28 gennaio 2014

L'effervescenza friulana e le camomille fabrianesi

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Il caso Electrolux occupa da qualche giorno le prime pagine dei giornali e le aperture dei principali notiziari radiofonici e televisivi. E' come se il sistema Paese fosse stato spinto lungo una linea di confine per prendere atto, quasi coattivamente, di un quadro di deindustrializzazione che miete e screma proprio i settori in cui era più forte e radicata la cultura del Made in Italy. Un gruppo di teste d'uovo, animate da Confindustria FVG, ha messo sul piatto una proposta indecente: un taglio dei premi di produzione e dei contratti integrativi aziendali in cambio di un impegno della multinazionale svedese del bianco a mantenere in Italia la propria localizzazione produttiva. Le reazioni sono state molte e molto accalorate, specie sul versante sindacale, ed è probabile che la proposta lanciata da Confindustria resti soltanto un'esercitazione previsionale da centro studi. Ma un dato è certo e cioè che il Paese e le parti sociali si ritrovano, volenti o nolenti, a discutere di un tema fondamentale per il futuro e cioè se sia ancora possibile fermare l'emorragia produttiva italiana ricorrendo non all'ennesima norma di salvataggio di produzioni fittizie in stile Ardo, ma alla contrattazione territoriale e al libero confronto tra i diversi soggetti sociali coinvolti e gli stakeholders interessati. Ma al di là degli aspetti di merito c’è anche un elemento che ci colpisce nel profondo come fabrianesi e come cittadini protagonisti della vita economica e sociale di uno dei principali distretti metalmeccanici e del bianco e cioè il non essere mai riusciti  - neanche in concomitanza con la vertenza Indesit – a tematizzare questi argomenti strategici e a fare di Fabriano e delle Marche un laboratorio di innovazione contrattuale e di sperimentazione sociale. La vertenza Indesit, come già accaduto durante la crisi della Ardo, è rimasta invece confinata in uno spazio mediatico minore, dove nessuno dei soggetti coinvolti è riuscito, anche solo per un istante, a spostare il terreno del confronto su un livello più alto e capace di diventare buona prassi per l’intero Paese. Di fatto uno sciopero allo stabilimento di Porcia conquista l’apertura dei telegiornali nazionali mentre uno sciopero a Melano faticava enormemente a imporsi anche in un semplice notiziario regionale. E questi lampanti contrasti di presa mediatica non sono soltanto elementi riconducibili a culture del conflitto che differenziano profondamente le diverse zone del Paese, ma diventano esperienze capaci di produrre esiti e risultati divergenti perché tutto ciò che non è oggetto di comunicazione di fatto non esiste, non coinvolge e non produce decisioni e assunzioni di responsabilità. E allora accade che in Friuli il Governatore - sul caso Electrolux – attacca direttamente il Ministro delle Attività produttive, generando un caso politico che tiene desta l’attenzione anche sul versante sociale, mentre da noi il Presidente della Regione Marche si è limitato a invocarlo il Ministro e a proporre una Piattaforma logistica di ricerca che era soltanto un modo per spostare il focus dalla imminente chiusura dello stabilimento di Melano. La crisi Ardo è stata la più grave crisi industriale italiana dopo quella di Alitalia del 2008, ma l’opinione pubblica non se ne è accorta e non se ne sono accorti neanche i fabrianesi, che hanno visto centinaia e centinaia di operai dissolversi tra le maglie assistenziali della cassa integrazione oppure a rincorrere i sogni di gloria produttiva di un imprenditore accorto che ha fatto il passo più lungo della gamba certo di poter contare su qualche nuovo capitolo di assistenzialismo pubblico. E ogni volta che si verificano situazioni come quella che vede protagonista la Electrolux, si alimentano automatiche comparazioni. E viene da pensare come la sventura di Fabriano non sia stata soltanto quella di un distretto anomalo - governato da una monarchia familiare assenteista, invece che da una rete paritaria di imprese dimensionalmente non sbilanciate - ma un sedimento di cultura, una timidezza atavica, un servilismo grigiastro che ci ha impedito, non dico di lottare ma di rappresentare degnamente il declino di un’economia locale e farne oggetto di indagine sociale e di interessamento politico. Ben ci sta.

