Sono diversi i lettori di questo
blog che sfidano gli eredi Merloni a uscire allo scoperto, a dichiarare - urbi
et orbi e senza interposto manager - cosa hanno in mente e quali sono le
scelte industriali e di localizzazione che la proprietà intende perseguire a
breve e medio termine. Tutte richieste sensate e comprensibili, ma che, di
fondo, rivelano il grido di dolore del fabrianese che ha appaltato a una sola
famiglia il suo destino e la sua sorte e che oggi è costretto a elaborare il
lutto e a fare i conti con una perdita pressoché definitiva. Oltre al dramma
incombente e feroce della disoccupazione di massa si consuma infatti, in questi
giorni, anche la consunzione di un rapporto filiale, di una relazione
fiduciaria fondata sulla sovranità assoluta della delega. E oggi si piange come
i bambini che perdono un genitore e non se ne capacitano, ma sono comunque
costretti a diventare adulti in poco tempo. In verità gli eredi Merloni si sono
già espressi con molta chiarezza e lo hanno fatto attraverso le scelte
societarie che hanno sancito – con il cumulo delle cariche di Presidente e di
Amministratore Delegato – di fatto il commissariamento dell’azienda, con una
concentrazione di poteri incompatibile con la governance di un gruppo
industriale articolato e complesso come Indesit, se non per una fase transitoria e per un’azione di traghettamento. E siccome il valzer delle
poltrone è da sempre il primo riverbero superficiale di scosse sotterranee, è
abbastanza plausibile sia intenzione della proprietà vendere, anche se nessuno
dei Merloni si è pubblicamente dichiarato in merito. Ma c’è anche un altro
indizio che segnala un lutto difficile da elaborare per tanti concittadini. Ed
è un indizio a cui ha dato legittimazione politica anche il PD - in un suo
recente comunicato stampa - e cioè la critica alle scelte dei Merloni
attraverso il recupero, perlopiù acritico, delle parole e della memoria di
Aristide Merloni, ossia del fondatore di una monocultura industriale che, sin
dall'origine, conteneva al suo interno il baco della crisi di cui oggi
misuriamo gli effetti. Ciò denota e segnala una carenza profonda di riferimenti
culturali, ossia degli strumenti necessari a razionalizzare un distacco che è
nell'ordine delle cose e che rappresenta un elemento caratterizzante della
nuova quotidianità dei fabrianesi. La verità, parafrasando Nietzsche, è che c’è
molto più merlonismo nel nostro corpo che in tutte le nostre filosofie.
12 giugno 2013
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Per lavorare nelle aziende di Merloni che ora delocalizzano o mettono in CIG bastava averci la cosietta "zampata nel culo", non è mai servita la meritocrazia, tanto è vero che i pochi che se ne andavano a lavorare fuori erano visti come degli sfigati.
RispondiEliminaLavorare in quelle aziende era un vero e proprio status symbol.
Ora, dopo che avete incensato e vi siete prostati al sommo Merloni, vi lamentate che questo alza i tacchi e se ne va?
Dovevate pensarci prima !!!
Senza dimenticare che i cosidetti piccoli-medi imprenditori cittadini non erano altro che terzisti senza un briciolo di idee imprenditoriali.
Non ho mai incensato i Merloni e non ho mai lavorato nelle loro aziende. Ma non biasimo chi l'ha fatto
RispondiEliminaNon era riferito a te.
EliminaSempre come contributo alla vicenda (spero non la prendiate come propaganda perché non lo è e non vuole esserlo in nessuna maniera), l'interrogazione di oggi al Ministro Giovannini alla Camera dei Deputati (Question Time).
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=p--URyJQu4s&feature=youtu.be
Scusate la precisazione di cui sopra tra parentesi ma qui come ci si muove molto pensano che ci si voglia far belli, invece è semplicemente solo il momento di essere una VERA comunità.
Bella l'interrogazione di Patrizia. Ma se il made in italy costa troppo cosa si fa ? Come si puo sostenere un azienda senza intaccare le regole di un mercato libero ? Mi chiedo come mai nessuno abbia mai proposto ad esempio una riduzione dello stipendio di tutti per sopravvivere tutti. Si chiede sempre un aiuto allo stato ma cosa facciamo la guerra ai Turchi xche da loro si produce a costo quasi zero ? O ai cinesi ?
EliminaGrazie del contributo Cristiano ma tengo a precisare che qui nessuno pensa nulla. Forse sei un po' prevenuto tu su questo blog. Si può tranquillamente mandare a cagare anche in anonimo il proprietario del blog figurati se non accogliamo con interesse le attività delle parlamentari fabrianesi
RispondiEliminadal vivo te posso mannà a cagà? ahahahaahha :)
RispondiEliminaSimpaticamente si..... :)))))))))))))))))
RispondiEliminaFra un po' assisteremo al solito andirivieni di probabili quanto falsi compratori della Indesit.Ancora una volta vedremo sfilare intorno alle ore 17.30,ora canonica di fabbrica,dopo attente pulizie,qualche manipolo di cinesi,iraniani,stavolta forse russi,che stanno andando di moda,con in testa il nostro Spacca che solo il cognome mette paura.Puo' un uomo con questo cognome unire ? No! Lo abbiamo visto con la Ardo,infatti è stata decisamente "spaccata".Da una parte la ex A.Merloni,la maggioranza,in un limbo infernale dove adesso c'e' poco,dopo la cig il niente,dall'altra le truppe migliori reciclate da Porcarelli.Le truppe saranno pure migliori ma il comandante è ancora quello che ha contribuito ad affossare la vecchia A.M.
RispondiEliminaUn finale infausto per tutti.
A proposito di Spacca, ora più che mai avremmo bisogno di impegno concreto per il completamento della quadrilatero in tempi rapidi.
EliminaLo sviluppo di vie di comunicazione fa certamente bene alla città, se ci togliessero anche quelle saremmo veramente finiti.
Ma chi è il comandante da Porcarelli ???
EliminaMi piacerebbe saperlo.
Finite sta cavolo di Quadrilatero almeno possiamo lavorare da qualche altra parte
RispondiEliminaE' da un pezzo che toccava inizià ad andare a lavorare da un altra parte
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