Ieri sera in Consiglio Comunale è andata come era previsto che andasse. Senza sorprese e senza colpi di scena. Ragion per cui il commento può attendere ed è rimandato a stasera. Stamattina ritorno su quanto affrontato ieri, un tema cruciale per il futuro della nostra città, ovvero la progressiva dissoluzione di simboli che attraversa la quotidianità dei fabrianesi, proviamo quindi ad aprire nuove finestre legate alla sociologia dei luoghi, ospitiamo l'intervento di Nico Bazzoli, giovane fabrianese esperto di sociologia urbana e conoscitore dei processi di frammentazione del contesto sociale nelle città contemporanee. Un punto di vista su cui è possibile costruire una nuova visione della città, a partire dalla fine del benessere che ha scandito per molto tempo la nostra storia locale (GPS).
C'è un qualcosa di sconfortante nel vedere un centro commerciale brulicare di vita e nell'osservare, allo stesso tempo, una piazza storica sempre meno frequentata; qualcosa che mi prende nell'animo e mi fa riflettere sul tempo in cui viviamo. Il passaggio dal “Ce vedemo in piazza” al “Ce beccamo al centro commerciale” per quanto possa sembrare una semplice espressione che denota un cambiamento nei luoghi di ritrovo, in realtà cela significati tutt'altro che lapalissiani. Non si tratta, infatti, di semplici abitudini che cambiano, di una preferenza per il nuovo o di una modernizzazione che ha raggiunto le vallate appenniniche, quanto piuttosto di espressioni che denotano la morte dei luoghi in favore degli spazi di attraversamento e di consumo. L'antropologo francese Marc Augé, nel delineare quella che autodefinisce “un'antropologia della surmodernità”, coglie mutamenti come quello in questione nella dualità che si viene oggi a creare tra luoghi e non luoghi. Un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico e trova la sua massima espressione dove la comunità ha forgiato per decenni il suo senso di appartenenza e i suoi meccanismi di riconoscimento politici e identitari, come ad esempio nelle piazze. Uno spazio che non può definirsi identitario, relazionale o storico definisce invece un non luogo, un ambito che viene riempito in maniera funzionale. In questa contemporaneità si moltiplicano i punti di transito, si rimodulano i centri e le periferie, si sviluppano reti in cui grandi magazzini, distributori automatici e carte di credito riannodano i gesti di un commercio muto che ha perso ogni relazione con il vicinato, un mondo promesso all'individualità solitaria e al semplice passaggio. Una costruzione che entra in pieno contrasto con i luoghi, con la loro valenza di spazi pubblici d'incontro, ed è sintomo di un loro svuotamento di significato. In una uscita al centro commerciale il sistema relazionale umano viene mediato dall'atto di consumo e si può trovare il tempo per qualche fugace scambio di parole tra un acquisto e l'altro, tra l'uso di un servizio ed un orario di chiusura da rispettare. Il non luogo trasforma la storia e se ne appropria, non a caso Il Gentile è il nome utilizzato dal Simply. Trova nell'indole commerciale il suo fattore più attrattivo, la comodità di parcheggio e la collocazione in una zona di passaggio strategica della città penseranno a rimpirlo senza problemi. La distesa di macchine che il sabato pomeriggio si può ammirare senza alcuno sforzo visivo presso via Dante segna il passaggio di un'epoca in cui spazi commerciali privati divengono luoghi di ritrovo e aggregazione, mentre luoghi storicamente pubblici sembrano essere dei semplici spazi destinati a perire, in attesa di una loro “spettacolarizzazione” da un punto di vista turistico. A cambiare non sono semplicemente le abitudini dei fabrianesi ma il sistema stesso di relazioni sociali, che oggi tende a preferire le cattedrali anonime del consumo alle piazze in cui si forgia senso di appartenenza e cittadinanza. Uno stravolgimento che oggi dovrebbe far riflettere su come le “Due vasche per il corso” possano racchiudere