24 marzo 2013

Le lacrime senza autocritica dei commercianti

Stamattina, attraverso le pagine dei quotidiani locali, si è levato al cielo l'ennesimo grido di dolore di Graziello Scontobello, il Mauro Bartolozzi portavoce e portacroce delle mille piaghe dei commercianti. Il Presidente di Confcommercio ha molte ragioni per piangere lacrime amare, perchè la devastazione del commercio è incontrovertibile ed è una delle espressioni più evidenti e clamorose del declino locale. Ma le giuste e importanti rimostranze dei commercianti non mobilitano, non stimolano solidarietà, non coaugulano passioni, non suscitano reazioni. Da cosa deriva questa feroce scollatura tra la città e le sue botteghe, questa inesistente affinità elettiva che rende sorda la città ad ogni lamentala che salga dai commercianti? Probabilmente da ciò che il settore, pur con le sue molte e diverse articolazioni, ha rappresentato nel corso degli anni e cioè il segmento più irritante e conservatore di quel blocco sociale merloniano che trovava il suo luogo di sintesi e di mediazione politica nella Democrazia Cristiana. I commercianti hanno avuto usufruito per decenni di una vera golden share decisionale, di un potere di veto che gli ha consentito di boicottare, senza indugio e senza mai un interrogativo, la chiusura del centro storico, di condizionare la viabilità, di fare del cuore cittadino un immenso parcheggio a cielo aperto in cui brutalizzare qualsiasi ipotesi di valorizzazione artistica e architettonica. Sono stati proprio i commercianti, e non è un caso, a definire il centro cittadino un centro commerciale naturale, omettendo che questa artificialissima naturalezza non era altro che l'effetto del loro spadroneggiare e di un potere contrattuale smisurato rispetto al reale peso esercitato nell'economia cittadina. E' quindi tempo che Bartolozzi e gli altri attivino anche una riflessione autocritica sui limiti e gli errori commessi dai commercianti, a partire dall'assurdo di una città che ha conosciuto per anni un vero e proprio regime di monopolio, con un solo punto vendita per categoria merceologica, accompagnato da una politica di prezzo da città d'altissimo bordo, da un livello bassissimo di innovazione, da una concezione primordiale e primitiva della vendita in cui il cliente non era al centro e doveva sempre dare la precedenza ai bisogni di monopolio e di guadagno del commerciante. Finchè ci sono stati soldi da spendere i fabrianesi hanno fatto buon viso a cattivo gioco, sopportando il monopolio e i suoi spiacevoli effetti collaterali (donne vestite con gli stessi abiti, uomini con lo stesso maglione, case con le stesse tovaglie...), ma appena la crisi ha cominciato a tirare colpi violenti i fabrianesi hanno fatto la cosa più semplice e naturale: smettere di spendere in città, lasciando il poco che resta per acquisti da fare altrove, dove l'ampiezza dell'offerta e le politiche di prezzo sono reattive ed elastiche rispetto alla domanda. E questo spiega anche la sostanziale indifferenza dei fabrianesi per le sorti del commercio, una sorta di vendetta postuma che la gente confessa e ammette con un filo di sadico compiacimento. Certo fa male passare in centro e trovarsi circondati da cartelli che annunciano locali in vendita e in affitto. Ma la crisi non spiega tutto, perchè l'origine del male è anche in una mentalità di categoria che si ostina a non aprirsi a nuove istanze e a immaginare una sopravvivenza legata non alla capacità di innovare ma all'illusione di conquistare clienti dandogli la possibilità parcheggiare fine dentro il negozio. E come si dice in quest casi: chi è causa del suo mal pianga se stesso
    

24 commenti:

  1. Condivido ma non sono autorizzato a commentare. Vorrei evitare un'altra minaccia nella pubblica piazza e nelle aule di un tribunale.
    M.C.

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    1. Ma come adesso consideri la aule di Tribunale una minaccian ma sono il luogo della giustizia.

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    2. Se sapessi leggere ti saresti accorto che non è il Tribunale la "minaccia" dove, se la legge fosse uguale per tutti, e se non si ha nulla da temere (ed è il mio caso), sarebbe anche un piacere andarci per toglierci qualche sfizio.
      La "minaccia" è chi ti "minaccia".

