Il Piano Tecnowind, come previsto dalla road map concordataria, è stato
presentato ieri dalla nuova proprietà alle organizzazioni sindacali.
Secondo qualcuno - vista la situazione che si era creata nel corso
dell'estate - le linee portanti del Piano configurerebbero un mezzo
miracolo. Per altri osservatori si tratterebbe, invece, di una
pallottola spuntata, di un gioco di luci e ombre da analizzare
nel merito e senza indulgere alla tentazione di spacciare una soluzione
provvisoria per una best practice di ristrutturazione aziendale. Il
Piano ruota attorno ad alcuni asset principali: sessantuno esuberi, incentivi
all'esodo volontario, richiesta di un ulteriore anno di cassa integrazione
straordinaria a rotazione, delocalizzazione produttiva in Romania del
basso di gamma e sei milioni di investimenti a Fabriano per il periodo
2014-2016. Si tratta di indicazioni generali che meriterebbero una
conoscenza più dettagliata e approfondita, ma comuque sufficienti per abbozzare un'interpretazione meno asettica e levigata di quella che circola oggi sui quotidiani
locali, tutta incentrata sul numero degli esuberi e sull'assenza di licenziamenti piuttosto che attorno
a una riflessione circa la potenzialità della Tecnowind di ricominciare
a generare valore. Il primo dato che emerge è che la ristrutturazione
di un debito fuori controllo - attribuito univocamente a errori di investimento commessi dalla passata gestione - non era sufficiente a rigenerare redditività e
che il problema non era soltanto di oneri finanziari ma era allocato pure nella parte alta del conto economico,
ossia a livello di margine operativo. Altrimenti non si spiegherebbe la
delocalizzazione in Romania del basso di gamma e l'individuazione di un
numero di esuberi pari a quasi il 20% della forza lavoro impiegata. Ciò
significa che, al di là degli investimenti, la struttura Tecnowind era
fortemente sovradimensionata di suo e che le cappe prodotte in Italia - forse
addirittura vendute sottocosto - non erano in grado di generare i
margini necessari ad alimentare un valore sufficiente per l'impresa. Il che
rivela appieno il tentativo farlocco perpetrato questa estate, anche da
diversi esponenti politici, di raccontare un'azienda ricca di ordini
e di salute ed esclusivamente gravata dal peso di errori e di oneri
finanziari pregressi. Ma una degli elementi più interessanti è
sicuramente l'ammontare degli investimenti annunciati dall'azienda per
lo stabilmento di Fabriano per il periodo 2014-2016. Si parla di sei milioni di
euro, ossia di una cifra che sembrerebbe evidenziare una delibefrata volontà di
crescita e di sviluppo. Al che, visto l'impatto che una Tecnowind rilanciata potrebbe avere sul territorio, risulta sicuramente opportuno
sviluppare qualche semplice calcolo collaterale ma emblematico di come i numeri vadano sempre interpretati. Come
abbiamo già detto il Piano prevede 61 esuberi. Ora, se si considera la
retribuzione di un operaio, partendo dal principio che il suo costo
lordo orario si aggira attorno a 15 euro, è possibile proporre ai lettori una
riflessione interessante. Quel lavoratore, infatti, su base mensile -
considerando nel lordo il rateo della tredicesima, i contributi Inps, la
quota di Tfr, l'Inail e l'Irap - costerà all'azienda circa 2.600 euro
mensili, vale a dire attorno a 31.000 euro l'anno. Proiettando questo valore di massima
sui 61 esuberi previsti, la Tecnowind potrebbe, quindi, conseguire un
risparmio teorico di circa 1 milione e 900 mila euro che moltiplicato
per tre anni conduce a un ammontare di circa 5.700.000 euro. Il che
significa - ovviamente con tutte le approssimazioni e le semplificazioni
del caso - che gli annunciati investimenti su Fabriano verranno finanziati attraverso
