29 settembre 2012

L' "altra FaVriano": il Centro Studi Attilio Franca

Diverse settimane fa raccontammo, su questo blog, una pagina di storia dell'altra Fabriano, quella artigiana e urbana che una storia riscritta dai vincitori merloniani e metalmezzadri ha cercato di occultare e spingere ai margini della memoria. Una pagina eroica scritta durante la Settimana Rossa d'inizio Novecento, quando Fabriano divenne epicentro di movimenti e azioni rivoluzionarie travolgenti. E ricordammo Luigi Bennani, grande avvocato socialista, che arringava la folla dal balconcino di Palazzo Chiavelli, e il sanguigno Pietro Nenni, padre della patria democratica e repubblicana, che fu addirittura candidato non eletto al Consiglio Comunale della nostra città, in una lista che aveva sostenuto la ribellione cittadina. La conoscenza approfondita di questo pezzo di storia locale sarebbe stata impossibile senza gli studi solitari e ostinati di Stefano Gatti, fabrianese doc che sta cercando di ricostruire - pezzo dopo pezzo, attraverso i suoi studi storici - un profilo dettagliato della vicenda politica, sociale e culturale della nostra città e della nostra comunità. Gatti ha un approccio di adesione profonda con l'oggetto dei suoi studi e per questo offre un punto di vista netto e nitido sulle cose che racconta. Questo impegno si è recentemente concretizzato nella fondazione di un Centro Studi intitolato ad Attilio Franca su cui Gatti ha chiesto al Comune l'accreditamento e una sede. Conoscendo chi ci governa ho qualche dubbio che possano sostenere un'operazione culturale che non faccia riferimento alla cultura e alla tradizione cattolica. Ma Gatti ha fatto bene a provarci e credo che ogni fabrianese, quale che sia la sua ispirazione culturale e politica, possa trarre beneficio anche da una rinascita degli studi storici perchè la ricostruzione di un rapporto intimo tra storia e memoria rappresenta un requisito fondamentale di relazione con il futuro. A Gatti ho quindi chiesto di tracciare, per questo blog, un profilo di Attilio Franca che trovate di seguito, per capire meglio chi fosse questo straordinario personaggio dell' "altra FaVriano".

Attilio Franca fu un tipografo anarchico nato a Fabriano nel 1889. Entrò ben presto a far parte di uno dei gruppi anarchici presenti in città, il “Pietro Gori” (l’altro era il “Carlo Cafiero”). Era, come tutti i sovversivi repubblicani, anarchici, socialisti, sorvegliato accuratamente dalla polizia politica. Sicuramente, nonostante il ben noto rifiuto anarchico della delega, gioì della prima, epocale vittoria delle sinistre alle elezioni comunali del 1910. A 22 anni, fu accusato e condannato per il presunto attacco alla processione del Corpus Domini del 15 giugno 1911, insieme ad altri rivoluzionari anti-clericali. Fu un anarchico noto a livello regionale e non solo. A Fabriano era attivo in tutti i numerosi incontri del movimento. E proprio nella città della carta si tenne, il 9 e il 10 febbraio 1913, un importantissimo convegno socialista anarchico umbro-marchigiano, che anticipò il ritorno,  l’estate successiva (anche se per poco tempo), di Napoleone Papini, la “leggenda vivente” dell'anarchismo marchigiano, che venne accolto dalla sua città natale come si conviene ad un eroe (egli era fabrianese ma viveva in Argentina). Oltre che con Papini, Franca si rapportò con altri personaggi di spicco del movimento anarchico internazionale, ad esempio Errico Malatesta, da molti ritenuto il più grande rivoluzionario italiano di tutti i tempi, e Luigi Fabbri, anch’egli fabrianese. Nel 1913 Franca emigrò a Montecarlo, dove trovò lavoro come operaio ma venne ben presto espulso a causa dei suoi trascorsi sovversivi. Rientrò in Italia, quindi, in tempo per partecipare alla settimana rossa che, com’è ben noto, a Fabriano assunse toni insurrezionali. Ovviamente l’avvento del totalitarismo fascista inasprì il controllo su di lui e su tutti gli altri sovversivi. Ma Attilio Franca fu presente alle riunioni clandestine degli anti-fascisti e fu poi attivo nella Resistenza, soprattutto nella redazione del giornale “La Riscossa”: anche i suoi figli furono partigiani, comunisti. Attilio morì nel 1960, 9 anni dopo le elezioni comunali che avevano segnato la svolta e che avevano portato alla guida della città Aristide Merloni e la sua gente, ben diversa dagli uomini e dalle donne della Fabriano urbana, operaia e rivoluzionaria di cui la famiglia Franca faceva parte.


