10 giugno 2013

Fabriano pompeiana e il nuovo Vesuvio sociale



E' stata firmato l'accordo sulla mobilità alla Cotton Club, sottoscritto dall'azienda, dalle organizzazioni sindacali di categoria e dai rappresentanti della Regione Marche e del Comune di Fabriano. Si tratta di un accordo di fine corsa, perché quando si tratta sulla mobilità vuol dire che è giunto il tempo dei licenziamenti. E i licenziamenti in Cotton Club saranno 50 su una forza lavoro di 72 dipendenti; licenziamenti che diventeranno operativi entro il mese di agosto. L'accordo prevede la restituzione rateizzata di alcune mensilità pregresse (come se pagare gli stipendi abbisogni di accordi aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal contratto di lavoro), un incentivo di 1.200 euro per l'uscita volontaria (cifra che somiglia più a un'elemosina che a un contentino) e l'impegno formale dei lavoratori a non impugnare il licenziamento considerato come clausola di esigibilità dell'accordo. Dal canto suo l'azienda si impegna a mantenere sul territorio quel che resta della sua produzione, a procedere a eventuali nuove assunzioni scegliendo tra i lavoratori Cotton Club licenziati e riconoscere una corsia privilegiata, nelle lavorazioni esterne, a imprese e laboratori eventualmente costituiti da lavoratori licenziati. Ovviamente si tratta di un impegno che riguarda il futuro e che proprio per questa sua congenita incertezza non può contemplare clausole specifiche e chiare di esigibilità. E sappiamo bene che senza esigibilità e senza sanzioni connesse, gli accordi tendono a restare lettera morta. E' quindi difficile che questo impegno alla territorializzazione della ripresa produttiva possa rappresentare un qualche motivo di sollievo per i cinquanta lavoratori della Cotton Club che, nel giro di qualche settimana, si troveranno senza lavoro. Ma in una visione generale, estendibile anche ad altre realtà, è utile riflettere su come estendere ad altre realtà aziendali fabrianesi in crisi clausole di mantenimento di una relazione produttiva tra azienda e territorio. In questo senso è fondamentale che sindacati e istituzioni lavorino per garantire tutte le necessarie azioni di monitoraggio, proprio per dare sostanza e concretezza agli impegni sottoscritti dall'azienda. Questo elemento di contrattazione territoriale va, quindi, tenuto in considerazione anche per affrontare la prossima bomba a orologeria, quel vero e proprio Vesuvio sociale che incombe sullo spirito pompeiano dei fabrianesi e cioè la crisi della Tecnowind. Parliamo di un'azienda gestita da un Fondo straniero, interessato per mission a conseguire, in una pura logica finanziaria, una redditività degli investimenti superiore a quella dei Titoli di Stato. L'assenza di cultura industriale e il profilo puramente finanziario della proprietà hanno determinato una situazione molto critica, che coinvolge 350 lavoratori soltanto nella nostra città, e che probabilmente prelude a esiti dolorosi dovuti alla dimensione dell'indebitamento. Da voci di corridoio pare che la banche siano disposte a intervenire sul credito ingente che vantano nei confronti dell'impresa, ma solo in presenza di un'acquisizione incentrata su una figura imprenditoriale in grado di fornire garanzie di impegno, continuità e rilancio di un'azienda che produce tutto a marchio del cliente, ossia incarnando un terzismo ormai incompatibile con la dinamiche competitive del mercato. In questo quadro è fondamentale territorializzare la crisi, mettendo attorno a un tavolo le banche creditrici, in modo tale da raggiungere un compromesso sul credito che garantisca la vendibilità dell'azienda, il mantenimento della produzione a Fabriano e una politica di  eventuali riassunzioni con corsia privilegiata per i lavoratori espulsi dal processo produttivo. Il tutto, in una logica di do ut des, in cambio di un accordo aziendale sulla produttività, sulle retribuzioni e sulla flessibilità che possa rigenerare l'utile industriale dell'impresa sperimentando forme di democrazia economica e di partecipazione anche societaria dei lavoratori. C'è da agire subito perché stiamo parlando di un numero di lavoratori che non si distanzia molto dal livello di esuberi fabrianesi annunciato da Indesit e in quanto serve davvero a poco fare la voce grossa quando alle cure mediche subentrano direttamente l'estrema unzione e l'obitorio.
    

