Bicarbonati liberali

Lo ammetto con totale candore e senza diplomazie: ho avuto la tentazione fortissima di interrompere le pubblicazioni dei Bicarbonati. Non per l'insorgere di un'improvvisa stanchezza ma come atto politico conseguente e finale. Le cose fabrianesi stanno peggiorando giorno dopo giorno e accopperebbe anche un toro Miura il prendere atto che, nonostante tutto, larga parte della popolazione crede ancora agli asini che volano, alla cassa integrazione a vita, ai porcarellum pagati dalla collettività e alle inaugurazioni delle sedi d’Area Vasta inventate di sana pianta per fare campagna elettorale e ingrassare qualche costruttore incapace di stare sul mercato con le proprie gambe. Ed è stata nettissima, specie in questi ultimi giorni, la sensazione di essere stato profeta nel deserto, di aver vergato, in quasi due anni, migliaia di parole che sono scivolate via come un rivolo d'orina sul marmo. Poi ho pensato a quanto avrebbero festeggiato, certi rinomati cialtroni della politica e dell'apparato scroccone, nell'apprendere che il fustigatore aveva mollato l'osso, e a quanto avrebbero intinto il pane nel sugo alimentando la leggenda di un'interruzione tutta inscritta nel cerchio della sconfitta e della rinuncia. Resta, però, intatto un problema su cui ho riflettuto in questi giorni e cioè che le battaglie solitarie, per quanto appassionate e potenti rischiano sempre di risultare laterali e marginali. Nel mese di febbraio, tanto per dire, questo blog ha toccato il suo apice, con una media di mille visualizzazioni al giorno. Ma il successo di uno spazio politico si calcola a partire dal numero di visualizzazioni, dal florilegio di commenti postati o dal livello di ansia che si è capaci di stimolare in qualche assessore pavido e incapace ma nato con la camicia? Non credo. L’unità di misura del valore è un’altra e cioè la capacità di diventare crocevia di una riflessione trasversale e creativa, in grado animare un cambiamento politico e sociale. La consapevolezza di essere l'unico vero spazio di cultura e politica liberale - in una città di democristiani, di comunisti democristianizzati e di qualunquisti con lo stomaco ritto a tutte le vivande - non è più sufficiente, così come non basta proseguire nella narrazione apocalittica ma solitaria di una città abbruttita da un assistenzialismo da Cassa del Mezzogiorno. C'è un sistema di potere fondato sulla spesa pubblica e sulle marchette private - in cui convergono partiti, istituzioni, sindacati, residui di borgesia e di ceti ex produttivi - che punta a svuotare la cambusa prima che finiscano i rifornimenti. Esiste  un solo modo per fermare questa orda barbarica: riunire i liberali e fare quel che i forchettoni neanche immaginano, ossia far circolare idee e cultura antistatalista. Fabriano ha bisogno come l'aria di una carboneria liberale, di gente che sappia ritrovarsi attorno a idee rivoluzionarie e thatcheriane. E in questo quadro i Bicarbonati andranno oltre se stessi, per farsi parte di un sistema liberale locale che non c'è ma certamente ci sarà. Per questo la battaglia di questo blog continua nonostante gli scazzi e la voglia umanissima di un generale e sonoro vaffanculo.