2 agosto 2013

Il Generale Ferragosto e le noci di...Cocco

L'altro ieri Andrea Cocco, segretario regionale della Fim-Cisl Marche, ha rilasciato una dichiarazione che è la prova più lampante delle crisi strategica e di prospettiva che sta vivendo il sindacato sulla questione Indesit: "Non molleremo la nostra posizione finché non avremo risposte concrete, la famiglia Merloni passi buone vacanze e rifletta sul da fare, altrimenti avrà un settembre caldissimo". Innanzitutto c'è da dire che si tratta di un'affermazione assai poco cislina perché, fino ad ora, dalle organizzazioni sindacali non è giunta una sola idea o proposta che fosse minimamente riconducibile a una piattaforma negoziale alternativa, capace di combinare e bilanciare, in un'ottica necessariamente bilaterale, esigenze di competitività dell'azienda e di tutela del lavoro e dell'occupazione. L'unica posizione del sindacato è stata quella di opporre un netto rifiuto al Piano Indesit, considerando il suo ritiro propedeutico rispetto a qualsiasi ipotesi negoziale. Ma è del tutto evidente che si tratta di una richiesta totalmente irrealistica perchè comporterebbe non solo il dimissionamento in tronco di Milani e del management ma - di fatto se non formalmente - anche quello degli azionisti che per statuto e norma agiscono attraverso la delega agli amministratori. Ma quel che colpisce è una vera e propria "noce di Cocco", ossia la promessa di un autunno caldissimo, con un picco di conflittualità giusto in corrispondenza con il rientro dalle ferie. La promessa di un inasprimento è, di per sé, del tutto legittima ma segnala una debolezza negoziale sempre più incombente, con gli slogan che rimpiazzano le proposte e con la furia degli agitatori che cerca di compensare e nascondere un vuoto d'iniziativa sindacale di cui sono sempre più evidenti il peso e la natura. La verità è che con lo sciopero di metà luglio si è chiusa la fase del diniego e della "storia siamo noi", e dal quel momento la vertenza Indesit si è impacchettata dentro una colla istituzionale in cui la moltiplicazione dei tavoli di confronto romano ha condannato il sindacato ad attenderne passivamente l'esito: esultando al primo accenno di soluzione statalista e poi riconoscendo l'assenza di spiragli quando è emersa con chiarezza l'opzione della politica e dell'azienda per gli ammortizzatori sociali. La verità amara è che il sindacato e i lavoratori stanno perdendo la partita perché l'unità dei lavoratori - e una prospettiva di successo - non si costruiscono sulla sabbia degli scioperi articolati ma su obiettivi specifici, misurabili, realizzabili, realistici e tempificabili. E la richiesta di ritiro del Piano non esprime nessuna di queste caratteristiche ma soltanto una vocazione irrefrenabile a tracciare un solco profondo di divisione che non permette quella vera azione propedeutica che è il riconoscimento delle ragioni della controparte. E non è un caso che, giusto ieri, siano emerse tra le sigle crepe da scala Richter e divisioni clamorose che hanno trovato la loro sintesi con il corteo di circa 150 operai saliti fino a Bellaluce per augurare, ironicamente, buone vacanze alla famiglia Merloni. Una manifestazione a cui la Cisl, sigla prevalente tra i lavoratori Indesit di Fabriano, non ha aderito, accampando una motivazione ufficiale in cui la toppa sembra molto peggiore del buco. Resta il fatto che le organizzazioni sindacali si sono divise non su una strategia negoziale o sui contenuti della propria inesistente piattaforma, ma su una manifestazione che era soltanto la replica senza escrementi di quanto già realizzato dal centro sociale Fabbri e che serviva per accedendere un riflettore mediatico drammaticamente sempre più lontano e fioco. Il vero problema è che quando non c'è una strategia ci si illude di vincere giocando tutte le carte migliori all'inizio, che è l'errore che commettono quei giocatori che consumano le briscole nelle prime fasi della partita, vanno apparentemente in vantaggio e poi alla fine sistematicamente perdono. Il sindacato in questi giorni -ormai senza assi e senza briscole, fa la voce grossa, promette un'altissima febbre autunnale ma intanto disperatamente combatte contro l'inesorabile incombere del Generale Ferragosto. E la manifestazione di ieri, sia detto senza finzioni politicamente corrette, non è stata soltanto triste e senza appeal ma ha evidenziato in modo drammatico che non c'è nulla dietro l'angolo che non richiami l'odore acre di una Caporetto disordinata e integrale. Una sconfitta che in parte potrà essere attribuita all'ostinazione di Milani e dei Merloni ma di cui il sindacato porterà la croce e una quota non da poco di responsabilità diretta.
    

19 commenti:

  1. se fossi stato iscritto cisl, avrei strappato la tessera....Cocco, una povera testa di cocco...oramai in italia bisogna sperara solo con la fiom se nn si imputtaniscono..

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    1. TU SI CHE HAI CAPITO PROPRIO TUTTO!!!

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  2. Auguriamoci solo che la regione non conceda gli ammortizzatori sociali. Sarebbe l'unica pedina fuoriposto che potrebbe far innescare il piano B a Milani, che vuole salvare sia il denaro degli azionisti che la faccia della famigghia. Ovviamente dei dipendenti non gliene frega una mazza, ma con gli ammortizzatori salverebbe l'opinione pubblica perché i lavoratori, che ragionano coi paraocchi a breve termine, saranno contenti e cojonati. E non parliamo dei sindacati che non sanno neanche giocare a Risiko coi dati truccati!
    La vita è una partita a scacchi, se non sai giocare è inutile arrabbiarsi e tirare in aria la scacchiera. Avresti comunque perso.

    Un dipendente Indesit.