la politica degli esuberi e dei tagli al personale, con il paradosso davvero curioso e bizantino che
per poter essere riassorbiti i circa venti lavoratori che appaiono
reintegrabili a medio termine devono essere inizialmente espulsi dal
processo produttivo. Paradosso che fa riflettere anche se, seguendo un vizioso e vituperato andazzo, si
preferisce lanciare gridolini di soddisfazione invece che documentarsi,
studiare e ipotizzare. Proseguendo nell'esame è opportuno considerare
una questione che rimane drammaticamente sullo sfondo, decisiva
innanzitutto per le sue possibili ricadute territoriali. La scelta di delocalizzare in
Romania il basso di gamma non potrà, infatti, non avere effetti sul territorio a
livello di indebolimento economico ed occupazionale dell'indotto. Si
parla di almeno 300 persone esterne coinvolte, una parte delle
quali, non ancora quantificabile, deve essere considerata, almeno dal
punto di vista dell'analisi sociale, nel flusso degli effetti e delle ricadute prodotte dal Piano di Ristrutturazione della Tecnowind. Con quali strumenti assorbiranno il colpo
queste piccole realtà produttive? Di quali ammortizzatori sociali
potranno godere i lavoratori dell'indotto se sono giunte ad esaurimento
anche le poche risorse messe a disposizione per gli ammortizzatori
sociali in deroga? Da ultimo, ma non per ultimo, è corretto evidenziare
una questione che, se osservata utilizzando un punto di vista
territoriale, dovrebbe allarmare quel che resta di una classe politica
inetta e di un'informazione superficiale e reticente, ossia l'imbuto
occupazionale creato dagli esuberi. Non è sufficiente, infatti,
liquidare la questione sostenendo che ci sono 61 esuberi ma senza alcun rischio di licenziamento, perchè l'esubero è un di più, un eccesso di forza lavoro
rispetto alle esigenze dell'impresa. Ciò significa che quei posti di
lavoro sono ritenuti diseconomici e non necessari anche se per placare gli animi si adombra una futuribile e non esigibile ipotesi di riassorbimento. Ragion per cui si
tratta, di fatto, di posti di lavoro perduti in quanto il lavoratore che, a titolo di esempio,
decide di uscire dalla produzione usufruendo di un incentivo, in quanto esubero
non verrà rimpiazzato da un altro lavoratore giovane in una logica di
naturale e fisiologico turnover ma si andrà, di fatto, a computare la perdita di un posto di lavoro. Eppure i sindacati su questo
continuano a tacere, a rimuovere e, a volte, anche a mentire.
8 ottobre 2013
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Il che significa - ovviamente con tutte le approssimazioni e le semplificazioni del caso - che gli annunciati esuberi su Fabriano sono duvuti agl' Italiani che si riempono sempre la bocca del Made in Italy, quando si parla di produzione aziendale, e poi comprano sempre secondo convenienza. :)
RispondiEliminaÈ' il mercato, se vuoi l'autarchia devi rivolgerti ad un pelato che però' ha fatto una finaccia. Magari poi giri anche in BMW invece che con la Croma.
Eliminail mercato non perdona, il nazionalismo dura poco, non ha senso comprare a costi superiori lo stesso bene
EliminaSei proprio sicuro che quello prodotto in Romania abbia la stessa qualità di quello prodotto qui ?
EliminaIo penso di si. Stiamo parlando di un prodotto assemblato da persone e macchinari ( questi ultimi spesso più nuovi di quelli presenti in Italia) usando materiali che sono gli stessi. Non stiamo parlando di sculture.
EliminaI francesci lo fanno e li ammiro per questo noi Italiani compriamo tutto quello che fanno i krukkacci!
Eliminacaro anonimo delle ore 00,14 anche se fosse come dici tu chi acquisterà i prodotti fabbricati in Romania in Turchia in Cina in India se poi qui da noi siamo tutti disoccupati?
