13 aprile 2013

Gianmario il Globetrotter triste



Il Pd marchigiano ha fatto con Spacca quel che fecero i conservatori sovietici con Gorbaciov nel 1991: aspettare che fosse abbastanza lontano dai centri decisionali per attivare il piano d'azione golpista. A Spacca, bontà sua, non è toccata la reclusione in una dacia sul Mar Nero ma di certo gli è stato piantato in faccia uno schiaffo politico devastante: essere estromesso dal ruolo di grande elettore nelle votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica, grazie a quel terreno propizio di congiure e rese dei conti che è il voto segreto. Spacca non ha potuto far nulla per sventare il complotto, perchè è difficile manovrare via telefono dal Vietnam, condizionato dai fusi orari, dalle celebrazioni, dalle commemorazioni e dagli incontri commerciali. C'è voluta una toppa peggiore del buco per porre rimedio a un voto che certifica non tanto e non solo una crisi politica quanto la fine di un'epoca: quella dell'egemonia spacchiana, del governatore su cui non tramonta mai il sole, del Preferito della grande industria fabrianese che era diventato più potente della sua stessa sorgente di origine e di legittimazione. Il Pd marchigiano, dilaniato da una spaventosa debacle alle recenti politiche, ha iniziato la resa dei conti con un Governatore reo di aver sposato la causa montiana proprio a ridosso delle elezioni e con un'azione felpata e gattesca che ne ha reso ancor più indisponente il tradimento. Sono stati molti i fabrianesi che hanno gioito di questa "sdenticata" spacchiana, perchè il popolo annusa rapidamente e istintivamente l'odore della disfatta ed è subito pronto e manzoniano nel dimenticare il servo encomio e nell'aderire al codardo oltraggio. E la cosa non sorprende perchè siamo tutti pronti al tafazzismo, acutamente redarguito da un commento che ho ricevuto di persona: "Adesso che avemo perso Spacca a Fabriano non c'è rimasto niente". Come a dire che il Governatore era l'ultimo strascico di un tempo in cui Fabriano era il vero capoluogo economico e di potere delle Marche. E per questo, se sappiamo guardare appena oltre il naso, possiamo sostenere che della sua disfatta politica pagheremo una quota parte anche noi fabrianesi, eternamente incapaci di fare squadra e sistema. E fin qui siamo alla politica e a opinioni variegate e opinabili. Ma quel che mi ha colpito di questa vicenda è la reazione al voto di estromissione che Spacca, dal Vietnam, ha pubblicato sul suo profilo di Facebook: "Viste le varie situazioni viene proprio da chiedersi se non sia il caso di restare qui, come stanno facendo tanti giovani pieni di coraggio". Una reazione malinconica, crepuscolare, lontana dal lucido realismo del manovratore moroteo e democristiano. Una reazione di distanza dagli affollamenti della lotta politica che Spacca, negli ultimi mesi, ha trasmesso con una certa costante insistenza, un'impressione di sollievo che sembra coglierlo tutte le volte che si trova altrove, in viaggio, quasi che il viaggiare sia la ragione fondante dei suoi spostamenti e la vera spinta con cui elaborare il lutto del proprio crepuscolo politico. E forse anche questo spiega lo sguardo continuamente rivolto verso le lontane contrade dell'Est, la passione per Matteo Ricci, il gesuita marchigiano che ha evangelizzato la Cina, e per Carlo Urbani, il medico di Castelplanio che per primo diagnosticò la Sars nell'Estremo Oriente. Insomma un Gianmarco Polo, un globetrotter triste e stanco di quel teatrino della politica e del potere di cui è stato a lungo protagonista. Ma come diceva il grande Marcel Proust "l'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi ma nell'avere nuovi occhi".
    

7 commenti:

  1. Abbiamo un nemico comune. Il problema oggi si pone con più forza e non è di poco conto. La "costa" contro la "montagna", la popolosa (e pesante in termini di voto) Ancona che vede il governo regionale come cosa propria, del capoluogo prima che della intera regione. Negli ultimi 50 anni la forza industriale e la qualità politica dell'Alta Valle dell'Esino ha bilanciato questa volontà egemone. Oggi la grande industria soffre e nelle Marche la Grande Industria è Fabriano. Ho vissuto da esterno perfino le pressioni del FAI di Ancona sugli amici del FAI di Fabriano che hanno preso "troppi voti" per il ponte dell'Aera come luogo del cuore; "bisognava" votare per un monumento di Ancona come se anche nella difesa del nostro patrimonio storico vi fossero priorità e classifiche legate al "capoluogo". Se le cose stanno così (stanno così da 50 anni) anche la politica dovrà tenere in debito conto l'interesse del territorio montano. Si dovrà ragionare sopra le palizzate degli schieramenti, compattando le schiere ed andando a scovare i tanti "collaborazionisti" che per proprio piccolo tornaconto fanno il gioco del "nemico anconetano".

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  2. Condivido anche le virgole!

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  3. Spacca in Vietnam?
    Ve lo ricordate la foto di Spacca "il cinese", all'inizio della campagna elettorale, mentre sorrideva beato fra due cinesi per millantare l'acquisto della Antonio Merloni?
    Più che orientalismo, sembrava una foto da provincialismo paraculo. Come la triste vicenda della vendita aziendale ha poi dimostrato in tutta la sua, tragica e grottesca, evidenza.
    La credibilità di Spacca per me è finita con la pubblicazione di quella foto.
    Quanto alla filiera istituzionale caldeggiata in campagna elettorale da Sagramola, ancora ne dobbiamo vedere i risultati concreti.

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  4. perchè Spacca invece di andare in Cina, Vietnam, Russia porta qualche imprenditore straniero a Fabriano per investire qui....

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    1. E che cazzo vengono a fare......

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  5. il declino politico locale si era già abbondantemente visto con le primarie del pd... politici locali = non pervenuti!

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  6. Un biglietto solo andata nooooo !11111

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