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    1. Se Spacca concede gli ammortizzatori sociali sarebbe da sfiduciarlo subito!!!!

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    2. se Spacca non concederà gli ammortizzatori sociali, vorrà dire che la regione è sul lastrico....meditate gente meditate...
      ____________________
      G.R.

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    3. Se Spacca concede gli ammortizzatori allora andiamo noi in bancarotta.

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  3. Attualmente da laico ritengo che le uniche parole ascoltabili sono quelle del Papa. Il resto è veramente squallido e campioni di mediocrità.

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  4. ma i Merloni a sentilli sta dala parte del Papa

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  5. appena gli esuberi diventeranno da 1425 a 1424 la Cisl si sfilerà dalle manifestazioni andando a trattativa solitaria..

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    1. povero sempliciotto illuso!!!

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  6. Cavolo, è vero, se fossi io il sindacato, farei subito:
    1) una legge per abbassare il cuneo fiscale per i lavoratori, in modo da poter ridare vigore ai consumi e far riprendere il mercato interno degli elettrodomestici,
    se fossi io il sindacato, farei subito:
    2) una legge che dia sgravi fiscali a quelle aziende che si impegnano a non delocalizzare ulteriori produzioni,
    se fossi io il sindacato, farei subito:
    3) obbligherei le banche a riversare sui lavoratori ed aziende, i miliardi di euro presi al tasso dell'1% dalla BCE,
    se fossi io il sindacato, farei subito:
    4) un piano energetico in modo da abbattere il costo del 30% e portarlo al costo medio europeo,
    se fossi io il sindacato, farei subito:
    5) batterei i pugni in Europa, affinché le 28 nazioni dell 'UE siano obbligate ad avere l'euro ecc. Burocrazia, Corruzione..........
    GIÀ, NON RICORDAVO DI ESSERE IL SINDACATO E NON IL GOVERNO!
    Allora? allora visto che sono il sindacato sono stato sotto casa dei Merloni, e prima di giocare le briscole valuto se vale la pena tirarle. Ad oggi, mi sembra che anche se avessi il 2 di briscola, vale la pena tenerlo ben stretto in mano. Vedremo dopo il 17 settembre. A, volevo precisare che le rsu dei due stabilimenti melalba, sono rispettivamente: FIM 8, UILM 4, FIOM 3. Condivido il fatto dei proclami, tanto è vero che cerco di essere sempre abbastanza cauto e poco invadente nei giornali perché, anche voi nello scrivere fate ben capire correttamente che è una vertenza complicata.
    SENZA POLEMICA, ANZI VI SEGUO SPESSO.
    BUONE FERIE.

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    1. Il punto 2) già e' stato fatto un po' di anni fa...si chiamava Cassa del Mezzogiorno. Ecco perché esiste lo stabilimento di Comunanza. Vogliamo fare il bis così tra 20 anni ci ritroviamo da capo a dodici? No, grazie

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  7. E bravi tonti??!!!!!3

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  8. Tra 20 anni, ci troveremo da capo a 12, ma tra 20 anni! Oggi per come si prospetta il futuro a breve termine, con la situazione attuale si dovranno vendere i gioielli di famiglia come Fincantieri, Ansaldo Energia, Ansaldo Sts, Selex, Piaggio Aero, Ilva, la fine per l'industria italiana. L'italia ha basato il suo equilibrio economico sull'apporto dell'industria. Avevamo un'alto debito pubblico primario, ma non era un problema inquanto il pil cresceva. Oggi nonostante gli interventi sciagurati per i lavoratori del governo Monti, il debito creato cresce perché non c'è' più l'equilibrio. Eravamo la quinta nazione più industrializzata al mondo, ci è passata avanti anche la Polonia. Ora siamo la dodicesima. Se continua così, forse 4/5 anni e poi? Grazie per l'ospitalità.

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    1. Bella risposta !!! Pensamo a magna oggi che tra venti anni saranno cazzi de qualcun altro!!! Che testa che c hai!!!

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    2. il senso della mia risposta, è che se non si prova oggi a salvare l'industria con interventi mirati, non saremo tra 20 anni da capo a 12, ma tra 4/5 anni saremo deindustrializzati, rimarranno qualche aziende di nicchia, ma a noi che eravamo il 5° paese al mondo più industrializzato, (oggi siamo il 12esimo) non servono le produzioni di nicchia, ma quelle di largo consumo. non capisco perché non ci si possa confrontare senza insultare. mi dispiace per il gestore del blog, lo trovo molto interessante, ma forse è meglio non intervenire se serve solo per prendere insulti da persone che hanno gli stessi nostri problemi. un bagno di umiltà, farebbe molto bene a qualcuno. ringrazio sempre il blog per l'ospitalità.

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    3. Caro amico anonimo delle 11.53 come tutti sei mio ospite in questa pagina che a volte ribolle anche di pensieri vergati con una certa superficialità. la situazione generale non aiuta la razionalizzazione dei problemi ma dobbiamo provarci. Quindi ti prego di continuare a intervenire. E credimi chi legge si sofferma sulle riflessioni ampie e sule idee. Il resto fa parte del gioco ma in funzione laterale. Torna a trovarmi e a commentare. Gian Pietro Simonetti

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  9. Dimenticavo, la cassa del mezzogiorno. Quando facevo il rappresentante, nel percorrere la strada falerienze (credo si chiamasse così) e cioè la strada che da comunanza portava al mare, ai lati vi erano numerosi capannoni, ma non ne lavorava uno. Hanno preso i soldi, hanno costruito, ma non hanno aperto. Forse non era sbagliato lo strumento, ma come si è usato ed il magna magna che c'era dietro. Se si dovesse ripercorrere quelle strade, meglio risparmiare soldi pubblici.

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