3 marzo 2013

I Piantoni di Burro di un partitismo senza dignità


Qualche tempo fa, carico di intelligenza sfregata nel cinismo e con la penna fatata e sulfurea che ne incornicia il pensiero, Giuliano Ferrara scrisse che il Partito Comunista non avrebbe mai e poi mai commesso l'errore, storico ed autolesionista, di eleggere segretario un emiliano, perchè gli emiliani hanno il vizio congenito del pragmatismo nella mente e nel sangue. Un pragmatismo quasi teorizzato, gaudente, sornione e spinto fino alla soglia estrema in cui il compromesso cessa di essere paritario e si perde nel marasma minimalista. Non a caso i vecchi comunisti, nel loro Conclave, preferivano sempre scegliere tra sardi e piemontesi, perchè è solo in quelle terre, a loro modo di confine, che si combinano, in dosaggi adatti al governo delle grandi organizzazioni politiche, la durezza valoriale e la duttilità del fare. Le vicende di questi giorni sono quasi l'espressione plastica di questo limite "emiliano" del Partito Democratico. Con il piacentino Bersani che ha deciso di giocare tutte le sue carte in un'apertura sfiatata e improvvida a Grillo; credito improvviso e insincero che ha assunto forme quasi liturgiche, oranti e imploranti. Un'appello solenne con cui Bersani ha chiuso, senza decoro tattico e strategico, il forno berlusconiano e montiano dimezzando, in un solo istante, il suo potere contrattuale e la possibilità stessa di dare vita a una manovra avvolgente e vincente. La scelta del rapporto preferenziale con Grillo, ossia con un movimento che contesta alla radice l'idea stessa di Repubblica e di democrazia su cui l'Italia ha costruito la storia e la vicenda del proprio sviluppo economico e sociale, rappresenta un suicidio classico nel grande repertorio della politica, ossia la pretesa di saperne una più del diavolo, di essere intellettualmente superiori e in grado di tagliare le unghie e la lingua - integrandolo nel sistema - all'apocalittico di turno e alle sue infinite brame di potere. Il Movimento 5 Stelle, in questo senso, brilla di una sua inequivocabile chiarezza: non è disposto a condividere il potere con nessuno e ad accettare di essere solo una parte e non il tutto perchè intende esercitare un dominio senza mediazioni e politicamente indivisibile. A soggetti politici che manifestano questo tipo di intenzioni si dovrebbero sbarrare le porte, perchè il virus quando penetra nell'organismo prima sviluppa la sua azione silenziosa di incubazione e poi esplode e devasta. Bersani, da questo punto di vista, è stato un piantone di burro, quasi l'incarnazione più deprimente di un partitismo che, attraverso le sue parole, ha messo in scena povertà politica, vocazione masochista, deficit di cultura e una preoccupante sparizione di quel senso di appartenenza che è componente essenziale dell'impegno e della militanza politica. Nel 1992 i partiti tremavano di fronte agli avvisi di garanzia e alle indagini della Procura di Milano. E si poteva anche capire il disorientamento di una fine d'epoca e la paura umanissima della carcerazione preventiva. E a nulla valsero i gesti estremi di Sergio Moroni e di Gabriele Cagliari. Neanche a suscitare un minimo di amor proprio e di spirito colelttivo. Oggi si calano le braghe di fronte all'invasione degli alieni e agli schiaffi di Grillo, tra l'altro desiderati scioccamente e sistematicamente come fossero una giusta espiazione degli errori politici commessi. Ma Bersani non può essere inchiodato da solo al ruolo del capro espiatorio, perchè se metà degli elettori del PD ritengono che il loro partito debba assolutamente fare un accordo con Grillo, ossia con chi persegue la distruzione dell'idea stessa di partito e di sindacato così come sancita dalla Costituzione Repubblicana, vuol dire che una qualche nevrosi collettiva attraversa anche l'anima degli elettori democratici, convinti da una propaganda comoda e seriale che il nemico storico fosse sempre e soltanto Berlusconi. Una certezza che li ha spinti tutti a guardare altrove, mentre il nemico era dietro le spalle a rodere, a consumargli l'anima e il consenso. Ci vorrebbe uno scarto di lato del sistema, una vera e propria mossa del cavallo: incarico al ministro Fabrizio Barca - di solida scuola Pci e di larghe vedute -, grande coalizione e patto di legislatura. Per fare le riforme che servono alla competitività e al lavoro - abbattimento del debito pubblico, taglio del costo del lavoro e nuova strategia energetica - e quelle necessarie a dare forma di legge ai meccanismi di gestione e di finanziamento dei partiti e di rappresentanza sindacale. Cinque anni per prosciugare l'acqua del grillismo e tornare al voto con una riforma elettorale decente, capace di mediare tra rappresentanza e stabilità. E, in parallelo, una riforma culturale dei partiti politici che parta direttamente dai comuni, dove la politica si nutre di prossimità e fiducia. Servirebbe gente che invece di difendere il proprio misero gettone di presenza per andare a mangiare una pizza in più il sabato sera, si alzasse in piedi, e dopo aver rinunciato ad ogni retribuzione fosse capace di puntare dignitosamente il dito contro l'onda che usa l'etica come puro strumento politico e la moralità come frontiera cinica e sfrontata di una precisa strategia di conquista politica ed elettorale del consenso e del potere. Sogno ad occhi aperti di una fredda e azzurra mattina di marzo.
    