    

35 commenti:

  1. marco ottaviani29 settembre, 2012

    Ti rammento un inno anarchico che recita" Ma a Fabriano l'han fatta grossa, se la son presa con Pietri Gori. Gli hanno tirato tanti bicchieri Gli hanno tirato i pomdori". Il bicchiere è quello che il repubblicano Fratti tiró a Gori nell'incontro. Come vedi sempre la stessa storia!

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  2. Beh ci fu un altro lancio del bicchiere famoso e ingigantito retrospettivamente ...quello di Maderloni contro Claudio Biondi in Consiglio Comunale. In realtà fu solo un gesto di stizza senza epopea... :)

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  3. Il passato e' storia, la storia e' cultura.
    Io ad esempio essendo di origine umbra non conosco la storia faVrianese se non quella recente.
    Ritengo pertanto quanto letto come un valore aggiunto culturale.
    Saluto tramite il blog l'amico Gatti che ho conosciuto qualche anno fa in una occasione particolare.
    Gatti e Galli!!

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    1. Si ma faVriano è una città talmente "particolare" dove i chi muore politicamente non solo governa, ma è anche più forte di prima.

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  4. l'"altra FaVriano" esiste ancora, nonostante abbia perso le sue battaglie nei confronti del cosiddetto "modello Merloni", nonostante sia stata regolarmente e sonoramente battuta in tutte le competizioni elettorali post-1951 (a parte quella del 1995), nonostante i suoi referenti partitici si siano appiattiti su posizioni merloniane, tanto da arrivare al suicidio politico del 1998, di cui si deve ancora molto parlare e scrivere....
    un caro saluto a Galli e un grazie a Gian Pietro
    Stefano Gatti

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  5. Grazie a te caro Vonte nostro che quando c'era il clap clap al regime ti voltavi dall'altra parte a raccontarci di questa nostra gente così diversa dalla vulgata! A proposito c'è un'altra storia che mi piacerebbe capire e conoscere a cui si fa cenno in una lapide in piazza bassa posta proprio sotto le finestre dello studio dell'avvocato Camernati. Si parla di 4 giovani repubblicani di Serra San Quirico giustiziati in Piazza Bassa. ne sai qualcosa? Un saluto anche a Galli che sfida gli editti e lascia commenti. Gatti & Galli: dove c'è aia c'è gioia!

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    1. L'hanno raccontata Castagnari e Lipparoni in un libro che puoi trovare in Biblioteca.

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  6. azioni rivoluzionarie travolgenti durante la settimana rossa? ma quando mai! Ci fu un po' di parapiglia, la polizia s'agito è ci scappò il morto. Fu un episodio di poche avanguardie, piuttosto irrilevanti (politicamente amplificate nei decenni successivi alla fine del fascismo...)

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    1. ti sei dimenticato di portare l'aspersorio e l'incenso....amen

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    2. aspersorio? incenso? What? ribadisco che a Fabriano la settimana rossa fu poca cosa.

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    3. Fabriano è stata una città anarchica e repubblicana. La settimana rossa fu poca cosa? Quattro giorni in quel modo er rspondere alla crisi di adesso e non saremmo in queste condizioni. G.Simonetti

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    4. detto con simpatia (per il piacevole blog): beato lei che ci crede...

