Oggi racconterò una "storia sbagliata" che
non si svolge direttamente a Fabriano ma che ha qui le sue possibili origini
sociali e alcune di quelle concause che se non spiegano tutto di certo aiutano a
guardare le cose nella loro amara complessità. Questa storia, che per me è
memoria personale, nasce tanti anni fa in una piccola località del versante
umbro, giusto sotto il Monte Cucco. A lato della piazzetta, delimitata da una
fonte dove le donne vanno a lavare i
panni, c’è un olmo frondoso e imponente, una panchina e un grande tronco disposto
in orizzontale come una robusta panca buona per sedersi. Sono giorni d’agosto
degli anni ’70 e vige ancora l’abitudine dei “cittadini” di tornare al paesello
per qualche settimana di villeggiatura. Sono attesi e riveriti perché è come se
portassero i profumi e il sapore di una civiltà urbana ancora lungi dal
compiersi interamente. I ragazzi di fuori e quelli del paese si mescolano e
condividono e lanciano gavettoni. Meles è tra i più rumorosi e attivi. La vita
degli adolescenti e quella dei bambini è una lunga e felice attesa prima della
maturità. Poi le cose cambiano. Ognuno prende la sua strada, i gruppi si
sparpagliano, i contatti si allentano, le notizie dell’uno o dell’altro si
diradano e le “sere d’estate dimenticate” come cantava Zucchero. Meles, come
tutti, prende la sua strada. Lavora a Fabriano, alla Antonio Merloni. Lo apprendo
per caso, da racconti di vicinato, dalla testimonianza di chi ne parla come di un
lavoratore appassionato e zelante, di quelli che arrivano sul posto anche se il Valico di Fossato è coperto di neve e
non si passa. Con gli anni e l’impegno diventa un “capetto”, una figura
intermedia di produzione che fu croce e delizia del merlonismo e del suo
sistema di consenso, un ruolo minore ma sempre spendibile tra le piccole
comunità pedemontane. Meles, da quel che so, interpreta il ruolo senza
sconfinamenti, senza quel filo di sadismo che certi piccoli avanzamenti di
carriera insinuano, talvolta, nelle personalità più desiderose di emergere e di
affermarsi. Il lavoro è il fulcro della sua vita, una ragion d’essere, la linea
di demarcazione tra la dignità e il nulla. Sono gli anni felici dell’entroterra
ricco e spensierato. Poi un giorno l’incantesimo finisce: l’impero produttivo della Ardo
che crolla, l’impossibile che si materializza, i cancelli chiusi, i parcheggi
vuoti, la disoccupazione appena velata dal paravento della cassa integrazione. Meles
entra in un tunnel di amarezza e di vuoto. E’ tra quelli che più fatica ad
accettare un cambiamento così profondo e deflagrante: il suo mondo fatto di
impegno, di relazioni, di piccole o grandi soddisfazioni si sbriciola e
svanisce in poche stagioni. C’è chi di fronte alle prospettive che spariscono
sopravvive, chi pascola più o meno pragmaticamente e chi si brucia in un
prepotente male di vivere. L’altra mattina Meles si è tolto la vita. Nessuno conoscerà
mai con certezza il mosaico di ragioni e di pensieri che spingono a
oltrepassare la nostra naturale linea d’ombra. E non è giusto né rispettoso
ricercare forzate connessioni tra la perdita del lavoro e certi atti estremi, perché
l’impronta soggettiva cancella ogni possibile sociologismo. Ma la storia
personale di Meles lascia intendere un nesso possibile e plausibile; un nesso
che narra d’un cortocircuito sempre incombente tra distruzione del benessere e
desertificazione individuale e sociale. In questi tempi difficili abbiamo molti
modi per onorare chi non ce l’ha fatta. Innanzitutto imponendo a noi stessi il
distinguere e il discernere, per non alimentare un grande e generico falò di
vite in cui immaginare che chiunque perda il lavoro e si ritrovi in cassa integrazione
non sia altro che un privilegiato dedito alla sgambatina in bici e al lavoretto
in “nero”. C’è di sicuro anche questo e molto di questo ma non tutto è così. E la vita agra di Meles di
questa altra faccia della luna è monito verissimo e amaro.
16 ottobre 2013
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E' molto triste. Non ci sono parole che possano essere sufficienti per capire e motivare un tale gesto. Ma mi viene in mente una frase del Papa che più o meno recitava così " Non fatevi rubare la speranza". Ecco il sunto del disagio. La speranza che la tua vita possa essere affrontata serenamente e invece l'unica amara e nuda e cruda realtà è che ti accorgi che è appesa ad un gratta e vinci. E' allucinante che solo una botta di culo ti possa permettere di badare ai tuoi genitori. Quando oggi spesso sono ancora loro che ti tutelano. Quando sai che puoi permettere ai tuoi figli il meglio per loro. E quando sai che puoi assolvere ai tuoi desideri con la dignità che ti è cara. Non fraintendete non è solo una questione di possibilità economica ma è tutto quello che ruota intorno che pesa.