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  2. Che significa? chi è che ti minaccia?

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    1. No comment.

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    2. Basta andare a leggere su FB a Gennaio

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  3. Se parli dei commercianti del centro storico condivido, se parli di tutti compresi quelli di santa maria piuttosto del borgo non sono d'accordo, i soliti noti del centro hanno fatto il bello e cattivo tempo fregandosene dei colleghi della periferia pensando di essere gli unti del signore per loro si sono spesi i soldi per tutte le iniziative , gli altri se hanno volute mettere due lampadine a Natale hanno dovuto pagarsele, con tutti i soldi dati dal comune e dalla regione dovrebbero avere i pavimenti d'oro, continuano a piangere (ora le lacrime sono vere)senza fare mai autocritica. Basta! L'unica lacrima è per quei poveri dipendenti che devono andare a spasso perché il lavoro non c'è più

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    1. Chiunque tu sia, queste cose le ho già dette, a chi di competenza, a novembre e condivido pienamente il tuo disappunto. Il commercio esiste ovunque nella città e non solo al centro e non è giusto che le iniziative, qualunque esse siano, soprattutto se sono pagate dai cittadini, abbiano come unici usufruitori, i commercianti del centro storico.
      E così è per tutte le altre spese: illuminazione, sicurezza, manutenzione strade, pulizia ecc: esiste sempre e solo il centro storico mantenuto con i soldi dei tributi della periferia.
      M.C.

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    2. Io a Favrià è un bel pezzo che nun compro più gnente !!!

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    3. Io invece, nonostante tutto, dal 1.1.2013 a oggi, durante i saldi, ho speso 650,00 euro oltre a 230,00 spesi da mia figlia.
      M.C.

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  4. I commercianti di santa maria non hanno mai avuto golden share....

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  5. Nemmeno i soldi regionali che sono arrivati al Centro Commerciale Naturale, che nessuno in Comune si è mai preso la briga di rendicontare alla cittadinanza - alla faccia della trasparenza - su come siano stati spesi per riqualificare il Centro Storico. Ma forse il buon Bartolozzi può sopperire, per conto dell'associazione, a questa disattenzione del Comune.

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  6. ...voilà

    http://albopretorio.comune.fabriano.an.it/repository/003985_elenco%20generale%20contributi%202012.pdf

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    1. Era meglio se non me lo facevi vedere. Bel cazzo di elenco. E c'è chi ancora si lamenta? Passati i saldi .... tutti a piangere lacrime di coccodrillo.

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  7. Il problema è che come sempre si scoprono nuovi "geni", parlano senza sapere la vera realtà del commercio attuale e di come realmente funziona il "centro commerciale naturale".
    Dopo 32 anni che sono in commercio in centro sono per la prima volta pronto ad un confronto pubblico con il signor Simonetti salvatore di tutti i problemi e salvatore della nostra città

    fabio ruggeri
    bside & underground
    fabriano

    p.s. come vedi non sono un "anonimo"

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    1. Non ho problemi a confrontarmi direttamente e pubblicamente. Scegli la sede la data la platea e l'argomento.

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    2. Comunque se dopo 32 anni è bastato un post per farla sentire pronto a un confronto pubblico vuol dire che sono stato efficace. salvatore della città assolutamente no. Ma catalizzatore della sua anima commerciale evidentemente si. :)))

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  8. cos'altro c'è da aggiungere?
    ______________
    G.R.