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    5. Caro Anonimo non tanto Anonimo, perché - lo dico con un po' di vanità anche se non è mia abitudine - non si legge qualcuno dei miei libri? Non si trattò solo di settimana rossa, ma di tutto un tessuto urbano, proletario, rivoluzionario che caratterizzò Fabriano tra Otto e Novecento.
      Se Lei forse si riferisse al nostro proletariato rurale, Le darei ragione: non associazionista, individualista, clericale, destrorso e poi - logica conseguenza - merloniano. Ma se parliamo del nostro proletariato industriale, La devo contraddire perché ha scritto un mucchio di idiozie ed anche in malafede. E' mai andato all'Archivio di Stato di Ancona a controllare quanti erano i sovversivi fabrianesi, vigilati quotidianamente dalla P.S.? Beh, ci vada. E' mai entrato nella nostra Biblioteca Comunale a sfogliare i tantissimi giornali proletari fabrianesi? Beh, ci vada. Hai mai letto il Dizionario degli Anarchici Italiani per verificare quanti fossero i fabrianesi? Beh, lo legga prima di sostenere posizioni senza fondamento storico.
      Peché finge di non sapere quante erano le cooperative a Fabriano? Perché finge di non conoscere la storia epica dei cartai fabrianesi, dellle loro battaglie, delle loro conquiste? Perché finge di non ricordare che, 4 anni prima della settimana rossa e senza il suffragio universale, le sinistre vinsero le elezioni comunali a Fabriano nel 1910? Perché finge di non ricordare i tanti antifascisti fabrianesi, la loro vivacità, ovviamente clandestina, durante il ventennio? Perché finge di non sapere che attorno a Fabriano gravitavano ben 4 gruppi partigiani, che "La Riscossa" era nostra e che da noi la Resistenza fu un fenomeno di massa? Perché finge di non ricordare la percentuale bulgara con cui le sinistre vinsero le elezioni comununali del 1946?
      Caro Anonimo non tanto Anonimo, caro prof, non siamo stati sempre merloniani, clericali, come Lei dice. E' vero: nel 1951 avete vinto voi, ha vinto il vostro modello di sviluppo, ha vinto Aristide Merloni, ha vinto l'operaio contadino, ha vinto la campagna sulla città. Ma la città era qualcos'altro da voi e non è ancora morta. Se l'"altra Fabriano" fosse morta, non avrebbe avuto, nel 1995, quel meraviglioso sussulto con l'elezione a del repubblicano Castagnari a sindaco. Legga i miei libri, caro prof; legga anche i miei articoli sull'"altra Fabriano" su "Geronimo"; legga ciò che il nostro Centro Studi pubblica; legga lo straordinario libro che sta per uscire sulle cartaie e sulla loro conflittualità, sui loro sogni, sulle loro lotte.
      Stefano Gatti

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    6. Idiozie in malafede? Non si scaldi tanto. Non si fa ricerca storica parteggiando palesemente per una delle forze esaminate. Lo si capisce quando parla della Resistenza che per lei fu un fenomeno di massa a Fabriano. Non dica fesserie. Fu un movimento molto, troppo ristretto, altro che balle. La vivacità degli antifascisti fabrianesi durante il ventennio è poi una cosa pressochè inesistente. Le rilegga meglio le carte dell'archivio (di Fabriano e di Ancona) e magari anche quelle dell'Archivio Centrale dello Stato. Si trova a Roma, all'Eur, ci vada e sia più umile. E non si limiti agli episodi: non sono quelli che fanno la grande storia, anche di una piccola comunità come quella fabrianese.

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    7. Caro Anonimo non tanto Anonimo, non ho mai nascosto la mia preferenza per l'"altra Fabriano", anche per cultura politica, anche per provenienza familiare (mio padre e i miei due nonni erano operai, uno dei tre cartaio). Ciò non significa, però, che abbia mistificato le fonti, tra cui c'è anche l'Archivio di Stato di Roma ,all'Eur, caro non prof. Se Lei afferma che la Resistenza non fu a Fabriano un fenomeno di massa, è Lei a ignorare le fonti, forse per avvalorare una Sua bizzarra posizione.
      Stefano Gatti

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  7. http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=516

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  8. non è questione di incenso (che c'entra zero), è che raccontare balle poi non quadra col la venuta dei Merloni. Se Fabriano era così rivoluzionaria, come mai si allineò totalmente al fascio e poi alla Dc, molto più di altri territori, anche vicini?