EliminaCordiali saluti
Al fenomeno delle 00.32 : comprati l NGM invece Dell iPhone e non cacare il cazzo
Eliminalettura dei fatti egregia........per finire rimane in bocca l'amarezza sull'operato dei sindacati!e pensare che rimangono l'unico faro per tanti operai!che triste realta'.
RispondiEliminaCome disse un vecchio marpione della Politica "a pensar male è peccato ma spesso ci si azzecca" direi che come da copione è un copia incolla. Allora rovesciamo il problema. Diciamo che passi la delocalizzazione, passi che la ristrutturazione viene pagata dallo Stato, visto i conti i €6 milioni provengono dagli esuberi. Vogliamo parlare dell'alto di gamma ? Quanti sono i ricchi potenziali quali i competitors e che valore di mercato ha ? Ora tutti si riempiono la bocca dell'alto di gamma. Ma se fino a ieri hai costruito bagnarole non è che nel giro di un mese esci e proponi astronavi. Per esempio cosa ha fatto Fiat con SEAT e cosa i tedeschi o addirittura con SKODA. Non mi sembra che i ricchi stiano aumentando e sopratutto che siamo in grado di creare eccellenze. Perchè essendo sempre più furbi degli altri pensiamo che cambiando la mascherina dell''auto puoi proporti come produttore di grandi ammiraglie. Per cortesia siamo seri ogni tanto.
RispondiEliminaI mercati per l'alto di gamma ci sono, il più e' inserirsi in questi mercati. Per me però sarà' la Romania a tappare i buchi italiani.
Eliminadici bene dei tedeschi con Seat e Skoda (soprattutto Skoda sull'alto di gamma), guarda cosa hanno fatto, cioè ottime macchine e ottimi fatturati. il problema è appunto che se fai sempre le panda poi è difficile che sai vendere ammiraglie...idem con gli elettrodomestici
EliminaEsatto è lì il nocciolo, hanno dimostrato che è possibile rendere vecchie carrette in auto di tutto rispetto ma è un cammino lungo e impegnativo. Sopratutto devi adottare politiche a lungo termine con obiettivi precisi e ambiziosi. Cosa che non accade in Italia perchè navighiamo a vista.
EliminaAll'anonimo delle 14,19 riguardo l'alto di gamma sono d'accordo che esista un mercato. Ma quanto vale ? Vale 1 mld di Euro 2 /3 non lo so ma bisognerebbe saperlo e sapere quali sono i fatturati di chi ha quel mercato per capire a cosa puoi ambire in termini di quote e di fatturato. Oppure nel caso peggiore capire prima che non vale la pena o dove posizionare il prodotto.
EliminaCaro anonimo delle ore 15.08 la cosa importante e' non cercare di conquistare quote di mercato ad ogni costo vendendo sotto costo perché poi tu stesso contribuisci in modo negativo ad un nuovo livello di prezzo nei mercati.poi non si recupera più .
EliminaOsservazione corretta e poi subisci la colonizzazione dei produttori a basso costo che livellano verso il basso anche quelle che un tempo venivano chiamate competenze distintive
EliminaAll'anonimo delle 19,12 infatti ho scritto anche che ci si possa accorgere che non valga la pena, ciò significa che ci vai a rimettere e quindi non avrebbe senso rincorrere quote. Cordiali saluti
EliminaPremetto che sono l'anonimo delle ore 19,12 e voglio aggiungere una considerazione in più che penso interessante e cioè che fare solo produzioni da terzista senza un marchio proprio implica il fatto che lotterai sempre con i prezzi e non avrai mai una quota di mercato tua con una tua impronta ,un tuo prodotto caratteristico e una tua rete di distribuzione. Sarai sempre nelle mani di quei clienti che per un euro sono pronti a cambiare fornitore.la A.M funzionava più o meno così e mi sembra che anche Tecnowind lavori come terzista al cento per cento
EliminaAssolutamente vero anzi io sono fortemente convinto che il Marchio o Brand come si usa dire sia più importante del prodotto. Questo non è capito da molti ma di esempi ne avrei una valanga.
