10 agosto 2013

Tinusconi, salvato ed ammezzato, alla prova del coraggio

Ha ragione una vecchia volpe della politica locale a dire che Tini è più potente del Silvio di Arcore. Sarà stata la fortuna, oppure il caso o magari un normale sodalizio politico, ma una cosa è certa: Angelino da San Donato è stato tempestivamente salvato da un emendamento scialuppa, surretiziamente inserito da un parlamentare del Pd - il partito che combatte il conflitto di interessi...degli altri ovviamente! - in un Decreto di esclusiva e revendicata pertinenza economica. Tra l'altro nella forma maliziosa e tipicamente italiota dell'articolo bis, ossia rifilato -$ come un cavolo a merenda -quando il testo definitivo era già stato congegnato e circolava in quarta lettura. L'emendamento prevede che la norma sull'incompatibilità - per chi si trova in quella particolare fattispecie - sia congelata, nei suoi effetti concreti, se l'incarico politico-amministrativo è stato conferito prima del 4 maggio 2013. Dopo tale data scatta invece la verifica di compatibilità. Il che, come è evidente, risulta giuridicamente limaccioso in quanto l'incompatibilità è uno stato che si configura in base al rapporto tra ruolo professionale e ruolo politico e non sulla scorta di una linea di demarcazione temporale che - a parità di condizioni - salva e penalizza in modo sostanzialmente arbitrario, generando vistose ineguaglianze di trattamento e di giudizio. Tini in base a questo dispositivo di dubbia costituzionalità, che in realtà è stato progettato per salvare il culo a quanti ricoprono il doppio incarico di parlamentari e sindaci e di cui il nostro vicesindaco si avvale di riflesso, resta dunque al suo posto. Ma "fu vera gloria?", si domandava Manzoni pensando a Napoleone e non propriamente ad Angelino nostro? No, non fu vera gloria perchè la legittimazione politica non corrisponde alla legittimità giuridica. Da oggi Tini è giuridicamente legittimato ma politicamente azzappato come un'anatra alla Casa Bianca e ammezzato nelle sue prerogative come un buon sigaro Garibaldi. Il problema politico è le sue decisioni sono di tale natura e portata da rendere necessaria una piena e integrale legittimazione politica, perchè un assessore al bilancio e alle finanze non stabilisce gli orari di apertura di un museo ma mette direttamente le mani in tasca ai cittadini, iscrive a ruolo i crediti, fa arrivare le cartelle di Equitalia e decide qualità e costo dei servizi al cittadino. In poche parole ti condiziona la vita di tutti i giorni e trattasi di un disturbo che presuppone, quanto meno, una piena legittimazione politica. Con quali argomenti infatti un "salvato" da una indigeribile sanatoria da possibile incompatibilità - ossia da violazione delle regole - si rivolge a me o a qualsiasi altro cittadino chiedendo il rispetto del patto fiscale locale e delle sue regole applicative? Personalmente, se fossi nella sua posizione e con quell'incarico tanto pesante e invasivo, rassegnerei le dimissioni perchè la delegittimazione politica - ossia la sensazione che ogni decisione sia inficiata da una lacuna a monte - è un'ombra che non si separa mai dal decisore, fin quando egli non decide di recidere, con una decisione netta, il filo che lo lega implacabilmente a quell'ombra. Ma Tini può uscirne anche giocando un'altra carta: raccogliere la sfida dell'incompatibilità, per ricostruire appieno la sua legittimazione politica. La strada è semplice ma presuppone un'indole pokerista e berlusconiana, un punto di vista da vero Tinusconi: rassegnare le proprie dimissioni e, dopo 24 ore, farsi restituire da Sagramola la delega alle Finanze. Così facendo Tini si metterebbe al di fuori dello scudo protettivo garantito dall'emendamento al Decreto del Fare, consentendo al Segretario Comunale di procedere alla verifica di compatibilità. Siccome, giusto ieri, l'assessore Tini ha dichiarato al Carlino di essere assolutamente compatibile non si vede la ragione per cui il Vicesindaco non debba sottoporsi a questa prova, che potrebbe garantirgli un pieno e necessario recupero di legittimità politica. Ma avrà il coraggio di di sottoporsi all'ordalìa? O preferirà, democristianamente, ripararsi dietro un emendamento che salva la faccia ma lascia chiaramente scoperto il culo? Siccome conosco Tini da quasi un quarto di secolo ho buoni motivi per pensare che non farà il Leprotto de Favriano e si sottoporrà, con ardire sandonatese, alla prova dei fatti e di norme non emendate. Diversamente rischia di essere un vicerè di maggio disarcionato e dimezzato.
    

5 commenti:

  1. dici che lo fara?...io non lo conosco personalmente, ma ne dubito fortemente.
    è un politicante di mestiere, se rassegnasse le dimissioni sarebbe come mettere la testa sul"ciocco" del boia...
    quanto al fenomeno che ha provveduto ad inserire questo articolo, sarebbe da sputtanarlo come si deve!
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    G.R.

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  2. Poi si lamentano e non capiscono l'antipolitica.

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  3. A Fabriano i mezzadri che compongono la giunta sono abituati ad avere a che fare con le pecore. Vediamo se qualcuno gli fa capire che i tempi sono cambiati.

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  4. A proposito di metalmezzadri ... leggete i dati sul costo del lavoro in INDESIT riportati in questo articolo ... http://www.linkiesta.it/industria-privata

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  5. Nn ci sperate.....tempo perso....ecco xke ci vogliono in qualsiasi incarico max due mandati..poi a casa..o a fare altro.....

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