26 ottobre 2012

La Indesit in rosa e i salami di Santino

Insaccato in budello gentile anche detto culare
Quando alle grandi calure estive subentrano i primi acquazzoni la terra emana un inconfondibile odore e si riempie di lumache e vermi inumiditi. Con la crisi economica il fenomeno si replica, con la differenza che alle lumache subentrano gli economisti e i vermi vengono rimpiazzati da indovini più ispirati di una Sibilla Cumana. E' quel che accade anche in piccoli centri come FaVriano, che in questo periodo difetta sicuramente di produzione e fatturati ma non si fa mancare nulla in quanto a generazione - a ciclo continuo - di figli della dea Minerva ed emuli reincarnati di Adamo Smith. E' sempre più diffusa, infatti, la tendenza a incontrare conoscitori del mercato alla cassa del supermercato, decodificatori di scenari che sorseggiano il caffè al bar e visionari proiettati in avanti che si fermano a parlare di lavatrici mentre hai in mano dodici bottiglie da un litro e mezzo di acqua da caricare in auto. Ragion per cui il cassintegrato, la casalinga e il pizzicagnolo - tanto per dire di qualcuno - sono arrivati al punto di parlare quasi con affetto della "crisi del bianco", maneggiandola con quella confidenza che si riserva alle cose e alle situazioni che si conoscono a menadito e col supporto della scienza. E cresce senza tregua e senza sosta anche il numero dei faVrianesi che medita a voce alta sui limiti e sui rischi intrinseci del monoprodotto e su un futuro necessariamente multilevel. Insomma, sono morti e sepolti i tempi in cui si discettava su chi fosse il migliore dei tre porchettari del mercato del sabato e se fossero più degne di bisboccia le salsicce di Santino o quelle di Bilei, con annesso codazzo di tifosi e palati addestrati al consumo e alla tenzone gastronomica. Questo improvviso interesse per le dinamiche settoriali, le crisi congiunturali e le apocalissi distrettuali, oltre ad aver abbassato di molto il livello qualitativo e godereccio delle conversazioni, ha prodotto effetti miraggio confinanti col delirio. Il più clamoroso è quello che vuole il "bianco" totalmente devastato dalla concorrenza sleale e dai satanici meccanismi del WTO e della globalizzazione. Esattamente ciò che avrebbe condotto al baratro il terzismo della Ardo - dio ci scampi dal solo alludere a responsabilità di proprietà e management -, che sarebbe alla base delle voci che danno sulla rampa di lancio tutta la baracca e tutti i burattini Indesit e ipotizzano inevitabili accordi con grandi produttori mondiali, premessa necessaria di trasferimenti di sovranità, di proprietà, di decisione e di lavoro ispirati dal complotto delle forze economiche e dei poteri forti. Poi in un giorno qualunque l'occhio cade su una notizia on line, ove si narra che Indesit vede rosa e tutto il viola addobbo funebre che avevamo preventivato e percepito si volge al roseo e quindi al celestino: "A dispetto della crisi e del rallentamento del settore, Indesit chiude il terzo trimestre con risultati in controtendenza e stima un aumento dei ricavi anche per tutto il 2012. Se il numero di elettrodomestici venduti scende, il prezzo e il margine medio sale, a dimostrazione del fatto che l’azienda di Fabriano si è ritagliata una forte posizione nel segmento medio alto della gamma, che è anche quello con margini maggiori. Tra gennaio e settembre i ricavi di Indesit sono saliti del 4,6% a 797,6 milioni, ma ancor più significativo è l’aumento dell’utile operativo, cresciuto del 22,5% a 43,1 milioni e quello netto del 37,6% a 20,6 milioni." Verrebbe subito da commentare e sti cazzi! Dopo averci trapanato per anni il cerebro, fino a convincerci tutti di essere giustamente condannati a morte in nome del libero mercato e del liberissimo profitto, apriamo il giornale e scopriamo che Indesit scoppia di salute? Come direbbe il Marche del Grillo, permettete che so un po' incazzato? La chiusura di None, il dolore per la fabbrica piemontese troppo costosa, i fischietti della manifestazione nazionale degli operai del gruppo tenutasi a Fabriano, le voci insistenti su nuovi approdi milanesi di tutti le funzioni decisionali dell'azienda. Ci eravamo fatti l'idea che Indesit soffrisse, che avesse poggiato un po' di culo a terra e che, per solidarietà territoriale e originaria, fosse quasi necessario un accordo di popolo sui suoi saluti e baci al paesello. Invece cresce tutto: utili, ricavi, margini operativi. E diminuiscono i debiti, ossia il contrario di quanto accade a chi è davvero in crisi e tira il fiato coi denti. E allora, come mai questo bisogno di mollare gli ormeggi, questo fare di necessità virtù quando la necessità non sembra così necessaria come moltissimo si è detto, scritto e pensato? Preferisco non darmi risposte e fare un salto, colesterolico ma liberante, da Santino Tritelli, perché c'è più verità in quel soppressato di budello gentile che in mille bilanci consolidati e millanta crisi ma non troppo del bianco che più bianco non si può.
    

