25 giugno 2012

Un'Area Vasta che Spacca!

Se cliccate su questo link troverete un'interessante intervista al Governatore delle Marche (Intervista a Spacca) a proposito della sede amministrativa dell'Area Vasta, che è stata oggetto di uno scontro furibondo tra Fabriano e Jesi, arricchito tra l'altro dagli interventi poco diplomatici dei sindaci Sagramola e Bacci. Spacca si propone come mediatore non neutrale nella contesa tra i due principali centri della provincia di Ancona, ricordando quanto Jesi abbia usufruito degli interventi regionali e quanto, di quegli stessi, abbia oggi bisogno Fabriano, che vive una stagione terribile di crisi economica e produttiva. Non entro nel merito dell'Area Vasta e delle sue sedi, perché le considero espressione di quell'ingegnerizzazione organizzativa del sistema pubblico che serve a dilatare la spesa fingendo di razionalizzarla. C'è però un passaggio dell'intervista di Spacca che considero fondamentale, perché fornisce una chiave di lettura decisiva per comprendere quale potrà essere il futuro della nostra città. Spacca afferma che a Fabriano "il pubblico non ha mai fatto investimenti in burocrazia, in università, in centri di qualsiasi natura" e che quindi la sede dell'Area Vasta costituirebbe una sorta di azione compensativa per dare, anche alla nostra città, un profilo più caratterizzato dalle attività del terziario amministrativo. L'idea di Spacca è, quindi, quella di avviare un processo di trasformazione strutturale di Fabriano, da città industriale a centro imperniato sulla burocrazia pubblica e sui suoi apparati. Si tratta di processo di irizzazione della città che non può essere realizzato in forma tradizionale perché dal 2002 non c'è più l'Istituto per la Ricostruzione Industriale e che, per questo, viene proposto in modalità tipicamente burocratica e amministrativa. In questo modo è il pubblico a gestire sul territorio una sorta di "imponibile di manodopera", accelerando quel processo di meridionalizzazione della società fabrianese che ha già trovato un pericoloso brodo di coltura nelle politiche degli ammortizzatori lunghi praticata per il caso Ardo e nella crescita esponenziale di occupazione prodotta dalla sanità e dalla struttura comunale. Se l'identità di Fabriano fosse ricostruita incrementando ulteriormente gli spazi della burocrazia pubblica ciò significherebbe attrarre dall'esterno competenze che sono estranee al tessuto sociale di una città ad elevata, convinta e forse anche cronica industrializzazione. Competenze che creerebbero una nuova divisione sociale tra fabrianesi condannati ad occupare posizioni produttive marginali e residuali e immigrati - italiani e non - a elevatissima scolarizzazione, che occuperebbero le principali posizioni chiave, egemonizzando la città anche dal punto di vista economico, sociale e politico. Spacca insomma, nonostante sia il più dotato dei politici marchigiani, cerca individuare una risposta efficace sul breve periodo, adeguandosi al vecchio principio del "pochi, maledetti e subito". In questo caso riferito ai posti di lavoro e non ai lilleri. Ma se la sede amministrativa dell'Area Vasta invece che una operazione una tantum, si configurasse come l'inizio di un processo di creazione forzata di occupazione - attraverso la dilatazione della mano pubblica - la Fabriano autonoma e anti assistenzialista rischierebbe di essere buttata nell'armadio dei cani. Fabriano per non morire non può fare a meno di uno stock di industria che - seppur ridotta dimensionalmente - necessita di servizi di terziario avanzato privato che a Fabriano non hanno mai messo radici. E solo alla fine, quando si saranno create condizioni preliminari, potranno risultare utili anche enti pubblici capaci di agevolare e supportare l'operazione di rilancio. Il percorso virtuoso, secondo logica, dovrebbe seguire questa traiettoria. Camminare al contrario, come i gamberi, può essere un'idea di facile consumo e a tecnicamente fattibile. Ma non è detto che un'idea facile e fattibile sia pure una buona idea.
    

7 commenti:

  1. Non ho ben capito come possa portare occupazione la creazione dell'area vasta. Attraverso concorsi pubblici ? Mi puoi spiegare Giampietro?

