31 agosto 2013

La Città dei Matusa nella cinepresa del Maestro

Ci vorrebbe la cinepresa geniale di un Federico Fellini per fissare certe anomalie fabrianesi, per dare al vizio collettivo dignità di stereotipo, respiro d'arte e suggestione di concretezza. Ma stavolta non ci sarebbe una "città delle donne" a ispirare il primo piano, svagato e sognante, del Maestro ma una Città degli Incompatibili, popolata di politici che, per una ragione o per l'altra, onorano le proprie cariche con la stessa coerenza nobilitante di una grattata di pecorino su un sugo di pesce o di una pashmina avvolta a un collo di suino. I primi ciak del docufilm felliniano risalgono ai primi di agosto: protagonista unico e indiscusso Angelino da San Donato, l'Uomo dei Monti e dei Conti che tassa i fabrianesi ma non potrebbe farlo in quanto dirigente sanitario incompatibile, ma lo fa lo stesso dato che a salvarlo ci pensa l'emendamento d'un Azzeccagarbugli democratico che, come la Semiramis dantesca del canto quinto, libito fe' licito in sua legge per torre il biasmo in che era condotta. E siccome non ci facciamo mancare nulla, anche la città degli incompatibili ha bisogno del suo numero uno, quel Giancarlone - dipendente comunale in aspettativa - che, per via del Bilancio, riesce a mettere in agitazione sindacale i placidissimi mai agitati colleghi dipendenti comunali, ben guardandosi dal disturbare quei dirigenti che a fine mandato torneranno a dirigerlo. Un clamoroso caso di conflitto d'interessi concatenato, di cui sono artefici non due scartine o un paio di comparse rimediate dalle parti di Cinecittà, ma sindaco e vicesindaco della città del fare. Un mirabolante gioco delle parti in cui, al posto della Tabaccaia e della Gradisca, spiccano il dirigente della sanità che s'accorda col dipendente comunale per solleticare l'ansia dei giancarlonici colleghi, ma sempre preservando iattanza e autostima. Forse certe situazioni non configurano il conflitto d'interessi, roba da giuristi capziosi e attenti, ma soltanto la narrazione di una città vecchia, un'antologia di Spoon Driver dove i morti raccontano e ricordano ai vivi che, comunque vada, sempre comanda Matusa e la sua corte d'antichi vegliardi. Ma noi speriamo sia solo l'ultimo Amarcord e il passaggio finale del grande transatlantico. O quanto meno vogliamo illuderci che sia così.
    

8 commenti:

  1. L'uomo dei monti non potrebbe tassare perché dirigente, ma c'è' anche chi fa l'assessore e non potrebbe farlo perché il partito in cui è stato eletto non c'è più.

    RispondiElimina
  2. O meglio, perchè l'assessore in questione è passato ad altro partito appena ha capito che tirava una brutta aria ... solo che è passato dalla padella alla brace!!!!

    RispondiElimina
  3. Un conto il salto della quaglia e un altro il conflitto di interessi..Se in Italia non risolviamo questo non risolviamo nulla. E non mi riferisco solo al più blasonato dei conflitti.

    RispondiElimina
  4. C'è un detto :Dio li fa e poi li accoppia .questa volta non è stato Dio ma quei Fabrianesi che li hanno eletti e che magari sono ora proprio quelli che più si lamentano

    RispondiElimina
  5. Se il PD ci governa (Regione,Provincia e Comune) da tempo immemore qualcuno li deve aver votati

    RispondiElimina
  6. Infatti e ora guarda i risultati di ragioni ,provincia e soprattutto il comune di Fabriano con un territorio steso e la disoccupazione al 20 percento .

    RispondiElimina
  7. sai benissimo che Sagramola andrà in pensione prima di tornare in Comune a lavorare...e lo sa bene pure lui; i dirigenti sono "amici di...", praticamente inamovibili; se l'amministrazione funzionasse come negli intenti del legislatore, i dirigenti dovrebbero abbassare la testa e fare quello che il "governo" decide...invece spesso funziona al contrario.

    RispondiElimina

Sarà pubblicato tutto ciò che non contiene parolacce, insulti e affermazioni discriminatore nei confronti di persone