un senso che va al di là della semplice passeggiata. Il Corso riacquisisce il suo valore di luogo plurimo solo in poche occasioni come il sabato mattina, momento in cui individualità e gruppi differenti si incontrano e si fermano a parlare di attualità cittadina, creando le basi di quella parte di dibattito pubblico che non nasce nei social network. E' il luogo che assume la sua funzione di catalizzatore politico e rivive la profondità della sua essenza. Al non luogo spetta invece l'anonimia di individualità che non si incontrano e di un'acquisizione di significati che non gli appartengono, assorbendo la funzione di mero contenitore di persone in cui non si forgiano idee ma si eseguono gesti automatici di un consumo che ha perso ogni valenza territoriale ed è divenuto macchina di guadagno per grandi corporation. Il luogo tuttavia può ancora essere ricreato, poichè è fatto di scambio, di relazioni e interconnessioni che la società civile è ancora in grado di ricreare in piccole forme. Mercati rionali, dibattiti pubblici, conferenze, iniziative culturali e una rete commerciale di piccoli negozianti legati al livello locale possono animare un nuovo sistema capace di bilanciare l'attuale prevalenza del non luogo sul luogo, dell'individualismo sul senso di comunità. Ma forse Fabriano per riscoprirsi comunità, per comprendere il suo senso di luogo, ha bisogno di un ulteriore passaggio: l'inevitabile fine di un benessere generale che ci ha fatto accettare ogni compromesso e che ci porterà a pensare alla cooperazione locale come mezzo fondamentale per il miglioramento generale della qualità della vita (Nico Bazzoli)
Complimenti a Nico Bazzoli che non ho il piacere di conoscere. Condivido in pieno la sua lucidissima analisi.
RispondiEliminaFaccio i complimenti a simonetti e spero che continui a pubblicare interventi di giovani concittadini affezionati alla città e alla partecipazione
RispondiEliminaA memoria, l'intervento mi serbra simile a quello uscito su L'Azione, 1 o 2 mesi fà.
RispondiEliminaPer assurda coincidenza, oggi si si tiene una conferenza stampa per presentare il progetto di gestione del Laboratorio Sociale Fabbri, che si propone di portare nuova linfa nella vita del centro storico.
Bisogna dare estrema fiducia ai giovani, sono loro che popolano il centro cittadino, non i sepolcri imbiancati della Giunta che ormai si fanno vedere solo il sabato mattina al Centrale.
EliminaSolo i Magazzini Harrods promessi dall'assessore Paglialunga potranno salvarci. Li potremmo raggiungere con le bici elettriche (sempre promesse dall'assessore) e ritorneremo a popolare il Corso.
RispondiEliminaBravo Nico Bazzoli, esame preciso e puntuale
RispondiEliminaMi auguro che certe prese di coscienza ci aiutino a cambiare rotta
Nico ha reso bene la situazione fabrianese attuale.
RispondiEliminaQuando arrivai a Fabriano nel 1982 ed ero un giovane aitante di 24 anni, fare un giro in Piazza, fare due "vasche" era uno dei piacere piaceri fabrianesi.
Ogni giorno, dalle 18 alle 20, si faceva quasi fatica a camminare, tra tanti monelli e monelle, negozi aperti, luminosi, gente sorridente e socievole, che rapportato a differenza di oggi mi sembra di essere in un'altra città.
Ora grazie alle politiche commerciali, alla crisi, al caro affitto dei locali del centro, lo dico a malincuore, Fabriano è un mortorio!!!
g.f.cav
Le persone preferiscono ancora una volta i non luoghi di Augè. A Fabriano come nel resto del mondo. Solo che la crisi accelererà notevolmente la fine della città come la conoscevamo 10-15 anni fa. Le nuove leve, i molti ventenni di oggi, probabilmente non noteranno la cosa, e paradossalmente sta a loro costruire la nuova idea di Fabriano. Il Lab. Fabbri sembra invece più avanti degli altri nella percezione delle cose, si muovono nella direzione giusta.
RispondiEliminadi giovani ventenni a fabriano io purtroppo ne vedo pochi ,molto pochi.studiano fuori citta' e poi quando si laureano non tornano indietro.
