I governatori di Marche ed Umbria, Spacca e Marini, hanno inviato un sollecito congiunto al Presidente del Consiglio Letta con il quale richedono al Governo di agire, in via legislativa, per fornire una corretta interpretazione della legge Marzano, ossia per cambiare le carte in corso d'opera sulla questione della ex Antonio Merloni. Di fatto i Presidenti di Marche e Umbria hanno deciso di interferire politicamente su un procedimento giudiziario in atto, che ha già prodotto una sentenza di primo grado pronunciata dalla sezione fallimentare del Tribunale di Ancona che ha annullato la vendita di Ardo a Porcarelli. I commissari ministeriali e l'imprenditore cerretano, confidando nei successivi gradi di giudizio, hanno legittimamente presentato ricorso ma la partita Ardo continua a uscire dal normale iter giudiziario, subendo turbative determinate da un interventismo della politica che preferisce ignorare la divisione dei poteri e le logiche del libero mercato. Prima col Decreto Legge "Terra dei fuochi" n°136 del 10 dicembre 2013, in cui è stato inserito un paragrafo (art.9, comma 1) totalmente estraneo alla materia rifiuti e finalizzato a garantire la continuità produttiva della JP, normando una sorta di diritto a ignorare la sentenza d'annullamento della vendita sancita da un Tribunale della Repubblica, ovvero da una declinazione territoriale di uno dei tre poteri dello Stato. Il che già delinea una grave tracimazione di competenze, perchè il Tribunale di Ancona non ha sentenziato in base a un pregiudizio ma sulla scorta di dati di fatto e di articoli di legge, e quindi è del tutto inaccettabile modificare le regole in corso d'opera per metterle al servizio di un interesse privato di produzione se non sussistono motivi che rimandano a un qualche accanimento giudiziario. Ma a quanto pare il fronte assistenzialista non ritiene di aver completato l'opera, perchè il sottinteso della richiesta di Spacca e Marini è molto chiaro: sollecitare un provvedimento che tolga di mezzo la norma sul badwill su cui ha fatto leva la sentenza del Tribunale di Ancona nell'accertare una vendita non congrua della Ardo alla Jp. A quel punto, ferma restano la non retroattività della norma, il pronunciamento di secondo grado dovrà tenere conto di una eventuale modifica della legislazione in materia di amministrazione controllata e il giudice si troverà nella condizione oggettiva di annullare la sentenza di primo grado emessa dalla sezione fallimentare. Di fatto, in una fase in cui si parla insistentemente di cambiare la legge elettorale, ci troveremmo a sancire un trasferimento di interesse politico del Governo dal Porcellum al Porcarellum, ossia a una norma attraverso la quale è la politica e non il mercato a garantire la continuità operativa dell'impresa e il suo diretto ad operare nel mercato. Un atto di una gravità inaudita, che altera tutte le logiche della libera competizione e configura un indebito aiuto di stato a un'azienda che è difficile possa coltivare prospettive di sviluppo in un mercato in cui neanche la Indesit è più in grado di competere, nonostante marchi, prodotti, tecnologie e dimensioni incomparibilmente più forti di quelli della JP Industries. Il solito gioco delle parti che Spacca sa interpretare magnificamente, specie quando sente avvicinarsi gli appuntamenti elettorali che lo chiamano direttamente in causa. Ma sicuramente fabrianesi, lavoratori e sindacati saranno in prima fila e ben felici di reggergli il moccolo e di applaudire l'ennesima ingerenza d'una politica colonizzatrice nell'economia d'impresa.
18 gennaio 2014
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L'ho scritto ieri in un mio post: a Fabriano c'e' ben radicato un fare mafioso che fa paura. Fa paura! E il peggio e' che ormai tutta questa mattanza di regole, di etica, di diritto, di persone per bene non e' più una sorpresa. E questo e' terribile, e' la bara del nuovo! G.
RispondiEliminaper me Spacca sarà rieletto con un ampio consenso
RispondiEliminaChi vota Spacca si assuma la responsabilità del tracollo cittadino e regionale.
EliminaAppunto. E avrà un grande successo a Fabriano. Città che deve morire come ho scritto venerdì in quanto Babilonia dei peggiori vizi politici
RispondiEliminaEsatto, giusto, sottoscrivo! G.
EliminaAveva ragione Berlusconi quando diceva che il vero potere in italia e' in mano ai giudici.Sono loro che fanno chiudere le aziende spalleggiate dalle banche .L'Ilva insegna.
RispondiEliminaCome gia' detto la legge applicata non sempre e' quella giusta.
Le aziende vanno difese ad oltranza perché sono fonte di occupazione.Avete mai assistito alla condanna di un giudice?Possibile che loro non sbagliano mai?
Ma nella specifica questione, quella della Ardo, hanno sbagliato i giudici o chi ha messo in piedi il baraccone a spese di chi dalla Ardo non ha mai preso un centesimo? Mi fai capire?
EliminaBasta con gli aiuti di stato!!!...è un doping per imprese improduttive e sprecone, che non starebbero in piedi da sole nemmeno per un secondo!!!
EliminaPossibile che in italia, il rischio d'impresa debba sempre ricadere sullo stato ed i cittadini???
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G.R.
Simonetti te da che parte stai ? Non si capisce piu' ... mi stai diludendo !!!!!!
RispondiEliminaGuarda che Simonetti fa una analisi oggettiva della situazione non è che fa il tifo per qualcuno
EliminaDa che parte sto rispetto a cosa?
RispondiEliminama ragazzi dobbiamo essere onesti, tutta la storia della A.Merloni è stata una truffa gestita con il consenso o l'incompetenza dei sindacati, della politica e degli imprenditori locali. In questa azienda si producevano circa 13.000 elottrodomestici al giorno e ve lo immaginate quale spazio si è liberato? Ecco quindi che i fratelli non sono intervenuti e non hanno fatto entrare nessuno. Poi la politica ha gestito la cosa vi ricordate i Cinesi ed gli iraniani che dovevano arrivare da un momento all'altro? Poi è arrivato lo pseudo imprenditore di turno a cui hanno affidato per pochi soldi un patrimonio enorme, lui si è venduto il vendibile ora qualche sindacalista mi dica quanti dei 700 operai (promessi) hanno lavorato e per quanto tempo in questi due anni....ora ciascuno tiri le sue conclusioni.
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