Il
caso Electrolux occupa da qualche giorno le prime pagine dei giornali e le
aperture dei principali notiziari radiofonici e televisivi. E' come se il
sistema Paese fosse stato spinto lungo una linea di confine per prendere atto,
quasi coattivamente, di un quadro di deindustrializzazione che miete e screma
proprio i settori in cui era più forte e radicata la cultura del Made in Italy.
Un gruppo di teste d'uovo, animate da Confindustria FVG, ha messo sul piatto
una proposta indecente: un taglio dei premi di produzione e dei contratti
integrativi aziendali in cambio di un impegno della multinazionale svedese del
bianco a mantenere in Italia la propria localizzazione produttiva. Le reazioni
sono state molte e molto accalorate, specie sul versante sindacale, ed è
probabile che la proposta lanciata da Confindustria resti soltanto
un'esercitazione previsionale da centro studi. Ma un dato è certo e cioè che il
Paese e le parti sociali si ritrovano, volenti o nolenti, a discutere di un
tema fondamentale per il futuro e cioè se sia ancora possibile fermare
l'emorragia produttiva italiana ricorrendo non all'ennesima norma di
salvataggio di produzioni fittizie in stile Ardo, ma alla contrattazione
territoriale e al libero confronto tra i diversi soggetti sociali coinvolti e
gli stakeholders interessati. Ma al di là degli aspetti di merito c’è anche un
elemento che ci colpisce nel profondo come fabrianesi e come cittadini
protagonisti della vita economica e sociale di uno dei principali distretti
metalmeccanici e del bianco e cioè il non essere mai riusciti - neanche in concomitanza con la vertenza
Indesit – a tematizzare questi argomenti strategici e a fare di Fabriano e
delle Marche un laboratorio di innovazione contrattuale e di sperimentazione
sociale. La vertenza Indesit, come già accaduto durante la crisi della Ardo, è
rimasta invece confinata in uno spazio mediatico minore, dove nessuno dei
soggetti coinvolti è riuscito, anche solo per un istante, a spostare il terreno
del confronto su un livello più alto e capace di diventare buona prassi per
l’intero Paese. Di fatto uno sciopero allo stabilimento di Porcia conquista
l’apertura dei telegiornali nazionali mentre uno sciopero a Melano faticava
enormemente a imporsi anche in un semplice notiziario regionale. E questi
lampanti contrasti di presa mediatica non sono soltanto elementi riconducibili
a culture del conflitto che differenziano profondamente le diverse zone del
Paese, ma diventano esperienze capaci di produrre esiti e risultati divergenti
perché tutto ciò che non è oggetto di comunicazione di fatto non esiste, non
coinvolge e non produce decisioni e assunzioni di responsabilità. E allora
accade che in Friuli il Governatore - sul caso Electrolux – attacca direttamente
il Ministro delle Attività produttive, generando un caso politico che tiene
desta l’attenzione anche sul versante sociale, mentre da noi il Presidente
della Regione Marche si è limitato a invocarlo il Ministro e a proporre una
Piattaforma logistica di ricerca che era soltanto un modo per spostare il focus
dalla imminente chiusura dello stabilimento di Melano. La crisi Ardo è stata la
più grave crisi industriale italiana dopo quella di Alitalia del 2008, ma
l’opinione pubblica non se ne è accorta e non se ne sono accorti neanche i
fabrianesi, che hanno visto centinaia e centinaia di operai dissolversi tra le
maglie assistenziali della cassa integrazione oppure a rincorrere i sogni di
gloria produttiva di un imprenditore accorto che ha fatto il passo più lungo
della gamba certo di poter contare su qualche nuovo capitolo di assistenzialismo
pubblico. E ogni volta che si verificano situazioni come quella che vede protagonista
la Electrolux, si alimentano automatiche comparazioni. E viene da pensare come
la sventura di Fabriano non sia stata soltanto quella di un distretto anomalo -
governato da una monarchia familiare assenteista, invece che da una rete paritaria di
imprese dimensionalmente non sbilanciate - ma un sedimento di cultura, una
timidezza atavica, un servilismo grigiastro che ci ha impedito, non dico di
lottare ma di rappresentare degnamente il declino di un’economia locale e farne
oggetto di indagine sociale e di interessamento politico. Ben ci sta.
28 gennaio 2014
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Tutto giusto
RispondiEliminal'hai visto mai il Governatore Spacca in trasmissioni di punta accalorarsi sulla questione?