11 commenti:

  1. Per questo chi va ripetendo in coro la manfrina della crisi non solo è colpevole ma è complice. La crisi non c'entra... La crisi di Fabriano nasce da due elementi: la prima dalla incapacità della classe dirigente di capire i movimento del mercato e di innovare o regolarsi di conseguemza; la seconda dalla voracità di unncapitalismo che guarda solo al profitto e che come una idrovora succhia tutto salvo andarsene ove non ci siano più lauti margini di profitto. La Indesit è solo un piccolo esempio di ciò che succede per esempio alla Fiat o alla Alcoa. E noi, diamo ancora retta ai pifferai della crisi... Ma che ci frega oh, ci fanno l'evento... Che bravi! Invece di prenderli come esempio, come modello e trattarli con riverenza dovremo prenderli a calci nel .... Immaginatevelo.

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  2. io mi ero fermato al titolo....e già sentivo la gastrite!!!!!
    a parte che quando si parla di Spa, una notizia di un giornale "locale", lascia per forza il tempo che trova....che i bilanci, sono come la pelle della "sacca dei gioielli di famiglia", soggetti alle più disparate interpretazioni...insomma, diciamo che c'è da tornare ottimisti???...ah - beh!
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    G.R.

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    1. Questa crisi da una parte per queste aziende è stata una manna. Licenziamenti facili, cassa integrazione a go go, contratti di lavoro scandalosi. E quando mai hanno avuto così tanta grazia.

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  3. Mha che questa SPA abbia goduto di contratti e/o scandalosi non è frutto della crisi ma di un sistema che permetteva a tutti di lasciare gente 4 anni tra agenzie interinali. Che poi sia una manna per mandare via chi è entrato nella SPA per intercessione del amico del parente del ricattatore locale del politico di turno ben venga. Vogliamo o no ammettere che di fannulloni ce ne sono molti nelle aziende ? vogliamo ammettere o no che se devo fare un prodotto e chi me lo assembla se ne sbatte i maroni e allora io mi limito a fare un prodotto medio e dico ma se deve essere medio me lo faccio fare in Bulgaria. Vogliamo ammettere che in molti si sono seduti sugli allori ? Delle volte sarebbe il caso di viverla la SPA per capire come vano le cose e non parlare solo di famiglia. Apriamo l'IKEA a fabriano ? oppure chiediamo a Apple di farci gli ifonne cosi arrivano con gli schermi sottosopra. Un mio amico partenopeo ancora mi racconta di come torna la sera con le braccia a pezzi perchè satina alla perfezione e di come non capisce come mai suoi colleghi arrivano tutti belli freschi e se ne vanno poi in palestra....

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    1. Una conferma che la crisi è anche stata funzionale. Chiamiamola pulizia dei fannulloni o dei raccomandati ma questo è. Inoltre in SPA ho avuto esperienza e proprio per questo dico che la priorità delle aziende quotate sono gli azionisti e le trimestrali, mercato e risorse umane passano in secondo piano. La legge inesorabile dei numeri. Che poi li si ottengano con licenziamenti o delocalizzazioni non importa come non importa se utilizzo contratti che giustamente fai notare esistono ma che sono stati l'inizio della fine.

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  4. so.. sleep now in the fire

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  5. Sinceramente sono rimasto un po'interdetto nel leggere su Repubblica questi dati trimestrali della Indesit perchè sono in controtendenza rispetto a un senso comune che si è formato anche in base alle informazioni che filtravano in città. Visti i datiusciti giusto qualche giorno dopo un salto in Consiglio Comunale potevano farcelo.

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    1. sai meglio di me, che a volte gli articoli di giornali vengono utilizzati al rovescio...non tanto per fotografare una situazione, quanto per assemblarla... ;-)
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      G.R.

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  6. Anche la FIAT guadagna tre miliardi di dollari nel mondo e ne perde 700 milioni di euro in Italia, le multinazionali non debbono piu' garantire bulloni da girare fuori prezzo, per fare un favore ai territori, ma devono investire parte dei loro utili nei territori di provenienza per creare innovazione e riconversione. Giusto oggi leggevo di un noto produttore di salame che, quasi sbigottito, affermava: Fabriano le certificazioni europee non le otterra' mai perche' per fare i laboratori a norma ci vogliono gli investimenti ... Non aggiungo altro! Rimaniamo sempre al palo ...

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    1. beh questa del salame è rivelatoria....e pare che siano stati messi a bilancio 0 € per il salame di fabriano. E' tutto un dire...

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    2. Sabato Fiat ha dichiarato un utile se non sbaglio di 250 Mln in Europa fonte 24ore, per il Salame vi invito a toccare con mano, e io sono solo un consumatore, invece di farvi consigliare da chi vede con gli occhi di un metalmeccanico un prodotto inarrivabile per chi macella e insacca in batteria....la sapete quella della volpe e dell'uva vero.....

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