    

10 commenti:

  1. Sabrina Santarelli28 gennaio, 2014

    l'hai visto mai il Governatore Spacca in trasmissioni di punta accalorarsi sulla questione?
    Io no

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  2. Davide Serra, renziano di ferro, plaude all'iniziativa electrolux.

    Amen.

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  3. Sono completamente d'accordo con te. La situazione della nostra citta' non e' solamente colpa della classe dirigente e industriale che ha spadroneggiato per 40 anni, ma e'anche colpa di noi cittadini e lavoratori che non abbiamo reagito al momento giusto e sopratutto nei modi giusti quando si cominciavano a intravvedere avvisaglie di questa crisi... detto da un fabrianese al 100 per cento come me, non ho mai visto una popolazione cosi' amorfa e inerme che si lascia fare sulla propria testa tutto quanto senza dire una parola... passi, ma io non sono d'accordo,quando l'economia tirava a mille e tutti bene o male campavano decentemente, ma cavoli qui e' da una decina d'anni che si sta' sgretolando una citta' intera e stiamo tutti zitti... io credo che il fabrianese dovrebbe essere al centro di qualche studio particolare, per capirne l'essenza... io non ho piu' parole in merito. Mi piacerebbe capire come una citta' che era centro nevralgico del movimento anarchico, si sia ridotta a avere cittadini che abbassano la testa in questa maniera assurda... qui veramente ci vorrebbe uno storicoa spiegarci questo cambiamento...

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    1. Se segui questo blog hai tutte le risposte che cerchi,al contrario rileggi tutti i post sulla crisi indesit e ardo e avrai una chiara immagine di come in questa citta' vanno le cose. Con stima.

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  4. quest'atteggiamento, molti lo definirebbero "ottimismo"...altri, "insana coglionaggine".

    una cosa grave, a mio avviso, nella questione Electrolux, sta nel fatto che lo "sgravio" del costo del lavoro si fa facendolo gravare sulle spalle dei lavoratori, anzichè sulle tassazioni...dove vogliamo andare??? il "limone" (lavoratore) è già spremuto...rimangono da schiacciare i semini!
    ______________
    G.R.

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  5. Indesit Company

    VAR% +0.11

    ULTIMO
    PREZZO 9.4

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  6. Bene, adesso possiamo farci un'idea di cosa succederà' alla Indesit tra non molto. Elettrolux e' un precedente mooooolto pericoloso e chi acquisterà' Indesit non credo che ormai si fara' grossi scrupoli...! G.

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  7. Se accadrà questo, tutte le aziende che hanno la forza per farlo pretenderanno lo stesso accordo. A quel punto tutte le piccole e medie imprese perderanno quella poca forza competitiva che ancora rimane. Sarà una reazione a catena che peserà moltissimo anche negli indotti, che molto probabilmente verranno chiamati ad un rapido adeguamento. La politica economica europea ha cappottato, perché ha permesso di avere al suo interno alcuni Stati che hanno chiesto di far parte dell'Europa, ma che di Europa non hanno proprio nulla. Anziché pretendere un allineamento delle condizioni economiche e sociali per entrare nella UE, è stato creato un sistema di concorrenza sleale legalizzata. Se a questo aggiungiamo che alcuni Stati fuori dall'Europa, come la Turchia, la Cina, l'India e un Euro sopravvalutato del 30% rispetto al Dollaro, aggiunto ad un sistema bancario italiano distanti anni luce dalle realtà produttive...lascio a voi immaginare quale scenario dovrà affrontare ancora una volta le nostre piccole e medie imprese...
    Saluti
    Urbano Urbani

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  8. Caro Simonetti ti lamenti perchè il caso Ardo non ha avuto la pubblicità che si meritava ???' Era tutto scritto A.M. voleva lasciare e non voleva far da apripista ai suoi concorrenti. Quindi l'intera collettività nazionale si è fatta carico dei lavoratori attraverso l'uso della Marzano. Le banche non sono state pagate i piccoli imprenditori dell'indotto nemmeno, e si è trovato pure l'acquirente fatto in casa. Che riflettori volevi accendere ??? Qui bisognerebbe spegnere la luce una volta x tutte. In FVG il discorso è diverso; li vi è una multinazionale che vuole de-localizzare qui vi è una dinastia in declino che vuole ridurre il suo coinvolgimento nell'imprenditoria e godere di quanto accumulato in questi 50 anni. Sinceramente le due situazioni hanno poco in comune..... a parte i frigoriferi e le lavatrici !!!!

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