21 gennaio 2013

I sindaci americani e l'occupazione della fabbrica

Ieri mattina le locandine dei giornali annunciavano, a titolone grassettato, che la protesta dei lavoratori della Best era in procinto di sbarcare in casa Nortek, direttamente negli Stati Uniti. Incuriosito da uno "strillo" che avrebbe fottuto pure l'occhio di Aldo Manuzio ho comperato il Messaggero, imbastendo - in modo alquanto immaginifico e superficiale - una connessione tra le proteste dei lavoratori italiani e quelli di altre imprese statunitensi che fanno capo alla multinazionale proprietaria della Best. Il che mi ha reso ancor più fragoroso e motivato il ridere quando ho scoperto che non si stava saldando nessun fronte proletario tra le due sponde dell'oceano, e che la presunta americanizzazione del conflitto era soltanto il rimbombo mediatico di una dichiarazione congiunta del Sindaco di Cerreto d'Esi e del Sagramolone Nostro. Una dichiarazione che riporto testualmente perchè ricorda una politica sedotta dal bicipite rigonfio e ormonato più che dai tormenti del pensiero: "Non credano i dirigenti della Nortek che la nostra protesta non arriverà a loro. Faremo sentire la nostra voce anche in America perchè stanno facendo del male ai lavoratori e alle famiglie". L'uso della prima persona plurale, in questa posa da mascelloni volitivi nel pasticciaccio brutto, potrebbe essere interpretato come un "noi comunitario", ossia come la volontà dei due sindaci di mettersi alla testa di un vero e proprio sbarco di maestranze Best oltreoceano. Ma non è da escludere che il "noi" sia semplicemente riferito ai due primi cittadini in carne e ossa, pronti alla villeggiatura americana e al gesto eclatante dalle parti del Rhode Island. Insomma Alessandroni e Sagramola, memori dei  motivi di Renato Carosone, vorrebbero fare gli americani e vivere alla moda anche se so nnati in Italy. Buon per oro e peggio per noi. Di ben altro rilievo è invece una notizia che i giornali riportano glissando e che potrebbe rappresentare un punto di svolta nella vertenza cerretana. Secondo i sindacati, infatti, se l'azienda non deciderà di confrontarsi sul piano industriale non è più da escludere l'occupazione dell'azienda da parte dei lavoratori. Ciò significa che la vertenza sta arrivando a uno snodo cruciale che si configura come possibile punto di non ritorno. Ci sono molti episodi di occupazione di fabbriche, di cantieri e miniere. Alcuni magistralmente raccontati anche da un segmento di cinematografi, capace di narrare con tocco d'artista il lato umano e dolente delle questioni sociali. Tanto per restare in zona giusto questa estate si sono commemorati i 60 anni dell'occupazione delle miniere di zolfo di Cabernardi, che finì con la vittoria della Montecatini e la chiusura dei pozzi. L'occupazione, che amo come culmine del vitalismo romantico, di solito finisce con sconfitte epocali che generano riflussi lunghi e un diffuso senso di sconfitta. E' un elemento che va considerato. Così come va valutata la reazione del territorio in cui si attua l'occupazione. La nostra è una terra estranea alle vertenze collettive, figlia di una piccola mezzadria priva di quelle strutture di governo rurale come le fattorie in cui, ad esempio, si concentravano le grandi battaglie mezzadrili per la modifica delle quote di riparto condotte dalla Federterra. E' facile quindi che questa storica estraneità del territorio alla solidarietà orizzontale si tramuti in un senso di fastidio che inibisce la comprensione e la condivisione dei problemi. Si tratta di un elemento decisivo perchè quando i lavoratori sono isolati la sconfitta è pressochè certa. C'è un solo modo per costruire consenso: dare rilievo nazionale alla lotta degli operai della Best attraverso una combinazione inedita di modalità rivendicative. Ad esempio  ruotando i lavoratori tra occupazione della fabbrica e lavori volontari socialmente utili. Mettere squadre di operai e impiegati in fabbrica e squadre esterne pronte a farsi carico di lavori gratuiti a vantaggio della collettività è un modo per dare visibilità, sostegno e consenso alla lotta. Per farlo servono volontà, consapevolezza e la direzione politica di un sindacato che, nella sua natura di corpo intermedio, assolva a una funzione fondamentale di mediazione e raccordo tra lavoratori, cittadini, azienda e istituzioni. A quel punto tutte le posizioni si chiariranno e nel bene o nel male si sarà fatto un grande passo in avanti.
    

14 commenti:

  1. In confronto alla ARDO per la Best sembra che abbiano partorito un elefante.

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  2. Un po' c'è una differente coscienza, un po' i merigani stanno lontani

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  3. Dunque:
    gli operai dovrebbero occupare la fabbrica e nel tempo libero fare volontariato?
    E' una così intelligente proposta che il propositore dovrebbe andarla a spiegare di persona agli operai della Best.

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    1. Nemmeno Lenin arriverebbe a tanto

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    2. Leggi meglio non ho parlato di tempo libero...si chiama sciopero al contrario... Almeno non fatemi dire cose che non ho scritto..sono azioni riformiste e Lenin non c'entra nulla...

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    3. il riformismo è la grande truffa del rock'n'roll...

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  4. Grande notizia:
    Casoli terzo al Senato. Questo significa una lotta durissima contro il suo avversario...che poi è...Maria la Laconica. Una guerra all'ultimo voto. Se Casoli riesce non entrerà MPM.
    Qualcuno dice che questo è già un bel risultato.

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    1. La lista di Ingroia? dovè?

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    2. Quale, quella piena di magistrati e riciclati?

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    3. Lotta durissima??!! Guarda che sbagli i conti: CASOLI è FUORI! Fabriano perde un senatore!
      Forse andrà in regione nel 2014...

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    4. Lotta durissima. Perché Berlusconi lo ha messo terzo? Per costringerlo a lottare e portare voti. Oppure a perdere e scomparire dalla scena politica.

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    5. Penso che il partito con più riciclati è proprio il movimento 5 stelle: c'è di tutto, destra, sinistra, centro, estrema sinistra ed estrema destra compresi i "Casapound".

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  5. Casoli fuori mi sembra un ottimo inizio

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    1. il problema è chi rimane dentro...
      _______________
      G.R.

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