EliminaCondivido perfettamente la sua opinione sull'importanza del Brand.
EliminaCordiali saluti.
Urbano Urbani
Infatti molto spesso il prodotto brandizzato vale, in termini di qualità', come il prodotto non brandizzato.
Elimina"Road map", "best practice" e "asset" sono davvero delle pessime cadute di stile: se vogliamo anche questo inutile anglicismo è delocalizzare. Ci tengo a dire che non voglio polemizzare su ciò bensì semplicemente constatare che hai tutte le capacità dialettiche e linguistiche per scrivere in maniera efficace usando la lingua di Dante.
RispondiEliminaSul resto mi trovi perfettamente d'accordo ma devo dire che molte altre aziende, nelle stesse condizioni della Tecnowind di qualche mese addietro, hanno chiuso da un pezzo per cui probabilmente la soluzione che si prospetta è il male minore.
Ti ringrazio per il consiglio e mi impegnero: a non fare più uso di anglismi inutili.
Eliminanel conto dei 5milioni e 700mila euro, secondo me, non hai "detratto" la cifra che verrà offerta come "scivolo" per almeno una parte degli esuberi.
RispondiElimina________________
G.R.
Carissimo G.R. Se ipotizziamo che forse un terzo accetteranno l'incentivo(considerando info provenienti da situazioni simili in altre aziende) si tratterà di circa seicento/settecento mila euro. Ne restano sempre cinque milioni ricavati dagli esuberi .poi la cosa curiosa e'che si preannunciano 61esuberi ma nessuno verrà licenziato . Ed è la stessa cosa che diceva un'altra grandissima multinazionale 1450 esuberi ma nessuno verrà licenziato .vorrei tanto imparare queste " magie "
EliminaMa il post su Alianello che fine ha fatto ????
RispondiEliminaPurtroppo l'ho cancellat per errore accedendo al blog dallo smartphone. Sto cercando di recuperarlo. Appena possibile lo ripubblico. Tranquilli! Non c'è nessuna dietrologia
RispondiEliminaPensavo a certe pressioni......e a certi mal di pancia.
RispondiEliminaSono proprio malfidato.
Perdono .
Ti rivelo una cosa: non ho mai ricevuto pressioni da nessuno. Lo dico per onestà intellettuale. Se dovesse capitare la prima cosa che faccio è rivelarlo su questa pagina. promesso.
EliminaNon è' un caso semplice.
RispondiEliminaNulla e' semplice in questa situazione.
Sposo il commento della persona che ha detto che poteva essere peggio.
Qui non è' un fatto di vittoria, proclami, qui si tratta di casi difficili.
A luglio si è sfiorata la chiusura totale con 700 posti a rischio reale tra diretti ed indiretti.
Il primo passaggio era quella di evitare la catastrofe. Ora bisogna lavorare tramite la concertazione e verificare bene gli effetti del piano sull'imdotto.
Sono molto preoccupato per l'indotto e proprio oggi ho evidenziato che si tratta di una questione molto delicata da approfondire.
Sono aperto a recepire idee, consigli, critiche purché costruttive.
Un saluto a tutti.
Ass.re Artigianato, Industrua, Politiche Del Lavoro
Avv. Giuseppe Galli
Oggi fare l'imprenditore non è facile, avere una dignità ancor più difficile per alcuni, oramai in Italia tutti hanno imparato ad aggiustare i bilanci con la cassa integrazione, sembra " alcune voci" che anche Veneto Banca ricorrerà a 5 gg. di cassa integrazione da distribuire su tutto il personale del gruppo ( 5mila dipendenti, 40 ore settimanali. totale 200mila ore a carico di pantalone che paga) ad occhio e croce 4/5 milioni di euro in cassa!!!
RispondiEliminaPremetto che sono assolutamente favorevole agli ammortizzatori sociali e qualsiasi strumento che possa aiutare sia l'azienda in difficoltà che il dipendente diretto, ma nn si può usare tale mezzo per risparmiare e lucrare.