Eliminail labor.fabbri effettivamente portare cambiamenti importanti a tutta la citta'.
Almeno hanno rifiutato di andare in periferia, dove il sindaco voleva relegarli, preferendo una sede in centro storico. Sono piuttosto attempato e lontano dalle logiche e dagli ideali del Fabbri, però li ammiro questi ragazzi e ammiro la loro caparbietà. E' la nuova generazione che dovrà riparare agli errori fatti da noi, errori che gravano pesantemente sulle loro spalle. Quindi almeno un pò sensi di colpa nei loro confronti dovremmo averli; se non altro per aver scaricato loro gli effetti deleteri delle giunte Sorci/Sagramola.
EliminaIl centro commerciale,senza storia e senza memoria,è palliativo per un malessere ormai cronico in cerca di uno spazio asettico, votato al non pensiero,distratto da colori sgargianti e dal facile chiasso del consumo,in antitesi all'architettura di un centro storico che richiama,tra le sue piaghe,un dolore fatto di memorie e silenzio.Grande Nico.
RispondiEliminatutto vero!!
EliminaSono contento di aver pubblicato questo bel pezzo di Nico. Innanzitutto perché credo alla centralità del disegno urbanistico; poi perché sono convinto che ci sia bisogno di sguardi freschi sulla città; infine perché Nico oltre ad avere numeri appartiene a un mondo lontano dal mio, a riprova che i punti di vista sono tanto più fecondi quanto maggiore e' la diversità che li anima.
RispondiEliminaInsomma 'sti ragazzetti del Fabbri sembrano proprio essere l'unico spiraglio di speranza per la nostra triste città...alla faccia di chi li voleva sgomberare e di chi ha sempre parlato senza conoscerli veramente . Avanti così giovini e bravo Nico!
RispondiEliminaVi domando
RispondiElimina1) Quello di Fabriano è un centro commerciale?? credo sia il peggiore delle marche e dell'umbria!
2) A qualcuno di voi è mai capitato di andare ad 1 ora da Fabriano? ci sono città delle stesse dimensioni che hanno gente sia in centro sia nei centri commerciali (che sono veri)
3) Qualcuno di voi ha rapporti con cittadini di altre città tra marche e umbria?? Beh se li avete vi sarete accorti che solo a Fabriano si respira quest'aria di pessimismo e negatività! Ok i problemi ci sono, ma non tutti sono pessimisti come noi!
Secondo te quali sono le ragioni per essere ottimisti?
EliminaTi vorrei ricordare che non esistono solo le Marche e l'Umbria.
EliminaTralasciando questo piccolo particolare a noi cosa dovrebbe interessarci del paragone con l'Umbria?Credo proprio tu non abbia colto il senso di questa piacevole lettura in chiave critica di Fabriano.
c'è poco da essere ottimisti con le capre che ci governano, però questo clima di pessimismo non aiuta!
Eliminainoltre rimanendo nel tema ritengo che se le persone a Fabriano non escono di casa è anche perche si impallinano davanti a facebook!
se facciamo la somma dei frequentatori del centro commerciale e del centro oggi credo che siano 1/10 di 10 anni fa
i centri commerciali sono tutti ma proprio tutti UGUALI.sia nelle marche,sia in umbria,sia in abruzzo,sia nella lombardia.cambiano solo le dimensioni.
EliminaUn grande plauso a Nico Bazzoli.
RispondiEliminaOttimi punti di riflessione, ottimo linguaggio.
Meriteresti l'appellativo di giornalista molto più di tanti "inventa-storie" fabrianesi, ma forse potrebbe voler dire relegarti ad un ruolo di gran lunga riduttivo per le tue capacità. Complimenti, continua così!
Inoltre, mai dimenticare..bravo Gian!!!
