4 agosto 2013

Le mire divisive e a colori di Indesit come le vocali di Rimbaud

A partire da oggi riprendono a pieno ritmo le pubblicazioni del blog che seguirà il poco o il tanto delle vicende cittadine anche durante il mese di agosto. Si mormora infatti di novità politiche locali assolutamente clamorose e in procinto di esplodere che non mancheremo di seguire con la massima attenzione. Così come merita un occhio di riguardo lo spappolamento del fronte sindacale in Indesit, emerso in occasione della Marcia su Bellaluce dell'altro giorno e drammatizzato dalla decisione dell'azienda di richiedere due giornate di lavoro agli operai del reparto presse dello stabilimento di Albacina. Una decisione aziendale di cui si fatica a comprendere la logica industriale, gestionale e operativa anche se si capisce, invece, perfettamente la finalità divisiva, l'impeto maoista di colpire il cane che affoga, la simulazione di guerra necessaria ad approfondire il solco che sembra dividere, ogni giorno di più, la Fim Cisl dalla Uilm e dalla Fiom. Dividere la controparte non è, ovviamente, un'azione dettata dalla malvagità del capitale e dal razionalismo numerico e disumano del management ma soltanto una tecnica negoziale tra le tante, messa in campo - con cinica lungimiranza - proprio nel momento in cui il Generale Ferragosto rende più fragile a scalabile l'unità sindacale e meno granitica la saldatura tra lavoratori e organizzazioni di rappresentanza. L'obiettivo, non dichiarato ma evidente, è quello di lavorare per un accordo separato tra l'azienda e la Cisl, che in Indesit è il sindacato maggioritario. La proprietà e il management - alla luce di quanto accaduto in questi due mesi e di una reazione dei lavoratori e della città che non era stata minimamente preventivata, visto che il precedente di riferimento era lo "zitti e chiotti" della vicenda Ardo - non possono permettersi il lusso settembrino di consumare una rottura definitiva con i sindacati, perchè un Piano di Ristrutturazione che abbia ambizioni di rilancio e di svolta industriale non può affermarsi senza uno stock minimo di consenso dei lavoratori. In questo senso sancire un qualche accordo con la Cisl significa non solo avere la copertura della sigla sindacale maggioritaria, ma anche garantirsi un supporto riformista e contrattualista connaturato all'identità del sindacato di Via Po, riversando sulla Fiom un'accusa classica di politicizzazione del conflitto e sulla Uilm di essere eterodiretta dalla Fiom, nonostante l'affinità culturale e sindacale che la terza confederazione condivide con la Cisl. Se volessimo riassumere l'intendimento della Indesit, parafrasando la visione cromatica che il grande Rimbaud aveva delle cinque vocali, potremmo affermare che il desiderio dell'azienda è quello di avere una Fim gialla, una Fiom rossa e una Uilm bianca. Un gioco di colori e di strategie funzionale al successo del Piano e che sembra aver colto una divisione sempre meno latente tra le tre federazioni dei metalmeccanici, la cui unità fittizia, basata soltanto sul no pregiudiziale al Piano di Milani, comincia a mostrarsi del tutto inadeguata rispetto a questa fase più istituzionale e tattica della vertenza. In qualche modo è come se l'azienda, con occhio paziente e motivato, avesse tenuto sotto osservazione quali dinamiche si stessero consolidando nel campo di Agramante, con l'obiettivo di preparare per tempo lo showdown di settembre attraverso una nuova azione emblematica ma a bassa intensità. Il dettaglio dei due giorni di lavoro in un solo reparto di un solo stabilmento durante le ferie è un piccolo ma efficace colpo di teatro, un carotaggio sperimentale pensato per saggiare il terreno e vedere l'effetto che fa. La Fim ha immediatamente abboccato mentre Fiom e Uilm hanno reagito negativamente, evidenziando però un riflesso condizionato più identitario ed istintivo che calato davvero tra le pieghe della vertenza. Insomma un triplo filotto reale che costringe le federazioni sindacali a risalire la china, consapevoli che se le manovre divisive sono così forti da mettere a repentaglio l'unità sindacale i 1.425 esuberi, entro la fine dell'anno, diventeranno cassintegrati. Poi, a seguire, lavoratori in mobilità e infine disoccupati.
    

2 commenti:

  1. è un processo irreversibile

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    1. direi piuttosto, "difficilmente reversibile"...voglio mantenere la speranza che qualcosa, nel "basso" cominci a cambiare.
      ___________
      G.R.

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