Ostetricia a Fabriano: difficoltà, vincoli e punti di domanda

 

Ho affrontato in più di un’occasione il tema della possibile chiusura del reparto di Ostetricia. Privilegiando un approccio politico e senza entrare nel merito della questione. In prima istanza rimarcando lo spazio politico conquistato sul campo dal comitato Sveglia Fabrianesi, anche grazie alla legittimazione simbolica garantita dalla firma del Vescovo Vecerrica; quindi evidenziando il comportamento anomalo dell’assessore Saitta che, su ostetricia, ha interpretato il ruolo di assessore alla sanità nonostante tale delega sia stata abolita dalla norme sulla sanità emanate negli anni ’90; infine sollecitando un intervento del Direttore dell’Area Vasta 2 perchè 2.500 firme sono un fatto politico di primo piano che non può essere ignorato dai vertici aziendali, a prescindere dal giudizio di merito che ciascuno può dare sul tema. E stamattina, assai opportunamente, il Direttore dell’Area Vasta 2 Gianni Stroppa è intervenuto, a mezzo stampa, dichiarando che Regione, Asur e Area Vasta 2 stanno valutando alcuni progetti finalizzati a superare la soglia minima di parti annui stabilita dalla normativa nazionale. Una situazione, tra l’altro, che Stroppa ha già affrontato l’autunno scorso da Direttore dell’Area Vasta 5 in relazione agli ospedali di Ascoli e San Benedetto. L’unica partita possibile è il potenziamento dell’attrattività del punto nascite a Fabriano, perché il concetto del servizio universale offre la possibilità di partorire dove si vuole, in piena libertà e senza vincoli territoriali di alcun genere. Da questo punto di vista c’è un problema evidente e cioè che Fabriano non attrae e polarizza: perché non particolarmente rinomata per le nascite e perché, in un raggio di trenta chilometri, insistono l’ostetricia dell’Ospedale di San Severino - che raccoglie utenza di tutta l’area del maceratese confinante col nostro territorio – e quella dell’Ospedale di Branca, che monopolizza la zona a ridosso di Gubbio e della Flaminia da Scheggia a Gualdo Tadino. La strada di una nuova progettualità, capace di garantire il raggiungimento della soglia minima, comporta quindi modalità di intervento e di operatività difficilmente compatibili con la tempistica di un’eventuale chiusura. Anche perché è improbabile, anzi impossibile, immaginare un impulso alle nascite improvviso e compensativo, direttamente alimentato dal territorio fabrianese perché la situazione economica, i tassi di disoccupazione e il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali non rappresentano elementi di contesto capaci di favorire un qualche boom demografico. Inoltre, sempre partendo dalla situazione generale del nostro comprensorio, è plausibile che si procederà a un ulteriore e complessivo ridimensionamento delle strutture pubbliche territoriali; strutture che sono lievitate in una fase in cui Fabriano era, di fatto, una realtà capoluogo riconosciuta anche se non legalmente formalizzata e che oggi si conntano come centri di spesa pubblica assolutamente sovradimensinati. Ma se si dovesse andare in direzione di una struttura sanitaria anche dimensionalmente correlata alla nuova realtà economica e sociale cittadina, è evidente che si dovranno compiere scelte di razionalizzazione della spesa che comporteranno tagli profondi su quelle componenti dell’offerta sanitaria che risultano meno strategiche per la tutela della salute del cittadino. Erogare un servizio universale non significa, infatti, garantire tutto ma dare un’impronta di efficienza e di economicità ai cosiddetti livelli essenziali di assistenza, tenendo anche conto che i processi demografici e l’invecchiamento della popolazione sposteranno sempre di più il focus sulle patologie senili piuttosto che sui servizi legati alle nascite. Chiedere, quindi, ai decisori di mantenere il reparto di Ostetrica è comprensibile e legittimo, specie per una popolazione che assiste a uno stillicidio quotidiano di chiusure e ridimensionamenti con cui dovremo imparare a convivere. Ma la legittimità della richiesta non può cancellare un dato di fondo e cioè che la riorganizzazione delle strutture sanitarie, considerato l'attuale disastro del debito pubblico e la carenza di risorse disponibili, è davvero più complessa di una petizione e più dolorosa di un parto.

Ps. Il clima da bettola di basso bordo che caratterizza i commenti agli ultimi post mi spinge nuovamente a moderare le discussioni. Non saranno quindi pubblicati commenti offensivi verso persone, a vario titolo discriminatori e contenenti parolacce o insulti.  Purtroppo la mia ospitalità è stata intesa come licenza di violare le regole della decenza e del buon gusto e quindi sono costretto a imporre alcune regole minime di comportamento. Fabriano purtroppo non difetta solo di idee ma anche di galateo. La vedo dura.