22 settembre 2012

FaVriano tra Belle Epoque e Eau de Fogne

Il Palazzo di Vetro
La sede centrale della Carifac in Via Don Riganelli l'abbiamo ribattezzata per anni, utilizzando forse una spericolata antonomàsia, il Palazzo di Vetro. Dietro questa definizione, a metà tra il confidenziale e il deferente, c'erano assieme il rispetto per un'istituzione nostrana - o nostrale come dicono i veri faVrianesi - e il disgusto per una formidabile enclave di clientelismo, dove l'unica meritocrazia era di natura familiare, parentale, amicale, reddituale o politica. Un Palazzo di Vetro in apparenza sgombro di esseri umani ma popolato di esistenze ordinate, rassicuranti e conformiste, l'emblema visivo e visibile dell'evoluzione sociale del mezzadro che diventa operaio e del figlio del mezzadro operaio che riscatta fatiche generazionali assurgendo a colletto bianco. Oggi, anche se dall'esterno non si nota alcuna differenza col passato, il Palazzo di Vetro è semivuoto e a breve sarà riconvertito a memoriale dì un'antica ed estinta civiltà della mazza e del castelletto, dell'oblò e del salvo buon fine. Dopo l'acquisto della baracca da parte dei veneti si sono intensificati i segnali di fuga verso Montebelluna - di cui ieri ci ha dettagliatamente informati il Messaggero - e lo slogan sulla "vanga del teridorio" - come direbbero i veri faVrianesi - sembra sempre di più una veste adamitica, una foglia di fico buona per ammorbidire l'ennesima fuga di realtà aziendali da questa landa sempre più disperata. Personalmente non rimpiango gli anni d'oro della Carifac perchè prima di essere una cassa di risparmio era un feudo democristiano, la cassaforte del potere economico e politico, un architrave fondamentale del merlonismo e dei suoi corollari umani, sociali e politici. L'ingresso di Veneto Banca mi è sembrato necessario perchè serviva per salvare la Carifac da una finaccia sicura; una banca che non era più una banca - e forse non lo era mai stata davvero - ma un comodo materasso di campagna, coi denari del metalmezzadro al posto della lana e un fare non sempre cristallino. Oggi si discute nuovamente di cambiare nome alla vecchia cassa di risparmio e la cosa desta scandalo, ma solo in chi rimpiange i tempi d'oro in cui era ridotta a culo della serva. A che titolo denominarsi Cassa di Risparmio di Fabriano quando, a breve, non ci saranno più produzione, risparmio e finanche Fabriano? Magari la cosa procura un naturale dispiacere ma strategicamente risulta obbligata, specie se l'obiettivo è quello di utilizzare la struttura della Carifac per aprire un varco e un collegamento nell'Italia centrale tra versante adriatico e tirrenico. In questo senso non mi appassionarono e non mi appassionano la disquisizioni  tecniche, le ipotesi fatte a posteriori e gli interrogativi che rimbalzano da anni: se sia sia trattato di vendita o di svendita, di soluzione necessaria o di vigliaccheria, di affarone o fregatura. Mi inquieta altro, qualcosa di cui la vicenda Carifac è stata una conseguenza a tasso ridotto di drammatizzazione sociale. E cioè la fine ingloriosa e repentina, quasi da regime sovietico, di una città che si era vantata a lungo dei suoi splendori economici, della sua dinastia neorinascimentale e di una corte presuntuosa, bulimica e rozza. Un vanto infondato e contraddetto da una realtà in cui il gigante era soltanto un bamboccione coi piedi di argilla. Ha scritto il grande storico francese Francoise Furet che il valore di un'epoca si misura anche dal modo in cui quell'epoca finisce. Ebbene: la vicenda di FaVriano è finita in merda. E vuol dire che pure la sua Belle Epoque non era che un misto di Eau de Fogne e Cacarel 5.
    