17 commenti:

  1. Il tempo divora velocemente un intero distretto industriale. Non hanno avuto nè lungimiranza nè capacità. Sono state utilizzate politiche simili alla filosofia della coperta corta. Copri la testa e scopri i piedi e viceversa. Ora è tardi per qualsiasi azione tantomeno per convegni sulla delocalizzazione. O si hanno le idee chiare per azioni drastiche e tempestive o continueremo a sbatterci su inutili ciance.

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    1. azioni drastiche e tempestive......siamo in guerra

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    2. Sì vista la portata dei fuoriusciti dal lavoro

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    3. Si, ma quali azioni drastiche? Occupazioni ad oltranza (ppoi ci saranno i crumiri) oppure azioni a livello di riconversione (alle quali non credo proprio) ?

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    4. Le azioni drastiche sono il salvataggio di aziende magari costituendo cooperative, spesso si chiudono società che hanno valore commerciale solo per crisi di liquidità e questo è un controsenso. Distruggi un patrimonio che è difficile da costruire. Di certo si deve operare su tutti i fronti possibili, si devono unire le forze magari utilizzando part time le competenze che al momento attuale sono escluse dal mercato del lavoro. Si devono creare partnership, ed incentivare imprenditori a ampliare la loro unità produttiva anche a Fabriano visto che gli edifici inutilizzati cominciano ad essere di più degli utilizzati. Deve intervenire la Politica smettendola di piangere sul dato di fatto che non ci sono più i soldi ma lanciando idee e progetti. Anche a costo di rompere il corto circuito burocratico che frena ogni iniziativa.

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    5. Le cooperative? e poi chi le gestisce? I capetti che prima erano capo turno ed adesso stanno a fare a gara a chi lecca il culo meglio per salvarsi il posto? Ma suvvia, un pò di sano realismo.

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    6. Premesso che non sono molto favorevole alle cooperative ma in Umbria i lavoratori e quindi non chi vende fuffa hanno salvato aziende cotte. Come dicevo prima se un minimo di rendita commerciale esiste non hai bisogno di capetti pseudo scienziati. Sarebbero tutti soci e tutti coinvolti nella gestione anche se principalmente esiste la figura di Presidente ma nominata dai soci. Comunque non ho la pretesa di avere la bacchetta magica ma tra il lamentarsi e l'agire esiste un divario enorme. <il primo non porta nulla il secondo forse puoi commettere errori ma ci hai provato.

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  2. Sono convinto che le trattative in questa fase così delicata debbano essere concertate ed eseguite con tutti gli interlocutori presenti allo stesso tavolo.
    Nel caso Cotton Club, pur di fronte alla crisi della Società, l'accordo ha previsto l'obbligo di mantenere la produzione residua, così come quella che ci sarà in futuro sul territorio, anzi più specificamente Comune di Fabriano con destinazione in via prioritaria alla Cotton e tutta la restante parte ai fasonisti che già lavorano ed occupano ulteriori maestranze.
    Tale accordo prevede, ove sarà possibile, il reinserimento dei lavoratori in esubero attraverso il mantenimento della produzione sul territorio favorendo l'inserimento nelle aziende esistenti o la costituzione di una cooperativa di lavoro.
    L'accordo è stato siglato con la mediazione dell'Amministrazione Comune di Fabriano, partecipazione della parte datoriale e stretta collaborazione con le organizzazioni Sindacali.
    Ritengo che nel caso Tecnowind si debba replicare lo schema allargando la partecipazione al ceto bancario.
    E' mio personale convincimento che l'assenza materiale dell'Ente locale Comune alle trattative possa impedire un controllo effettivo e la reale possibilità di mantenere i livelli occupazionali o comunque adoperarsi per tale risultato.
    In questo caso dipenderà da Tecnowind capire se intende gestire l'intera vicenda con rapporti uno a uno o piuttosto in forma concertata.
    Ass.re Politiche del Lavoro
    Avv. Giuseppe Galli

