5 agosto 2013

Lo scandalo della Pinacoteca "posata in un angolo e dimenticata"



Di Fabrizio Moscè
 Per comprendere la cultura di un città bisogna percorrerne le strade. E poi osservare i vicoli, attraversare gli incroci e passeggiare nei giardini pubblici. Ogni più piccolo dettaglio che si incontra è un elemento di narrazione che descrive la comunità, un racconto dove si incrociano quotidianità e cultura, la traccia rivelatrice di una psicologia collettiva che restituisce valori e modi di essere. Fabriano porta incisi, nelle sue strade e nei muri dei suoi vecchi palazzi, i segni dell'incuria come forma mentis, della microsporcizia generata da un deficit di educazione civica ereditato dal familismo amorale coltivato intensivamente dall'industrialismo merlonico e senza fratture, di una visione urbanistica in cui si mescolano generi, abusi, eternit e scorci di una bellezza tragicamente casuale e mai frutto di una scelta volontaria o di un qualche raptus estetico andato miracolosamente a segno. Passeggiando per le strade di Fabriano emerge, con la folgorante chiarezza di un lampo, che la nostra città ha profondamente ritenuto estraneo e d'ostacolo tutto ciò che fosse cultura, ordine estetico, vincolo urbanistico, monumento e documento. Ed è per questo che risulta coerente con un'intera vicenda storica e identitaria il caos museale cittadino, l'incapacità di escogitare sinergie tra contenitori, contenuti e flussi turistici, il pensiero verticale che domina e determina gestioni carenti di idee, di buonsenso e di risultati. E ha fatto bene il consigliere Sergio Solari a sciorinare qualche dato sui biglietti staccati dalla Pinacoteca Comunale nel 2012, perchè a volte è sufficiente la crudele nuidità di un numero a sfrondare gli allori di un'amministrazione sedotta dal nuovo vandalismo che non si nutre più di distruzioni ma di un oblio che scansa manutenzione ed inventiva e tutto ungarettianamente lascia "come una cosa posata in un angolo e dimenticata". Staccare 1.500 biglietti in un anno; incassare 7.500 euro, con una media di 125 biglietti al mese e una previsione d'incasso per il 2013 di 5.000 euro, significa non solo rimarcare lo sfregio di una cultura sempiternamente incapace di sopravvivere autofinanziandosi, ma sancire attrverso le nude cifre l'aborto spontaneo di una città di lamiere piegate, da riconvertire all'economia civile del bello, alle attrattive del paesaggio collinare modellato dal monachesimo e a una poesia dei luoghi capace di generare forme di turismo meno casuali ed episodiche. Ed è mortifero e depressivo leggere le soluzioni dell'ingegnere al Turismo Ass.Balducci Giovanni che scorge soluzioni possibili nel biglietto unico per un unico circuito museale, o il percorso "cento passi", ennesimo rimescolamento di parole e di cose che rimanda a un vecchio detto popolare secondo il quale se non è zuppa è, di certo, pan bagnato. Il problema, ovviamente, non è di biglietteria, di formule cumulative o di invenzioni lessicali ma di un territorio che non sa narrare se stesso a se stesso e quindi all'esterno. Si tratta di un punto di vista che mette radicalmente in discussione l'identità di una comunità abituata da decenni a sostenere che "a Fabriano non c'è niente e non c'è mai stato niente". Per far sì che questo punto di vista metta radici, ribaltando un antico senso comune, è necessario cominciare a pensare il turismo e la cultura come settori produttivi come gli altri e quindi bisognosi di competenze specifiche, di capacità gestionali e di visione manageriale del futuro. Tutta merce che va importata dall'esterno e che deve essere profumatamente remunerata. In questo senso - e a titolo di esempio - consentire che i pullmann delle comitive dirette al Museo della Carta possano parcheggiare in Viale Moccia - allontanandosi poi senza aver fatto un giro in centro e senza aver incontrato l'ombra di un bar o di un punto di ristoro - non evidenzia soltanto forme irreparabili di trionfo del demenziale, ma lascia anche scorgere il segno evidente della totale estranità alle modalità di base di una gestione ottimizzata e "toscana" dei flussi turistici. Ma Balducci e la Rossi non hanno ancora capito che 1.500 biglietti staccati dalla Pinacoteca sono più potenti della più bellicosa delle mozioni di sfiducia?
    

23 commenti:

  1. Fabriano città a vocazione turistica.

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  2. ma perché un turista che in vacanza sulla riviera dovrebbe visitare Fabriano? iniziate a rispondervi a questo interrogativo...

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    1. Eppure ce ne sono, non immagini quanti ne vedo io che d'estate rimango in città. Penso arrivino qui sulla scia delle città d'arte umbre o delle grotte di frasassi e non ti dico quanti sono quando il brutto tempo non permette la balneazione. Arrivano come dicevo, alcuni riescono a trovare il museo della Carta, altri raggiungono la Piazza, poi andrebbero volentieri per altri siti ma trovano tutto chiuso, nessuna guida e una popolazione non proprio ospitale.... e allora se ne vanno in altre città più organizzate.

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    2. condivido pienamente....

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    3. Io quando qualche turista mi chiede se c'è' qualcosa da vedere in città' lo mando a Gubbio. È' successo anche ieri pomeriggio.

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  3. Simonetti, tu dai la colpa a chi amministra, ma il problema sta nella testa del fabrianese: culturalmente noi non siamo portati per l'ospitalità, siamo gente un pò gretta, diffidente e scostante, non sorridiamo al turista, per noi rappresenta quasi un fastidio da sopportare finchè va via.
    Siamo fabbri nelle origini e di questa indole portiamo con noi il buono e il brutto: bravi a far cappe e lavatrici (finchè tirava...) ma incapaci di accogliere e di organizzare la città per attrarre i turisti. Non è questione di Balducci o Rossi, anche tu non faresti di meglio, perchè sei favrianese come noi.

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    1. Infatti ritengo che si debbano acquisire competenze dall'esterno: un tiranno della cultura a cui dare pieni poteri. L'ho scritto più di una volta. Ma Balducci e la Rossi col cxxxo che si fanno carico di una rinuncia a favore di terxi esterni competenti!!!

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    2. Concordo pienamente con Simonetti,vivo in questa citta' da tredici anni,hanno spolpato tutto cio' che potevano da noi "forestieri".Ospitali fino a quando carenza di case ci chiedevano affitti esorbitanti,adesso che la festa e' finita fuori dai coxxxxni,per chi oggi ha ancora la fortuna di lavorare in questa citta'.Vogliamo rilanciare il turismo con le solite facce? Siete capaci di ospitalita'? beh!Non credo neanche che sappiate il vero significato di questa parola.

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    3. Ho un amico architetto che sta portando avanti una proposta interessante: è appurato che non abbiamo persone all'altezza per ambiente e cultura, allora sotto questo aspetto diamo la città in gestione agli inglesi che stanno cercando angoli di Italia da valorizzare e invadere (in senso buono logicamente)

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    4. Quoto l'anonimo delle 21.24 anche se ad onor del vero tutto il mondo e' paese per quanto riguarda gli affitti. Per il resto finché Merlo ha fatto magna' quattro quinti della popolazione, a chi si azzardava a proferire la parola "turismo" il fabrianesi medio rispondeva con la bocca piena de porchetta: " que ce frega doemo penza' a fa le lavatrici".

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  4. Una delle poche cose belle che c'erano a Fabriano era il museo Dell horror sopra il loggiato. Chiuso pure quello. Complimenti.

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    1. Il museo Dell' horror era una cagata pazzesca per favore non scherziamo non buttiamo la sempre in vacca

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  5. Se noi fabrianesi non impariamo ad amare ed apprezzare il bello di questa città non riusciremo mai a farla piacere
    anche da altri. Trovo fabriano una città bellissima con altissimo potenziale. È necessario avere l umiltà di chiedere aiuto a chi é stato capace di trasformare altre realtà elevando il pensiero oltre i confini delle spartizione di incarichi politici.

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  6. Il problema sono gli obiettivi. Non credo che Balducci abbia come obiettivo primario l'incremento del turismo. Ma semmai l'incremento delle commesse per il suo studio.

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    1. Mi sembra un'affermazione gratuita e non costruttiva, non degna di questo blog. E lo scrivo nonostante non abbia mai condiviso la "non politica" turistica dell'Assessore Balducci.

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    2. Conflitti di interessi come vi conviene.

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    3. Processo alle intenzioni. Balducci va contestato nel merito e non sulla base di congetture

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    4. Non e'un processo alle intenzioni infatti ho parlato di priorità degli obiettivi ma il caso Tini e'la risposta anche se con incarichi diversi.

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  7. Secondo me la cosa preoccupante è che inventano soluzioni sempre più bislacche ma trascurano gli interventi scontati e fondamentali dell'accoglienza turistica: la pulizia della città, la chiarezza della segnaletica …quanto ci sarà costata quella colonnina info?! E quei 4 terminali per consultare gli orari degli autobus?!Mettere una pianta della città con le diverse linee evidenziate,gli orari e ,soprattutto, uguali in tutte le fermate sarà difficile ?Bisogna partire dalle basi perché, se anche chiamassero dei professionisti (e mai lo faranno perché sono convinti di non averne bisogno) mica si può chieder loro di occuparsi delle foglie che invadono i parchi pubblici o della spazzatura che,grazie anche all’inciviltà di molti, ci sommerge. Se gli amministratori non fossero sempre e solo pronti a bacchettarci con mossa odiosa, potrebbe nascere una collaborazione tra cittadini e istituzioni per curare la città, ripulirla e farla apparire al meglio in occasione di eventi e manifestazioni(senza minacciare il posto di lavoro di nessuno,logicamente!) …perchè messa così è meglio che non la veda nessuno.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. L'ho scritto in un altro intervento di qualche tempo fa su questo blog: il punto di partenza di qualsiasi progetto di Marketing Territoriale (e di Marketing in generale) non è il prodotto, ma colui che ne fruisce.

    Non dimentichiamoci che ancora oggi è il passaparola quello che funziona di più nell'orientare il turista.
    Non a caso molti di noi prima di prenotare un albergo o visitare un posto fanno una capatina su Tripadvisor, tanto per farsi un'idea sulla reputazione del posto.
    La buona reputazione non te la fai con il sito ufficiale del tuo posto, te la costruisci soddisfacendo le esigenze del turista, che poi "passaparola" sia verbalmente sia con i mezzi che oggi la tecnologia mette a disposizione.
    Il museo o la pinacoteca diventano quasi un fatto scontato alla fine.
    Non ci vuole il guru di fama mondiale per comprendere e applicare queste cose e a Fabriano ci sono tante teste che potrebbero contribuire ad un progetto di marketing territoriale.

    Diceva il buon Einstein: "Se fai le cose come le ha sempre fatte, otterrai sempre gli stessi risultati".

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  9. Una città a vocazione agro-pastorale…cosa si può pretendere????

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    1. Rita Vitali Rosati07 agosto, 2013

      Cara Vitali Rosati, sono d'accordo con te.
      firmato Rita Vitali Rosati

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