45 commenti:

  1. Bene, cioè no male. Ma la situazione fabrianese ormai la conosciamo, l'analisi delle colpe è stata fatta, i colpevoli non hanno pagato anzi i più se ne sono usciti a tasche piene, le vittime sono ancora sul campo di cui i più fortunati stanno lì a leccarsi le ferite e... da domani mattina che facciamo? Si stanno facendo previsioni che nel giro di due o tre anni la popolazione fabrianese calerà di 5 mila unità, per cui 1/6 della popolazione andrà a cercare fortuna altrove. Credo che sia ora di smettere di fare analisi e iniziare a progettare il futuro della città a partire dalla ridefinizione della sua missione. Un tempo eravamo la città della carta, poi siamo stati la città dell'elettrodomestico. Questi appellativi sono venuti come suggello di una storia che prima ha visto crescere le industrie e poi collegare il loro prodotto al nome della città. Oggi abbiamo l'opportunità di provare a fare il contrario. Se per ipotesi tra cinque anni volessimo essere riconosciti come la città del salame e ce lo poniamo come obiettivo, dovremo iniziare a comprare maiali, coltivare granturco, attrezzare laboratori di macellazione, stringere rapporti distributivi, fare campagne promozionali etc. Se non ci diamo una nuova missione, stavolta condivisa tra tutti e non solo tra i soliti oligarchi ormai al lumicino e poi non iniziamo ad agire di conseguenza, altro che eau de fogne...

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  2. Secondo me caro Stefano non ci siamo ancora emancipati dal passato. Nel senso che la consapevolezza della crisi è economico sociale ma culturalmente non ci siamo smossi di un millimetro. Ma quel che dici del salame è una chiave di lettura per tutto il resto. Io ad esempio da vecchio federalista credo che quel che nessuno può toglierci è la terra: 300 km quadrati di territorio che possono essere almeno in parte utilizzati per sviluppare un'agricoltura avanzata, per valorizzare i prodotti del sottobosco, le colture in estinzione e il maiale nero che è la vera base del salame di Fabriano. Si può fare sviluppo anche tornando all'agricoltura uan volta che l'abbiamo liberata dalle catene della sussistenza

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    1. Il salame era solo un esempio pratico per dare sostanza al concetto di trovare una missione che ridia futuro e speranza alla città, può essere la cicerchia o la trota, poco importa. Ma hai ragione Gian Pietro, dobbiamo fare questo primo millimetro di spostamento culturale, del resto "Anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo." (Laozi), prima iniziamo a camminare meglio sarà per i nostri figli e nipoti.
      Oggi non abbiamo più bisogno dell'ennesimo consulto alla dotti, medici e sapienti intorno al capezzale del moribondo (leggi tavolo con le aziende le quali, mentre la politica parla, hanno già deciso da tempo di andarsene), mentre occorre subito mettere insieme le migliori energie culturali e professionali a disposizione ed iniziare a tracciare una rotta che ci porti fuori da questa pessima situazione.

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    2. ho un sogno....un grande ritrovo di fabrianesi, un saloon dove invece di spararci facciamo funzionare i cervelli....mi sa che lancio l'idea...

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    3. posso ritenermi gia' iscritta al club? Mi piace l'idea, accidenti, anche perché' se un po' di teste si mettono insieme a ragionare tra qualche cazzata e qualche sogno secondo me qualcosa di buono viene fuori. Mi piace, lancia l'idea!

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  3. l'agricoltura paga poco, purtroppo...e molto terreno "buono" ce lo siamo già mangiato con asfalto, cemento e discariche...
    però, in linea di massima, una delle possibilità che abbiamo, è proprio quella...e sarebbe il caso non fosse l'unica. ;-)
    _______________
    G.R.