RispondiEliminaNon lavoravo con lui, ma era come l'hai descritto tu, da quel poco che ho potuto vedere io e da quello che mi è stato sempre raccontato. Mi dispiace, era una brava persona.
RispondiEliminanon è facile, riuscire a non scivolare...si cammina su una fune, nemmeno troppo tesa, in balia del vento.
RispondiEliminaIn certe giornate, basta una notizia sul giornale, a strizzarti lo stomaco...e basta talmente tanto poco, per perdere l'equilibrio e scivolare di sotto.
Finchè hai un po' di rabbia dentro, che senti di poter far uscire, per sentirti anche vivo e padrone della tua vita, il tempo scorre via meglio, ma quando ti arrivano le bollette, i conti da saldare...beh, allora le giornate diventano buie e lunghissime.
Avere l'aiuto dei genitori, è si un toccasana...ma che paghi al prezzo, carissimo, della dignità, del rispetto per te stesso.
La speranza...non so..ormai, sperare di uscire da queste maledette sabbie mobili (dove, in effetti, sembra che ad ogni tentativo di uscire fuori, si sprofondi sempre di più), è come sperare nell'"aldilà"...ti ci attacchi, ma senza la convinzione di avere davvero uno spirito immortale.
Riposa in Pace Meles...non avrai risolto i tuoi problemi, ma almeno te ne sarai liberato, spero.
(stavolta non mi firmo)
Concordo e capisco pienamente. Gran belle parole. Non sei il solo.
Eliminalo so, di non essere solo...e so pure di essere uno di quelli fortunati, grazie.
Eliminal'ammissione di essere fortunato(anche nelle difficolta')ti fa onore.
Eliminafinalmente la testimonianza piu' obiettiva e VERA che ho letto fin'ora.
Sono d'accordo che gli faccia onore ritenersi fortunato ma puoi spiegarmi cosa intendi per testimonianza più vera ?
EliminaLa politica al solito se ne frega di queste tragedie.
RispondiEliminaLa Politica vive una realtà completamente estranea alla vita reale. Troppo presa a autolegittimarsi, a creare comunicazioni di distrazioni di massa, e pensare ai numeri fini a se stessi. Lo SPREAD e la BORSA vincono sui diritti umani. Affami un popolo le borse brindano per l'imposizione della UE della Standing Review. A che cazzo serve la politica in questi termini.
EliminaDispiace molto! Però smettiamola di illudere la gente con false speranze, la situazione a Fabriano é questa e non migliorera! Chi lo dice(e illude la povera gente priva di conoscenze in questo campo) fa del male a molta gente perché la motiva a restare qui, se avete voglia di lavorare(e siete senza lavoro) andatevene e tifatevi una vita ragazzi/e un in bocca al lupo a tutti!
RispondiEliminase hai un mutuo da pagare (per una casa, che oggi varrà si e no un 60% di quello che l'hai pagata), dei figli da mantenere, andarsene, ormai, è un lusso e, in quanto tale, non tutti possono permetterselo; ci vogliono "soldi spicci" per poter ricominciare da un'altra parte.
Elimina"soldi spicci per poter ricominciare da un'altra parte". E' una sintesi puro realismo
EliminaE poi l'andar fuori per un giovane con titoli è un conto ma per un 40/50 enne come si ricolloca. Qui hanno tagliato fuori intere generazioni, da una parte coloro i quali non matureranno mai una pensione dignitosa e dall'altra chi ancora usufruisce di privilegi a spese di tutti. Chi non entrerà mai nel mondo del lavoro e chi ne fuoriesce per sempre.
Eliminae' vero e' molto difficile per tutti .ancor di piu' per alcuni.
Eliminal'importante e' sopravvivere.e purtroppo per alcuni il peso da portare e' troppo .............di lavoro si muore:sia quando c'e' .......sia quando non c'e'.
Tutto vero per gli over 40 gli altri devo da move il culoooo come abbiamo fatto in molti! Il lavoro c'é ma non quà!