Perché non si fa una Legge che obblighi chiaramente che un'azienda che ricorre alla cassa integrazione e chiude il bilancio in positivo debba restituire quanto prestato dallo Stato Sociale.
Le aziende nn possono fare utili alle spalle dei lavoratori con la cassa integrazione, se fanno utili li dovrebbero restituire tale danaro, o quanto meno dimostrare che tali utili vengano impiegati in ricerca e innovazione; questa sarebbe vera impresa e non con i soldi di PAPPAGONE!!!
F.to Giorgio Fraticelli
Se fai utili grazie alla polonia o alla cina, la cassa serve a salvare i lavoratori italiani. Il discorso dell'utile è una minchiata.
Elimina...poi, mascherare l'utile in bilancio, dovrebbe essere una sciapata, visto che riescono a camuffare persino le perdite!
Elimina______________
G.R.
Carissimo sig. Fraticelli vorrei aggiungere che l'utilizzo di questi strumenti permette di far quadrare il conto economico senza intervenire sulla struttura dei prezzi di vendita dei prodotti che possono essere ancora commercializzati al di sotto dei prezzi praticati da quelle aziende che non hanno fatto ricorso a questi strumenti continuando quindi in regime di concorrenza sleale nei mercati costringendo gli altri a dover rincorrere i nuovi livelli di prezzo.La conseguenza e' che si indeboliscono anche le aziende sane e prima o poi ne pagheranno le conseguenze. I concordati con prosecuzione di attività sono diventati così ricorrenti che in molti li stanno chiedendo con la massima disinvoltura .anche in questo strumento a volte si nasconde la concorrenza sleale Distinti saluti urbani urbano
RispondiEliminaLa questione delle procedure concorsuali è una questione anche questa molto complessa ed articolata.
RispondiEliminaPer affrontare in modo serio la questione è necessaria una riforma vera e propria del nostro sistema economico, giuridico industriale.
Servirebbe una politica europea uniforme, una impostazione ben diversa sulla pressione fiscale, il cuneo fiscale e precisamente il costo del lavoro e di conseguenza la tutela dei mercati ed ancora una diversa politica di gestione degli ammortizzatori sociali, il tutto premiando l'internazionalizzazione e reprimere la delocalizzazione con la non concessione di benefici.
In assenza di questi elementi è un mercato falsato.
Su questo dobbiamo riflettere e pensare agli strumenti che possono essere avanzati a livello di proprosta tecnico - politica.
In sostanza significa affrontare il problema non attraverso la battaglia di tutti i giorni che è quella che ci vede correre per affrontare situazioni di vera e propria emergenza, ma si tratta invece di partire dall'alto con un piano strutturale. In una crisi così ampia e durevole serve una politica nazionale ed europea di carattere e struttura.
Ass.re Artigianato, Industria, Politiche del Lavoro
Avv. Giuseppe Galli
Caro assessore Galli provi a pensare se ogni azienda ancora sana decidesse di espandersi nei mercati vendendo con prezzi sotto il limite di tutti gli altri produttori dello stesso bene. Tanto poi ci si può indebitare con le banche fino al cinquanta percento del proprio fatturato ,poi si incomincia a non pagare i fornitori infine si preannunciano dimissioni di massa per ottenere il concordato con prosecuzione di attività .ma le sembra corretto solo perché la legge lo permette ?ma nel resto dell'Europa si praticano i concordati con prosecuzione di attività? Quando poi la situazione e' diventata insostenibile si mettono i dipendenti davanti ai cancelli con il cartello "le banche ci stanno uccidendo" dimenticando cosa stanno uccidendo quelli che usano tali metodi . Mi permetta di dire che è una cosa vergognosa e che se continuerà così lo farò anche io prima di soccombere a causa di questi mezzi che di etica e imprenditoria non hanno il minimo rispetto.
RispondiEliminaMi scusi ho dimenticato la firma .saluti urbani urbano
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