Questo interessante articolo mi ha riportato alla mente un fatto accadutomi il pomeriggio di quel 26 settembre 1997, allora ero consigliere comunale e stavo preparando un convegno sul futuro urbanistico di Fabriano che si sarebbe dovuto svolgere la prima settimana di ottobre, ero in piazza del Comune e mi arrivò al cellulare la telefonata del professor Rosario Pavia, urbanista e antesignano italiano dello studio sui “non luoghi” che doveva essere presente al convegno con una sua relazione, che mi chiese come stavamo. Il convegno, sopraffatti dagli avvenimenti, non si fece più, ma l'interesse per i “non luoghi” mi rimase tanto da farmi approfondire negli anni seguenti l'argomento, come quello del disfacimento identitario di una comunità. Fabriano, per una concomitanza di eventi, ha perso quella che James Hillman ha definito “anima dei luoghi”, se case, monumenti e città vogliono dare un contributo positivo alla vita degli uomini che vi abitano, debbono rispettare e rispecchiare la natura segreta dei luoghi in cui sorgono: l'anima dei luoghi respira insieme all'anima del mondo ed alla nostra anima, i “non luoghi” sono la soglia, il limes, che ci proietta nell'abulico mondo globalizzato della nostra misera esistenza in carenza d'identità. Sono i luoghi dell'atopia, dello spaesamento, che denunciano la difficoltà a confrontarsi con i luoghi stessi che ci sopraffanno con la loro forte richiesta identitaria. Il centro storico è il luogo identitario per eccellenza di una comunità, che ci pone delle richieste, dei comportamenti, che fa domande al nostro io soggettivo e sociale. In una comunità disgregata queste richieste sono insopportabili meglio rifugiarsi e mischiarsi in un anonimato inconsapevole con parvenze di globalità, tra “la folla solitaria” di un centro commerciale.
RispondiEliminamischiarsi tra la folla solitaria!!!!ottime e valide osservazioni!
EliminaLargo ai giovani, w Crocettilaqualunque
RispondiEliminaAllora meglio Crocetti senior detto Onorevole Antonio Razzi
Eliminai centri commerciali sono in tutte le città ormai! ma non tutte sono depresse come Fabriano! hanno anche un centro storico vivo!
RispondiEliminaio lo ripeto il problema so i fabrianesi!!! nn sanno apprezzare una bellissima citta! un centro storico da fare invidia a molti, contornato da colline e monti!
"Il luogo tuttavia può ancora essere ricreato, poichè è fatto di scambio, di relazioni e interconnessioni che la società civile è ancora in grado di ricreare in piccole forme. Mercati rionali, dibattiti pubblici, conferenze, iniziative culturali e una rete commerciale di piccoli negozianti legati al livello locale possono animare un nuovo sistema capace di bilanciare l'attuale prevalenza del non luogo sul luogo, dell'individualismo sul senso di comunità."
RispondiEliminaEd il "luogo" in condizione di essere "ricreato" sono senz'altro i nostri centri storici, perché, per quanto violentati, non rispettati a volte sembra quasi derisi da scelte IMMORALI dal punto di vista estetico, culturale, sociale ed economico, per loro struttura intrinseca, sono proprio questi luoghi i soli veri contenitori "credibili" di una comunità avanzata.
Grande Nico!