RispondiEliminaIo no
Davide Serra, renziano di ferro, plaude all'iniziativa electrolux.
RispondiEliminaAmen.
Sono completamente d'accordo con te. La situazione della nostra citta' non e' solamente colpa della classe dirigente e industriale che ha spadroneggiato per 40 anni, ma e'anche colpa di noi cittadini e lavoratori che non abbiamo reagito al momento giusto e sopratutto nei modi giusti quando si cominciavano a intravvedere avvisaglie di questa crisi... detto da un fabrianese al 100 per cento come me, non ho mai visto una popolazione cosi' amorfa e inerme che si lascia fare sulla propria testa tutto quanto senza dire una parola... passi, ma io non sono d'accordo,quando l'economia tirava a mille e tutti bene o male campavano decentemente, ma cavoli qui e' da una decina d'anni che si sta' sgretolando una citta' intera e stiamo tutti zitti... io credo che il fabrianese dovrebbe essere al centro di qualche studio particolare, per capirne l'essenza... io non ho piu' parole in merito. Mi piacerebbe capire come una citta' che era centro nevralgico del movimento anarchico, si sia ridotta a avere cittadini che abbassano la testa in questa maniera assurda... qui veramente ci vorrebbe uno storicoa spiegarci questo cambiamento...
RispondiEliminaSe segui questo blog hai tutte le risposte che cerchi,al contrario rileggi tutti i post sulla crisi indesit e ardo e avrai una chiara immagine di come in questa citta' vanno le cose. Con stima.
Eliminaquest'atteggiamento, molti lo definirebbero "ottimismo"...altri, "insana coglionaggine".
RispondiEliminauna cosa grave, a mio avviso, nella questione Electrolux, sta nel fatto che lo "sgravio" del costo del lavoro si fa facendolo gravare sulle spalle dei lavoratori, anzichè sulle tassazioni...dove vogliamo andare??? il "limone" (lavoratore) è già spremuto...rimangono da schiacciare i semini!
______________
G.R.
RispondiEliminaIndesit Company
VAR% +0.11
ULTIMO
PREZZO 9.4
Bene, adesso possiamo farci un'idea di cosa succederà' alla Indesit tra non molto. Elettrolux e' un precedente mooooolto pericoloso e chi acquisterà' Indesit non credo che ormai si fara' grossi scrupoli...! G.
RispondiEliminaSe accadrà questo, tutte le aziende che hanno la forza per farlo pretenderanno lo stesso accordo. A quel punto tutte le piccole e medie imprese perderanno quella poca forza competitiva che ancora rimane. Sarà una reazione a catena che peserà moltissimo anche negli indotti, che molto probabilmente verranno chiamati ad un rapido adeguamento. La politica economica europea ha cappottato, perché ha permesso di avere al suo interno alcuni Stati che hanno chiesto di far parte dell'Europa, ma che di Europa non hanno proprio nulla. Anziché pretendere un allineamento delle condizioni economiche e sociali per entrare nella UE, è stato creato un sistema di concorrenza sleale legalizzata. Se a questo aggiungiamo che alcuni Stati fuori dall'Europa, come la Turchia, la Cina, l'India e un Euro sopravvalutato del 30% rispetto al Dollaro, aggiunto ad un sistema bancario italiano distanti anni luce dalle realtà produttive...lascio a voi immaginare quale scenario dovrà affrontare ancora una volta le nostre piccole e medie imprese...
RispondiEliminaSaluti
Urbano Urbani
Caro Simonetti ti lamenti perchè il caso Ardo non ha avuto la pubblicità che si meritava ???' Era tutto scritto A.M. voleva lasciare e non voleva far da apripista ai suoi concorrenti. Quindi l'intera collettività nazionale si è fatta carico dei lavoratori attraverso l'uso della Marzano. Le banche non sono state pagate i piccoli imprenditori dell'indotto nemmeno, e si è trovato pure l'acquirente fatto in casa. Che riflettori volevi accendere ??? Qui bisognerebbe spegnere la luce una volta x tutte. In FVG il discorso è diverso; li vi è una multinazionale che vuole de-localizzare qui vi è una dinastia in declino che vuole ridurre il suo coinvolgimento nell'imprenditoria e godere di quanto accumulato in questi 50 anni. Sinceramente le due situazioni hanno poco in comune..... a parte i frigoriferi e le lavatrici !!!!
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