacia e dell'efficienza del market sociale e cioè che l’intero ammontare delle risorse messe a disposizione dal Fondo - alla faccia del volontariato - viene totalmente assorbito dal costo del personale:

• due assistenti sociali per un costo totale di 41 mila euro; 
• due operatori del market per un totale di 19 mila euro; 
• una segreteria amministrativa per 5 mila euro; 
• un operatore per il recupero degli alimenti per 17 mila euro.

Di fatto, quindi, metà delle risorse vengono consumate per remunerare l’attività di due assistenti sociali che, udite udite, servono per valutare i nuclei familiari in effettivo stato di povertà, a riprova che quando c’è di mezzo la mano pubblica prima si pensa alle esigenze del personale addetto e sono in seconda battuta ai destinatari del servizio erogato. In soldoni l’onere a carico del Comune ammonta a circa la metà delle risorse previste dal progetto, pari alla remunerazione delle due figure di assistenti sociali. E questo sarebbe il luminoso risultato della battaglia della giunta Sagramola contro la povertà? Ma complimenti!!!E questa sarebbe la buona prassi di livello nazionale sulle modalità di approccio ai contesti di disagio sociale? E me cojoni!! Altra domanda degna di attenzione e di nota: la quota di spettanza del Comune è stata iscritta a Bilancio ? La faranno pagare ai cittadini con qualche piccolo ritocco di tariffe o si ricorrerà ad altre liberalità? Fateci sapere please e grazie per averci fatto diventare ferocemente liberisti, dalla punta dai capelli all’alluce, oltre che nemici giurati di tutto ciò che fa percepire il minimo retrogusto di statalismo e d intervento pubblico. 

P.S: ma il supermercato sociale non era una struttura basata sul volontariato? Che ne pensano caritas e San Vincenzo de' Paoli?