6 commenti:

  1. Il PD è prigioniero di se stesso, una piccola svolta sarebbe quella di rinunciare ai rimborsi elettorali, quanto meno per acquisire un briciolo della credibilità persa. Ma questi atti sono sogni, per un partito che ormai è cieco e non è più capace di guardare la realtà. C'è poi il problema della rappresentanza locale, dove i piccoli caporioni del PD spesso, nei consigli comunali o nelle giunte perdono il contatto con gli elettori, come accade a Fabriano dove hanno scelto di non candidare nessuno solo per non dar fastidio al loro ex Deputato. A questo punto con quale faccia diranno di pensare al bene dei fabrianesi? Il mutismo poi impera e tutti vanno avanti come se niente fosse, come vivessero su un altro pianeta.

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  2. L’ultimo commento a questo blog, molto bello tra l’altro, lo feci in occasione del post dove si teorizzava che l’agricoltura dovesse diventare la realtà da dove ripartire per il futuro di Fabriano. Tanto era grossa la balla che non ho resistito dall’intervenire.
    Copia dal post “perché il virus quando penetra nell'organismo prima sviluppa la sua azione silenziosa di incubazione e poi esplode e devasta.” Questo riferito ai 5 Stelle.
    Ecco, come si può scrivere una cosa del genere? Facendo passare per bene il sistema politico dei partiti e sindacale, come il non virus, la non malattia.
    Il virus, o meglio il “cancro italiano”, è rappresentato dal sistema politico dei partiti e dei sindacati tradizionali, costituzionalmente garantiti, che ci hanno fatto fallire in tutti campi. Hanno fatto fallire l’Italia intera.
    Si tratta di curare un cancro quindi e non un semplice virus, quindi non bastano gli antibiotici.
    Scrivi di un governo di larghe intese, per prosciugare il consenso al grillismo. Ma come puoi pensare a una cosa del genere. Questo ipotetico governo che dici tu vegeterebbe 5 anni senza produrre alcunché cercando di scimmiottare le proposte dei 5 Stelle. No, meglio l’originale. Grillo, Presidente del Consiglio e il PD lo voti!

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  3. Si mettteranno d' accordo prima i cardinali per il nuovo Papa o i politici per il nuovo governo?? Ai posteri l' ardua sentenza!!!

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  4. Ho letto la relazione di Pariano sui primi sei mesi di attività del Consiglio Comunale dal sito piazzalta, ha snocciolato 4 dati messi in croce, ma non ha spiegato nulla sui temi politici e amministrativi affrontati per migliorare la città, o rendere efficace la riconversione economica etc. etc., insomma una relazione da ragioniere, piuttosto che una relazione degna di esprimere e comunicare l'impegno politico del consesso comunale (maggioranza e opposizione), per Fabriano. Non è questo un buon modo di comunicare, la gente non ci capisce un piffero!

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  5. Negli anni, nessun Presidente ha mai presentato una relazione sull' operato del Consiglio Comunale. Contrariamente a quanto affermi, da parte di tanti cittadini, ho ricevuto tanti complimenti per l'iniziativa. Comunque, se ti servono spiegazioni per comprendere qualche dato riportato, contattami senza nessun problema al 347-2614765. Un abbraccio

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  6. Il Monastico04 marzo, 2013

    Un Presidente del Consiglio ricopre un ruolo super partes a garanzia di tutti i gruppi. Entrare nella interpretazione politica delle azioni lo farebbe deviare dall'imparzialità e non sarebbe accettabile se non come cittadino comune.

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