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    1. Assessore non discuto l'attività svolta per il caso specifico della Cotto Club. Ma vista la portata delle aziende coinvolte in questa crisi ritengo che vadano affrontate con altrettanta forza le attività che riguardano il territorio. Ed in questo senso credo che debbano essere coinvolte tutte le parti interessate. In primis le associazioni di categoria che dovrebbero dimostrare di tenere monitorato il loro parco iscritti. Nel senso che sapendo e conscendo le singole aziende dovrebbero classificarle per potenzialità di espansione per criticità ecc (non mi dilungo troppo ma se desidera un confronto sono disponibile) poi successivamente và fatta una azione presso le Banche chiedendo che vengano definite in tutta trasparenza dove e come intendono intervenire ( con la finalità di anticipare ulteriori criticità e capirne la loro disponibilità per il territorio). Fondazioni, personaggi locali conoscitori di tessuti industriali diversi, magari ex Dirigenti a riposo che possano dare un contributo. Capire bene cosa si ha come risorsa e su cosa sarebbe opportuno iniziare un'azione di sviluppo. Politica imprenditori compresi. Le azioni solitarie non ci salvano e sarebbe ora di avere il coraggio e abbattere i muri e unirsi per un obiettivo comune.

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  3. troppo disastro troppo !

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  4. è un disastro che prima o poi si sarebbe verificato. Lo sapevamo tutti anche se era più comodo rimuoverlo. Tre anni fa scrissi su l'azione un articolo in cui dicevo che avremmo fatto la fine di Sheffield dopo la chiusura delle miniere. Mi presero per matto ma di fondo eravamo tutti d'accordo che la fine era quella

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    1. Tutti a fare Full Monty, tanto le palestre sono piene, e finchè son piene quelle la gente non muore di fame.

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  5. Basta con le lotterie!
    Una cosa da fare è la riduzione dell'orario di lavoro fabrianese (e dello stipendio) di circa un 15/20%,per poter dare lavoro e dignità a chi disoccupato. Questo è anche l'unico sistema per far si che tutta la cittadinanza sia realmente interessata.

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    1. ci fosse anche una defiscalizzazione del lavoro, saremmo a cavallo...ma ce la faranno???
      ormai è dal secolo scorso che s'è capito che il lavoro costa troppo, ma nessuno c'ha messo mai una pezza.
      ___________________
      G.R.

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    2. Che Fabriano sta facendo una bruttissima fine ce ne siamo accorti tutti.da qui a qualche anno le cose cambieranno in maniera epocale,purtroppo.
      piangerci addosso non serve a niente.
      Cerchiamo di trovare soluzioni,per quanto improbabili e non di facile realizzo.
      Tu dici "RIDURRE L'ORARIO DI LAVORO FABRIANESE" potrebbe essere una soluzione.
      Secondo me,per quanto non ci piaccia,prima o poi verra' adottata anche a livello nazionale.
      Una volta si diceva"lavorare meno per lavorare tutti" be...adesso volenti o nolenti dobbiamo farlo per forza.
      (alla faccia dei sabati e domeniche da lavorare)
      Il tempo ci dara ragione??????

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  6. oggi chi ha 70anni mi ha detto che al borgo si vendevano le pecore, la fine sarà questa? ritornate ai pascoli? per gli altri non hi parole qui gli indistriali di battono il petto pet la crisi ma hanno siti produttivi in altri paesi dove gli affari vanno a gonfie vele! coglioni siamo noi che ancora gli crediamo, vedrete sta volta va a finire male ma molto male.....

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