e complimenti a chi ti ha ospitato. ;)
Efficace l'analisi di Nico per quella che risulta essere una dissoluzione tout court dell'humus sociale urbano, credo tuttavia che la logica dell'evento (un po' alla Nicolini) mercatini, conferenze iniziative ecc, sia un po' come curare il cancro con l'aspirina...Ci vogliono servizi per avere un motivo e una funzione...E nei centri storici tendenzialmente i servizi si riducono, mi pare un po' ovunque. Anche la logica museale vale a dire quella di creare una vetrina turistica per avventori e abitanti mi pare debole, puntata all'idea dell'abbellimento cittadino...Insomma la dimensione dell'agorà è forse definitivamente scomparsa, poiché sono scomparse le strutture di quella società. Le città greche erano pensate per poche migliaia di persone. Forse dobbiamo rassegnarci. I mercatini di artigianato e quant'altro quest'anno li hanno messi a Piediripa dentro il centro commerciale...fra un po' ci vedremo anche i venditori di caciotte...Alex
RispondiEliminaAnche io facevo un paio d’ore di vasche per il corso quando ero adolescente, ma il fatto che i nostri figli non lo facciano pensate veramente sia colpa delle amministrazioni comunali e non piuttosto di noi, cittadini e genitori e di come siamo diventati (o sempre stati)? I negozi sono sfitti e le luci spente perché i ricchi proprietari preferiscono tenerli così piuttosto che andare incontro a chi vorrebbe avviare una propria attività. Gli adolescenti non ci sono perché troppo impegnati in mille attività che noi genitori gli mettiamo in calendario. Ma soprattutto non dimentichiamo la vera indole del fabrianese che prima guardava di traverso qualsiasi persona venisse “da di là delle gallerie” e ora che queste persone sono diventate nostri concittadini preferiamo non mandare in giro i nostri figli, li portiamo in macchina ovunque, controlliamo ogni loro movimento e guai a mandarli da soli quando il sole è sceso all’orizzonte. Ma non raccontiamoci storie, siamo sempre stati così, lo “straniero” (anche quando veniva da Gualdo o da Matelica) ci ha sempre spaventato e abbiamo fatto in modo che intere generazioni non sapessero nemmeno quello che era e potrebbe ancora essere “una vasca per il corso”! Forse sarebbe ora di guardarci dentro e di non usare ogni cosa per incolpare chi non ci piace o non ci soddisfa smettiamola di omettere per interesse. Anche tu Gianpietro come mai hai omesso alla presentazione del libro di Crainz di essere stato il segretario della Lega? Era più conveniente ricordare il tuo passato di giovane di sinistra dato l’interlocutore?
RispondiEliminaBarbara
Grande il giovane Nico, bellissima analisi. Sono contenta che vengano fuori dei giovani fabrianesi così'; bravissimo il Simonetti che l'ha ospitato nel suo blog. E per fortuna che questo blog c'e' e ci da un bello spazio di approfondimento e confronto altrimenti ci resterebbe solo informazioni distorte e indirizzate a seconda di cosa si vuol far credere. E ovviamente di parte! G.
EliminaApprezzo molto, che in barba all'opinione di alcuni, la rete e social uniscono opinioni diverse, per il bene comune.
RispondiEliminaBasta solo volere il bene comune.
Per quanto riguarda l'analisi, spero che in futuro ci sia un approfondimento.
Sull'urbanibazione, con frazioni che si spopolano, espansione cittadina e riduzione della densità abitativa.
Sulla speculazione, iniziale del "Comune", che per mitigare gli effetti del Patto di Stabilità, ha trovato negli oneri di urbanizzazione una via per entrate spendibili.
Senza dimenticare il frazionamento tra diverse etnie.
http://it.wikipedia.org/wiki/Etnia
"Un'etnia è un insieme di persone che condividono la stessa cultura"
Negli anni ottanta di cui si parlava ero un giovane di sinistra. Ed e' accertato. Il fatto che fossi stato segretario della lega lo sapeva la platea e anche crainz. Conveniente in che senso? Pensi che sia stato pagato per tacere? Dai non cerchiamo sempre di delegittimare. Non rinnego ne' l'essere stato comunista ne' leghista nè l'essere attualmente un elettore di destra
RispondiEliminaMa come vedi ospito giovani dei centri sociali senza chiedergli altro che pensarla come vogliono. Sei tu Barbara che non ti liberi degli archetipi
RispondiEliminaIl grande Edmondo Fantini sosteneva: "la gente mi piace dal sapore e non dal colore"......Grande Edmondo
EliminaUn saluto dal M.llo Badoglio
Se cambia il tessuto economico del centro storico non puo' non cambiare la sovrastruttura di chi lo frequenta. I centri commerciali sono come l'avvento delle macchine industriali ai tempi delle rivoluzione industriale. Non condivido questa forma di luddismo commerciale.
RispondiEliminaM.llo Badoglio
Hai ragione!
RispondiEliminaSenza considerare che senza la grande distribuizione ci satebbero molti più "poveri" di quelli che ci sono....