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    1. Caro Anonimo non tanto Anonimo, caro prof, Le ho rispoto poco sopra. Le ripeto comunque che Fabriano non fu così fascistizzata come dice Lei (La invito ancora a fare un salto all'Archivio di Stato di Ancona per leggere i rapporti della P.S. sui sovversivi, sugli antifascisti fabrianesi). E per ciò che concerne la Dc, si trattò, come ho cercato di dimostrare con i miei libri, di due modelli che si scontrarono: vinse il modello Merloni, grazie quasi esclusivamente alle frazioni rurali, alle campagne, agli operai-contadini. Non sono l'unico ad averlo scritto: prima di me lo fece Corrado Barberis ("la città governata dalla campagna"). Spero che almeno il suo libro su Aristide lo abbia letto, caro prof
      Stefano Gatti

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    2. Le rispondo per l'ultima volta. Lei è così sicuro delle sue certezze, che il confronto è inutile. Continui pure a raccontare la favoletta della Fabriano sovversiva. Quanto al libro di Barberis, lo rilegga bene: è cosa modesta, di Fabriano l'emerito professore non ha capito granchè.

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    3. Caro Mister Black (Le va bene questo appellativo dal momento che non vuole che La chiami prof?), il confronto non è mai inutile, anzi. Comunque mi fa piacere che Lei, nel Suo delirio di onniscienza, mi accosti, seppur in negativo, ad un grande studioso come Barberis.
      Pazzesco! Ma Lei veramente crede che il proletariato rurale delle campagne attorno a Fabriano sia assimilabile al proletariato industriale cittadino. Ma Lei veramente crede che non ci siano state due Fabriano? Ma Lei veramente crede che non sia esistito un modello Merloni che si contrappose, vincendo, alle sinistre, al movimento cooperativo, ai cartai, ad una coscienza sociale e politica diversa da quella dell'operaio-contadino? Ma Lei veramente non crede che, come scrisse Barberis, con Aristide la campagna iniziò a governare sulla città? Ma mi faccia il piacere......
      Stefano Gatti

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  9. L'Emilia rossa dei braccianti e la Toscana Rossa furono le culle del fascismo. Che appunto non nacque e prosperò nel sud Italia ma dove il socialismo era stato più forte e radicato. L'allineamento alla Dc si forma con Merloni non prima. Forse dovresti leggere qualche libro di storia locale. L'amico Gatti sarà lieto di fornirtene. Ne ha scritto uno lui stesso nei primi anni novanta su politica e impresa a Fabriano. Dovresti rivederti la vicenda del Maglio ad esempio.

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    1. Dovreste leggerli voi. Il Ppi è il primo partito di Fabriano alle elezioni del 1920, nel pieno del biennio rosso. Sarà un caso? Quando arriva Merloni va sul velluto perchè il clima gli è favorevole, altro che storie... Il Maglio (che anche questo c'entra zero) cede quarantanni dopo perchè il mercato cambia, come sta cambiando oggi. A cosa portarono le lotte dei dipendenti del Maglio? Come direbbe Albanese: a "'na beata minchia"

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    2. Riporto da Dizionario Biografico della Treccani di cui alego pure il link: "Alle elezioni comunali del 1946, Fabriano con un passato anticlericale, tradizionalmente «rossa» per la presenza di realtà industriali consolidate, e rinvigorita dall’esperienza partigiana che aveva coinvolto quasi tutte le aree montane della regione – aveva visto il successo della sinistra con il 66,7% dei voti cittadini e il 69,2% di quelli rurali, mentre la DC si era attestata, rispettivamente, sul 33,3% e 30,8%."

      http://www.treccani.it/enciclopedia/aristide-merloni_(Dizionario-Biografico)/

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    3. se cambiamo sempre le carte in tavola...la Settimana rossa è del 1914, il 1946 è un'altra cosa. Il preteso carattere rivoluzionario lascia campo ai Miliani, ai popolari, al fascismo, alle giunte ultramoderate come quelle di Antonio Merloni. Tutta 'sta tradizione eversiva proprio non si vede. La Treccani fa riferimento al passato ottocentesco di Fabriano. Quelli che vengono enfatizzati ad arte (magari anche in buona fede) sono fatti che non vanno oltre la grande guerra e che sono sporadici a cavallo del secolo. Può non piacere, ma è così...