EliminaPurtroppo il lupo ce sta gia a digeriiiiiiiiii
RispondiEliminaio invece ci ho lavorato diversi anni con lui, era il mio "capetto" ma in realtà era un amico, una persona buona che non ha mai usato la sua posizione per imporsi. me lo vedo ancora col suo camice grigio svolazzante passare tra gli operai per cercare di risolvere problemi, perchè era questo che faceva: gli piaceva fare bene il lavoro ma voleva anche farlo agevolando il più possibile il lavoratore spostando ceste e tavolini affinchè tutto fosse più comodo per lavorare.
RispondiEliminaera anche una persona molto sensibile, forse troppo per questo mondo.
Domanda:Ma la cassa integrazione in deroga ce la rinnovano? Io non ce voglio torna a lavora ='(
RispondiEliminaNe ho i coglioni pieni di tutti voi, mi avete rotto il cazzo, sono disoccupato e adesso ne ho i coglioni pieni, non mi ammazzo, basta ammazzarsi per farvi contenti, basta ne abbiamo i coglioni pieni, se all'inferno dobbiamo andare verrete con noi per dio!
RispondiEliminaQuesta è la risposta più bella
EliminaVai vai io tanto ciò la cassaintegrazione sti cassiii! Ti pare che non ce la rinnovano, lo che sperate tutti che lo fanno! Ma tanto lo faranno
Eliminaanonimo delle 15:53,possibile che sei così testa di cazzo?tu sei la prova che dio non esiste,perchè ,se ci ha fatto a sua immagine e somiglianza,non può essere così stronzo!
EliminaONORE AL CITTADINO MELES
RispondiEliminaHo lavorato con lui per quasi 20 anni,veramente un'ottima persona.A volte dopo la sirena tornava al suo lavoro,gratuitamente .Persone cosi' non esistono piu'.Dalla JP e' rimasto tagliato fuori secondo una logica che non riesco a capire ma chi ha fatto certe scelte non ha anima ,non ha cuore ,ha fatto solo il posto ai soliti a volte incapaci gli stessi che lo prendevano in giro perché faceva il suo lavoro come andava fatto.Simonetti sono davvero contento che ne hai parlato,ci contavo,era un galantuomo sconosciuto ai piu' e tu onorandolo ti sei dimostrato un grande.
RispondiEliminaGrazie !
Sincero,dedito al lavoro,onesto,pulito,generoso,leale.Questo era L.T.. Non lo meritavamo e se ne è andato.
RispondiEliminami fa piacere che vengano fatte certe affermazioni, questa è per me una battaglia contro i mulini a vento. In questi anni non ho fatto altro che rivendicare rispetto verso coloro i quali come me non stanno ad aspettare, trovando incomprensione anche da parte di chi si sente sempre molto vicino ai cittadini. Non ritengo giusto commentare i moventi che possono aver indotto il nostro amico a tanto, non doveva succedere, fa riflettere la sua morte, ma nel rispetto del suo silenzio semplicemente per lui e la sua famiglia una preghiera. La sofferenza, l'umiliazione, la difficoltà a tenere sempre affilate le unghie per lottare contro la crisi, contro l'ipocrisia, la gratuita commiserazione, chi la conosce? solo chi l'ha provata! Ma non si chiede al mondo intero di soffrire con noi, ma di guardarci con occhi diversi, non sarebbe tanto difficile, basterebbe usare semplicemente un po' di cuore e meno protagonismo. Grazie per aver fatto esaltare anche altre sfumature che la perdita del posto di lavoro comporta e vengono occultate, come permettimi tante, tante altre notizie, è un discorso che ho proprio piacere di approfondire!
RispondiEliminaCiao Claudia Mattioli
Claudia io sono stato sempre molto severo sull'approccio che è stato tenuto dai sindacati e in parte anche dai lavoratori sulla questione Ardo. Ed è una severità da cui non recedo. Ma un conto è il giudizio politico ed economico altro è l'aspetto umanamente devastante della disoccupazione. E la cosa raggelante è che si tratta di un dramma che si consuma in totale solitudine. E questo credo sia il vero elemento da superare e su cui riflettere
RispondiEliminaAnch'io sono molto critica al riguardo e lungi da me il tuo recedere, comunque mai generalizzare, onestamente non dividerei troppo i tre aspetti, farne un unico corpo non sarebbe male, sicuramente abbiamo di che riflettere, dopo di che sarebbe il caso di fare o quanto meno provare ad andare oltre le parole
RispondiEliminaClaudia Mattioli
Claudia se non vado errato sia tu che tuo marito siete stati riassunti da JP .
RispondiEliminaÈ vai sindacato avanti così certo che s voi certi pensieri non vi passano per la testa
vai errato ti sbagli con qualcun 'altra coppia forse un omonima C.Mattioli
EliminaVedi come è facile offendere?
EliminaMa mi sembrava che eri tu la sindacalista con il riparatore
RispondiElimina