Il caso Pariano e la patata bollente

 

Ieri sera, in Consiglio Comunale, è andato in onda un classico episodio di lotta fratricida tra esponenti di uno stesso partito, con scampoli di "guerra civile" tra il gruppo consiliare del Pd e il Presidente del civico consesso Giuseppe Pariano. La natura dell'attacco è stata ben sintetizzata da un consigliere comunale di maggioranza che, parlando coi Bicarbonati, ha efficacemente definito l'operazione un "pubblico risciacquo di panni sporchi." Ma per comprendere gli obiettivi del "lavaggio" è necessario riflettere, innanzitutto, sul merito della contestazione. Pariano è stato attaccato per aver donato alle famiglie dei disabili, che fanno riabilitazione nella piscina comunale, l'equivalente del gettone di presenza della seduta di Consiglio in cui era stato affrontato l'argomento. E lo ha fatto senza aver concordato il gesto con la maggioranza e con la Giunta. Da qui l'accusa di protagonismo e la conseguente azione di censura verbale che ha visto impegnati consiglieri di maggioranza normalmente più attratti dal silenzio che dalle parole. In realtà le motivazioni della critica a Pariano appaiono politicamente fuorvianti perchè la contestazione non riguarda l'esercizio della funzione o il modo di presiedere i lavori del Consiglio Comunale, ma un gesto individuale che, casomai, avrebbe dovuto essere di stimolo e di emulazione per l'intera assemblea. E non convince che tanto calore censorio si sia focalizzato intorno a un atto che - al netto del sincero o dell'insincero - andava esplicitamente a vantaggio di persone disabili, ossia di soggetti che dovrebbero essere coralmente al centro della scelte politiche e di governo cittadino. Così come è singolare l'accusa a Pariano di aver agito per ricercare un ritorno politico e d'immagine perchè è nella natura stessa del fare politica che scelte e comportamenti si arricchiscano di simboli e di significati aggiuntivi connessi al gioco di ruolo di cui si è interpreti. Infine c'è un altro elemento che fa supporre altri obiettivi non dichiarati da parte dei consiglieri del Pd e cioè che in due anni di mandato quegli stessi consiglieri, rigorosamente in disparte rispetto ai temi cruciali della crisi cittadina, si accendano di colpo come piccoli e fiammeggianti falò per denunciare e stigmatizzare non una delocalizzazione o un concordato preventivo ma un'azione di beneficenza. Combinando questi elementi di dettaglio non può che profilarsi altro, ossia la polpa politica di una operazione di cui il "caso del gettone" costituisce soltanto un pretesto e manco di elevato conio: nel Pd qualcuno ha deciso di scuotere l'albero e di attaccare, con piglio alla Putin, la poltrona di Presidente del Consiglio Comunale, una vera e propria Crimea per Pino Pariano. E il fatto che la critica sia stata condivisa e rilanciata anche dal capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, trasforma l'atto in un'azione di cannibalismo politico del Pd nei confronti di un suo esponente di primo piano. Così come la discesa in campo di Stroppa avvalora la sensazione di movimenti tellurici di chiara ed evidentissima natura, perchè Renzino Nostro non è mai eretico per idealità ma sempre per disegno politico e collocazione personale nel medesimo. Le mire di Renzo Stroppa - giocatore geneticamente ondivago e solitario - si coniugano, in questo specifico passaggio, con gli intendimenti di un Pd che considera Pariano un corpo estraneo, una specie di gatto sui coglioni a cui togliere le luci della ribalta. Alla base di questa idiosincrasia generale contro il Presidente del Consiglio Comunale non profila una critica legata al suo modo molecolare e di "servizio" di concepire e gestire le relazioni personali ed elettorali coi cittadini, ma la sua estraneità alle reti sociali e professionali della sinistra borghese e la sua vocazione di self made man generato da un mix inedito di consenso fabrianese e di zoccolo duro calabrese che, a consuntivo, ne fa l'esponente del Pd in assoluto più popolare. Da questo punto di vista vale sempre la pena ricordare che alle comunali del maggio 2012 Pariano fu il più votato della lista del Pd, incamerando ben 247 preferenze a fronte delle 140 dell'attuale capogruppo Giordani, delle 123 dell'ex capogruppo Crocetti, delle 169 di Stroppa e delle 172 di Alianello. In questo quadro un caso a parte è quello dell'assessore Giovanni Balducci che di preferenze ne raccolse ben 236, a riprova di come a sinistra sia prolifica di consensi la strategia formichiera del lavoro sottotraccia. Ed è esattamente in tale gioco di numeri che è possibile rintracciare il bandolo della matassa e la ragione del conflitto latente che scuote il Pd. Secondo la regola pilatesca e a responsabilità zero stabilita da Sagramola prima delle elezioni - scelta degli assessori in base al numero delle preferenze raccolte - la delega di Giunta sarebbe spettata a Pariano e a Balducci, con Alianello Presidente del Consiglio Comunale e Stroppa fuori di soli tre voti dal gioco che conta. Invece - senza spiegazioni sagramoliane ma per ragioni che ogni fabrianese comprese senza bisogno di specifiche postille - Pariano fu confinato sullo scranno più alto del Consiglio, Alianello premiato in Giunta e Stroppa dirottato, con un incarico rappresentativo ma politicamente insulso, in Comunità Montana. La verità nascosta è che Stroppa, con ogni probabilità punta a rimpiazzare Pariano che, forte del suo consenso, non molla l'osso e non può essere sfiduciato, perchè lascerebbe immediatamente il partito portandosi dietro l'intero pacchetto di voti di cui dispone personalmente e non come esponente del Pd. Il problema del Pd è quello di trovare la quadra, perchè Stroppa potrebbe fare partito per se stesso votando caso per caso, mentre a Pariano andrebbe benissimo proseguire su una strada di sempre più marcata autonomia e distacco dal gruppo consiliare, giocando su proposte e deliberazioni finalizzate a mettere in difficoltà la maggioranza e farne emergere le contraddizioni per ora latenti. Come si dice in questi casi "mo so cazzi" e la semplificazione del quadro politico di maggioranza, a questo punto, chiama in causa più il segretario Crocetti che il barcamenante Sagramola. E sarà un'altra occasione per comprendere se il Pd dispone di un segretario che ha deciso di fare politica o di un ragazzo che pensa il proprio ruolo in termini di post, di link e di tweet.