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    4. Caro Anonimo non tanto Anonimo, caro prof, non voglio ripetere ciò che ho scritto sopra anche se devo reinvitarLa a scorporare, come fa ogni bravo storico ma anche ogni bravo sociologo, il dato elettorale che la Dc dei Merloni otteneva nelle campagne, nelle frazioni rurali da quello della città, dove abitavano gli artigiani, i lavoratori del Maglio, i cartai (quest'ultimi sono ritenuti da tutti gli studiosi una delle avanguardie operaie presenti nell'Italia centrale). Ciò che voglio ricordarLe è che proprio l'unica vittoria clericale nel 1920, a cui Lei fa cenno, fu un caso. Ed i popolari la conseguirono nel biennio rosso, cavalcando la paura della rivoluzione di una parte della picocla borghesia (solitamente alleata, a Fabriano, del proletariato urbano), spostandosi quindi clamorosamente a destra, a dar man forte a quel notabilato che avrebbe poi stretto l'alleanza con i fascisti e contro cui anche gli operai cattolici si battevano. Non faccia il furbo, caro prof: qua si fa storia non politica di basso livello.
      Stefano Gatti

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    5. ma lasci stare i prof, non sono un suo collega (per fortuna)...lei è totalmente fuori strada. Vede una Fabriano che non è mai esistita. I popolari vinsero per caso nel 1920? Ma per favore!...Chissà com'è che i cattolici variamente assortiti (e camuffati) vinsero altrettanto per caso in tutto il Novecento...

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    6. Mister Black, ma quando mai vinsero i clericali a Fabriano prima del 1951, prima di Aristide? Solo nel 1920, comunque in posizione subalterna rispetto ai notabili liberali. Fa comunque onore a tanti cattolici fabrianesi il non aver aderito, come fecero molti altri clericali ed i notabili, al fascismo e l'aver poi partecipato a quel fenomeno di massa che fu la Resistenza.
      Stefano Gatti

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    7. o fenomeno de massa, se non te risponne mister black te risponno io, sei ridicolo

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    8. non intravedendo un futuro, i democristiani si aggrappano disperatamente al passato...

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    9. Ridicolo? Ma vi rendete conto quanto lavoro c'è prima di scrivere un libro di storia: non solo la ricerca delle fonti, ma anche il loro confronto. Ridicolizzate tutto questo? Forse preferite che siano cancellate la memoria storica e la capacità di ricostruire, di capire il passato? A questo punto penso proprio di sì: è più facile governare le masse che non hanno coscienza, che non hanno memoria, vero? Fortunatamente, però, sono ancora vivi (e che Dio li benedica: vivano ancora lungo!) alcuni protagonisti di quell'epopea: non soltanto i combattenti, ma anche le donne e gli uomini che fiancheggiavano rischiando la vita, inseguendo il loro sogno di libertà e giustizia sociale. Andateci a parlare, confrontatevi, imparate qualcosa
      Stefano Gatti

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  10. La situazione e' difficile e per affrontarla e' necessaria la massima attenzione, determinazione in termini di azione politica ed amministrativa.
    E' necessaria la massima coesione sociale e pertanto un forte senso di comunita'.
    Invito tutti alla moderazione.
    Servono idee e progetti imprenditoriali nell'ambito delle Pmi (piccole medie imprese) e sostenerli in tutte le fasi e fargli intercettare i finanziamenti.
    Questo con l'ausilio del Comune che si pone come coordinatore, associazioni di categoria, imprenditori, consulenti, universita' ed il coinvolgimento degli istituti di credito.
    Sono pronto a ricevere presso il mio Assessorato i progetti. Questa e' la rivoluzione che conta.
    Assessore Politiche del Lavoro
    Galli Giuseppe

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  11. Amen, anzi alla faVrianese: ammene

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  12. l'erba cattiva non muore mⒶi ;)

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  13. è arivao 'l preside tuttizitti

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