"Tavolo" è diventata una parola magica del
conflitto sociale, la faccia istituzionale della protesta, il precipitato negoziale dei blocchi stradali, dei picchetti, dell’occupazione del Call Center e del magazzino ricambi a Ca’Maiano.
“Mettere intorno a un tavolo” è un
desiderio di soluzioni sempre più esteso e trasversale; “istituire un tavolo” un coniglio fantasioso che sbuca dal cilindro,
l'asso nella manica di giocatori incalliti ma non bari. Eppure temo che non sarà un dio, ma solo un tavolo, a salvare Fabriano e
a salvare i lavoratori della Indesit. Il tavolo da istituire non è quello aziendale
ma un desco di settore in cui si facciano pulci presenti e prospettiche in merito alla produzione degli elettrodomestici e alla situazione delle industrie che se ne fanno carico. Al tavolo spetterebbe, dunque, un compito oneroso: discutere degli scenari di crisi di un settore che, nel
nostro Paese, occupa circa 130.000 lavoratori e ha visto i volumi
di produzione passare da 30 milioni di pezzi nel 2002 a 14 milioni nel 2012.
Siamo quindi di fronte a un terrificante smottamento di sistema che va affrontato, che riguarda un
comparto strategico per il Made in Italy e chiama in causa la sopravvivenza di quello stock
minimo di industria italiana che serve a non precipitare direttamente nel gorgo di un deafult nazionale. Ma avviare una riflessione di settore soddisfa anche un’altra funzione: rafforzare la tattica sindacale, perché al tavolo di settore spetta discutere e proporre anche la politica degli incentivi alla rottamazione e all'acquisto di elettrodomestici a basso consumo energetico. E anche i meno navigati sanno che quando l'analisi dei problemi di settore incrocia il possibile sbocco di un sostegno pubblico sono molte le decisioni strategiche e irreversibili di delocalizzazione che magicamente entrano in stand by e mettono tra parentesi quell'urgenza che sembrava caratterizzarle, in attesa di una decisione che possa delineare margini di accesso a finanziamenti in grado di rilanciare potenzialità di fatturato su
mercati inerti come quello italiano. E’ quindi essenziale costruire, palmo a palmo, una
visione poliedrica della lotta sociale, combinando azioni sindacali classiche ed eclatanti (una al giorno lascia Indesit qua intorno) - come l’occupazione notturna del call center -, ricorrendo alla centralizzazione della contrattazione a livello di federazioni nazionali dei
metalmeccanici, rifiutando la scorciatoia anemica e ricattatoria degli "ammortizzatori
sociali subito" e animando un'azione di lobbing virtuosa su Governo e istituzioni per l'apertura di un tavolo di settore, che abbia, appunto, finalità di riflessione
strategica e di imbrigliamento dei cavalli che Indesit Company sta provando a lanciare nelle pianure polacche. Perchè non c'è guerra di posizione vincente che non abbia bisogno di cinismo, di tattica e quando serve di cavalli di Troia.
10 giugno 2013
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http://www.beverfood.com/partnership-illycaffe-indesit-company-mercato-caffe-capsule-linea-macchine-caffe-espresso-hotpoint-for-illy/
RispondiEliminal'assemblaggio dove lo fanno?
sinceramente non lo so
RispondiEliminaViene fatta in Cina Conte terzi che non costs un cavolo
RispondiEliminaIl sostegno pubblico ci vuole ma non credo consista nella solita politica degli incemtivi e delle rottamazioni, quello è assistenzialismo così come lo è la cig, e ovviamente i problemi si ripresentano una volta esauriti i fondi. Il sostegno pubblico deve essere un nuovo corso a cui la politica NAZIONALEdeve dare avvio, in primis detassando il lavoro e poi con tutti quegli interventi che tutti chiedono da anni senza che a roma freghi una beata mazza a nessuno, guerra totale alla corruzione, cura dukan per la burocrazia, sgravi per chi investe in ricerca e sviluppo, insomma se le imprese non recuperano la competitività e possono farlo solo se la politica nazionale se ne fa carico, qua è finita per tutti.
RispondiEliminaDetassare il lavoro e disintegrare la burocrazia Italiana sono le uniche vie d'uscita
RispondiEliminaLa commessa per l'Illy dovrebbe essee prodotta in Polonia, se ricordo bene.
RispondiEliminaIl problema è che mentre la Polonia offre
"Special Economic Zones offer extraordinary incentives"
(anche chi non conosce l'inglese capisce il succo...) - Ernst & Young
www.ey.com › Home › Industries › Automotive
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Special Economic Zones offer extraordinary incentives for FDI. The Polish Government has defined 17 Special Economic Zones (SEZ) outside the fast-growing ....
l'Italia cosa offre???
Burocrazia, sputi in faccia agl'imprenditori e simili...
L'Italia offre orde di votanti a capo chino.
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