19 ottobre 2012

Fois Gras "FaVrià": il declino d'un DOP

Domani in Consiglio Comunale, con ogni probabilità, non ci sarà anima viva a rappresentare le principali imprese del territorio. Perché il nuovo capitalismo cognitivo è nomade e il capitale itinerante. E anche se sei cresciuto dimensionalmente tra questi quattro cantoni, non puoi esimerti dal ragionare di mobilità, competitività e globalizzazione. Per le aziende condannate ai ritmi e allo stress del turbocapitalismo, in crisi di successione e di alleanze strategiche, un consiglio comunale equivale a una cagata di vacca in alpeggio, da evitare con perizia e senza troppi complimenti. La maleducazione del diniego e la finta educazione della lettera di scuse per emendare l'assenza, quindi, esprimono un comune sentire, una scrollata di spalle che, a tutti i livelli, l'economia dispensa alla politica perché alla fine, per decidere, si bussa sempre a denari e senza i rallentamenti e gli impacci di una democrazia rappresentativa sputtanata dagli scandali e dalla imperante medietà del ceto politico. Per questo il Consiglio Comunale di domani sarà ricordato come l'epilogo di una brutta storia, un calcio bene assestato al culone flaccido di una città di capetti in disuso e capireparto "capisciotti", costretti a ridimensionare sicumera e pretese. La frattura tra imprenditoria locale e faVrianesità rappresenta la fine di un modello culturale, che è quello del Fois Gras "FaVrià": un esercito di oche obbedienti e giulive, costrette ad accumulare più benessere del giusto e del necessario, in cambio di una totale stanzialità culturale, civile e politica, buona per non disperdere energie lavorative e mantenere fegati ingrossati, ingrassati e, per questo, fedeli alla causa metalmeccanica e all'accumulazione bilaterale di capitale aziendale e di patrimonio familiare. Da domani le oche del Perigord fabrianese avranno la possibilità di comprendere, anche nella dimensione del simbolico, che tutto quel ben di Dio, quel grasso in esubero e quel benessere sgocciolante non erano un dono dell'impresa madre dedita alla filantropia, ma il corrispettivo di un grande disegno di industrializzazione senza fratture; un'industrializzazione necessariamente collegata alle strategie di produttività di un sistema che fingeva di essere aperto e rinascimentale per far transitare meglio la grande suppostona prussiana e assistenzialista. Il Fois Gras "FaVrià" è, quindi, apparso, per decenni, una leccornia originalissima, un prodotto tipico inimitabile, un sapore differente in cui convergevano la tenacia dei marchigiani, la sopportazione dei mezzadri e il genius loci delle genti pedemontane. Oggi sappiamo, con certezza, che era soltanto una sbobba adulterata e funzionale ad altro. Da questo momento, quindi, le oche allevate in batteria dovranno abituarsi a sopravvivere senza la sponda di allevamenti tristi ma rassicuranti, senza il quadretto domenicale di famiglie riunite per il pranzo col padre che, al momento della moka, annuncia di aver parlato con Tizio, Caio e Sempronio che  metteranno una toppa per questo figlio che non riesce a trovare .lavoro. Si racconta che a Monterrey in California, in una baia popolata di pellicani, furono insediati stabilimenti che inscatolavano pesce per le truppe americane dislocate in Europa a combattere i nazisti. Col passare del tempo i pellicani smisero di cacciare, alimentandosi con gli scarti prodotti dall'industria conserviera. Fin quando, per via di questa inattesa zona di comfort, rischiarono di estinguersi e furono salvati soltanto dal sopraggiungere di pellicani selvatici, ivi condotti per insegnare ai "viziati" a cacciare di nuovo e a salvare il becco e l'equilibrio di un intero ecosistema in crisi. 
    

19 commenti:

  1. sara' la fine del fois gras "Nebbiano" soprattutto

    RispondiElimina
  2. soprattutto ma non solo....

    RispondiElimina
  3. ripartire da zero puo essere l’occasione per ripartire da zero, il proble ma è la capocciaccia dura di tanti fabrianesi

    RispondiElimina
  4. ehm.. ho messo un ripartire da zero di tro ppo

    RispondiElimina
  5. Fois Gras troppo culturalmente elevato per il faVrianese, dicasi "grascia" come cantavano i Motozappa.
    Ne approfitto per sottolineare un problema finora passato sottotraccia, quello del patto di stabilità, il comune, in attesa di avere certezze sulle entrate, ha bloccato qualsiasi pagamento inerente gli investimenti dai primi di maggio, ciò vuol dire aziende più strozzate di quello che già sono, per citare chi mi ha preceduto, non si tratta di ripartire da zero, ma da parecchio sotto

    RispondiElimina
  6. Che amarezza ad ammettere che è tutto vero...e mi chiedo quale sia la responsabilità della politica in tutto questo....
    AAA cercasi pellicani selvatici!!!
    Presto!!!
    Rosita

    ps: grande Gia!

    RispondiElimina
  7. Ribadisco quanto ho scritto nel tuo articolo "Imprese in fuga: i rischi del Consiglio aperto" a cui nessuno a replicato e non per la lunghezza. Non mi va di riscrivere altre 4.096 caratteri, non faccio nemmeno "copia incolla". Aspetto il tuo resoconto che farai dopo il Consiglio Comunale.
    Maurizio Corte

    RispondiElimina
  8. Domani per contrappasso con le sprezzanti multinazionali racconterò la storia di un imprenditore fabrianese che mi ha chiesto di parlare della sua storia e di come vorrebbe salvare la sua azienda in crisi. Credetemi ne vale la pena

    RispondiElimina
    Risposte
    1. attendo con ansia....con birra e popcorn!!!
      ______________
      G.R.

      Elimina
  9. molto significativo è soprattutto il fatto che l'unico a rispondere "presente" è stato Fedrigoni...l'unico "estero"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. forse perchè, a dispetto di quello che si può pensare, è un tipo di imprenditore di un altro pianeta....(per quel poco che so)
      ____________
      G.R.

      Elimina
    2. E' veneto, mica marchigiano (o peggi, faVrianese).



      Elimina
    3. ah ah ah, non c'era neanche lui..........

      Elimina
  10. beh che figura di merda i capitani d'industria locali!

    RispondiElimina
  11. "Anche Olivetti era un imprenditore illuminato, peccato che sia fallito"

    RispondiElimina
  12. L'imprenditore non è fallito, è fallita successivamente l'azienda nel momento in cui i grandi magnati della finanza ci hanno messo lo zampino. Fare i finocchi con il c...o degli altri và molto di moda in Italia e la grande impresa è tale perchè aiutata dalla politica e dai salotti giusti della finanza altrimenti col cavolo che diventi multinazionale. Oggi fanno chiudere piccole medio imprese che sono quelle che hanno da sempre sorretto l'economia nazionale. Mai o irrisori aiuti di stato e ambienti di lavoro ideali per i collaboratori. Molto differenti dall'essere una matricola all'interno di una multinazionale. Oggi l'essere quotato in borsa non garantisce la reale eccellenza che si presume abbia una società quotata. Di esempi ne abbiamo molti purtroppo l'intreccio di conflitti di interesse spesso riversano sul mercato delle vere bufale e dei falsi miraggi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che ne dite???Facciamo un "tavolo"????

      Elimina
    2. Uno solo ? E come lo facciamo di vetro o legno ? Scherzi a parte sarebbe molto interessante

      Elimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone