Un
paio di giorni fa, su questo blog, ha preso forma un vero e proprio
contrappasso, un aneddoto di quella sofferenza del contrario che serve come punizione
simbolica per chi compie atti che, a diverso titolo, danneggiano volontariamente o meno gli altri. Il
protagonista dell’operazione è stato Urbano Urbani che ha annunciato – con parole
ecumeniche e papali ma anche con una punta di divertita e comprensibile rivalsa – che comincerà
a produrre, oltre alle cappe, anche i piani di cottura ricorrendo, con ogni probabilità, anche a competenze e know how autoctono. E lo ha annunciato, ed ecco il contrappasso,
proprio nel momento in cui Indesit rimpasta il Piano di Salvaguardia decidendo di trasferire l’assemblaggio dei
piani di cottura dallo stabilimento di Melano a quello di Caserta, così da giocarsi anche un "busso a denari" aggiuntivo, frutto di un meridionalismo assai poco salveminiano e molto statalista e assistenziale.
Naturalmente la decisione del titolare di Airforce non può attivare dimensionalmente un effetto di compensazione rispetto al buco
produttivo e occupazionale generato dalle decisioni di Indesit - anche se fu straordinariamente visionario lo scrittore John Ruskin quando, negli anni sessanta dell'ottocento, sostenne che l'industria dipende più dalla volontà che dal capitale - ma di certo,
considerata l’aria, l’andazzo e i
sistematici e diffusi appelli all’emigrazione, l'annuncio urbanico rappresenta un atto
di insubordinazione, sfrontata e per certi versi incosciente, al destino oltre che una testimonianza di
resistenza quasi partigiana rispetto alla smobilitazione industriale e al trasferimento degli impianti e delle produzioni
che sta soggiogando Fabriano e le mille contrade di questa sventurata nazione. Ed
è su questo snodo fondamentale di sostegno e di valorizzazione di quel che
resta dell’industria che dissento dai nuovi apologeti dell’economia leggera e
della città genericamente creativa e da chi immagina una fulminea riconversione
al terziario e al turismo. Che il futuro di Fabriano non possa più basarsi
sulla monocultura industriale è un dato di natura, così come è lapalissiana la
necessità di immaginare un’economia a mosaico, capace di miscelare settori distanti
e competenze diverse e distinte. Ma non è di certo possibile continuare a legittimare mentalità estremiste e applicare, come il cane di Pavlov, il riflesso condizionato dell’otto
o diciotto: prima tutta industria e poi, di colpo, tutto spirito creativo e
intelletto digitale. In pochi anni l’industria fabrianese ha perso per strada circa un
miliardo di euro di fatturato; un Armageddon materiale e sociale accompagnato da uno spaventoso e solenne requiem per la
forza lavoro. Questa drammatica e repentina espulsione di manodopera non può essere assorbita dallo sviluppo
dell’economia locale dei servizi e del terzo settore – che il sociologo
americano Jeremy Rifkin, in un libro profetico del 1995 sulla fine del lavoro, ebbe a
definire “alba del post mercato” - neanche se in essa si contemplasse la possibilità di accelerazioni costruttiviste
da piano quinquennale sovietico. Ciò significa che, al netto di ammortizzatori
sociali in tendenziale esaurimento, i processi economici reali, nell’ex distretto metalmeccanico
fabrianese, spingono inesorabilmente verso una massiccia tendenza migratoria. E realisticamente,
per “salvare il salvabile”, è più che mai necessario operare a tutela del “residuo
d’industria locale" oltre che baloccarsi con le convention parigine dell'Unesco e
le magnifiche sorti e progressive di un marchio tutto da inventare e declinare. Per decenni questa città è
stata considerata, dai suoi concittadini, l’ombelico del mondo, il pollaio
delle meglio galline bianche, la terra in cui pure i cani più innocui e spelacchiati avevano il
diritto di indossare l’abito del leone e di esibirlo fuori le mura. Improvvisamente, e lo noto anche dal
tenore dei commenti quotidianamente postati in questo blog, siamo
al cupio dissolvi, alla farsa gotica, al gusto dissoluto e mortuario delle macerie, a una città oramai
narrata con i colori violacei di un corteo funebre e di un saluto al caro estinto. In principio fu la Famiglia: e tutto ad essa venne delegato. Ora siamo alla delega universale - e di nuovo irresponsabile - al caso e al
destino, con conseguente ed ebbro desiderio di fuga da Alcatraz. Invece oggi è creativo chi
cerca di restare, chi va in direzione ostinata e contraria e chi
realisticamente sa che per mettere assieme il pranzo e la cena, tra queste
colline avare e argillose, servono sicuramente le medagliette à la page, appuntate da qualche esimio funzionario nella Ville Lumiere, ma anche un po’
di lamiere da piegare e ferriere e ferraglie a cui dare forma, sostanza e vita.
25 ottobre 2013
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Avanti figlio
RispondiEliminaAvanti popolo....
RispondiEliminaIn giro c'è ben poca gente in grado di scrivere come te Simonetti. .. chapeau.
RispondiEliminaottimo
RispondiEliminaUrbani era partito bene sotto le elezioni invece si è rivelato un arrogante e un despota, mi dispiace averlo votato .
RispondiEliminaA me invece me sembra migliorato dopo che ha smesso de pensa a la politica. E sta storia dei piani di cottura la vedo bene.
RispondiEliminaGrandissimo Urbano, mentre i galli cantano lui lavora !
RispondiEliminama a parte Rifkin e Pavlov (complimenti per le citazioni) qui la vicenda in fondo è semplice. I fabrianesi sono divisi in due grandi categorie, una maggioritaria che aveva creduto alle magnifiche sorti e progressive del sistema di potere merloniano. Gli altri, molti meno, non ci hanno creduto (o sono stati "scartati" da quel sistema) e si sono organizzati diversamente. Per i primi si tratta ora di inventarsi un futuro come ce lo siamo inventati noi "scarti". Può essere drammatico, dipende da quanta capacità hai di creare qualcosa in riva al Giano, di imparare/cambiare mestiere o città di residenza...L.L.
RispondiEliminaGrande Urbano!
RispondiEliminaNon è simpatico a qualcuno, sicuramente anche io non sono simpatico a tutti, ma Urbano sta dimostrando di essere un uomo del fare checche se ne dica, quindi ben venga ogni iniziativa utile per Fabriano, a differenza di altri che spingono a lasciare l'Italia..F.to Giorgio Fraticelli
RispondiEliminascusate ma Urbani e' un geniale imprenditore o c'ha avuto qualche spintarella? Perche' per come la vedo io DIFFICILE a Fabriano farsi da soli, minimo bisogna essere affiliati di qualcuno che conta e aspettare sempre la manna dal cielo! Per quelli normali se va bene le briciole.........! Lo so sulla mia pelle!
RispondiEliminaConta il mercato. Se vali ti reggi altrimenti affoghi
Eliminasie', ce devi arriva' al mercato!
EliminaUrbanuccio, mo co tutte ste lodi sperticate bisogna che qualcuno assumi !!!
RispondiEliminaSinceramente stiamo cercando di realizzare questo prodotto non per le lodi ma per abbinarlo ad un altro prodotto cosi da creare un interesse maggiore nei mercati .Se avremo successo lo sapremo dopo le fiere di settore del 2014.Per quanto riguarda le assunzioni penso di aver fatto tutto il possibile soprattutto se rapportato a questi anni di crisi e al settore elettrodomestico ma con le capacita soprattutto dei miei dipendenti siamo ancora vivi e ancora tutti a Fabriano.Per il futuro io ...speriamo che me la cavo .tanti saluti u.u.
EliminaSiamo tutti operai Urbano, tanta forza lavoro, mettici alla prova, sapremo di nuovo fare bene!
EliminaUrbanuccio so tutti elettori, mo che MPM li ha inculati per bene aspettano solo un nuovo padrò. Allineati e fedeli verso un nuovo pastore.
EliminaGrazie del "consiglio" ma credo di non essere in grado di fare ne il padro' ne tanto meno il pastore.Relativamente alla forza lavoro conosco bene il suo valore e mi dispiace non poter fare di piu in questo momento ,ma una azienda in questi periodi deve fare i giusti passi in un mercato schizofrenico e invaso dai prodotti provenienti dai paesi emergenti .Questi due fattori mettono veramente paura a qualsiasi realta' in un momento dove anche il resto della nazione non brilla certo di positivita .tanti saluti u.u.
EliminaIl problema è che la produzione massiva non può esistere nel nostro paese e il prodotto di nicchia non può essere solo bello ma tecnologicamente avanzato. Dove pensiamo di andare quando un colosso come Samsung ha dalla sua soldi qualità e engineering ? Non si sono ancora buttati nel bruno ma quando lo faranno non ci sarà storia. Dobbiamo cambiare mentalità portare da noi i servizi e non l'acciaio. Dobbiamo saper dare assistenza alla gente e la politica deve trasformare il fare questo in un opportunità. Dove sono gli aiuti che altri paesi danno a chi vuole investire ? Google ora investe in Irlanda perché gli hanno fatto sconti.
EliminaQuello che dici è giussto MAAA CHI è QUEL PAZZO CHE INVESTE IN UN PAESE CON PRESSIONE FISCALE EFFETTIVA AL 65%!!!???!?!!? dopo aver capito questo, fatto un bel respiro, dovremo capire che l'unica cosa è cercare in ogni modo di mantenere il possibile, solo un coglione investirebbe in Italia avendo un sacco di mercati in europa che gli offrono mari e monti
EliminaCon GianPietro abbiamo pensato di fare una analisi di tutta la componentistica ,dei semilavorati , delle materie prime e dei servizi che il settore elettrodomestici (partendo dalle cappe che produco io) utilizza giorno per giorno e che non vengono prodotti a Fabriano . Visto che c'è un accordo di programma da utilizzare forse vale la pena verificare la fattibilità di qualche progetto . Poi il mercato non c'è solo a Fabriano ma nel nord Italia ,in europa ,non solo negli elettrodomestici ,ma nell'auto ,nelle moto ,nelle cucine ,nella casa ,nella ferramenta e in altri settori . Vediamo se può uscire qualcosa di interessante .che ne pensate?tanti saluti. U U
EliminaSignor U:U:, dato che lei mi sembra uno dei pochi che parla di cose concrete e che a ancora voglia di fare qualcosa perché non cerca di creare un osservatorio dei progetti rivolto ai giovani per valutare, indirizzare e aiutare i giovani che hanno idee di voler fare? La sua esperienza è preziosa, penso che un po' di soldi li ha fatti, e ha anche una certa età (penso!), dedicare un po' di tempo a chi deve nascere, imprenditorialmente parlando, sarebbe estremamente meritorio.
RispondiEliminaUna certa eta' c'e' questo e' vero ,per i soldi non mi lamento anche se la maggior parte degli utili aziendali li ho lasciati in azienda come riserve straordinarie per i momenti difficili ,ma sono a disposizione e anche con grande piacere.troviamoci e formiamo questo osservatorio.tanti saluti UU
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