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    1. Oddio a leggere 'sti commenti me scompiscio. Il salame la cicerchia e le cipolle. Da metal-mezzadri a ferrovieri-coltivatori ma andate a ..... se sono queste le soluzioni! L'agricoltura è morta, prima dell'industria signori miei. E' stata la prima vittima della delocalizzazione. I prodotti arrivano dall'estero ed i consumatori li comprano perché chi gestisce il mercato ha deciso così. E' tutto finito cari, guardatevi in giro. Tutta monocultura, cereali e poco altro, sovvenzionato dalla "PAC" circa 500 euro/ettaro di premio, altrimenti tutto sarebbe incolto, i raccolti non coprono le spese. Allevare un maiale di casa per fare del buon salame, quello che fo' per me, costa parecchio, più di 15 euro/chilo a me, solo di spese vive senza la fatica e senza contare i capitali che gli stanno intorno, stalle, trattori, mulini per macinare i cereali, magazzini, investimenti. Quanto costa alla coop il salame? Idem per tutto il resto. L'agricoltura non occupa più persone, è tutto stra-meccanizzato, io da solo mando avanti 15 ettari "alla perfezione" come hobbista per passione e per vedere felice mio padre che quella terra l’ha comperata e desiderata una vita. Una volta ci campavano e lavoravano quasi due famiglie. Tutto finisce, tutto chiude in Italia perché ci sono troppe tasse e solo tasse, regole assurde (l’anno scorso ho dovuto spendere 3000 euro per mettere a norma degli attrezzi), non c’è giustizia. Scusate per l’approssimazione ma devo andare, però ci ritorno, l’ho buttato giù di corsa ma quando ho letto ste cose sopra non ho resistito!

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    2. Amen!!!!
      Giuseppe Gagliano

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    3. Magari si può' pensare ad un'agricoltura di qualità'? Il biologico? Le coltivazioni a km 0? Provare a fare a meno del supermercato? Ci siete mai andati a comprare al mercato coperto i prodotti dei nostri "contadini"?

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    4. No Gigia il km0 è un’altra favola. Una volta c’era. Quando vivevo con i miei genitori 30 anni fa. Nella casa colonica, specialmente in estate “I romani”, venivano a bussare alla porta e ti chiedevano le cose. Compravano di tutto , lonze, soppressati, prosciutti, il vino, conigli macellati all’istante, uova. Poi sono arrivate le regole, imposte ai governi dalle multinazionali e praticamente per fare qualsiasi cosa ti devi mettere in regola, poi quello non si può fare, questo non è igenico e via discorrendo. Ammazzare un maiale in casa adesso sembra di stare a rubare. Una pletora di controllori, di contabili, di gente esterna che tocca mantenere e fanno lievitare i costi. La pubblicità poi, i nuovi modelli di vita ti sbattono in faccia i prodotti confezionati tutti precisi e uguali, quelli in campagna non sono così, le uova di mille colori, la mela col buchino ecc..
      Oggi è sempre più difficile collocare i prodotti, ma non vedete le olive che rimangono sulle piante, quest’anno anche l’uva sulle viti da qualche parte.
      L’unica via per allungare l’agonia degli agricoltori è la rete. Qui ci si scambiano esperienze, risultati di esperimenti e modifiche di attrezzi per abbassare i costi con aumento di qualità e di rese, ma se ti si rompe qualcosa o devi comprare una nuova macchina hai finito i giochi.
      Ma scusate questo è un blog che parla di politica e quindi sto andando fuori tema, ma spetta alla politica fare in modo di far tornare competitiva l’Italia. Tornare a far diventare ghiotti i nostri prodotti. Fino ad adesso hanno sbagliato tutto.
      Saluti.

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    5. Caro Tono questo è un blog che parla di politica tu hai parlato di politica agricola che non c'è. Sei assolutamente in tema!!!Altrochè se sei in tema!!!

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  4. Toni ha ragione, mi dispiace ma i giochi sono fatti. Sull'agricoltura c'è poco da favoleggiare. Ci si fa paro se uno non conteggia la fatica e la mano d'opera propria. Mi dispiace ma non ci siamo.