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  2. Di per sé non credo porti occupazione visto che si parla di trasferimenti di personale. Il punto è che Spacca evoca una necessaria burocratizzazione di Fabriano nell'intervista. il che significa che l'area vasta sarebbe un primo passo per dilatare la mano pubblica su Fabriano. Il punto è che Fabriano, se si dilata la mano pubblica, più che concorsi avrebbe un potere asfissiante della politica. Il che visti i tempi non porta bene. magari faranno qualche concorso ma consulenze e contratti a termine passano pure senza concorso. e col benestare della politica ovviamente. Sinceramente questo processo non mi piace perchè renderebbe ancor più anemica la città. E' una mia opinione forse disfattista come direbbe un amico di questo blog

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  3. Dall’affermare che le istituzioni a Fabriano non ha mai fatto investimenti al dire che Spacca intende accompagnare la nostra città lungo un percorso che la trasformi da polo industriale a centro imperniato sulla burocrazia penso che passi una grande differenza. Credo che il collegamento tra la cassa integrazione della Ardo al concetto di cui sopra ci stia come i cavoli a merenda, la cassa integrazione è un diritto di ciascun lavoratore e come tale va rispettato, semmai è vero che ognuno dovrebbe trovare nelle proprie capacità e possibilità la spinta per uscire da questa situazione di stallo, ma le scelte sulle attività produttive appartengono agli imprenditori e non alla politica, dicasi lo stesso per lo sviluppo del terziario avanzato. Se l’identità di Fabriano e dei Fabrianesi è ad elevata e cronica industrializzazione perché mai dovremmo temere di essere meridionalizzati? Per lo spostamento dell’Area vasta? A mio avviso la crescita locale non può essere penalizzata se la Fabriano autonoma e non assistenzialista va di pari passo con una semplice opportunità in più che è data a questo comprensorio, perché percentualmente “alla faccia dell’Area V asta” Fabriano rimane un polo manifatturiero quasi nella sua totalità. Insomma, ancora una volta una cosa non esclude l’altra e occorre apprezzare questo atto di solidarietà del governo centrale rispetto ad una periferia che soffre pesantemente per la scomparsa di posti di lavoro. Dubito che qualcuno di Jesi si sia lamentato per gli investimenti sull’interporto o sull’ospedale ritenendo che gli interventi del pubblico abbiano in qualche modo danneggiato il privato, peccato che questo avvenga puntualmente nella nostra città, per fortuna ad opera di pochi.

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  4. La meridionalizzazione è un processo di sostituzione delle attività di produzione privata con quelle parassitarie di intervento pubblico. E viste le dimensioni della sanità e delle strutture comunali stiamo andando in quella direzione. Spacca ha il merito di non aver fatto tanto poesia e di aver detto quel che ha in mente. La cassa integrazione lunga annienta la possibilità di lavorare sulle politiche di oientamento e di ricollocamento dei lavoratori. Non lo dico io ma le Trade Unions inglesi che su questo hanno creato un fondo ad hoc per la ricollocazione dei lavoratori delle aree depresse. Quindi a Fabriano sarò anche tra i pochi. Ma in buonissima compagnia. Riguardo la lotta tra Fabriano e jesi la considero la lott tra i capponi di Renzo Tramaglino

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  5. Grazie per il supplemento di spiegazione circa la meridionalizzazione ma era sufficentemente chiaro , sottolineo che non stiamo andando affatto in quella direzione. Riguardo alla cassa integrazione vallo a dire anche a chi fatica ad arrivare a fine mese, sono daccordo sui capponi ecc ecc solo che io non ho parlato di lotta ma del fato che probabilmente a Jesi sono stati ben felici di avere quello che la regione ha fatto senza cercare il pelo nell'uovo. Hai frainteso.

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  6. Per il momento la mano pubblica a già chiuso la Compagnia Carabinieri, ora Tenenza (-18 posti) e la vedo molto brutta anche per il Tribunale. Senza contare poi alla chiusura dell’uffico Capi-stazione delle ffss mi sembra 12 posti da dirigente in meno. Mettiamoci pure la chiusura degli uffici della ex sip enel ecc. avvenuti in passato.

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  7. A me sembra che non ci siano idee e visione a lungo termine. Il dramma principale che siamo ostinati dal non prendere insegnamento dal passato e questo comporta un continuo girare intorno ai problemi, nell'ottica di proporre false soluzioni dall'evoluzione abbastanza scontata. Nella crisi del '29 fù una soluzione nazionalizzare e parliamo di un periodo che comunque aveva presupposti di rilancio dei consumi. Oggi è diverso e gli anni passati sono stati caratterizzati dalla crescita non sostenibile(termine di moda). Non esiste cambiamento se in realtà non si decide di cambiare metodologia di ragionamento, soprattutto se questo è fonte di mantenimento delle proprie postazioni di potere e denaro. A mio avviso la crisi economica e non solo deve farci riflettere sul miraggio rincorso. Probabilmente era di buone intenzion ma errato. La società evolve ma la centralità dell'uomo deve essere difesa. E non certo cassa integrazione o centralismo sono sufficenti a riempire i vuoti. Se avessimo parlato dieci anni fà del problema Ardo forse non ci troveremmo a dover far stare a casa qualche migliaio di operai, se non avessimo creato serbatoi di voti tramite l'impiego pubblico, forse non avremmo avuto un debito pubblico così alto.
    Enrico

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