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  9. Sembrava apprezzabile lo sforzo di ricostruzione storica di Simonetti nel voler ricomporre lo sviluppo e il declino economico della nostra città' , analizzare la realtà' del boom economico del dopoguerra ,la fase di crescita sancita e garantita da un modello economico condizionato da un settore produttivo e familiare che hanno contraddistinto i ritmi e le abitudini della nostra città accostandoli al lento e faticoso sviluppo commerciale tipico di una zona montana e poco collegata ,seppur all'epoca ricca nella sua cittadinanza .
    Purtroppo Simonetti a nostro parere troppo innamorato della sua ottima penna (e sempre intento a cercare di mettere ” il dito nell’occhio”) perde l'occasione di approfondire i temi rituffandosi in frasi fatte e considerazioni scontate che daranno maggiore verve
    al suo intervento ma non contribuiscono ad altro che a banalizzare e provincializzare una discussione comunque importante per capire l'attuale situazione.
    Innanzitutto mancanza di documentazione ,se parliamo di viabilità' i commercianti si sono sempre difesi da una mancanza di progettazione o da errate progettazioni (vedi Piano Sintagma) tanto che le idee dei commercianti ancor prima del terremoto furono condivise e sottoscritte da più' di settemila cittadini..
    Non si capisce poi il voler ricondurre tutto al centro Storico quando tutti i rappresentanti delle piccole e medie imprese cercano di evidenziare il rischio concreto e contingente di crollo di settori economici con più di 4000 addetti con ricadute sulle famiglie e sul sistema in generale.
    Le zone di desertificazione più a rischio sono proprio la fascia intermedia tra centro e grande distribuzione.
    Quanto poi al regime di Monopolio ,non sappiamo a quali anni ci si riferisca visto che tutti i marchi franchising e non , soprattutto con operatori non fabrianesi hanno tentato salvo verificare numeri e fatturati che non consentivano il prosieguo dell'attività .
    Vero è che questi interventi purtroppo esternati da soggetti che avrebbero l'obbligo di scrivere documentati ,hanno contribuito a creare una sorta di indifferenza verso le sorti della piccola impresa tanto a livello locale che nazionale , nascondendo il fatto che proprio le difficoltà delle aziende dovrebbe risultare termometro e campanello di allarme per un'unità di intenti territoriale senza la quale difficilmente si supererà positivamente l'attuale fase.
    Nell'attuale crisi, da un giornalista è più apprezzata un'analisi approfondita e propositiva, di una bella performance che però stimola gli interessi di diversi anonimi che forse sono sufficienti per l'ego personale.

    Leonardo Zannelli
    presidente centro commerciale naturale

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    1. Caro Zannelli, Ruggeri cerca di delegittimarmi apostrofandomi "salvatore", tu cerchi di delegittimarmi richiamando il mio ego che fa parte di un armamentario usuratissimo. Ma sono reazioni comprensibili in quanto settoriali e corporative che nulla aggiungono e nulla tolgono a quanto da me affermato. Io mi sono posto una domanda e cioè perchè la crisi del commercio interessi solo i commercianti e non sia capace d generare un minimo di solidarietà più ampia di quella garantita dall'orgoglio ferito della categoria. E ho fatto una ipotesi legata non alle questioni di settore ma a come gli operatori del commercio si sono posti e si pongono nel loro rapporto con la città e con il centro cittadino di cui, nel bene e nel male, sono stati e sono protagonisti. Se invece di sciogliere nodi dolorosi volete continuare a cantarvela e a suonarvela tra di voi liberi di farlo; se preferite considerare le critiche espressione di malanimo ed ego espanso accomodatevi pure ma la questione resta in tutta la sua durezza: il destino del commercio non sollecita emozioni e solidarietà nei fabrianesi. Redarguire chi ve lo fa presente è il solito modo di prendersela con il termometro invece di riflettere sulla febbre. ma se sta bene a voi...buona camicia a tutti

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    2. Direi che a ognuno il suo ruolo Zannelli faccia i suoi affari e non impartisca lezioni di analisi e critica del fenomeno economico locale. Visto i risultati quantomeno che ci si confronti senza snobbare a priori chi la pensa diversamente.

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  10. Siccome ho scommesso sul terzo che interverrà dopo Ruggeri e Zannelli vi prego di sconsigliarlo perchè mi darete l'opportunità di offrire una cena a un amico. In un ristorante del centro storico ovviamente...

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  11. Dall'elenco si legge che hanno preso il contributo del Centro Commerciale Naturale perfino soggetti che, notoriamente, non ne hanno bisogno, gestendo esercizi con notevole giro di affari ... forse bisognerebbe rivedere qualcosa caro Zannelli?

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