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    1. Toni ha ragione. Riconvertire l'industria in agrucoltura? ma siamo matti? e coltivare cosa poi che a FaVriano non cresce nulla???

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    2. Attenzione...nessuno ha parlato di riconversione. perchè presuppone un passaggio impossibile ra industria e agricoltura. Volevo solo dire che 300 km quadrati di territorio sono una risorsa su cui riflettere. Probabilmente una delle ultime a disposizione. Certo possiamo fregarcene e chiudere bottega con la fine dei Merlò ma non credo sia una soluzione. Toni ha sicuramente ragione. Ma l'alternativa quale sarebbe? L'emigrazione? Sicuramente ma mi fa ancora più paura della terra che non rende.

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    3. L'emigrazione è l'unica scelta possibile a breve. Chi può se ne deve andare. Cosa resta a fare? Aspetta Godot


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  5. Che corvi neri!!!!

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    1. bene diamo qualche elemento da merli speranzosi allora!

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    2. Da piccioni viaggiatori

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  6. Comunque la CARIFAC da una parte è stata fortunata, in quanto la Veneto Banca ha un piano di sviluppo sul mercato e non speculativo finanziario. Quindi è vero che si perderà il nome e forse anche la sede ma per chi ci lavora è un'occasione in più per vivere una società in crescita.
    Dall'altra lo scempio delle gestioni passate "dimenticate"!!! non ha lasciato nulla da rimpiangere.

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    1. E tutti quei milioni (di Euro) buttati nel cesso con questi chiari di luna non sono da rimpiangere?
      La Fondazione CARIFAC persegue tra gli altri, scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, quindi si potrebbe anche ipotizzare un depauperamento di risorse appartenenti alla cittadinanza.

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    2. Sul Messaggero di oggi c'è una notizia molto interessante e cioè che la Fondazione non ha più alcuna partecipazione diretta con la Carifac. L'operazione pare si aggiri sui 25 milioni di euro che verranno gestiti dalla Fondazione. Un gruzzolo che sarà come miele per le api per il potere cittadino residuale

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    3. All'anonimo sopra, lo scempio comprende anche la gestione della Fondazione della Carifac utilizzata come da copione per finanziare i soliti noti e distribuire incarichi ai soliti noti. Sicuramente visto che i milioni di € non sono pochi oltre ad essere centro di gestione di potere per il controllo del territorio sono anche responsabili diretti o indiretti del buco colossale creato nella Carifac. Ma le fondazioni purtroppo sono funzionali a questo ovunque.

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  7. Speramo che li veneti diano una bella arpulita anche alla Fondazione. Viva il Veneto !!!

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  8. Andate a rileggere questa vecchia discussione del 2009
    http://www.fabrianopoli.it/forum_topic.asp?whichpage=1&TOPIC_ID=3535&FORUM_ID=4&CAT_ID=3&Forum_Title=Succede+a+Fabriano&Topic_Title=CARIFAC%3A+ESUBERI+IN+VISTA%3F

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  9. Oppure questa
    http://www.fabrianopoli.it/forum_topic.asp?TOPIC_ID=4347&FORUM_ID=4&CAT_ID=3&Topic_Title=CARIFAC+CAMBIA+NOME&Forum_Title=Succede+a+Fabriano

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  10. Questa è bella
    http://www.fabrianopoli.it/forum_topic.asp?TOPIC_ID=4273&FORUM_ID=13&CAT_ID=1&Topic_Title=Veneto+Banca+la+Carifac+resta+in+citt%E0&Forum_Title=Fab%2DNews

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  11. Concludo con questa bellissima vecchia ed attualissima discussione. Rileggetevela e commentatela.
    http://www.fabrianopoli.it/forum_topic.asp?TOPIC_ID=3206&FORUM_ID=43&CAT_ID=3&Topic_Title=CARIFAC+e+VENETO+BANCA%3A+accordo+vicino&Forum_Title=Le+ultime+dal+Videogiornale&SearchTerms=Carifac

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